27.04.2023 GIOVEDI’ 2 SETTIMANA DI PASQUA – GIOVANNI 6,44-51 “E tutti saranno ammaestrati da Dio”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,44-51

+ In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Finora il dialogo era tra Gesù e la gente. Da qui in avanti, la conversazione diventa più esigente. Ora sono i giudei che mormorano “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?” (Gv 6,42)

Loro pensavano di conoscere le cose di Dio. In realtà, non le conoscevano.

Se fossimo veramente aperti e fedeli a Dio, sentiremmo dentro di noi lo slancio di Dio che ci attira verso Gesù e riconosceremmo che Gesù viene da Dio, poiché è scritto nei Profeti: ‘Tutti saranno ammaestrati da Dio’. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me.

Il profeta Isaia infatti aveva detto “Isaia 54,13 Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore, grande sarà la prosperità dei tuoi figli”.

Inoltre il Signore continua ricordando loro un’altra profezia “Verrà l’ora in cui gli uomini saranno tutti istruiti da Dio stesso (Ger 31,33-34)”.

Allora il Signore Dio, il Padre, darà la sua istruzione, e chi la accoglierà verrà a Gesù stesso.

Non ci sarà un “vedere Dio”, perché solo chi viene da Dio, ha visto Dio, cioè Gesù.

Ma, nell’andare a Gesù, si avrà la possibilità di vedere, in Lui, il volto di Dio.

CI SARÀ UN GUARDARE LA SUA VITA UMANA CHE È NARRAZIONE DEL DIO VIVENTE E VERO (Gv 1,18).

Occorre dunque la FEDE, occorre accettare quest’opera di Dio in noi, e in questo credere, in questa adesione a Gesù, accogliere da lui la vita eterna, perché lui stesso è la vita per sempre, liberata dalla morte.

E, su questa premessa, tutti gli esseri umani, non solo i figli dell’antica alleanza, TUTTA L’UMANITÀ PUÒ ASCOLTARE DIO, ACCOGLIERE IL SUO INSEGNAMENTO E QUINDI VENIRE A GESÙ.

Non vi è certo la possibilità di vedere Dio faccia a faccia, perché questo non è mai stato possibile NEL REGIME DELLA FEDE: solo il Figlio, che è da Dio, lo ha visto faccia a faccia (Gv 1,18) e ne è la narrazione, l’interpretazione unica e veritiera, perché chi vede il Figlio vede il Padre (Gv 14,9).

Certo, direte voi, queste parole possono suscitare scandalo, ma qui siamo al cuore della fede cristiana: ANDARE A GESÙ SIGNIFICA INCONTRARE IN OGNI UOMO, UN’UMANITÀ PIENA, CON UNA CARNE FRAGILE.

SIGNIFICA INCONTRARE UN UOMO CHE VIVE TRA GLI ALTRI, HA SENTIMENTI UMANI, PARLA UNA LINGUA UMANA, INCONTRA GLI ESSERI UMANI, SI METTE AL LORO SERVIZIO, LI ISTRUISCE, LI CURA E LI GUARISCE.

Ed è in questa sua umanità CHE POSSIAMO VEDERE DIO e quindi compiere il cammino che ci porta ad aderire a lui.

Ma nel testo ritorna, ancora, sulla bocca di Gesù, per la terza volta, quell’affermazione solenne “Io sono (Egó eimi) il pane della vita, il pane vivo”.

Chi parla è “Egó eimi”, il Nome santo di Dio rivelato a Mosè (Es 3,14), e definisce la sua identità QUALE PANE, E CIBO PER LA VITA.

Nella celebrazione della pasqua, i giudei ricordavano il pane del deserto.

Gesù li aiuta a fare un altro importante passo, dicendo loro che chi celebra la pasqua, ricordando solo il pane che i padri hanno mangiato nel passato, morirà come tutti loro.

Il vero senso della Pasqua non è ricordare la manna che cadde dal cielo, MA ACCETTARE GESÙ, NUOVO PANE DI VITA E SEGUIRE IL CAMMINO CHE LUI CI HA INDICATO.

Non si tratta più di mangiare la carne dell’agnello pasquale, MA DI MANGIARE LA CARNE DEL FIGLIO DELL’UOMO, IN MODO CHE NON MUOIA CHI NE MANGIA, MA ABBIA LA VITA ETERNA!

Infatti dice “Ego Eimì” “Io sono” il pane vivo disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo.”

INVECE DELLA MANNA E DELL’AGNELLO PASQUALE DEL PRIMO ESODO, SIAMO INVITATI A MANGIARE LA NUOVA MANNA ED IL NUOVO AGNELLO PASQUALE CHE SI È IMMOLATO SULLA CROCE PER OGNI UOMO.

