«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 1,45-51
+ In quel tempo, Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nazareth». Natanaèle gli disse: «Da Nazareth può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!». Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». Parola del Signore
Mediti…AMO
I vangeli sinottici lo chiamano Bartolomeo, e in quello di Giovanni è indicato come Natanaele. Due nomi comunemente intesi il primo come patronimico (BarTalmai, figlio di Talmai, del valoroso) e il secondo come nome personale, col significato di “dono di Dio”.
Da Giovanni conosciamo la storia della sua adesione a Gesù, che non è immediata come altre. Di Gesù gli parla con entusiasmo Filippo: “Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth. Vieni e vedi”.
Ed ecco che si vedono: Gesù e Natanaele-Bartolomeo, che si sente dire: “Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità”.
Spiazzato da questa fiducia, lui sa soltanto chiedere a Gesù come fa a conoscerlo.
E la risposta (“Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico”) produce una sua inattesa e debordante manifestazione di fede: “Rabbi, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!”
Quest’uomo diffidente è in realtà pronto all’adesione più entusiastica, tanto che Gesù comincia un po’ a orientarlo: “Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico credi?
Vedrai cose maggiori di questa”.
Troviamo poi Bartolomeo scelto da Gesù con altri undici discepoli per farne i suoi inviati, gli Apostoli.
Poi gli Atti lo elencano a Gerusalemme con gli altri, “assidui e concordi nella preghiera”.
E anche per Bartolomeo (come per Andrea, Tommaso, Matteo, Simone lo Zelota, Giuda Taddeo, Filippo e Mattia) dopo questa citazione cala il silenzio dei testi canonici.
Ne parlano le leggende, storicamente inattendibili. Alcune lo dicono missionario in India e in Armenia, dove avrebbe convertito anche il re, subendo però un martirio tremendo: scuoiato vivo e decapitato.
La leggenda di san Bartolomeo è ricordata anche nel Giudizio Universale della Sistina: il santo mostra la pelle di cui lo hanno “svestito” gli aguzzini, e nei lineamenti del viso, deformati dalla sofferenza, Michelangelo ha voluto darci il proprio autoritratto.
E’ infatti un discepolo di Cristo, anzi: un apostolo, uno dei dodici, cioè uno di coloro che hanno seguito la vita pubblica di Gesù fin dal principio, poco dopo il battesimo nel Giordano e l’inizio della predicazione.
È uno di quegli uomini che furono compagni di Simon Pietro per tutto il tempo che il Signore Gesù visse sulla terra, a partire dal battesimo di Giovanni Battista fino al giorno in cui fu assunto al cielo (Atti, 1, 21s.).
Il nome Bartolomeo è in realtà un patronimico. In aramaico suona Bar-Talmai, ovvero “figlio di Talmai”, del valoroso.
Secondo la maggior parte degli studiosi il nome proprio di questo apostolo sarebbe Natanaele (in ebraico “dono di Dio“): così viene indicato nel Vangelo di Giovanni.
Di lui non sappiamo molto: i testi canonici ci offrono poche, rade pennellate, sufficienti per tracciare un ritratto essenziale, se non che, come Simone e Andrea, era un pescatore e ha fatto parte della cerchia del Battista.
Era originario di Cana di Galilea: questo dettaglio autorizza a ipotizzare che abbia assistito di persona al primo miracolo di Gesù, la trasformazione dell’acqua in vino avvenuta, com’è noto, a Cana, durante un banchetto nuziale.
A prima vista quella di Natanaele–Bartolomeo sembrerebbe una figura “secondaria”, quasi sempre eclissata da personalità più forti.
Ma nel Vangelo di Giovanni troviamo un episodio che invece lo vede protagonista e che offre numerosi spunti di riflessione: è la chiamata dell’apostolo.
Natanaele si trova seduto all’ombra di un fico quando viene raggiunto dall’amico Filippo che con tono entusiastico gli dice «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth».
Bartolomeo è però scettico, diffidente, tanto che risponde con sprezzante incredulità «Da Nazareth può mai venire qualcosa di buono?».
E’ un uomo concreto e ragiona secondo i canoni dalla tradizione: conosce benissimo quell’insignificante agglomerato di casupole che si trova a pochi chilometri da casa sua e gli pare incredibile che un posto simile, mai menzionato nell’Antico Testamento, possa aver dato i natali al Messia, il liberatore di Israele che tutti attendono.
Natanaele ha lo sguardo pessimista e un po’ frettoloso di chi si ferma all’apparenza.
Ma si ricrederà presto. Infatti, incontrandolo, Gesù dice di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità»: è una straordinaria attestazione di fiducia che non ha uguali in tutti i Vangeli.
L’uomo, infatti, ne resta spiazzato «Donde mi conosci?» domanda. E Gesù «Prima che Filippo ti chiamasse ti vidi mentre eri sotto il fico».
