26.09.2023 – MARTEDI’ XXV SETTIMANA P.A A – LUCA 8,19-21 “Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 8,19-21
+ In quel tempo, andarono da Gesù la madre e i suoi fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. Gli fecero sapere: «Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori e desiderano vederti». Ma egli rispose loro: «Mia madre e miei fratelli sono questi: coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica». Parola del Signore
Mediti…AMO
Oggi contempliamo Gesù seduto, circondato dalla moltitudine, che istruisce con la sua parola, perché Egli stesso è la Parola divina fatta carne, che illumina la coscienza di tutti.
E raggiunge uomini di ogni lingua, popolo e nazione, senza distinzione alcuna, e li fa diventare Discepoli di Gesù.
E, ascoltare la PAROLA DI DIO e metterla in pratica, e confrontarsi quotidianamente con la Scrittura, per farne una lettura spirituale, nello Spirito Santo, allo scopo di lasciarla calare nelle decisioni che dobbiamo affrontare, ci rende famigliari del Signore Gesù e suoi fratelli nella fede.
L’episodio odierno sembra un quotidiano evento di vita familiare: si recano da Gesù la madre e i fratelli, ma non riuscendo ad avvicinarlo a causa della folla, gli mandano a dire che sono arrivati e desiderano vederlo.
Gesù coglie in questo piccolo fatto, l’occasione per spingerci a fare un altro passo nel nostro cammino di ascolto della Parola e di discepolato.
E ci insegna la via che dobbiamo percorrere per divenire suoi familiari: ASCOLTARE E METTERE IN PRATICA LA SUA PAROLA.
Era una scena, quella odierna, ormai tipica.
erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi” (Mc 1,22).
Gesù approfitta dell’interruzione per svelare una cosa inattesa: la vera parentela con Gesù è dovuta, più che ai legami di sangue, all’ascolto della sua parola.
A dei familiari forse tentati di cercare posizioni di privilegio, ne viene annunciata l’infondatezza.
Non si tratta di scavalcare la folla, ma DI FARSI FOLLA CHE ASCOLTA E PRATICA.
È GESÙ LA PAROLA DI DIO.
Maria riceve qui a nuovo titolo il nome di “MADRE”, giacché fin dall’inizio Luca ce l’ha presentata come la “SERVA DEL SIGNORE”, che desidera che la sua parola sia fatta (Lc 1,38).
Quanto ai fratelli, avranno un lungo percorso di FEDE, che avrà il suo punto nodale NELL’ESPERIENZA DEL SIGNORE RISORTO.
Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre”) DI GESÙ?
Vuole sicuramente dire UN RAPPORTO DI COMUNIONE, DI RELAZIONE PROFONDA, DI CONSANGUINEITÀ NELLO SPIRITO.
Vuol dire fare come LUI, perfetto obbediente alla parola del Padre, venuto a darle compimento (Lc 4,21).
Giovanni svilupperà il tema della maternità di Gesù nei nostri confronti (Gv 16,21-23) sia quello della maternità della comunità dei credenti (Ap 12) nei confronti del Cristo totale che deve venire alla luce lungo la storia.
Se il criterio di appartenenza fosse il sangue, noi saremmo esclusi dalla famiglia di Gesù.
Solo Maria invece vi apparterrebbe in una maniera unica, con tutta la bellezza e con tutti i limiti, che comporta la maternità umana.
Non è il sangue, che scorre nelle vene, che conta, ma l’adesione di testa, di cuore e di comportamento alla Parola di Dio.
Proponendoci questo criterio, Gesù ci insegna a riconoscere ciò, che fa incomparabilmente grande Maria: la grandezza singolare di Maria non sta tanto nel fatto che ha messo al mondo Gesù, ma sta piuttosto nel modo, con cui ha interpretato la sua maternità, attraverso il suo sì all’angelo, che le aveva annunziato la proposta di Dio.
E Maria intesse CON L’ARCANGELO GABRIELE, E CON LA PAROLA DI DIO che egli le annuncia, un dialogo intenso, in cui ella entra attivamente.
San Luca ci dice che si domanda il senso di quanto ha udito, che chiede spiegazione, che interroga l’Arcangelo.
