26 novembre 2024 martedì 34’settimana p.a. B – LUCA 21,5-11 “Non sarà lasciata pietra su pietra”.

 “«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).

Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”

 

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Dal Vangelo secondo LUCA 21,5-11

 

+ In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta». Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine». Poi diceva loro: «Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo. Parola del Signore

 

Mediti…AMO                 Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Siamo ormai negli ultimi giorni dell’anno liturgico ed è il momento di ascoltare le parole di Gesù sulla fine dei tempi, che ci invitano a fissare lo sguardo su Gesù Re dell’Universo, sul destino di salvezza che Egli vuole realizzare, lasciando noi suoi figli come avamposto di questo cambiamento, come sentinelle del mattino.

Il Signore non ci svela, sicuramente, quello che forse molti vorrebbero sapere: quando avverrà?

E io credo che nessuno possa resistere all’incedere del tempo.

E questo interrogativo pressante, è un invito sorprendente, per un’epoca come la nostra, che mostra un interesse scrupoloso per il passato, ma che appare poco interessata a conoscere come andrà a finire la storia.

È strano, Fratelli e Sorelle, vogliamo conoscere l’origine, ma non la destinazione finale.

Siamo, per certi versi, come gli struzzi che nascondono la testa sotto la sabbia, per non vedere il pericolo che incombe e ciò che accade.

Invece, noi abbiamo bisogno di sapere verso dove cammina la storia umana.

Nonostante legga questa nostra incapacità nei nostri cuori, il Signore, ci chiede sempre di avere fiducia NELLA SUA PAROLA, e non vuole lasciarci nella completa ignoranza intorno alla fine.

Infatti in questo brano Gesù ci mostra non è venuto per provocare la rovina completa del giudaismo.

Infatti, la legge e i profeti gli rendono omaggio: i patriarchi di Israele (Abramo, Isacco, Giacobbe, ecc.) hanno trovato in Dio la dimensione profonda della loro vita (Lc 20,27-40), la gioia dell’eternità, della vita che non ha fine.

Tuttavia Israele si è chiuso nelle sue frontiere e non accetta la purificazione che Gesù gli propone (Lc 19,45-48).

Poiché il suo tempio è diventato una realtà terrestre, ha già cominciato ad avanzare verso la caduta (Lc 21,5-6): la sua distruzione è simbolo del modo con cui funziona questo mondo, ed è destinato a scomparire.

Nonostante il suo splendore e tutto ciò che esso significa, il tempio di Sion porta in se stesso la prospettiva della morte.

E, sia la prima lettura, che il Vangelo, ci prospettano quello che verrà alla fine quando Dio farà giustizia del peccato: la radice di ogni vero male, la cieca opposizione al suo regnare che è amore.

Sono comunque pericopi che ci restituiscono all’immaginario, immagini terrificanti.

Ma tra l’una e l’altra s’apre la scena di questa natura che palpita di gioia, vivendo la grande attesa del Signore che viene.

Vedi gli alberi fremere di uno vento tiepido e gioioso e la terra esultare come quando la stagione feconda la veste di fiori e la colma di frutti.

C’è infatti perfino nel cosmo un protendersi a questa venuta del Signore, che è l’evento definitivo in una condizione di amore e felicità di cui tutto sarà pervaso, noi e il cosmo.

Vivere, per il cristiano, è dunque quella vigilanza che fa continuamente confrontare ciò che è effimero, in questo mondo, ed è destinato a passare, con ciò che è eterno e sta arrivando.

Ma quando si sarà prodotta la sua distruzione, quando sopraggiungerà la fine dei tempi, che ne sarà della morte?

Gesù parla all’interno del tempio (Lc 19,47-48; 21,37-38).

Da quel luogo con le sue parole divine egli supera tutto ciò che, come questo edificio, è soltanto realtà passeggera e ci conduce, ci trasporta verso la verità autentica e definitiva, cioè in altre parole verso l’eternità. Gesù attira la nostra attenzione sull’universalità di tutte le cose, l’universalità della storia.

Fratelli e Sorelle, stiamo quindi bene attenti, perché viviamo nel tempo intermedio che prepara la definitiva venuta di Cristo.

I regni di questo mondo, in tutti i secoli dei secoli, si avvicendano e passano: solo il regno di Dio resta, non lasciamoci dunque cogliere impreparati.

Così, dunque, dobbiamo essere attenti ai segni dei tempi, per mezzo dei quali Dio ci indica il cammino verso la vita che non ha fine, verso la gioia eterna.

Sono segni terrificanti, ma non per un cristiano, perché “noi sappiamo che tutto concorre al bene, per quelli che amano Dio” (Rm 8,28).

Fratelli e Sorelle, badiamo bene di non affannarci a cercare segni del ritorno del maestro Gesù, a non corrrere dietro a improvvisati profeti che minacciano catastrofi: se sentiamo parlare di guerre e rivoluzioni, di terremoti, carestie e pestilenze non ci scoraggiamo, ma lottiamo per ottenere un mondo più evangelico e umano.

L’atteggiamento del cristiano nel mondo è quello di chi non subisce la storia, ma la feconda, per affermare l’amore di Dio e il nostro, il diritto e la giustizia.

Certamente, in attesa del ritorno del Signore, non siamo chiamati a oziare, protetti dalle mura delle nostre case, ma siamo chiamati a diventare testimoni di pace, con lo sguardo rivolto all’altrove, alla presenza serena e feconda del Signore Gesù, che viene.

Anche se gli eventi della storia ci spaventano, Signore, noi aspettiamo fiduciosi il tuo ritorno, costruendo la città degli uomini con tenacia e umiltà, professando il tuo Evangelo, a servizio dell’uomo nuovo, là dove viviamo, senza terrorizzarci per rivoluzioni e guerre, ma lottando tenacemente per diventare uomini che amano e costruiscono la pace.

Anche se ognuno di noi, può ritenere tutto questo difficile, ma la PAROLA DI DIO, che è Gesù, ci è sempre vicina per sostenerci.

Per questo san Josemaría Escrivà de Balaguer, ci dice “Sembra che il mondo ti cada addosso. Intorno non si intravvede via d’uscita. Impossibile, questa volta, superare le difficoltà. Allora, sei tornato a dimenticare che Dio è tuo Padre?: onnipotente, infinitamente sapiente, misericordioso. Egli non può inviarti niente di male. Ciò che ti preoccupa, in realtà ti conviene, anche se i tuoi occhi di carne adesso sono ciechi”.

E, vorrei chiudere questa riflessione, ricordando che il futuro prossimo che Gesù annunzia, presenta non pochi lati oscuri, MA IL GIORNO ULTIMO SARÀ TUTTO AVVOLTO DALLA LUCE DI DIO.

È questa la speranza che illumina i nostri giorni, è questa la Fede che noi siamo chiamati a proclamare, nel cuore della CELEBRAZIONE EUCARISTICA, quando, purtroppo “a pappagalo”, diciamo “Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

Questa vicenda tumultuosa e non priva di contraddizioni ha per noi il volto di Gesù: il Risorto che cammina con noi lungo la via e si svela nello spezzar del Pane; il Signore della storia che un giorno tornerà glorioso per dare a tutti la veste della gioia senza fine.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!