26.04.2023 MERCOLEDI’ 2 SETTIMANA DI PASQUA – GIOVANNI 6,35-40 “Questa è la volontà del Padre mio…”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,35-40

+In quel tempo, disse Gesù alla folla «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai! Vi ho detto però che voi mi avete visto, eppure non credete. Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me: colui che viene a me, io non lo caccerò fuori, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio: che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Dopo la conversazione con la Samaritana, al pozzo di Sichar, Gesù aveva detto ai suoi discepoli “…mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato!” (Gv 4,34).

Nella odierna conversazione con la gente sul pane del cielo, Gesù tocca lo stesso tema:

  • “Sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti l’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Questo è il cibo che la gente deve cercare: fare la volontà del Padre Nostro.

E questo è il pane che alimenta la persona nella vita e le dà quella vita che è più forte della morte. Se fossimo veramente disposti a fare la volontà di Dio, non avremmo proprio nessuna difficoltà a riconoscere il Padre presente in Gesù.

La vita eterna è la vita che Dio stesso dona alla nostra esistenza terrena, che ci prepara a quella immortale nel cielo, quella che già qui sulla terra ci rende figli di Dio.

La condizione per ottenere questo grande dono È QUELLA FEDE CHE CI FA CONTEMPLARE IN CRISTO IL FIGLIO DI DIO E ORIENTA TUTTA LA NOSTRA VITA TERRENA A FAR SI CHE RENDIAMO PRESENTE L’AMORE DI DIO VERSO L’UOMO.

La vita eterna inizia già qui sulla terra, credendo in Dio. GESÙ CI TOGLIE DALLA FRAGILITÀ E INCERTEZZA DELLE COSE PER TRASPORTARCI NELLA PIENEZZA DELLA VITA SPIRITUALE E CI FA RITROVARE L’ETERNITÀ, PARTECIPANDO ALLA VITA STESSA DI DIO.

Gesù, nella sua vita terrena, ha “ricentrato” la Legge, portandola a compimento. La Toràh portava a insoddisfazione, ad avere ancora fame, come il pozzo di Giacobbe e non colmava per nulla le necessità dell’uomo se non quelle materiali.

GESÙ CI DICE CHE L’UOMO TROVERÀ SODDISFAZIONE QUANDO SI SENTIRÀ PRONTO A FARSI DONO E A METTERSI AL SERVIZIO DEGLI ALTRI.

Purtroppo l’uomo cerca la gioia MA SPESSO LA CONFONDE CON IL PIACERE, insegue la speranza MA RIMANE SCHIAVO DELLE ILLUSIONI, desidera la comunione ma sperimenta un’angosciosa solitudine.

Quante volte la sete di verità, che Dio stesso ha posto nel cuore dell’uomo, si arresta dinanzi al muro della razionalità. L’esistenza appare ad alcuni come una condizione assurda, una disperata ricerca di qualcosa che non c’è.

Per questo ci buttiamo, come affamati, sulle cose materiali. Nella maggior parte dei casi non lo facciamo per cattiveria ma per stupidità.

La parola del Vangelo apre un varco, uno spiraglio: chi si accosta a Gesù trova finalmente quella pienezza che il cuore desidera.

In Cristo, scrive Paolo “…sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della conoscenza” (Col.2,3). In quel Cristo, che in Gesù si propone come un pane che sazia, come l’unico nutrimento dell’anima.

Se mangiare significa credere (Gv 6,35-47), e credere, dal suo canto, conduce a mangiare (Gv 6,48-58).

GESÙ È LA PAROLA ETERNA DI DIO CHE SI È FATTA CARNE.

Ascoltando la Sua Parola ci nutriamo della SUA VITA DIVINA. E il nutrirci della sua Vita divina è proprio il dinamismo che ci serve in questa vita per unirci a Lui, per essere un tutt’uno con Lui.

La Comunione accresce la nostra unione a Cristo e il ricevere l’Eucaristia nella Comunione reca come frutto principale L’UNIONE INTIMA CON IL CRISTO.

Il Signore infatti dice “…chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui” (Gv 6,56).

La vita in Cristo ha quindi il suo fondamento nel BANCHETTO EUCARISTICO:

  • Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6,57).
  • Quando, nelle feste del Signore, i fedeli ricevono il Corpo del Figlio, essi annunziano gli uni agli altri la Buona Notizia che è donata la caparra della vita, come quando l’angelo disse a Maria di Magdala: “Cristo è risorto!”. Ecco infatti che già ora la vita e la risurrezione sono elargite a colui che riceve Cristo” [Breviario dell’Ufficio siro-antiocheno]» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1391).

