26.08.2022 – VENERDI’ 21^SETTIMANA P.A. C – MATTEO 25,1-13 “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo MATTEO 25,1-13

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono. A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”. Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”. Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il vangelo di Matteo si conclude con tre parabole dense e significative.

Ieri il Signore ci invitava a vegliare ed oggi ce ne spiega la ragione.

La comunità cui Matteo si rivolge, la sua, è composta prevalentemente da ebrei rimasti travolti dalla distruzione di Gerusalemme e del tempio. Un evento talmente drammatico da avere gettato nello sconforto anche la comunità cristiana.

Per comprenderne la gravità è come se, un missile di qualche fondamentalista distruggesse san Pietro, uccidendo anche il Papa. Era certamente un evento che li aveva gettati nello sconforto.

E Matteo li incoraggia riprendendo le parole del Signore Gesù. E li invita a vegliare come le amiche della sposa attendono lo sposo che viene nel cuore della notte.

Quello di cui si parla è certamente uno sposo piuttosto originale, che tornerà. Sì è già incarnato nella storia, continua a toccare e travolgere i cuori di chi si mette alla sua ricerca, e ne fa esperienza nello Spirito. Ma tornerà anche nella gloria per ricapitolare tutte le cose, come dice san Paolo.

Ma la domanda è: quanti, davvero, aspettano il ritorno glorioso del Signore nella pienezza dei tempi?

Anche se, più o meno “a pappagallo”, durante la celebrazione dell’Eucaristia, dopo la consacrazione, tutta la comunità proclama solennemente “…annunziamo la Tua morte, o Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta”.

EPPURE L’ATTESA È LA CARATTERISTICA PRINCIPALE DEL “CERCATORE DI DIO”, UN’ATTESA CHE DEVE ESSERE SEMPRE OPEROSA, CHE VEGLIA, CHE AGISCE.

Ovvio che c’è il rischio di assopirsi, siamo onesti. Ma c’è anche quello di vivere come se Gesù non fosse e non fosse il presente, è palpabile nel nostro cristianesimo annacquato e inconcludente.

Accogliamo allora, Fratelli e Sorelle, questa parabola come un severo monito, come un invito a non desistere, come una scossa alla nostra tiepidezza. Vegliamo nella gioia aspettando il ritorno dello sposo alimentando la lampada della fede con l’olio della preghiera in un’attesa colma di gioia.

Ma vediamo il testo.

Gesù comincia il racconto dicendo:

  • Il Regno dei cieli potrà essere paragonato a 10 vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque erano stolte e cinque sagge”.

Il Maestro non intende dire che una metà di coloro che ereditano il Regno dei cieli è composta di persone stolte e l’altra di persone sagge. Sta solo evidenziando che, in relazione al Regno, ciascuno dei discepoli può scegliere se vigilare o distrarsi.

Nella parabola tutte e 10 le vergini escono per accogliere lo sposo e unirsi al corteo nuziale. Essa, a prima vista, lascia intendere che all’arrivo dello sposo le vergini accenderanno le loro lampade per illuminare il percorso, mostrandogli così onore, mentre conduce la sposa verso la casa preparata per lei.

Ma le cose andranno davvero così?

Gesù prosegue “Le stolte avevano preso le loro lampade ma non avevano portato con sé l’olio, mentre le sagge, insieme alle loro lampade, avevano portato anche l’olio in boccette. Dato che lo sposo tardava, tutte iniziarono a sonnecchiare e si addormentarono”.

Lo sposo non arriva tanto presto, quanto le vergini si aspettano, anzi sembra essere in forte ritardo. Nell’attesa tutte e 10 si addormentano. Ascoltando queste parole, io credo che, agli apostoli sarà venuto in mente quello che Gesù aveva detto, a proposito di un uomo di famiglia nobile, che era andato in un paese lontano e “infine, dopo aver ottenuto il potere regale”, era tornato (Luca 19,11-15).

Nella parabola delle 10 vergini Gesù descrive cosa accade quando lo sposo finalmente arriva “Nel bel mezzo della notte si sentì gridare: ‘Ecco lo sposo! Uscitegli incontro!’”

Ma che dire delle vergini? Sono pronte e deste?

Gesù spiega “…allora tutte quelle vergini si alzarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: ‘Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade stanno per spegnersi’. Le sagge risposero: ‘Forse non ce n’è abbastanza per noi e per voi. Andate piuttosto da quelli che lo vendono e compratevelo’”.

Le cinque vergini stolte non hanno portato olio a sufficienza e ora hanno bisogno di trovarne dell’altro.

E accade che “…mentre andavano a comprarlo, arrivò lo sposo. Le vergini che erano pronte entrarono con lui alla festa di nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e dissero: ‘Signore, signore, aprici!’ Lui rispose: ‘Vi dico la verità: io non vi conosco’”.

Un triste epilogo per non essere rimaste pronte e deste. Anche qui, per gli apostoli è facile capire che, quando parla dello sposo, Gesù si sta riferendo a sé stesso. Infatti in precedenza si era già paragonato a uno sposo (Luca 5,34-35).

E chi raffigurano le vergini sagge?

