24.11.2022 – GIOVEDI’ SANTI ANDREA DUNG-LAC E COMPAGNI – LUCA  21,20-28: Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.

i… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

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Dal Vangelo secondo LUCA  21,20-28

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti. Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO

Oggi è la memoria dei santi Andrea Dung Lac, sacerdote, e compagni, martiri. Con un’unica celebrazione si onorano centodiciassette martiri di varie regioni del Viet Nam, tra i quali otto vescovi, moltissimi sacerdoti e un gran numero di fedeli laici di entrambi i sessi e di ogni condizione ed età, che preferirono tutti patire l’esilio, il carcere, le torture e l’estremo supplizio piuttosto che recare oltraggio alla croce e rinnegare la fede cristiana.

Il cattolicesimo giunse in Vietnam sul finire del secolo XVI, ma fu continuamente osteggiato dai regnanti locali: tra i secoli XVII e XIX, si susseguirono più di 50 editti contro i cristiani, che provocarono l’uccisione di circa 130 mila fedeli.

117 di essi, beatificati negli anni 1900, 1906, 1909 e 1951, sono stati unificati in un solo gruppo e canonizzati da san Giovanni Paolo II, che li ha anche dichiarati Patroni del Vietnam con la Lettera apostolica «Si quidem cunctis» del 14 dicembre 1990.

Il gruppo comprende: 8 vescovi, 50 sacerdoti, 59 laici (tra cui medici, militari, molti padri di famiglia e una madre di famiglia).

A rappresentarli tutti, il Martirologio Romano nomina Andrea Dung-Lac, prima catechista e poi sacerdote, che riscuote in Vietnam una particolare devozione.

Storicamente il cattolicesimo in Vietnam iniziò nel secolo XVI con padre Alexandre de Rhodes, gesuita francese, considerato il primo apostolo di quella giovane Chiesa asiatica, allora divisa in tre distinte regioni: Tonchino, Annam e Cocincina.

Nel 1645, padre de Rhodes fu espulso: da allora insorsero varie persecuzioni, alternò a periodi di pace.

In quei momenti di tregua, i missionari di varie congregazioni si stabilizzavano nel territorio, rincuorando i fedeli e soprattutto istituendo le “Case di Dio” per la formazione del clero locale e dei catechisti.

Dal 1645 al 1886 si ebbero ben 53 editti contro i cristiani, con la morte di circa 113.000 fedeli.

Durante il regno di Minh Mang (re dal 1821), la persecuzione divenne spietata: anche chi osava solo nascondere i cristiani vennero condannati a morte.

Anche l’imperatore Tu Duc (che regnò dal 1847 al 1883) odiava tutto ciò che fosse europeo, non distinguendo la politica dalla religione.

Stabilì che chiunque avesse collaborato alla cattura di un missionario avrebbe dovuto ricevere 300 once d’argento.

Il missionario, invece, dopo che gli venisse spaccato il cranio, avrebbe dovuto essere gettato nel fiume.

I sacerdoti locali ei catechisti stranieri venivano sgozzati, mentre ai catechisti locali venivano impressa sulla guancia con un ferro rovente la scritta “Ta dao”, che significa “Falsa religione”, additandoli così al pubblico disprezzo.

I semplici fedeli cristiani, invece, potevano aver salva la vita se calpestavano la croce davanti al giudice.

Davanti alla fermezza nella fede dei cristiani, il sovrano ne ordinò la dispersione e la confisca dei beni: i mariti vennero dalle mogli ei figli dai genitori; molti vennero esiliati in regioni lontane, in mezzo a popolazione non cristiane.

Di questa miriade di eroi della fede, la Chiesa ha selezionato quelli di cui è stato possibile ricostruire la vita e accertare il martirio.

Il 27 maggio 1900 papa Leone XIII ha beatificato un iniziale gruppo di 64 membri.

