25.01.2024 GIOVEDI’ CONVERSIONE DI SAN PAOLO – MARCO 16,15-18 “Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 16,15-18

+ In quel tempo, [Gesù apparve agli Undici] e disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato. Questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno; imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

La festa liturgica della “conversiti sancti Pauli“, che appare già nel VI secolo, è propria della Chiesa latina.

Poiché il martirio dell’apostolo delle Genti viene commemorato a giugno, la celebrazione odierna offre l’opportunità di considerare da vicino la figura dell’Apostolo per eccellenza, che scrisse di se stesso “…Io ho lavorato più di tutti gli altri apostoli“, ma anche “…io sono il minimo fra gli apostoli, un aborto, indegno anche d’essere chiamato apostolo“.

Adduce egli stesso le credenziali che gli garantiscono il buon diritto di essere considerato apostolo: egli ha visto il Signore, Cristo Risorto, ed è, perciò, testimone della risurrezione; egli anche è stato inviato direttamente da Cristo, come i Dodici: visione, vocazione, missione, tre requisiti che egli possiede, per i quali quel miracolo della grazia avvenuto sulla via di Damasco, dove Cristo lo costringe a una incondizionata capitolazione, sicché egli grida “…Signore, che vuoi che io faccia?”

Nelle parole di Cristo è rivelato il segreto della sua anima “Ti è duro ricalcitrare contro il pungolo“.

E’ vero che Saulo cercava “…in tutte le sinagoghe di costringere i cristiani con minacce a bestemmiare“, ma egli lo faceva in buona fede e quando si agisce per amore di Dio, il malinteso non può durare a lungo.

Affiora l’inquietudine, CIOÈ “IL PUNGOLO” DELLA GRAZIA, il guizzo della luce di verità “…Chi sei tu, Signore?“; “…Io sono Gesù che tu perseguiti“.

Questa mistica irruzione di Cristo nella vita di Paolo è il crisma del suo apostolato e la scintilla che gli svelerà la mirabile verità della inscindibile unità di Cristo con i credenti.

Questa esperienza di Cristo alle porte di Damasco, che egli paragona con l’esperienza pasquale dei Dodici e con il fulgore della prima luce della creazione, sarà il “leit motiv” della sua predicazione orale e scritta.

Le quattordici lettere che ci sono pervenute, ognuna delle quali mette a nudo la sua anima con rapide accensioni, ci fanno intravedere il miracolo della grazia operato sulla via di Damasco, incomprensibile per chi voglia cercarne una spiegazione puramente psicologica, ricorrendo magari all’estasi religiosa o, peggio, all’allucinazione.

  1. Paolo trarrà dalla sua esperienza questa consolante conclusione “…Gesù è venuto nel mondo per salvare i peccatori, dei quali io sono il primo. Appunto per questo ho trovato misericordia. In me specialmente ha voluto Gesù Cristo mostrare tutta la sua longanimità, così io sia di esempio per coloro che nella fede in Lui otterranno d’ora innanzi la vita eterna“.

Convertirsi, ovvero, secondo l’etimologia, invertire la direzione, eppure san Paolo, in viaggio tra Gerusalemme e Damasco, a caccia di cristiani che considerava eretici, non è tornato indietro.

Una luce, una voce, l’umiliazione della caduta – gli Atti degli Apostoli narrano l’evento al capitolo 9 – e poi la cecità: Saulo divenne così un uomo nuovo, nonostante continuò per la propria strada, e raggiunse la meta prefissatasi, Damasco.

Pur se non la raggiunse mai come aveva immaginato e sperato, perché vi fu condotto come in un infermo.

La strada, certamente, rimase quella, ma gli occhi di Paolo ne vedevano una diversa, una nuova: quella vecchia lo portava verso l’odio, quella nuova verso la luce.

E questo ci fa capire che, forse, convertirsi significa non tanto cambiare strada, MA “TRASFORMARE” LA PROPRIA STRADA.

Ed è per questo che, grazie alla potenza di dio, Paolo, da persecutore, diviene Apostolo che ha accolto la fede in Cristo e l’ha diffusa, con una fecondità apostolica straordinaria, che non è ancora cessata.

Ma poiché siamo ancora nella settimana dell’unità, riflettiamo su alcuni aspetti della conversione di Paolo che si possono mettere in relazione con l’unità.

San Paolo si preoccupava al massimo dell’unità del popolo di Dio.

Fu proprio questo il motivo che lo spingeva a perseguitare i cristiani: egli non tollerava neppure il pensiero che degli uomini del suo popolo si staccassero dalla tradizione antica, lui che era stato educato, come egli stesso dice, alla esatta osservanza della Legge dei Padri ed era pieno di zelo per Dio.

Ai Giudei che lo ascoltano dopo il suo arresto egli paragona appunto il suo zelo al loro “… pieno di zelo per Dio, come oggi siete tutti voi“.

E dunque possibile essere pieni di zelo per Dio, ma in modo sbagliato.

San Paolo stesso lo dice nella lettera ai Romani “…Essi hanno molto zelo, ma non è uno zelo secondo Dio“, è uno zelo per Dio, ma concepito secondo gli uomini (Rm 10,2).

