26 giugno 2024 mercoledì 12’ settimana P.A.  B– MATTEO 7,15-20 “…dai frutti li riconoscerete”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,15-20

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Paragonando il vangelo di Matteo con quello di Marco si percepisce una grande differenza nel modo in cui i due presentano l’insegnamento di Gesù:

  • MATTEO insiste più sul contenuto dell’insegnamento e lo organizza in cinque grandi discorsi, dei quali il primo è il Discorso della Montagna (Mt 5 a 7).
  • MARCO, per più di quindici volte, dice che Gesù insegnava, ma raramente dice ciò che insegnava.

Malgrado queste differenze, i due concordano su un punto: GESÙ INSEGNAVA MOLTO.

Insegnare era l’attività per eccellenza che Gesù svolgeva con grande assiduità (Mc 2,13 e 4,1-2 e 6,34), tanto che voleva farlo sempre (Mc 10,1).

E la sua PAROLA era sicura, definitiva; nei suoi insegnamenti non c’era ombra di dubbio o di incertezza.

Il suo messaggio risultava comprensibile a tutti e si esprimeva con un linguaggio usuale, ma allo stesso tempo, era sublime e, con tutta evidenza, parola di Dio.

Matteo si interessa moltissimo al contenuto.

Insegnare non è solo questione di comunicare verità in modo che la gente le impari a memoria, ma il contenuto è composto anche di gesti a mezzo dei quali Gesù si relaziona con le persone.

Il contenuto non è mai staccato dalla persona che lo comunica, che ne costituisce la radice del contenuto.

E, il contenuto buono senza bontà, non convince e non genera la conversione.

E questo, spesso è il lavoro delle “SETTE” PSEUDORELIGIOSE, che, da un recente censimento, ne risultano tremila negli Stati Uniti e duemilacinquencento in Europa.

Ovviamente, ognuna di queste sette si attribuisce il monopolio della verità, e, di conseguenza, si adopera a convincere tutti coloro che attenzionano, che, fuori della loro dottrina, morirebbero irrimediabilmente nell’errore.

Ed operano attraverso il lavaggio del cervello (che è un attentato supremo alla libertà individuale), che raggiunge sempre gli obiettivi, che si prefiggono.

Tutti si ricordano di James Jones, in Guyana, che impose il suicidio a novecento dei suoi adepti.

Questi biechi individui, si considerano eletti, e quindi incompresi e perseguitati.

E posseggono la capacità di suscitare turbamento, paura e insicurezza nei loro adepti, tanto da farli regredire mentalmente, rendendoli incapaci di “essere” al di fuori del giro della setta.

Alcuni capi giungono fino al punto di minacciare di morte coloro che osassero rinnegare “la loro fede”.

E, l’intolleranza dei loro fondatori verso quelli che non pensano come loro, giunge spesso fino all’aggressività, VISTO CHE LA CARITÀ NON ABITA NEI LORO CUORI.

E, SENZA CARITÀ, NON SI PUÒ ESSERE CHE FALSI PROFETI, ANZI, DEI VERI E PROPRI LUPI TRAVESTITI DA PECORE.

Su questa premessa ben si può applicare la metafora dell’albero, icòna della vita di ognuno di noi.

I frutti che possiamo produrre dipendono esclusivamente da quello che siamo nel profondo di noi stessi.

Se nel nostro cuore abitano pensieri cattivi, certamente non riusciamo a esprimere gesti buoni.

Se, invece, abbiamo un cuore buono, allora le nostre relazioni si esprimeranno in accoglienza e misericordia verso noi stessi e gli altri.

Si tratta di una questione che si ripete nei secoli.

Ci sono stati molti profeti dell’Antico Testamento che traviarono il popolo e, più tardi, al tempo dei Padri della Chiesa, ci sono stati maestri in apparenza pieni di pietà e di zelo che, in realtà, non avevano gli stessi sentimenti di Cristo (vedi San Girolamo, nel suo “Commento al Vangelo di Matteo”, n.7).

E la stessa cosa accade anche ai nostri giorni.

Ma allora, come facciamo a capire di fronte a chi siamo?

Dobbiamo ricordare le parole che il Signore suggerisce a Samuele nel momento della scelta del re chiamato a succedere a Saul (in 1Sam 16,7):

  • «Non conta quel che vede l’uomo: infatti l’uomo vede l’apparenza, MA IL SIGNORE VEDE IL CUORE».

Di fronte alla realtà il nostro sguardo non deve fermarsi semplicemente a ciò che vede, perché l’apparenza è sempre connotata da una sorta di ambiguità.

Comunque, nel Discorso che il Signore fa nell’Ultima Cena, riprende il discorso dell’albero e dei suoi frutti e completa questo primo insegnamento, dicendo agli Apostoli:

  • «Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano» (Gv 15,5-6).

Ancora una volta, il Maestro ci conduce a visitare le profondità del nostro essere e a capire quale tipo di albero siamo.

Il compito del cristiano, quindi, è di fare discernimento sulla propria vita, sulle sue emozioni, i suoi sentimenti, e tagliare ciò che non va, dando spazio a quei germogli di bene che diventeranno frutti gustosi.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

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Sia Lodato Gesù, il Cristo!