26.11.2022 – SABATO 34^ SETTIMANA P.A. C – LUCA 21,34-36 “Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 21,34-36
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il monito a vegliare pregando ci parla della nostra realtà ancora perfettibile di uomini, esposti ai rischi di un mondo che ha rifiutato Dio, che percorre binari lontani dal Vangelo.
Contro il principe di questo mondo abbiamo un’arma: la tenacia della nostra fede unita alla perseveranza nel seguire i comandi del Signore.
C’è sempre il rischio di adagiarci sulle nostre conquiste, di riposare contentandoci di una tranquillità ingannevole.
Il vero cristiano non cede alle lusinghe di chi vorrebbe a poco a poco privarlo del suo possesso più prezioso, che è il riporre la sua speranza solo in Dio.
È in questa cooperazione fra volontà e grazia che sta la virtù di colui che è in grado di attendere la venuta di Cristo, di chi non si stanca di levare gli occhi lassù, dove ci attende la vera ricompensa.
La nostra vita non deve essere dominata dal terrore del futuro né stordita dalle sollecitudini esagerate per i beni della terra, diversamente non sappiamo più vedere ciò che ci attende.
Chi si interessa solo della vita terrena e dei suoi piaceri, non ha tempo né volontà per pensare al giorno finale.
Alla sobrietà e all’attenzione bisogna aggiungere la vigilanza e la preghiera. San Paolo ci esorta:
- “E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente come in pieno giorno: non in mezzo a gozzoviglie e ubriachezze, non fra impurità e licenze, non in contese e gelosie. Rivestitevi invece del Signore Gesù Cristo e non seguite la carne nei suoi desideri” (Rm 13,11-14).
La vigilanza dev’essere nutrita da una preghiera costante per non cadere nella tentazione finale di perdere la fede nella fedeltà del Signore.
Paolo scrive:
- “Voi fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma restiamo svegli e siamo sobri… Dio non ci ha destinati alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi” (1Ts 5,4-10).
La vigilanza cristiana è l’esatto contrario dell’oppio dei popoli, è il contrario del cuore appesantito dalle cose di questo mondo.
La vigilanza e la preghiera sono il nostro alzare il capo davanti al Signore che viene, non come giudice, ma come fratello.
Ln questo contesto, il brano di Luca ci presenta due modi di vivere, due volti dell’umanità:
- -da una parte coloro che “moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra” (21,26);
- -dall’altra quelli che hanno la forza di “stare in piedi [questo il senso del verbo stathēmai] davanti al Figlio dell’uomo” (21,36).
- -Da una parte quelli che vivono nella paura perché non sanno cosa accade, non sono capaci di decifrare gli eventi della storia, spesso drammatici, non sanno a Chi affidare le loro fragili speranze.
- -E dall’altra quelli che vivono alla presenza di Dio e sanno riconoscere i segni del Suo amore, anche nelle tempeste improvvise e impreviste che la vita riserva.
- -Da una parte quelli sono condannati a vivere nella paura dinanzi al male che incombe;
- e dall’altra quelli che non si lasciano turbare, al contrario affrontano il male con la fragile forza della fede.
STARE IN PIEDI È IL VERBO DELLA RESURREZIONE, È SEGNO CHE SIAMO PASSATI DALLA MORTE ALLA VITA, DALLA PAURA CHE TUTTO SIA FINITO ALLA SPERANZA CHE TUTTO PUÒ DAVVERO RICOMINCIARE.
I cristiani non fuggono dalla storia, non cercano un comodo rifugio per sfuggire ai pericoli.
La certezza che il Signore Gesù ritornerà nella gloria (21,27) dona loro il coraggio di stare dentro la storia per donare speranza e consolazione ed orientare il cammino dell’umanità verso il giorno ultimo, quando la luce risplenderà senza ombre.
Ma tutto questo è possibile se restiamo vigilanti nella preghiera (21,36): come le antiche sentinelle, poste sulle mura della città (Is 21,12), che vegliano per denunciare i pericoli ed annunciare che un nuovo giorno sta per sorgere.
E in “questo nuovo giorno” è certo che il Signore verrà. Ma, certamente, occorrono serietà e severità di vita, vigilanza e pietà per vivere coerentemente la vocazione cristiana e trovarsi pronti all’incontro con lui.
A dispetto delle apparenze, è Dio che tiene salde le redini della storia: egli solo, perché è Dio, conosce i tempi e i momenti per ogni cosa e interviene al momento opportuno.
