26.02.2023 1 DOMENICA DI QUARESIMA A – MATTEO 4,1-11 “Gesù digiuna per quaranta giorni nel deserto ed è tentato”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 4,1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano. Parola del Signore
Mediti…AMO
Con il Mercoledì delle Ceneri appena trascorso, siamo entrati nella Quaresima, tempo forte per eccellenza dell’Anno Liturgico, nel quale ogni cristiano è chiamato alla conversione, al ritorno a Dio, mediante un ascolto più assiduo della Sua Parola, a una preghiera più intensa e prolungata, al digiuno e alle opere di misericordia.
Come soggetti umani, noi viviamo immersi nel male, ne siamo invischiati, ne conosciamo la diffusione e il dilagare e ne siamo anche protagonisti, sia a livello individuale sia in ordine a una struttura sociale nella quale siamo immersi e che tutti rende responsabili.
L’uomo è peccatore in quanto tale e questo già rende evidente l’esistenza del peccato originale e la sua perversità generazionale.
Diceva Dostoevskij nel famoso libro de “I fratelli Karamazov:
- “…ciascuno di noi è senza dubbio colpevole per tutti e per tutto ciò che accade sulla terra, non solo per la comune colpa del genere umano, ma ciascuno personalmente è colpevole per tutta l’umanità e per ogni altro singolo uomo sulla terra“.
Ciò che caratterizzazione del male dilagante e del peccato è appunto la natura umana, capace di danneggiare con il male sé stessa e creare luoghi di perdizione e di smarrimento.
E come opportunità, per redimerci da questo male dilagante, e da queste strutture di peccato, abbiamo quindi iniziato questo lungo cammino di 40 giorni in preparazione alla Santa Pasqua.
È il tempo forte dell’anno liturgico, chiamato Quaresima, che ci conduce per mano, con la parola di Dio, con l’eucaristia, con la confessione, con le opere di carità e con la penitenza all’appuntamento annuale della Pasqua di Morte e Risurrezione.
Questo periodo di preparazione si aggancia all’esperienza di deserto, preghiera e penitenza.
E questa prima Domenica di Quaresima si apre ogni anno con l’ampia pagina, riportata più sopra, delle celebri tentazioni di Cristo.
– La prima tentazione ci porta con Gesù nel deserto, dove viene tentato dal diavolo.
Vi rimase per quaranta giorni e quaranta notti e alla fine ebbe fame. E qui scatta la prima tentazione da parte del demonio che invita Gesù a trasformare le pietre in pane, per sfamarsi, al fine di dimostrare se veramente fosse Figlio di Dio.
Strana tentazione, questa che viene indicata come prima delle tre.
Certamente Gesù poteva far comparire il pane o gli stessi angeli del cielo e provvedere al suo stentamento durante i quaranta giorni di deserto. Ma qui, come se fosse un mago, secondo il diavolo, doveva trasformare le pietre in pane, per dimostrare al demonio che era Figlio di Dio.
Questa tent6azione espone l’uomo del nostro tempo ad assolutizzare talmente il «pane» materiale, da trascurare e perfino dimenticare i valori spirituali fondanti, che gli donano la vera vita al di là della morte.
Gesù lo sa bene, tanto che, risponde al tentatore «…Non di solo pane vivrà l’uomo».
Insomma, si tratta di accettare la precarietà della nostra esistenza terrena come condizione umana basilare per accogliere un “Altro”, di cui impariamo ogni giorno ad avere sempre più fame.
È una tentazione CHE SATANA AMA – sempre in agguato – che ci induce a rinchiudere tutto entro i limiti della materia, ESCLUDENDO DIO E RENDENDOLO IRRILEVANTE.
– La seconda tentazione è quella di prostrarsi agli idoli più potenti in senso negativo: potere, successo, denaro, “volontà di potenza”. Che una volta impossessatisi di noi ci obbligano a firmare un contratto eterno di soggezione ad essi («gettandoti ai miei piedi, mi adorerai».
