«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 10,17-22
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli: «Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; e sarete condotti davanti a governatori e re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. Ma, quando vi consegneranno, non preoccupatevi di come o di che cosa direte, perché vi sarà dato in quell’ora ciò che dovrete dire: infatti non siete voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. Il fratello farà morire il fratello e il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il contrasto è enorme. Ieri, giorno di Natale, abbiamo avuto il presepe del bambino appena nato con il canto degli angeli e la visita dei pastori.
Oggi è il sangue di Stefano, lapidato a morte, perché ebbe il coraggio di credere nella promessa espressa nella semplicità del presepe.
Gesù aveva detto di se stesso “…non sono venuto a portare la pace, ma la spada e la divisione“. Di fronte a lui si è diviso il mondo.
Chi per l’odio e chi per l’amore, chi per la verità e la giustizia, chi per la menzogna e la violenza.
La venuta del Figlio di Dio in terra impone una scelta.
I martiri l’hanno fatta eroicamente, a prezzo del sangue. Il primo è stato Santo Stefano, diacono.
Fu condiscepolo di Paolo alla scuola di Gamaliele e, secondo la tradizione, votato allo studio della Bibbia.
Il libro degli Atti parla del suo valore come controversista nelle dispute con i rabbini, da subito avversari di Cristo.
Fu ordinato diacono, tra i primi sette, dalla Chiesa di Gerusalemme.
Il suo martirio, altamente significativo, ricalca in qualche modo quello di Cristo: accusato ingiustamente, prima di morire prega dicendo “…Signore, non imputare loro questo peccato“.
Come Gesù dalla croce aveva perdonato ai suoi crocifissori.
Inizia con Stefano il numero sterminato di coloro che, come i Santi Innocenti, entrano alla corte del re, seguendolo con fedeltà sino all’effusione del sangue.
E la celebrazione liturgica di s. Stefano è stata da sempre fissata al 26 dicembre, subito dopo il Natale, perché nei giorni seguenti alla manifestazione del Figlio di Dio, furono posti i “comites Christi”, cioè i più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza con il martirio.
Così al 26 dicembre c’è s. Stefano primo martire della cristianità, segue al 27 s. Giovanni Evangelista, il prediletto da Gesù, autore del Vangelo dell’amore, poi il 28 i ss. Innocenti, bambini uccisi da Erode con la speranza di eliminare anche il Bambino di Betlemme.
Secoli addietro anche la celebrazione di s. Pietro e s. Paolo apostoli, capitava nella settimana dopo il Natale, venendo poi trasferita al 29 giugno.
Il Maestro era stato chiaro “…sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato” (10,22).
Stefano, il primo martire cristiano, era uno dei primi sette diaconi, il cui dovere era quello di porsi al servizio della Chiesa e degli apostoli.
Non solo il primo dei martiri, ma il modello di ogni martirio: nella morte di santo Stefano appaiono tutti gli elementi ricorrenti ogni volta che qualcuno viene ucciso a causa della fede.
Il “fastidio” provocato in chi non comprende la saggezza del Vangelo, le “scuse” e le false accuse e poi l’aggressione e il perdono degli aggressori da parte dei martiri, oltre all’intaccabile fiducia di essere accolti tra le braccia di Dio.
La salvezza che Gesù dona non ci libera dalla sofferenza.
Al contrario, la sequela implica le prove e la sofferenza.
Quanti discepoli, lungo i secoli, per amore di Gesù, hanno vissuto l’esperienza della croce.
Non c’è solo il martirio cruento.
C’è chi rischia la vita per il prossimo e chi la consuma ogni giorno per gli altri, goccia a goccia, senza mai indietreggiare dinanzi alle difficoltà.
La storia di Stefano ci ricorda che credere non è facile e che il Vangelo non è un semplice appello a essere “più buoni”, bensì un potente strumento per cambiare il mondo.
Ecco perché destabilizza i potenti, che con ogni mezzo nei secoli hanno cercato di mettere a tacere la voce di chi porta il messaggio del Risorto.
Come servo di Cristo, Stefano era contento di essere come il suo Signore, e, nel momento della sua morte, fu molto simile a Lui.
Potrebbe sembrare che il Vangelo di oggi sia stato scritto a proposito di santo Stefano.
Quando si trovò di fronte al sinedrio, lo Spirito Santo lo ispirò ed egli parlò con audacia; non solo respinse le accuse che gli erano state mosse, ma accusò a sua volta i suoi accusatori.
Il suo sguardo era sempre rivolto al Signore, tanto che il suo volto splendeva come quello di un angelo e rifletteva la gloria di Cristo, che era in lui.
La somiglianza tra santo Stefano e il suo Signore non è solo esteriore: nel momento della sua morte, Stefano rivelò le intime disposizioni del suo cuore, pregando perché i suoi assassini fossero perdonati, una preghiera che diede frutti più tardi, con la conversione di san Paolo.
Santo Stefano, il cui nome significa “corona”, si procurò la corona del martirio dopo esservisi preparato con una vita di fedeltà al servizio di Cristo.
Gli Atti degli Apostoli, ai capitoli 6 e 7 narrano gli ultimi suoi giorni; qualche tempo dopo la Pentecoste, il numero dei discepoli andò sempre più aumentando e sorsero anche dei dissidi fra gli ebrei di lingua greca e quelli di lingua ebraica, perché secondo i primi, nell’assistenza quotidiana, le loro vedove venivano trascurate.
Allora i dodici Apostoli, riunirono i discepoli dicendo loro che non era giusto che essi disperdessero il loro tempo nel “servizio delle mense”, trascurando così la predicazione della Parola di Dio e la preghiera, pertanto questo compito doveva essere affidato ad un gruppo di sette di loro, così gli Apostoli potevano dedicarsi di più alla preghiera e al ministero.