Ora, mentre Paolo, pieno di zelo per Dio, usava tutti i mezzi e in particolare quelli violenti per mantenere l’unità del popolo di Dio, Dio lo ha completamente “convertito“, rivolgendogli quelle parole che rivelano chiaramente quale sia la vera unità.

  • “…Chi sei, o Signore? Mi disse: Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti“.

Nelle tre narrazioni della conversione di Paolo molti dettagli cambiano: alcuni vengono aggiunti, altri scompaiono, ma queste parole si trovano sempre, perché sono veramente centrali.

Paolo evidentemente non aveva coscienza di perseguitare Gesù, caricando di catene i cristiani, ma il Signore in questo momento gli rivela l’unità profonda esistente fra lui e i suoi discepoli “…Io sono Gesù il Nazareno, che tu perseguiti“.

Forse proprio allora Paolo ebbe la prima rivelazione del corpo di Cristo, del quale ha parlato poi nelle sue lettere.

Tutti siamo membra di Cristo per la fede in lui: in questo consiste la nostra unità.

Gesù stesso fonda la sua Chiesa visibile.

“…Che devo fare, Signore” chiede Paolo, e il Signore non gli risponde direttamente “…Prosegui verso Damasco; là sarai informato di tutto ciò che è stabilito che tu faccia“.

Lo manda dunque alla Chiesa, non vuole per il suo Apostolo una conversione individualistica, senza alcun rapporto con gli altri discepoli.

Egli deve inserirsi nella Chiesa, Corpo di Cristo, al quale deve aderire per vivere nella vera fede.

MA VENIAMO AL TESTO ODIERNO.

Fa spavento leggere la storia di Saulo, perché è lontana dagli stereotipi che abbiamo nel cuore.

È un persecutore della causa cristiana ma è un uomo di cultura, che è nato e che è cresciuto in una città multietnica, una metropoli del passato.

Saulo si è confrontato con il mondo ellenistico e quello romano ed ha approfondito le sue radici ebraiche.

Da dove gli deriva, allora, tutto quell’astio? Dallo zelo religioso.

Saulo è convinto di combattere i cristiani in nome di Dio…

Dio sa che l’unico modo di salvare Saulo è scaraventarlo in terra, farlo cadere.

Perchè, a volte, la conversione passa proprio attraverso una caduta, un fallimento.

E Gesù fa rovinare a terra Saulo, che si ravvede e inizia a riflettere.

E si rialza cieco, perché la cecità è la condizione della sua anima.

E nella cecità dovrà restare fino ad incontrare il pauroso Anania da cui riceverà il battesimo, e nuovamente la luce degli occhi.

Fratelli e Sorelle, mai dobbiamo dimenticare che, sempre, la Parola passa attraverso le mani inadatte di qualche “cristiano” non all’altezza della situazione, PERCHE’ ESSA SIA GLORIFICATA DA SE’ STESSA.

Così è per Saulo di Tarso, così per Anania, così per me, INDEGNO DIACONO.

Ma questo però non impedisce a Gesù di affidare a tutti coloro che chiama e che rispondono alla sua chiamata, l’incarico di raccontare al mondo, ciò che Dio, nel suo infinito Amore, ha fatto per quell’uomo in cui “vive” la sua “immagine e somiglianza”.

E questo perchè dobbiamo sempre ricordarci che, per annunciare il Vangelo, non è assolutamente necessario essere robusti e dotti, MA UMILI E FEDELI.

E, l’annuncio del Vangelo fa parlare una lingua nuova, perché è portatore di una novità trascendente.

Una lingua che tutti possono capire perché è la lingua dell’amore. Una lingua autoreferenziale, perchè accompagnata da “segni”, capaci di tradurre nella realtà quotidiana L’AMORE DI DIO, che deve essere annunziata a tutti.

Il Cristo Risorto ci comanda, di andare, cioè di metterci in cammino; e di proclamare la buona notizia a tutti e in tutto il mondo.

L’opera che egli affida non prevede confini geografici, tanto che, nessuno deve essere escluso, e tutti hanno il diritto di ricevere LA PAROLA CHE SALVA.

Quando Gesù ci invita a essere suoi apostoli  e, ricordiamo che tutti i cristiani abbiamo ricevuto questa chiamata con il Battesimo, non guarda le nostre qualità o le nostre debolezze, ma ci proietta verso il futuro con una fiducia infinita nell’opera che lo Spirito Santo farà in ciascuno di noi, se sappiamo lottare per lasciarlo agire nella nostra vita.

Ha detto il 64’ Vescovo di Roma, il Papa San Gregorio Magno (540-604, Dottore della Chiesa):

  • “Che razza di sentinella sono dunque io, che invece di stare sulla montagna a lavorare, giaccio ancora nella valle della debolezza? Però il creatore e redentore del genere umano ha la capacità di donare a me indegno l’elevatezza della vita e l’efficienza della lingua, perché, per suo amore, non risparmio me stesso nel parlare di lui”.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!