25 GIUGNO 2024 martedì 12’ settimana P.A. B – MATTEO 7,6.12-14 “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 7,6.12-14

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Fratelli e Sorelle, cirissimi, nelle relazioni con gli altri Gesù ci mette, per prima cosa, in guardia da alcuni pericolosi atteggiamenti.

Il primo è quello di non giudicare (Mt.7,1-5, il cui testo è saltato dalla pericope odierna).

E quella del Signore è una vera e propria proibizione «…non giudicate!», perché questa è una azione che pone in essere -se lo facciamo, ovviamente- una valutazione di disprezzo o di condanna degli altri.

MAI DOBBIAMO DIMENTICARE CHE IL GIUDIZIO ULTIMO È UNA COMPETENZA ESCLUSIVA DI DIO.

Le nostre cifre di misura e i nostri criteri sono relativi, perché sono condizionati dalla nostra soggettività.

E se lo facciamo, teniamo presente che qualsiasi condanna irroghiamo agli altri diventa una condanna PER NOI STESSI, IN QUANTO CI PONE –AUTOMATICAMENTE- SOTTO IL GIUDIZIO DI DIO E CI SI AUTOESCLUDE DAL PERDONO.

Ecco allora che mai dobbiamo dimenticare che se il nostro occhio è puro, vale a dire, è libero da ogni giudizio verso i fratelli, allora possiamo relazionarci CON I NOSTRI FRATELLI, in maniera vera davanti a Dio.

Ma facciamo un bellissimo paragone, esaminando alnche altre fedi religiose:

CONFUCIO HA DETTO “…NON FATE AGLI ALTRI CIÒ CHE NON VOLETE CHE GLI ALTRI FACCIANO A VOI”.

NOSTRO SIGNORE GESU’ CRISTO HA DETTO “…FATE AGLI ALTRI CIÒ CHE VORRESTE CHE GLI ALTRI FACESSERO A VOI”.

Innanzitutto ci chiede di passare all’astensionismo, che se pur è teso a non far del male, E’ SEMPRE COSA DEPRECABILE, PERCHÉ IL CRISTIANESIMO CI CHIEDE DI ESSERE SALE E LIEVITO, PORTANDO NELLA NOSTRA EPOCA, LA FEDE, LA SPERANZA E LA CARITA’, ATTRAVERSO LA NOSTRA TESTIMONIANZA DI VITA CRISTIANA.

E POI PERCHÉ LA NOSTRA FEDE NON DEVE VIVERE SU ATTEGGIAMENTI DIFENSIVI.

Noi abbiamo troppa tendenza a focalizzare i nostri esami di coscienza SUI DIVIETI.

E ci diciamo con grande convinzione:

  • non ho fatto né questo né quello, che sono cose vietate,
  • non vado in chiesa, ma ciò non mi impedisce di essere un credente migliore di molti altri,
  • non uccido, non rubo, non faccio del male a nessuno…
  • dunque non ho nulla da rimproverarmi,

A prima vista sembrerebbe un discorso che fila, anche, per certi versi, edificante.

Ma se abbiamo pensato ciò, abbiamo dimenticato che LA FEDE IN GESÙ CRISTO NON CONSISTE UNICAMENTE NELL’EVITARE IL MALE MA, SEMPRE E SOPRATTUTTO, NEL FARE IL BENE.

Perché ALLA FINE DELLA NOSTRA VITA SAREMO GIUDICATI SU UNA COSA SOLA: OVVERO SU COME SIAMO STATI CAPACI DI AMARE GLI ALTRI, TRASMETTENDO LORO QUELL’AMORE DIVINI, CHE ABBIAMO IMPARATO A SENTIRE IN NOI.

Che ciò gli stia bene o meno, un cristiano sarà giudicato in base all’amore, cioè la messa in atto della sua fede.

È VERISSIMO, Fratelli e Sorelle, alla sera della vita saremo giudicati sull’amore (ci diceva con grande convinzione San Giovanni della Croce).

Sarà SOLO L’AMORE VISSUTO, cioè, a dire se la vita che abbiamo vissuto sarà stata o no una vita piena e degna.

E quando la nostra vita, finalmente, si aprirà sul giorno senza tramonto, il Signore, correndomi incontro con le lacrime agli occhi, ancora una volta mi chiederà UNA COSA SOLTANTO “…mio vecchio Diacono Pietro, mi vuoi bene?