Riferendosi al “piccolo gregge” a cui sarà dato il Regno, Gesù aveva detto “…tenete le vostre vesti legate sui fianchi e le lampade accese” (Luca 12,32-35). Da questo invito gli apostoli hanno ben compreso che le vergini della parabola rappresentano chi come loro fa parte del “piccolo gregge”. Ed essi, suoi fedeli discepoli, dovranno esser trovati desti e vigilanti al suo arrivo e durante la sua presenza, come le cinque vergini sagge.

Ma vediamo nel dettaglio qualcosa di specifico sui personaggi.

Innanzitutto, leggendo in un primo momento il brano sembrerebbe quasi che le dieci vergini siano promesse tutte in matrimonio allo stesso sposo.

Questo equivoco nasce perché nono conosciamo la tradizione ebraica per quanto riguarda i matrimoni.

Le 10 vergini in realtà sono le damigelle d’onore, che hanno il compito di aspettare l’arrivo dello sposo per poi prendere parte al corteo e al banchetto nuziale.

Le 10 vergini vengono divise in due gruppi:

  • LE STOLTE: Che dimostrano scarsa intelligenza, che mancano di discernimento, si comportano in modo insensato. Nella bibbia si parla molte volte di stoltezza:
    • “Lo stolto ha detto in cuor suo: Non c’è Dio” Salmo 14,1
    • “Il timore del Signore è il principio della scienza, gli stolti disprezzano la saggezza e l’istruzione” Proverbi 1,7
    • “Il saggio ha gli occhi in testa, mentre lo stolto cammina nelle tenebre” Ecclesiaste 2,14

La stoltezza è quindi qualcosa che si manifesta quando una persona non ha nessun tipo di timore di Dio, quando arriva a negare la sua esistenza e quindi ad attuare nella propria vita delle scelte che non prevedono il consiglio dell’Altissimo. Questo porta inesorabilmente a vivere nel peccato, in ecclesiaste infatti dice “…a camminare nelle tenebre”.

  • LE SAGGE: Che dimostrano di essere giudiziose, caute, accorte. Nella bibbia si parla molte volte di saggezza:
    • “Il saggio teme, ed evita il male; ma lo stolto è arrogante e presuntuoso” Proverbi 14,16
    • “Si, io ho applicato a tutto questo il mio cuore, e ho cercato di chiarirlo: che cioè i giusti e i saggi e le loro opere sono nelle mani di Dio” Ecclesiaste 9,1
    • “Se poi qualcuno di voi manca di saggezza, la chieda a Dio che dona a tutti generosamente senza rinfacciare, e gli sarà data” Giacomo 1,5

La saggezza è qualcosa di strettamente collegato a Dio, che la detiene ed è Lui che la dona a tutti coloro che la chiedono. Il suo timore ed un rapporto personale con Lui ci spingono ad avere dei comportamenti avveduti, fondati sulla sua Parola e sul suo volere.

  • LO SPOSO: Facendo riferimento alla tradizione ebraica, lo sposo, il giorno delle nozze, accompagnato dal suo corteo, doveva andare a prendere la sposa presso l’abitazione dei genitori per condurla nella propria casa, dove si sarebbe svolto il banchetto nuziale.

Dal racconto si capisce, poi, che lo sposo era atteso dalle damigelle, ma era in ritardo. E che, al suo arrivo, preceduto da un grido di avviso, tutto doveva essere pronto per raggiungere il luogo del banchetto.

Quindi le 5 vergini -con le lampade piene di olio- vengono fatte partecipare al matrimonio, mentre le 5 -che erano sprovviste dell’olio- vengono lasciate fuori dal luogo delle nozze.

Lo sposo si presenta risoluto nel suo rifiuto, la sua è una posizione che non prevede delle repliche. Una risolutezza e una fermezza che troveremo anche in Gesù ,quando tornerà su questa terra, a prendere tutti coloro che hanno creduto in Lui.

Quel giorno non si potranno fare appelli. Il Cristo infatti separerà quelli che lo hanno riconosciuto come Salvatore da quelli che non ne hanno voluto sapere della sua opera.

  • “E tutte le genti saranno riunite intorno a Lui ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri; e metterà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra” Matteo 25,32-33

Con queste parole vuole proprio far capire ai discepoli (ma anche a noi), che tornerà per “sposare” la sua chiesa che si dovrà essere preparata per quel momento.

Come una sposa cura nei minimi dettagli il giorno delle sue nozze, così noi dobbiamo prepararci spiritualmente in visione di quel giorno.

  • “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a Lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata” Apocalisse 19,7
  • “Infatti sono geloso di voi della gelosia di Dio, perché vi ho fidanzati ad un unico sposo, per presentarvi come una casta vergine a Cristo” 2 Corinzi 11,2

La preparazione spirituale non è certo un aspetto che può essere tralasciato e soprattutto non può essere comprato o chiesto in prestito all’ultimo minuto. Siamo quindi invitati ad avere un rapporto con Dio personale e duraturo, perché, dice il Salmo 33,15:

  • Egli ha formato il cuore di tutti, egli osserva tutte le loro opere”.