La proposta fu accettata e vennero eletti, Stefano uomo pieno di fede e Spirito Santo, Filippo, Procoro, Nicanore, Timone, Parmenas, Nicola di Antiochia; a tutti, gli Apostoli imposero le mani; la Chiesa ha visto in questo atto l’istituzione del ministero diaconale.
Nell’espletamento di questo compito, Stefano pieno di grazie e di fortezza, compiva grandi prodigi tra il popolo, non limitandosi al lavoro amministrativo ma attivo anche nella predicazione, soprattutto fra gli ebrei della diaspora, che passavano per la città santa di Gerusalemme e che egli convertiva alla fede in Gesù crocifisso e risorto.
Nel 33 o 34 ca., gli ebrei ellenistici vedendo il gran numero di convertiti, sobillarono il popolo e accusarono Stefano di “pronunziare espressioni blasfeme contro Mosè e contro Dio”.
Gli anziani e gli scribi lo catturarono trascinandolo davanti al Sinedrio e con falsi testimoni fu accusato: “Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno, distruggerà questo luogo e cambierà le usanze che Mosè ci ha tramandato”.
E alla domanda del Sommo Sacerdote “Le cose stanno proprio così?”, il diacono Stefano pronunziò un lungo discorso, il più lungo degli ‘Atti degli Apostoli’, in cui ripercorse la Sacra Scrittura dove si testimoniava che il Signore aveva preparato per mezzo dei patriarchi e profeti, l’avvento del Giusto, ma gli Ebrei avevano risposto sempre con durezza di cuore.
Rivolto direttamente ai sacerdoti del Sinedrio concluse: “O gente testarda e pagana nel cuore e negli orecchi, voi sempre opponete resistenza allo Spirito Santo; come i vostri padri, così anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete divenuti traditori e uccisori; voi che avete ricevuto la Legge per mano degli angeli e non l’avete osservata”.
Mentre l’odio e il rancore dei presenti aumentava contro di lui, Stefano ispirato dallo Spirito, alzò gli occhi al cielo e disse: “Ecco, io contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo, che sta alla destra di Dio”.
Fu il colmo, elevando grida altissime e turandosi gli orecchi, i presenti si scagliarono su di lui e a strattoni lo trascinarono fuori dalle mura della città e presero a lapidarlo con pietre, i loro mantelli furono deposti ai piedi di un giovane di nome Saulo (il futuro Apostolo delle Genti, s. Paolo), che assisteva all’esecuzione.
In realtà non fu un’esecuzione, in quanto il Sinedrio non aveva la facoltà di emettere condanne a morte, ma non fu in grado nemmeno di emettere una sentenza in quanto Stefano fu trascinato fuori dal furore del popolo, quindi si trattò di un linciaggio incontrollato.
Mentre il giovane diacono protomartire crollava insanguinato sotto i colpi degli sfrenati aguzzini, pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”, “Signore non imputare loro questo peccato”.
GLI ATTI DEGLI APOSTOLI DICONO CHE PERSONE PIE LO SEPPELLIRONO, NON LASCIANDOLO IN PREDA ALLE BESTIE SELVAGGE, COM’ERA CONSUETUDINE ALLORA; MENTRE NELLA CITTÀ DI GERUSALEMME SI SCATENÒ UNA VIOLENTA PERSECUZIONE CONTRO I CRISTIANI, COMANDATA DA SAULO.
Ma ora veniamo al testo del Vangelo di oggi.
la liturgia ci presenta un brano del vangelo di Matteo (Mt 10,17-22), tratto dal così detto Sermone della Missione (Mt 10,5-42).
In esso Gesù avverte i discepoli dicendo che la fedeltà al vangelo comporta difficoltà e persecuzioni “…vi consegneranno ai tribunali e vi flagelleranno nelle sinagoghe“.
Ma per Gesù l’importante nella persecuzione non è il lato doloroso della sofferenza, bensì il lato positivo della testimonianza “…sarete condotti davanti ai governanti e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani”.
La persecuzione offre l’occasione di dare testimonianza della Buona Notizia che Dio ci reca.
Gesù aveva detto “…quando vi consegneranno nelle loro mani non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi“.
Questa profezia si compì anche in Stefano. I suoi avversari “…non riuscivano a resistere alla sapienza ispirata con cui egli parlava” (Atti 6,10).
“E tutti quelli che sedevano nel Sinedrio, fissando gli occhi su di lui, videro il suo volto come quello di un angelo” (Atti 6,15). Stefano parlava “pieno di Spirito Santo” (Atti 7,55). Per questo, la rabbia degli altri era così grande che lo linciarono.
Fratelli e Sorelle.
Il CONSUMISMO e il BENESSERE ha fatto si che noi SNATURASSIMO L’ESSENZA DEL NATALE, TOGLIENDO DAL SUO INTERNO, TUTTO CIÒ CHE HA DI SACRO E ANCHE DOLOROSO.
E la Chiesa, nella sua saggezza, ha voluto ricordarci, CHE È PIENO DI SANGUE, QUEL NATALE CHE ABBIAMO RIEMPITO SOLO DI INUTILI SDOLCINATEZZE.
La verità sta nel fatto CHE A LUCE È VENUTA, MA L’UOMO NON L’HA ACCOLTA, E LE TENEBRE NON L’HANNO VINTA.
Esiste una forte connotazione di lotta in questo incontro col DIO che SI INCARNA. È un reale combattimento senza esclusione di colpi.
E Stefano ce lo ricorda: SE DIO SI È INCARNATO, E TUTTO NECESSARIAMENTE DEVE CAMBIARE, ANCHE LAVANDOLO COL SANGUE.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!