Questa frase tocca nel profondo il cuore di Bartolomeo: coglie forse una domanda inespressa, un pensiero nascosto, testimoniando come Gesù sappia leggere nelle pieghe più segrete dell’interiorità.
Fatto sta che l’ex-scettico si trasforma nel volgere di un istante in un fervente seguace di Cristo «Rabbi, tu sei il Figlio di Dio. Tu sei il re d’Israele!» afferma convinto.
Ma ora è il maestro a smorzare i toni «Perché ti ho detto che ti ho visto sotto il fico, tu credi? Vedrai cose ben più grandi di queste». Una risposta che talvolta viene citata come esempio dell’ironia presente nel Vangelo di Giovanni.
Terminato questo dialogo Bartolomeo torna nell’ombra, per riemergere solo di tanto in tanto: lo ritroviamo a Gerusalemme, dopo la Pentecoste, tra coloro che, come riferiscono gli Atti degli Apostoli, sono «assidui e concordi nella preghiera».
Tutto il resto è tradizione: alcune fonti parlano di una sua predicazione in India e poi in Armenia, dove avrebbe convertito anche il re, attirandosi però le ire dei sacerdoti pagani attivi nella zona. P
er questo, sempre secondo la tradizione, avrebbe subito un atroce martirio, condannato a essere scuoiato vivo e poi decapitato.
Ecco perché molta dell’iconografia relativa a san Bartolomeo ce lo mostra con in mano la sua stessa pelle, della quale è stato “svestito” dagli aguzzini.
Una delle raffigurazioni più celebri si trova a Roma, nella cappella Sistina: nella maschera di volto, sfigurata dalla sofferenza, che appare su questa pelle pare che Michelangelo abbia voluto tracciare il suo autoritratto.
Il suo nome compare in questa forma, subito dopo quello del suo amico Filippo, nelle tre liste che degli Apostoli riportarono i Sinottici (Mt.10,3 e Mc.3,18 e Lc.6,14).
S. Giovanni l’evangelista ricorda invece con altri discepoli del Signore Natanaele di Cana di Galilea (Giov.21,2).
È meraviglioso l’elogio che Gesù fa al diffidente figlio di Abramo “…Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità!” (Giov.1,47).
A nessuno degli apostoli fu resa una testimonianza tanto onorifica e solenne.
Tre giorni dopo il colloquio con Natanaele “ci fu uno sposalizio a Cana di Galilea. La madre di Gesù era là. Alle nozze fu invitato anche Gesù con i suoi discepoli” (Ivi,2, ls.), forse da Natanaele stesso.
Non è improbabile che lo sposo o la sposa fossero suoi parenti o amici.
Anche lui assistette così all’inizio delle “cose ben più grandi” predette dal Signore, alla conversione cioè dell’acqua in vino con cui il Messia “manifestò la sua gloria, e i suoi discepoli credettero in lui” (Ivi, 2,11).
Dopo il ricordo della sua vocazione, questo apostolo si eclissa nel Vangelo per tutta la vita di Gesù.
Anche dopo la Pentecoste si hanno vaghe tradizioni riguardo al suo apostolato.
Eusebio riferisce che Panteno, il fondatore della scuola catechetica di Alessandria d’Egitto, nel suo viaggio in India (probabilmente era l’Etiopia o l’Arabia meridionale) verso la fine del secolo II, aveva incontrato comunità cristiane costituite dall’apostolo S. Bartolomeo, presso le quali aveva diffuso il Vangelo di S. Matteo in lingua ebraica.
In seguito si sarebbe trasferito nell’Armenia maggiore, sostenendo non poche fatiche e superando non lievi difficoltà.
Secondo il Breviario romano in questa regione l’apostolo convertì alla fede cristiana il re Polimio e la sua sposa, nonché dodici città.
Queste conversioni eccitarono l’invidia dei sacerdoti delle locali divinità, i quali riuscirono ad aizzare contro di lui in tal modo Astiage, fratello del re Polimio, che costui impartì l’ordine di scorticare vivo Bartolomeo e poi di decapitarlo.
Una tradizione armena afferma che il corpo dell’apostolo fu sepolto ad Albanopoli, città in cui subì il martirio.
Nel 507 l’imperatore Anastasio I lo fece trasferire a Daras, nella Mesopotamia, dove costruì in suo onore una splendida chiesa.
Nel 580 una parte di quei resti mortali fu probabilmente trasferita a Lipari, al nord della Sicilia.
Durante l’invasione dei saraceni le reliquie del santo furono trafugate nell’838 a Benevento finché nel 1000, per l’intervento dell’imperatore Ottone III, giunsero a Roma e furono composte nella basilica di S. Bartolomeo, nell’isola Tiberina, in Trastevere.
Nel 1238 il cranio dell’apostolo fu portato a Francoforte sul Meno dove è ancora venerato nel duomo a lui dedicato.
S. Bartolomeo è considerato il protettore dei macellai, dei conciatori e dei rilegatori.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!