E se anche l’avrò tradito per mille e mille volte, IL SIGNORE IDDIO per mille volte mi chiederà “…mio vecchio Diacono Pietro, mi vuoi bene?

E non dovrò fare altro che rispondere, CON TUTTE LE MIE FORZE, per mille e mille volte “…sì, O MIO SIGNORE, IL TUO DIACONO PIETRO TI VUOLE BENE…TI HA SEMPRE VOLUTO BENE… PUR NELLA SUA FRAGILITA’ UMANA, HA CERCATO DI ESSERE SEMPRE TUO SERVO”.

E PIANGEREMO INSIEME DI GIOIA, PERCHÉ QUESTO SCELLERATO FIGLIO È TORNATO NEL CUORE DI QUEL PADRE MISERICORDIOSO, CHE DA SEMPRE LO ATTENDEVA SULL’USCIO DI CASA.

Lungo lo scorrere di questa vita terrena, chi non è mai stato un “tu” per qualcuno, sappia che se ne va da questo mondo senza aver vissuto un’esistenza senza senso né valore.

E, se ne va vuoto, perché nessuno lo ha mai riempito.

CONTEMPORANEAMENTE, SAPPIA CHE, NON AVENDO MAI TROVATO QUALCUNO DA RIEMPIRE DI SÉ E FECONDARE, EGLI NON HA MAI AVUTO UNA TERRA IN CUI METTERE RADICI, E SE NE VA AVENDO VISSUTO COME UN NOMADE, SENZA PATRIA NÉ CASA, SENZA APPARTENENZA NÉ FAMIGLIA, SENZA LASCIARE TRACCIA NÉ EREDITÀ, IN UNA PAROLA SENZA MAI AVER POTUTO DARE UN SENSO DURATURO ALLA PROPRIA VITA.

ECCO ALLORA CHE, CHI NON HA MAI INCONTRATO UN “TU”, PERDE ANCHE LA FEDE IN SE STESSO, IN QUANTO NON È PIÙ SICURO DEL PROPRIO VALORE, DELLA BELLEZZA DI QUELLA LUCE DIVINA CHE DOVREBBE RISPLENDERE IN LUI, E, AL LIMITE NEMMENO DELLA PROPRIA ESISTENZA, PERCHÉ È SOLO NELL’AMORE CHE ABBIAMO CONDIVISO CON I NOSTRI FRATELLI, CHE DIO CI CONFERMA NELLA NOSTRA IDENTITÀ, CHE PUO’ COSI’ FINALMENTE RISPLENDERE NELLA NOSTRA SOMIGLIANZA CON DIO, FINALMENTE RIPULITA DALLA NOSTRA MISERIA UMANA.

Per questo chi non ha mai incontratoLA GRAZIA DI DIO, si abbandona alla frenesia del possesso, illudendosi in questo modo di darsi un’identità e un nome, RIEMPIENDO IL VUOTO ESISTENZIALE CREATO DALL’ASSENZA DI RELAZIONI.

Lo scrittore Giovanni Verga, racconta questa povertà spirituale in un romanzo straordinario, la NovellaLA ROBA”, contenuta nella raccolta “NOVELLE RUSTICANE” del 1883.

In essa è descritto MAZZARO’, un uomo tirchio e avaro, che possiede molti terreni, e tanta “roba”, rubati al suo signore, mentre lavorava per lui come contadino, arrivando persino, nella frenesia di “accumulare” FAMILIARI E AMICI, per potersi dedicare solo “alle sue cose”, evitando con cura ogni relazione umana.

Questo pover’uomo vine nella solitudine e nella follia umana: lo stesso nome “”MAZZA-RO’, allude al gesto folle con il quale, alla fine, tenta di distruggere la sua “roba”, che è stata l’unica ragione delle sue giornate VUOTE E SOLITARIE, perché HA CAPITO.

Egli infatti, con una “MAZZA, RO’MPERA’” LA ROBA CHE HA ACCUMULATO E CHE LO HA DANNATO.

Ecco la morale che vi regalo: chi non ha mai incontrato DAVVERO UN “TU”, tratta le persone come se fossero roba.

Fratelli e Sorelle, ecco allora che siamo chiamati a giudicare noi stessi E LA NOSTRA SETE DI POSSESSO, E GLI ALTRI, come Dio fa con ognuno di noi: con amorevolezza, sete di relazione umana e autenticità.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

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Sia Lodato Gesù, il Cristo!