Ma Gesù suggerisce a chi lo vuol seguire, che solo l’abbandono totale e filiale all’Unico Dio è LA CARTA VINCENTE, perché dove non c’è più Dio, là entrano al suo posto gli idoli.
– La terza tentazione è l’abuso del “Nome di Dio”, una tentazione SEMPRE molto attuale, anche in certi settori cristiani.
E, cioè, di non utilizzare mai il Santo Nome di Dio per il proprio tornaconto e i propri scopi reconditi: Fratelli e Sorelle, non dimentichiamo mai quanti crimini sono stati perpetrati lungo la storia umana, in nome di Dio.
Gesù viene presentato come il nuovo Adamo che, è anche il rappresentante del nuovo Israele.
E Gesù, contrariamente al popolo di Dio durante la traversata del deserto (che durò anch’essa quarant’anni) rimette radicalmente la sua vita nelle mani di Dio – mentre, nel deserto, il popolo errante di Israele, puntualmente rifiutava di essere condotto da Dio.
Cerchiamo di entrare un poco più nel testo.
In ognuno dei tre tentativi di seduzione, si tratta della fiducia in Dio.
Si dice, nel Deuteronomio (Dt 6,4 “Shemà Isra ’El, hebèt Adonaj”):
- “Ascolta, Israele: Il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze”.
Significa esigere che DIO SIA IL SOLO AD ESSERE AMATO DA ISRAELE, IL SOLO DI CUI FIDARSI.
Ma significa anche rinunciare ALLA PROPRIA ASPIRAZIONE DELETERIA, A VOLER “DIVENTARE COME DIO” (Gen 3,5).
A tre riprese, Satana tenta Gesù a servirsi del suo potere:
- della sua facoltà di fare miracoli (v.3),
- della potenza della sua fede che pretenderebbe obbligare Dio (v.6),
- della dominazione del mondo sottomettendosi a Satana e al suo governo di violenza (v.9).
Ma Gesù agevolmente vi resiste, perché:
- Dio è nel cuore della sua esistenza, e perché EGLI VIVE GRAZIE ALLA SUA PAROLA (v.4),
- perché egli ha talmente fiducia in lui che non vuole attentare alla sua sovranità né alla sua libertà (v.7),
- perché egli sa di essere impegnato esclusivamente a servirlo (v.10).
Ma occorre anche riflettere su un altro fatto.
Del peccato delle origini e di quello conseguente, e del male, DIO NON HA COLPA.
COME PRINCIPIO IN SÉ STESSO, DIO È INFATTI BENE ASSOLUTO, BONTÀ E AMORE INFINITO e di conseguenza non poteva porre in essere, SE NON IL BENE E LA FELICITÀ, in quell’uomo, che aveva pensato e concepito come la più nobile delle sue creature, oggetto di particolare beneficio e di speciale fiducia.
E noi sappiamo che DAL SOMMO BENE NON PUÒ CHE SORGERE DEL BENE. Per tale ragione, man mano che procedeva nella sua creazione, Dio si soffermava ad osservarla concludendo che, anche nei suoi elementi opposti, “era cosa buona”(Gen 1, 3. 6).
Ne discende CHE LA REALTÀ DEL MALE SCATURISCE DA UN ABUSO DELLA LIBERTÀ UMANA E DA UNA ERRATA CONCEZIONE STESSA DELLA LIBERTÀ, per la quale si è condotti a ritenere giusto ciò che in realtà e illecito.
Sempre per tale ragione, si è portati a legittimare come bene ciò che oggettivamente è male in sé.
E, spesso, a protendere per il peccato come vera possibilità di autorealizzazione.
La libertà di scelta che Dio ha concesso all’uomo sin dall’inizio, ha condotto a fare in modo che il male dilagasse indisturbato nel mondo e che la morte entrasse nel mondo per invidia del peccato.
Il peccato originale è quindi un mancato obiettivo della libertà umana, un uso sbagliato della volontà, rappresentata dal famoso episodio dell’albero “della conoscenza del bene e del male“, nel quale l’uomo è stato indotto -DA SATANA- ad esaltarsi e a prescindere da Dio.