San Pio X ha sancito il martirio di altri due gruppi, di otto appartenenti all’Ordine Domenicano, il 20 maggio 1906 (le cui cause erano state seguite da due Vicariati apostolici distinti).

Lo stesso Pontefice ha elevato agli altari un quarto raggruppamento, il 2 maggio 1909, composto da 20 persone.

Il Venerabile Pio XII, infine, ha beatificato un quinto e ultimo gruppo, di 25 martiri, il 29 aprile 1951.

Il 18 aprile 1986 è stato emesso il decreto con cui le cause dei 117 martiri totali confluivano in una sola.

In seguito al decreto “de signis” del 5 giugno 1986, che sanciva la perdurante fama di segni e di miracoli relativi a tutti quei martiri, il Papa san Giovanni Paolo II li ha canonizzati il 19 giugno 1988.

La data della memoria liturgica unitaria è il 24 novembre, giorno nel quale morirono tre di essi.

Come capo del gruppo totale è stato scelto Andrea Dung Lac, grazie al culto di cui gode nel suo Paese e all’esempio dato durante tutta la sua vita.

Prima catechista e poi sacerdote, esercitò il ministero in varie comunità, spostandosi di continuo e subendo frequenti arresti.

Infine fu condannato alla decapitazione: la sentenza venne eseguita il 21 dicembre 1839.

Il gruppo comprende in tutto 8 vescovi, 50 sacerdoti, 59 laici.

Di questi, molti sono padri di famiglia, oppure svolgevano vari mestieri: pescatori, medici, militari.

L’unica donna presente è una madre di famiglia.

Quanto alle nazionalità, 96 sono vietnamiti, 11 invece sono spagnoli, tutti appartenenti all’Ordine dei Predicatori o Domenicani.

Infine, sono presenti 10 francesi, tutti della Società delle Missioni Estere di Parigi.

75 condannati alla decapitazione, 22 condannati allo strangolamento, 6 condannati a essere bruciati vivi, 5 condannati alla dilacerazione delle membra del corpo.

Da ultimo, 9 morirono in prigione, a causa delle torture.

ESAME DEL TESTO EVANGELICO

Gesù elenca tutta una serie di catastrofi e di tragedie. Alcuni esegeti vi vedono anche l’allusione alla distruzione del tempio ma, quel che conta, è la conclusione del brano: davanti a tutte queste catastrofi ciò che i discepoli sono chiamati a fare è alzare lo sguardo.

Anche se gli eventi naturali catastrofici, eventi terribili causati dalla disumanità sembrano essere i segni della parusia, essi non sono l’esito finale. Sono solo il segno premonitore che sta arrivando qualcosa di infinitamente più grande, che dimostrerà che il bene è più forte del male.

Noi temiamo questi eventi e li identifichiamo in tutto quello di tremendo che sta succedendo nella nostra storia, dimenticando che la nostra storia non è tutta lì. Dimenticando le atrocità che hanno già contrassegnato ogni secolo passato, pur non ratificandone la fine.

I versetti di questo brano non sono descrizioni di cataclismi cosmici, MA MODI DI DIRE IMMAGINOSI, IPERBOLICI, IRREALI A CUI GLI AUTORI DELLA BIBBIA HANNO FATTO RICORSO PER ANNUNCIARE LE GRANDI NOVITÀ DI SALVEZZA E DI LIBERAZIONE PORTATE DAL MESSIA.

E la Scrittura abbonda di tali descrizioni per presentare avvenimenti storici come la caduta di un re, una sconfitta militare o un qualsiasi rivolgimento nazionale (Es 19,18-19; Is 14,12; Ger 4,23-28; Gl 3,1-5; ecc.).

Prendere alla lettera questi annunci non significa solo fraintendere, ma addirittura stravolgere il loro significato.