L’esperienza di ascolto non è qualcosa di passivo di qualcosa che non si capisce e ci si deve solo fidare ciecamente.
La Parola di Dio chiede la partecipazione attiva e personale, provoca perché ci si lasci interrogare ed entri in un dialogo fecondo con Dio.
Il discepolo, come Maria, è invitato a mettere in gioco la propria libertà e dunque tutte le sue facoltà, intellettuali, spirituali, affettive.
Niente può rimanere escluso dall’ascolto e dal dialogo con la Parola.
L’ambiente in cui Maria vive l’ascolto è quello della fede, dell‘adesione a Dio che non esclude la ricerca di senso, ma che si nutre di profonda fiducia in colui che parla.
Per questo Maria vive la beatitudine dell’ascolto: perché nell’ascoltare e nell’aderire alla Parola entra nella relazione vitale con il suo Dio, principio, fonte e fine della propria vita.
L’evangelista Luca ci riferisce che Maria «serba tutte queste parole/fatti, meditandole nel suo cuore» (Lc 2,19).
Ma voi vi chiederete: ma il suo modo di stare accanto a Gesù come madre in che cosa consistette?
CONSISTETTE NEL FARE LA MADRE, TENENDO CONTO PRIMA DI TUTTO CHE ERA FIGLIO DI DIO E QUINDI SI E’ RIFATTA SEMPRE ALLA VOLONTÀ DEL PADRE DEL SUO GESÙ.
Inteso così, il ruolo materno di Maria diventa esemplare, paradigmatico per tutti.
Chi, come Maria, vive, accogliendo con totale dedizione di fede e di amore la Parola di Dio in generale e quella Parola di Dio, che è Gesù in persona, come Maria diventa uno che dà carne alla Parola di Dio, la mette al mondo per il bene degli altri.
Chi, come Maria, vive accogliendo con totale dedizione di fede e di amore la Parola di Dio, come Maria si trova a comprendere sempre più Dio come il Padre di Gesù e di tutti e quindi si trova a dovere stabilire relazioni di fraternità.
seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola” (Lc 10, 39).
Maria è il modello dei discepoli di Gesù.
Ascoltandolo e identificandoci con i suoi insegnamenti, non solo siamo suoi discepoli ma diventiamo fratelli di Gesù, figli di uno stesso padre.
Solo così potremo dare frutto: siano molti a scoprire la loro parentela con Dio, la loro filiazione divina.
nessun figlio della santa Chiesa può vivere tranquillo, senza provare inquietudine di fronte alle masse spersonalizzate: mandria, gregge, branco, scrissi in un’altra occasione. Quante nobili passioni vi sono, sotto le apparenze di indifferenza! Quante potenzialità! […]”.
Fratelli e Sorelle, in questo contesto odierno evangelico dobbiamo rileggere e vivere anche le relazioni: i legami affettivi, infatti, vengono rigenerati e vissuti in modo radicalmente nuovo a partire dalla FEDE.
L’amore coniugale e quello genitoriale, l’amore fraterno e ogni altra forma di amicizia ricevono una nuova e più impegnativa identità.
Un affetto umano che non trova forza nella fede non ha la forza di sussistere e non può neppure resistere.
Santa Teresa scrive che la sua più grande felicità è quella di poter dire:
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“Sono sicura di fare la volontà del buon Dio” (LT 142). In questa luce lei vive il suo legame con Celina, un bene prezioso che nel corso degli anni è stato sempre più arricchito dalla fede “Mi sento molto unita alla mia Celina, credo che il buon Dio non abbia fatto tanto spesso due anime che si comprendono così bene: mai una nota discordante. La mano di Gesù, che tocca una delle lire, fa vibrare contemporaneamente l’altra…” (ivi).
E tuttavia, quando Paolina le chiede di pregare per Celina, affetta da disturbi cardiaci, Teresa scrive:
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“Le ho promesso ieri di fare la professione per noi due, ma non avrò il coraggio di chiedere a Gesù che la lasci sulla terra se questa non è la sua volontà” (LT 114, 3 settembre 1890).
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!