Certamente complice del peccato originale È ANCHE UNA PARTICOLARE INCLINAZIONE CATTIVA CHE PORTIAMO IN NOI, della quale Paolo dice ai Romani:
- “So infatti che in me, in quanto uomo peccatore, non abita il bene. In me c’è il desiderio del bene, ma non c’è la capacità di compierlo. Infatti io non compio il bene che voglio, ma faccio il male che non voglio.”(Rm 7, 18 – 19).
L’INCLINAZIONE A COMPIERE IL MALE E A OMETTERE IL BENE È PROPRIA QUINDI DELLA NATURA UMANA.
Gravati da essa, ci ritroviamo a vivere un combattimento interiore fra una parte negativa di noi stessi e la consapevolezza del bene che non sempre riusciamo a compiere e la coscienza del male che non sempre siamo in grado di evitare.
Come uscirne? CON CRISTO, IN CRISTO E GRAZIE A CRISTO, che VIENE POSTO IN ANTITESI AL PRIMO UOMO, PONENDOSI QUALE RIMEDIO ESEMPLARE ALLA DEBOLEZZA E ALLA PERVERSIONE DI QUEST’ULTIMO.
Come per colpa di un solo uomo (Adamo) è venuta la distruzione e il peccato ha imperversato nella storia, così per i meriti del nuovo Adamo, Cristo, la morte viene definitivamente sconfitta, perché il peccato viene debellato e noi veniamo risollevati dal peccato d’origine, seppure questo contrassegna lo stato dell’umanità.
E questo perché la croce di Cristo è espressione dell’amore eloquente, in virtù del fatto che, in essa, si realizza la redenzione piena dell’uomo e la salvezza raggiunge il suo culmine.
E, IN ESSA, IL NUOVO ADAMO (IL CRISTO) RECUPERA, NELL’ESTREMA SOTTOMISSIONE E OBBEDIENZA AL PADRE, LA DISOBBEDIENZA DEL PRIMO UOMO APPORTATRICE DELL’ALTRIMENTI IRRECUPERABILE DISFATTA.
Nella croce, Cristo riporta l’uomo al Padre, MENTRE IN ADAMO L’UOMO SI ERA RESO ORFANO, avendo abbandonato la comunione con il suo Creatore.
Adamo era stato fautore di ogni nostra colpa, CRISTO ESTINGUE CON IL SUO SANGUE TUTTE LE NOSTRE COLPE GUADAGNANDOCI ALLA VITA CHE NON MUORE.
E, nel Battesimo, Sacramento lavacro di rigenerazione nello Spirito Santo, nel quale veniamo dallo stesso Cristo rigenerati e vivificati, otteniamo l’affrancamento dalla colpa originale umana e incorporandoci a Cristo veniamo santificati mentre la nostra umanità si ricostruisce nello Spirito.
Come dice Paolo di Tarso (sempre scrivendo ai Romani), nel Battesimo, “…dove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia” (Rm 5, 20).
Ma soprattutto in Cristo vi è il trionfo della fortezza e della temperanza umana.
Così come in Adamo prevalsero negligenza e trascuratezza, in Gesù, consapevole delle sue limitazioni in quanto uomo per essendo vero Dio, il Cristo si sottomette deliberatamente alle tentazioni del maligno per uscirne indomito e vittorioso.
Fornendoci così la CERTEZZA della possibile vittoria sulle manovre con cui il maligno sfrutta la nostra concupiscenza per indurci al male.
La presa di posizione che il nostro Redentore prende nei confronti del Tentatore ci incoraggia e CI SPRONA A FAR PREVALERE IN NOI L’ELEMENTO BUONO, sull’istinto e sulla malvagità.
Vincendo le seduzioni allettanti del Maligno, Nostro Signore Gesù Cristo ci invita a confidare nella grazia di Dio e nell’ausilio dello Spirito per essere forti contro ogni sorta di tentazione e a confidare esclusivamente nelle vie di Dio quali uniche possibilità di salvezza, invitandoci tuttavia all’umiltà per scongiurare in noi ogni presunzione e ogni falso orgoglio.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!