27.02.2023 LUNEDI’ 1 SETTIMANA QUARESIMA A – MATTEO 25,31-46 “…via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno…”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 25,31-46

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi”. Allora i giusti gli risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?”. E il re risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato”. Anch’essi allora risponderanno: “Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?”. Allora egli risponderà loro: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me”. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il brano del Vangelo di oggi è chiaro: saremo giudicati SOLO SULL’AMORE.

Al termine del discorso escatologico, Matteo ci presenta la descrizione del giudizio finale che il Figlio dell’uomo, ETERNO RE GLORIOSO, compirà nell’ultimo giorno, nel momento della sua venuta finale, la PAROUSÌA.

Completamento e punto culminante di tutto il discorso sulla venuta del Figlio dell’uomo, tale descrizione grandiosa del giudizio ultimo È UN INVITO CHE L’EVANGELISTA RIVOLGE ALLA SUA CHIESA PERCHÉ SAPPIA UNIRE ALLA TENSIONE SPIRITUALE PER IL FUTURO UNA FEDELTÀ SEMPRE OPERANTE NELLA VITA QUOTIDIANA.

Il brano si apre con la solenne presentazione del Giudice supremo che viene nella gloria con tutti gli angeli.

È un richiamo alle teofanie veterotestamentarie (come descritte in Zc 14,5 e Dn 7,13-14. Ve ne consiglio la lettura)

Il Figlio dell’uomo È IL GIUDICE ESCATOLOGICO ED È IL RE CHE GIUDICA GRAZIE AL POTERE REGALE RICEVUTO NELLA RESURREZIONE DAL PADRE CHE STA ALL’ORIGINE DELLA SALVEZZA.

Ogni giudizio è rimesso nelle sue mani (Gv 5,22).

Davanti a lui sono chiamate a radunarsi tutte le genti, tutti i popoli.

Ogni uomo è chiamato a stare di fronte all’unico giudice.

LE DISTINZIONI TRA GIUDEI E PAGANI, FRA CRISTIANI E NON CRISTIANI SARANNO ORMAI CADUTE, PERCHÉ IL GIUDIZIO FINALE È UNIVERSALE, PER TUTTI, ED È COMPIUTO IN BASE ALL’OPERATO DI CIASCUNO.

Nel testo vediamo che l’azione del Giudice inizia con una separazione, che non era opportuno compiere nel corso della storia , e che, ora, è Gesù stesso che la compie.

E si ricorre all’immagine del pastore che divide le pecore dai capri.

E NOI SAPPIAMO CHE IL BUON PASTORE, IL PASTORE ETERNO È IL SIGNORE DEL TEMPO E DELLA STORIA.

Infatti solo Dio può fare questa separazione, solo Dio può conoscere in profondità il cuore dell’uomo, il senso profondo delle sue azioni, il senso profondo di ogni storia.

Come in un campo crescono mescolati il grano e la gramigna, così nella storia il bene e il male coesistono in maniera inestricabile nell’uomo, dentro l’uomo e attorno all’uomo.

Solo alla fine dei tempi e solo il Cristo può operare questa separazione e fare apparire in piena luce, senza ambiguità alcuna, la vera identità dell’uomo, di ciascun uomo.

Il giudizio di Dio -separando il bene dal male- fa emergere in ogni uomo quella “immagine e somiglianza di Dio” che è la sua vera identità fin dal momento della creazione.

Il criterio sul quale ognuno si trova ad essere giudicato si basa sulla prassi d’amore verso il prossimo, verso l’altro che vive uno stato di bisogno.

L’elenco che enumera affamati, assetati, forestieri, nudi, malati, carcerati richiama le opere di misericordia già conosciute agli ebrei osservanti (Is 58,7; Gb 22,6ss; Sir 7,32s).

Un modo per indicare ogni prassi che sia attenta alla sofferenza di ogni uomo. Ma vi è un particolare assolutamente originale e rivoluzionario.

In questo brano È IL GIUDICE, IL RE, CHE SI CONSIDERA IL DESTINATARIO DI TALI AZIONI:

  • “ogni volta che avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me”.

LUI, IL FIGLIO DI DIO, E’ IL RE-GIUDICE, CHE HA VOLUTO NASCERE, VIVERE E SOPRATTUTTO MORIRE IN UNA POVERTÀ ESTREMA, SI IDENTIFICA IN TUTTI I POVERI, IN TUTTI I PIÙ PICCOLI.

E, il cristiano che vuole prendere sul serio questo brano del Vangelo, deve con occhi nuovi ogni povero che incontra sul suo cammino, PERCHÉ NEGLI OCCHI DI QUESTO POVERETTO C’E’ CRISTO CHE INTERPELLA LA NOSTRA CARITA’.

E allora, anche noi, come Gesù, ci inoltriamo nel deserto per ritrovare noi stessi, per andare all’essenziale.

E non temiamo le tenebre, le fiere feroci che ci sfidano nella quotidianità.