IN QUESTO RICEVIMENTO DEL VERO PANE, CHE È GESÙ, E NEL FARSI PANE PER GLI ALTRI, C’È QUESTA COMUNICAZIONE DELLA VITA DI DIO, DI UNA VITA DIVINA, CAPACE DI SUPERARE LA MORTE.

La FEDE È UNIONE CON GESÙ, in un modo tale che noi ci rifugiamo in Lui (Rm 8,1) e Lui abita in noi (Eb 11,1) IN MODO PIENO E REALE.

Con la SANTA EUCARISTIA, quindi, questa realtà diventa FISICA, CORPOREA, anche se in modo non ancora definitivo «Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue dimora in me e io in lui» (Gv 6,56).

LUI IN ME, IO IN LUI: è quell’intreccio indescrivibile ed ineffabile che si realizza nell’amore.

Io non cesso di essere me stesso e Lui non cessa di essere Lui, ma io divento Lui perché nell’Amore divengo tutt’uno con Lui.

Perché, allora, non accettare la sfida, non osare, non credere, non fidarsi di lui e delle sue parole?

Parole che svelano il volto di un Dio misericordioso e paterno, che desidera la salvezza di ogni uomo, che lavora finché la salvezza di realizzi.

Ancora troppi hanno in testa l’idea di un Dio da tenere a bada, un Dio scostante e imprevedibile da non far arrabbiare.

E troppi, anche fra i cristiani, pensano di convertire le persone minacciando catastrofi e apocalissi.

Torniamo all’essenziale, come sa fare Papa Francesco, torniamo a dire alle persone che incontriamo che Dio è pane che sazia e che solo in lui troviamo la pace, solo in lui troviamo misura e forma alla nostra vita, senso e pienezza del nostro vagare.

E da ultimo sentiamo cosa dice Giovanni “…tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me”.

Gesù è la piena risposta di Dio al bisogno di pienezza di vita che ogni persona si porta dentro, tanto che afferma “…colui che viene a me, io non lo caccerò fuori”.

Il verbo “cacciare” in questo vangelo appare 6 volte:

  • quando Gesù caccia le pecore dal tempio e poi dal recinto dell’istituzione religiosa, significando la libertà che Gesù è venuto a portare ai suoi;
  • una volta per l’istituzione che caccia, scaccia fuori dalla sinagoga coloro che credono in Gesù;
  • e infine l’ultima volta – positiva – l’annunzio che il principe del mondo sarà cacciato fuori.

È la vittoria della vita sulla morte, della luce sulle tenebre. Gesù non caccia nessuno, PERCHÈ LUI È SOLO ACCOGLIENZA.

Perché sono disceso dal cielo...”, questa discesa vuol dire che l’origine di Gesù non è umana, ma divina.

CON LA DISCESA DELLO SPIRITO SANTO, GESÙ CRISTO, È LA DEFINITIVA PRESENZA DI DIO TRA GLI UOMINI.

L’evangelista, al termine del suo Prologo, aveva scritto che Dio nessuno l’ha mai visto, solo il Figlio unigenito ne è la rivelazione.

Quindi Gesù è la piena manifestazione della piena presenza di Dio tra gli uomini ed Egli venne “…non per fare la propria volontà, ma la volontà di colui che lo ha mandato”.

Anche se la volontà del Padre e la volontà di Gesù sono identiche: entrambi desiderano comunicare vita, e vita in abbondanza, agli uomini.

A volte si fa coincidere la volontà di Dio con gli avvenimenti tragici, tristi, di sofferenza della vita.

Ma nel vangelo la volontà è unica e positiva. Sentiamola “…questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”.

Per la prima volta nel vangelo di Giovanni compare l’espressione “ultimo giorno” che poi comparirà sette volte, di cui quattro in questo lungo discorso, sempre associato al verbo “risuscitare”.

L’ultimo giorno nel vangelo di Giovanni, che cadenza secondo il ritmo di una settimana il suo vangelo, è quello della morte di Gesù. Quando Gesù, annunziando che tutto era compiuto, consegnò il suo spirito.

QUINDI L’ULTIMO GIORNO È IL GIORNO DELLA MORTE, CHE DIVENTA IN LUI UN’ESPLOSIONE DI VITA.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica.

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!