Egli ha promesso la venuta del Messia e l’ha realizzata. Mediante Gesù “la parola di bene” e “il progetto bello” troveranno compimento.
Al discepolo che si domanda preoccupato: «Dove andremo a finire? Chi si prenderà cura di noi?», egli risponde «Risollevatevi e levate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».
In altre parole: la storia non va verso il baratro; la prova che attraversiamo porta verso il compimento, verso una nuova creazione.
È questo il fondamento di quell’ottimismo cristiano che dovrebbe pervadere la nostra esistenza.
E, se abbiamo la GRAZIA di comprendere ciò che ci attende dopo la morte, quello che dobbiamo fare ora, è impostare la vita in modo da evitare il peccato.
Dobbiamo allora imporci di fare del bene e ogni giorno dedicare del tempo alla preghiera e possibilmente anche all’Adorazione Eucaristica.
Certamente non devono mancare i Sacramenti e la Santa Messa domenicale.
Determinante per la vita spirituale è Invocare con frequenza lo Spirito Santo, ma non deve mancare assolutamente nemmeno il rapporto con Maria, con il Santo Rosario e la giusta devozione con i Santi del Paradiso.
Riguardo alla preghiera è importante che scaturisca dalla meditazione, cioè che sia il frutto di una attenta riflessione su alcuni brani della Sacra Scrittura, di qualche Salmo e in particolare da tutto quello che Gesù ci ha insegnato e che troviamo nei Vangeli.
È facile presumere di essere capaci di affrontare le molteplici situazioni della vita con le sole nostre forze, e spesso anche le persone più preparate spiritualmente, non sono confermate nella Grazia, pertanto, tutti abbiamo bisogno di aiuti spirituali per compiere bene il nostro cammino.
La lotta contro il demonio, poi, è molto complessa e più pericolosa di quanto pensiamo. A tal riguardo, dice San Paolo “Chi sta in piedi, stia attento a non cadere” (1Cor.10,12).
Ma una domanda sorge spontanea: dove troviamo la forza necessaria per “Sfuggire a tutto ciò che sta per accadere”?
L’unica speranza che abbiamo è far riferimento a quella “Sorgente” unica e preziosa, dalla quale possiamo attingere ciò che ci è necessario per combattere la buona battaglia.
Questa “Sorgente” è Gesù Cristo.
A volte siamo come dei sordomuti, cioè incapaci di prendere coscienza del valore della Persona di Gesù e di quello che ha fatto e continua a fare per noi.
Non si può amare ciò che non si conosce, da qui la necessità di dare uno spazio adeguato alla meditazione.
È solo attraverso di essa che giungiamo a saper ascoltare la Parola del Signore e metterla in pratica.
Non dobbiamo dimenticare poi che compariremo TUTTI, davanti al Figlio dell’uomo, in cui la Parola ha sempre ha avuto e sempre troverà il suo compimento. Anche se i tempi e i modi non li conosciamo.
Tanto per capirci, un giorno, Gesù, agli Apostoli che stavano ammiravano la bellezza del Tempio, disse che un’opera così maestosa avrebbe subito nel tempo una totale distruzione.
Gli Apostoli rimasero sconvolti e increduli, ma settant’anni dopo, la profezia si è avverata, ed ora su quella spianata del tempio sono state costruite anche due Moschee.
Questa oggi è la grande vergogna per gli Ebrei e la stessa cosa avverrà PER TUTTI NOI nel giorno in cui “Compariremo davanti al Figlio dell’uomo”.
Certamente non dobbiamo vivere i nostri giorni con la paura, ma neppure illuderci che quel giorno non debba avvenire.
Ma dobbiamo fare MOLTA attenzione perché tutto questo avverrà senza alcun preavviso per nessuno.
Ecco perché è importante obbedire alla Parola di Gesù che ci esorta dicendo “Vegliate in ogni momento pregando”.
Queste parole sono un forte invito ad essere pronti ad affrontare l’incontro con il Signore.
Chi ha tempo non aspetti tempo.
Pertanto, senza ritardi e senza ripensamenti, cerchiamo di dedicare del tempo per Adorare la Presenza di Gesù nella Santa Eucaristia, per meditare e vivere la sua Parola, per essere generosi e disponibili alle necessità dei fratelli che incontriamo sul nostro prossimo e con grande fiducia, per rimanere in attesa dell’incontro con il Figlio dell’uomo.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!