Perché sappiamo bene che schiere di angeli ci sostengono e ci servono nel nostro cammino, allorquando abbiamo accolto l’invito alla conversione.

Se, imitando Gesù, creiamo uno spazio di solitudine e silenzio è per cambiare la nostra vita, riallinearla col progetto che Dio ha su di noi.

E per imparare a riconoscere Cristo là dove viviamo, nelle persone e nelle situazioni più imprevedibili.

Il Cristo che elemosina sotto i portici della nostra città, il Cristo che abita, solo e anziano, al piano di sotto.

Il Cristo nascosto dietro il volto rude e minaccioso del carcerato o del migrante, nell’immaginario comune, sempre cattivo e pericolosissimo, che siamo sempre portati ad evitare.

Occorre guardare Gesù:

  • in quel fratello che il Signore mette sulla nostra strada, che è solo e triste,
  • in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio,
  • in quello che ha bisogno di fare strada con Lui in silenzio perché si senta in compagnia.

Queste sono le opere che Gesù chiede a no. E noi sappiamo bene che, chi ha sperimentato nella propria vita LA MISERICORDIA DEL PADRE, NON PUÒ RIMANERE INSENSIBILE DINANZI ALLE NECESSITÀ DEI FRATELLI.

L’insegnamento di Gesù, che abbiamo ascoltato, NON CONSENTE VIE DI FUGA:

  • “Avevo fame e mi avete dato da mangiare; avevo sete e mi avete dato da bere; ero nudo, profugo, malato, in carcere e mi avete assistito”.

Non si può tergiversare davanti a una persona che ha fame: occorre darle da mangiare.

Le opere di misericordia non sono temi teorici, MA SONO TESTIMONIANZE CONCRETE, che obbligano a rimboccarci le maniche per alleviare la sofferenza del fratello.

Dobbiamo sempre tenere presente queste tre pericopi evangeliche e riflettere, Fratelli e Sorelle:

  1. Matteo 25,37-40: COLORO CHE ACCOLSERO GLI ESCLUSI SONO CHIAMATI “GIUSTI”. Questo significa che la giustizia del Regno non si raggiunge osservando norme e prescrizioni, bensì accogliendo i bisognosi.

Anche se è curioso che i giusti non sappiano nemmeno loro quando hanno accolto Gesù bisognoso.

Ad essi Gesù risponde “Ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me.”

E allora ci viene spontaneo chiederci: ma chi sono questi “miei fratelli più piccoli”?

In altri passaggi del Vangelo di Matteo, le espressioni “miei fratelli” e “più piccoli” indicano i discepoli (Mt 10,42 e 12,48-50 e 18,6.10.14 e28,10).

In questa dizione sono compresi anche i membri più abbandonati della comunità, i disprezzati che non hanno posto e non sono ben ricevuti (Mt 10,40), perché Gesù si identifica con loro.

Ma nel contesto più ampio della parabola finale, l’espressione “miei fratelli più piccoli” si allarga ed include tutti coloro che non hanno posto nella società. Indica tutti i poveri.

Ed i “giusti” ed i “benedetti dal Padre mio” sono tutte le persone di tutte le nazioni che accolgono l’altro in totale gratuità, indipendentemente dal fatto che siano o no cristiani.

  1. Matteo 25,41-43: LA SENTENZA PER COLORO CHE ERANO ALLA SUA SINISTRA.

Coloro che stavano all’altro lato del Giudice sono chiamati “maledetti” e sono destinati al fuoco eterno, preparato per il diavolo ed i suoi amici.

Gesù usa un linguaggio simbolico comune in quel tempo per dire che queste persone non entreranno nel Regno di Dio.

Ed anche qui il motivo è uno solo: non accolsero Gesù affamato, assetato, straniero, nudo, malato e prigioniero.

Non è che Gesù impedisce loro di entrare nel Regno, MA LO IMPEDISCE IL NOSTRO AGIRE, CIOÈ LA NOSTRA CECITÀ, CHE CI IMPEDISCE DI VEDERE GESÙ, NEI PIÙ PICCOLI.

  1. Matteo 25,44-46: Una richiesta di chiarimento e la risposta del Giudice, indica che questi ultimi sono gente che si è comportata bene, persone che hanno la coscienza in pace. Sono certe di aver praticato sempre ciò che Dio chiede loro.

Per questo rimangono meravigliati quando il Giudice dice che non lo accolsero.

Ma ad essi il Giudice risponde “…ogni volta che non avete fatto queste cose a uno di questi miei fratelli più piccoli, non l’avete fatto a me“.

È l’omissione!

Hanno solo SMESSO di praticare il bene verso i più piccoli e gli esclusi.

E continua la frase finale: costoro sono destinati al fuoco eterno, ed i giusti alla vita eterna.

Ha detto un antico sapiente, di origine antiochena, schiavo affrancato del 1’ secolo a.C., PUBLILIO Siro:

  • “Dà due volte chi dà velocemente”.

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!