Ad esempio, Pietro presenta la Pentecoste come giorno in cui si avverano queste parole del profeta Gioele:

  • -“…farò prodigi in alto nel cielo e segni in basso sulla terra, sangue, fuoco e nuvole di fumo. Il sole si muterà in tenebra e la luna in sangue, prima che venga il giorno del Signore, giorno grande e splendido. Allora chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato” (At 2,19-21).0

Ma non accadde nulla di simile in quel giorno. Ci furono grandi avvenimenti, conversioni e rivolgimenti nelle menti e nelle coscienze: questo sì. Ma il giorno di Pentecoste si concluse così:

  • “…allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone” (At 2,41).

Fratelli e Sorelle, non ci sono crimini, disastri così gravi da cancellare dal nostro cuore la voglia di salvezza, l’anelito alla libertà.

NIENTE PUÒ DISTRUGGERE L’AMORE DI DIO IN NOI E LA NOSTRA CAPACITÀ IN LUI DI GENERARE VITA E DI PERMETTERE ALLA VITA DI ESSERE, IN CRISTO, PIENA E ABBONDANTE PER TUTTI.

Ecco allora che siamo chiamati ad alzare lo sguardo, perché passa la scena di questo mondo, con le sue tragedie, le guerre, le battaglie, le lotte, le catastrofi naturali, che altro non sono che il segno di un mondo nuovo, che arriva.

Per rimanere nel testo, noi sappiamo che storicamente, in casi di assedio, la città era il luogo di difesa più sicuro, nel quale trincerarsi.

Ora non più, perché Gerusalemme sarà distrutta, ci dice Gesù, e questo accadrà definitivamente, perché in quei giorni si verificò la distruzione predetta dai profeti (1Re 9,6ss; Mi 3,12; Dn 9,36).

Ma, ben si badi, la distruzione di Gerusalemme È UNA VENDETTA DEI ROMANI, non di Dio, anche se; allo stesso tempo, rivela anche la tragica realtà di chi rifiuta la sua visita.

Gesù ha compassione e piange non per sé, ma per la città che uccidendo lui fa del male a sé stessa (Lc 13,34; 19,42; 23,28).

QUESTO “AHIMÈ” DI GESÙ È IL GRIDO SUPREMO DELLA SUA MISERICORDIA.

Nella guerra del 66-70 d.C., secondo un calcolo di Giuseppe Flavio, furono uccisi 1.100.000 giudei e furono fatti schiavi 97.000 sopravvissuti.

E la fine di Gerusalemme è l’inizio del tempo dei pagani. L’INVITO AL REGNO, RIFIUTATO DAGLI EBREI, PASSA ORA A TUTTI I POPOLI DEL MONDO.

E accade meravigliosamente che, il rifiuto dei giudei, invece di bloccare la salvezza, la allarga ai pagani (At 13,46).

QUANDO ESSA SARÀ GIUNTA A TUTTI I POPOLI DELLA TERRA, ANCHE GERUSALEMME RICONOSCERÀ IL SUO SIGNORE (Rm 11,25-26).

La distruzione di Gerusalemme fu un evento devastante, che fece grande eco in tutto il mondo antico, con l’impatto emotivo simile al nostro 11 settembre, e che venne interpretato dai giudei come la fine del loro mondo.

Eppure davanti a tanto scalpore, ad un manifestarsi così devastante della violenza degli uomini, il Signore rassicura i suoi discepoli: alzate il capo, la vostra liberazione è vicina.

Noi sappiamo già qual è il destino del mondo, sappiamo che non sta precipitando nel caos, MA NELLE BENEVOLE MANI DI DIO, PER UN ABBRACCIO CHE SANERÀ OGNI SOFFERENZA E OGNI DOLORE.

Viviamo perciò quest’attesa in maniera feconda, interpretando i tanti segni della malvagità degli uomini e del dolore della natura come gli ultimi colpi di coda del Maligno e come il grido di sofferenza di una natura che aspetta lei pure di essere salvata e alziamo lo sguardo, continuamente, perché davvero la nostra liberazione è ORMAI VICINA…

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!