E infine ricordiamo che anche nell’Antico Testamento sono presenti le donne che “escono incontro” all’amato o all’eroe (1Sam 18,6), ne accolgo festose l’arrivo per esaltarne le gesta ed unirsi alla sua gloria.

Pure di un’altra donna, seppur legata ad un altro elemento che è quello della “lampada”, leggiamo nell’AT.

Si tratta della “donna virile” dei Proverbi che è realizzata, stimata e, per lasciar intendere che mai nessun momento da lei è trascurato, è detto che “non si spegne di notte la sua lampada”, ed è quindi sempre pronta per qualsiasi evenienza.

Ci sono quindi motivi che accomunano queste categorie femminili, ma, a fare la differenza, è la “stoltezza” di 5 delle 10 vergini che non hanno provveduto l’olio per alimentare le lampade. Di tutte e 10 si dice che sono “vergini” e che “si addormentarono”.

Nel contesto, il carattere della “verginità” esprime l‘idoneità al matrimonio e in seguito, nel cristianesimo nascente, anche la qualità di chi si dona interamente a Cristo (1Cor 7,25.32). In ogni caso, si riferisce ad una persona che ha il cuore trepidante in attesa dell’“oggetto” del suo appagamento sentimentale.

  1. Faustina Kowalska esclama “…O Dio di grande Maestà, o mio Sposo, Tu sai che nulla soddisfa il cuore di una vergine.

Relativamente al “sonno” a cui tutte cedono, non è da considerare negativamente perché la letteratura antico e neo testamentaria attribuisce al sonno uno dei “luoghi” privilegiati in cui Dio si manifesta.

Solo per citare alcuni esempi, si pensi al sonno a cui è indotto Adamo da Dio stesso, alla vocazione di Samuele o alla misteriosa paternità di Giuseppe, lo sposo di Maria, svelata appunto nel sonno.

NON È QUINDI IL SONNO A DESTARE ANTIPATIA NEI RIGUARDI DEI SOGGETTI DELLA PARABOLA, come si potrebbe pensare, quanto piuttosto la sprovvedutezza delle 5 che sono sfornite di olio. Cos’è allora quest’olio? L’olio:

  • sigilla la presenza di Dio (Gn 28,18),
  • attribuisce un potere indelebile (Es 29,7; 1Sam 16,13),
  • è l’ornamento della gioia e della ricchezza (Sal 92,11)
  • ed è soprattutto l’alimentazione della “lampada” che “sta al di fuori del velo che sta davanti alla Testimonianza” (Es 27, 20-21).

All’interno del Tempio ebraico venivano conservati la manna, il bastone di Aronne e le Tavole della Torah. La “lampada” accesa significava dunque la presenza del Signore nella Torah e la fede viva e desta dei credenti (lampada che sempre arde nella sinagoga davanti all’Armadio che conserva i rotoli della Torah).

Ma esaminiamo anche il numero delle vergini, perchè ci aiuta nella comprensione del messaggio: 5 + 5.

Il 5 rimanda necessariamente alla Torah (5 Libri) e quindi:

  • 5 vergini assecondano la Torah e sono “sagge”,
  • le altre 5 non la assecondano e perciò sono “stolte”.

La parabola inizia proponendo l’immagine del “Regno dei Cieli”, e quindi “si riferisce a noi tutti, cioè assolutamente a tutta quanta la Chiesa, a tutti assolutamente” dice S. Agostino, nel suo Discorso 93).

Di conseguenza ognuno di noi vuole identificarsi con le vergini sapienti che entrano alle “nozze”.

MA LA SAPIENZA VA CONQUISTATA. “Essa si lascia vedere da coloro che la amano … chi si alza di buon mattino per cercarla non si affaticherà … chi veglia a causa sua sarà presto senza affanni”.

C’è infatti un altro comune denominatore nella Parola di questa domenica: la vigilanza con cui vanno vissute le ore notturne e mattutine e la prontezza che deve condizionare la quotidianità.

Il Salmista ricerca il suo Dio sin “dall’aurora” e san Paolo parla della “voce dell’arcangelo e del suono della tromba di Dio” che irrompono a un “ordine”.

La tradizione rabbinica afferma che “…l’adulto deve occuparsi con lo studio della Torah ogni ora del giorno” (Berakot 9).

E che “…chiunque impara la Torah di notte viene ricompensato con una grazia durante il giorno” (Avodah Zarah 3).

Al di là del fatto che determinate ore ben si confanno all’apprendimento, tuttavia non è solo all’attività mentale che si allude, PERCHÉ È L’UOMO NELLA SUA INTEREZZA CHE DEVE TENDERE ALLA SAPIENZA.

E la “sapienza” è Gesù e consiste nel “saper vedere i segni della sua presenza, tenere viva la nostra fede, con la preghiera, con i Sacramenti, essere vigilanti per non addormentarci, per non dimenticarci di Dio.

La vita dei cristiani addormentati è una vita triste, non è una vita felice. Il cristiano dev’essere felice, la gioia di Gesù” (ha detto Papa Francesco, in una omelia del 24.04.2013).

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!