Infatti, nel discorso di Cafarnao Gesù si presenta come il nuovo Mosè che dona il “pane” di sapienza e di rivelazione, CHE NUTRE COLORO CHE VANNO A LUI NELLA FEDE, e si si presenta COME LA FONTE EUCARISTICA DI VITA ETERNA PER TUTTI COLORO CHE MANGIANO LA SUA CARNE E BEVONO IL SUO SANGUE.

E di fronte all’incredulità dei Giudei Gesù mostra la sua consapevolezza che la fede in Lui è un dono che proviene dal Padre.

SI TRATTA DI UNA MISTERIOSA E PROFONDISSIMA ATTRAZIONE CHE IL PADRE ESERCITA, IN MODO DA GENERARE ALLA FEDE NEL FIGLIO, INNALZATO SULLA CROCE.

Questa FEDE permette l’ingresso nella potenza d’amore che scaturisce dalla croce, che è lo Spirito Santo, il dono dato gli uomini quale frutto della risurrezione di Gesù come amore, vita e resurrezione.

Il Padre attira tutti verso il Figlio innalzato perché il dono dello Spirito di risurrezione possa entrare in ogni uomo e produrre in lui frutti di vita.

Credere in Gesù è un dono che chiede di essere accolto «La fede è la risposta a una Parola che interpella personalmente, a un Tu che ci chiama per nome» (dice la prima Lettera Enciclica di papa Francesco del 29 giugno 2013, la “Lumen Fidei”, 8).

L’atto del credere, dunque, non si può ridurre al solo accogliere determinate idee, ma è il costruire una relazione con Gesù che ci plasma da dentro insegnandoci a guardare la realtà con i suoi occhi:

  • «In tanti ambiti della vita ci affidiamo ad altre persone che conoscono le cose meglio di noi. […] Abbiamo anche bisogno di qualcuno che sia affidabile ed esperto nelle cose di Dio. Gesù, suo Figlio, si presenta come colui che ci spiega Dio. […] “Crediamo in” Gesù, quando lo accogliamo personalmente nella nostra vita e ci affidiamo a lui, aderendo a lui nell’amore e seguendolo lungo la strada» (“Lumen Fidei”, 18).

Siamo sempre impegnati nella lectio delle parole pronunciate da Gesù nella sinagoga di Cafarnao: parole suscitate da reazioni e domande di quegli ascoltatori definiti nel quarto vangelo come “i giudei”, cioè quei credenti nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe nutriti dell’ideologia giudaica dominante, forgiata dai capi religiosi del popolo, ostili a Gesù e poi responsabili, insieme ai capi politici romani, della sua condanna.

Nella porzione di discorso proposta dalla liturgia odierna, viene innanzitutto testimoniata una mormorazione.

Gesù aveva parlato di un pane, donato dal Padre suo, venuto dal cielo, un pane capace di dare la vita al mondo (Gv 6,32-33).

In seguito si era identificato egli stesso con questo pane “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete” (Gv 6,35), ma queste sue affermazioni risultano agli orecchi dei suoi ascoltatori una pretesa folle, scandalosa, inaudita.

Per questo si domandano l’un l’altro: come può quest’uomo, Gesù di Nazareth, che appare ed è realmente un uomo, rivelarsi come disceso dal cielo, dunque venuto da Dio, inviato da lui?

Come può dirsi pane, dirsi cibo capace di togliere la fame?

La sua pretesa risulta inammissibile, dunque irricevibile, perché attenta alla signoria di Dio (Gv 5,18; 10,33).

Proprio l’umanità di Gesù scandalizza, la sua carne e il suo sangue: il suo corpo fragile di creatura lo dichiara terrestre, non disceso dal cielo.

Inoltre quei giudei hanno una conoscenza precisa di Gesù, dovuta alla realtà dei fatti: è il figlio del falegname di Nazareth, anche sua madre è ben conosciuta, dunque egli viene semplicemente da questo piccolo borgo della Galilea, non dal cielo.

Certo, mi direte voi, non è certo facile sentire Dio nella propria vita, e spesso si è tentati di dire che il dono della fede è solo per pochi.

MA LA FEDE È UN PANE QUOTIDIANO DATO A TUTTI, ci insegna il vangelo.

Ed è per questo che abbiamo bisogno di conoscerlo, ascoltarlo e meditarlo a lungo, in ogni istante della nostra esistenza.

Gesù ci insegna che basta solo andare oltre la durezza del nostro cuore, darci del tempo per ascoltarlo nel silenzio e aiutarci reciprocamente a farlo.

SOLO COSÌ SCOPRIREMO CHE PER TUTTI È POSSIBILE “NAUFRAGARE IN QUEL DOLCE MARE” DELL’INFINITO AMORE DI DIO.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!