“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 13,18-23
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi dunque ascoltate la parabola del seminatore. Ogni volta che uno ascolta la parola del Regno e non la comprende, viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada. Quello che è stato seminato sul terreno sassoso è colui che ascolta la Parola e l’accoglie subito con gioia, ma non ha in sé radici ed è incostante, sicché, appena giunge una tribolazione o una persecuzione a causa della Parola, egli subito viene meno. Quello seminato tra i rovi è colui che ascolta la Parola, ma la preoccupazione del mondo e la seduzione della ricchezza soffocano la Parola ed essa non dà frutto. Quello seminato sul terreno buono è colui che ascolta la Parola e la comprende; questi dà frutto e produce il cento, il sessanta, il trenta per uno». Parola del Signore
Mediti…AMO
Sui Santi GIOACCHINO ED ANNA, Genitori della Beata Vergine Maria, non ci sono riferimenti nella Bibbia e non si possiedono notizie certe. Le notizie giunte fino a oggi sono ricavate da testi apocrifi come il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo-Matteo, oltre che dalla tradizione.
Anna pare fosse figlia di Achar e sorella di Esmeria, madre di Elisabetta e dunque nonna di Giovanni Battista.
Gioacchino viene tramandato come uomo virtuoso e molto ricco della stirpe di Davide, che era solito offrire una parte del ricavato dei suoi beni al popolo e una parte in sacrificio a Dio.
Entrambi vivono a Gerusalemme, sono sposati e non hanno figli per oltre vent’anni. Ma il non generare prole, per gli ebrei, in quest’epoca è segno della mancanza della benedizione e del favore di Dio, perciò, un giorno, nel portare le sue offerte al Tempio, Gioacchino viene redarguito da un tale Ruben (forse un sacerdote o uno scriba): lo ritiene indegno per non avere procreato, pertanto, secondo lui non ha il diritto di presentare le sue offerte.
Gioacchino, umiliato e sconvolto da quelle parole, decide di ritirarsi nel deserto, dove, per 40 giorni e 40 notti implora Dio, fra lacrime e digiuni, di dargli una discendenza.
Anche Anna trascorre giorni in preghiera chiedendo a Dio la grazia della maternità.
Le suppliche di Gioacchino e Anna vengono ascoltate; e un angelo appare separatamente a entrambi e li avverte che stanno per diventare genitori.
L’incontro sulla porta di casa fra i due, dopo l’annuncio, si arricchisce di dettagli leggendari. Il bacio che i due sposi si sarebbero scambiati è stato tramandato dinanzi alla Porta Aurea di Gerusalemme, il luogo in cui, secondo una tradizione ebraica, si manifestava la presenza divina e si sarebbe manifestato l’avvento del Messia.
Ampia l’iconografia di tale bacio davanti alla nota porta che i cristiani ritengono quella attraverso la quale Gesù avrebbe fatto il suo ingresso nella Città Santa la Domenica delle Palme.
Mesi dopo il ritorno di Gioacchino, Anna dà alla luce Maria, bimba che viene cresciuta tra le affettuose premure del papà e le amorevoli attenzioni della mamma, nella casa che si trovava nei pressi della piscina di Bethzaeta.
Qui, nel XII secolo, i crociati hanno costruito una chiesa, ancora oggi esistente, dedicata ad Anna che ha educato la figlia alle arti domestiche.
Quando Maria compie 3 anni, per ringraziare Dio, Gioacchino e Anna la presentano al Tempio per consacrarla al servizio del Tempio stesso, così come avevano promesso nelle loro preghiere.
Di Gioacchino gli apocrifi non riferiscono altro, mentre su Anna aggiungono che sarebbe vissuta fino all’età di 80 anni.
Li ricordiamo nella Liturgia perché il Libro del Siracide ci esorta a “…fare l’elogio degli uomini illustri“, ad edificazione del cammino dell’uomo.
Gioacchino e Anna sono stati prescelti in un popolo eletto sì, MA DI DURA CERVICE, PERCHÉ IN QUESTO POPOLO FIORISSE MARIA, MERAVIGLIOSO FIORE DI SANTITÀ, E DA LEI GESÙ.
E la più grande manifestazione dell’amore misericordioso di Dio.
Ma veniamo al testo evangelico odierno, leggendo il quale sorge spontanea una domanda.
Ma che senso ha spiegare una parabola così chiara, che certamente è un’aggiunta di Matteo per cui il dare delucidazioni su un tale insegnamento, che ormai era divenuto indispensabile, come lo è per noi, per capire quanto il testo vuole comunicarci.
Il nodo centrale sembra trovarsi, come in tutta la tradizione biblica, NEL CUORE, sede delle decisioni, dei più profondi affetti ed emozioni, ma anche e soprattutto di ciò che noi oggi identifichiamo con l’intelligenza, con il pensiero, cioè con la mente.
Il cuore in questa dinamica si presenta come il centro dell’attività dell’uomo, da cui scaturiscono bontà e cattiveria, comprensione e pregiudizio, umiltà ed orgoglio, dolcezza evangelica o arroganza umana.
Niente come questo organo, nel linguaggio biblico influisce su tutto ciò che è attività e pensiero, creazione e distruzione, tanto che nella Sacra Scrittura è detto “…un baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso” (Sal 64), volendo intendere con ciò che a causa della scissione che l’uomo porta in sé, il suo cuore non è unificato, non è indiviso, non persegue sempre uno scopo.
Questo potrebbe essere anche il senso del brano evangelico: nessun uomo è mai totalmente terra fertile. Ma per contro, non è mai totalmente arida e incoltivabile “strada”, ovvero il luogo ove “viene il Maligno e ruba ciò che è stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la strada”.
E questo brano ci racconta che davanti alle grandi folle che si raccolgono per ascoltare Gesù viene esposta questa parabola, dove Gesù parla di un seme che cade o no nella terra.
E ci dice che dal luogo dove cade, dipende la sua crescita; è possibile che venga impedita così da non produrre frutto.
È quanto accade nelle prime tre categorie di terreno:
«lungo la strada» (il suolo indurito dal passaggio degli uomini e delle bestie),
su un «terreno sassoso» (composto da roccia),
«sui rovi» (è il terreno ricoperto da spine).
Invece quello che cade sulla «terra bella» dà frutti eccellenti anche se a diversi livelli.
Il lettore è così orientato a prestare attenzione più al rendimento del chicco, che non sul gesto del seminatore, e sul nostro dover essere terra buona.
La prima parte della parabola termina con un ammonimento «Chi ha orecchi ascolti», che rappresenta un appello alla libertà dell’ascoltatore, in quanto la parola di Gesù può rimanere «parabola» per una folla incapace di comprendere, ma può svelare «i misteri del regno dei cieli» per chi si lascia sconvolgere dalla sua forza.
È l’accoglienza della Parola di Gesù che distingue i discepoli dalle folle indeterminate; la fede dei primi rivela cecità degli altri e li sospinge a cercare «oltre» la parabola.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!