«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 1,57-66.80
+ Per Elisabetta si compì il tempo del parto e diede alla luce un figlio. I vicini e i parenti udirono che il Signore aveva manifestato in lei la sua grande misericordia, e si rallegravano con lei. Otto giorni dopo vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo con il nome di suo padre, Zaccarìa. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta e scrisse: «Giovanni è il suo nome». Tutti furono meravigliati. All’istante si aprirono la sua bocca e la sua lingua, e parlava benedicendo Dio. Tutti i loro vicini furono presi da timore, e per tutta la regione montuosa della Giudea si discorreva di tutte queste cose. Tutti coloro che le udivano, le custodivano in cuor loro, dicendo: «Che sarà mai questo bambino?». E davvero la mano del Signore era con lui. Il bambino cresceva e si fortificava nello spirito. Visse in regioni deserte fino al giorno della sua manifestazione a Israele. Parola del Signore
Mediti…AMO
Giovanni Battista è l’unico santo, oltre la Madre del Signore, del quale si celebra con la nascita al cielo anche la nascita secondo la carne.
Infatti la Chiesa celebra la festa di tre natività soltanto:
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quella di Cristo,
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quella della Madonna
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e quella del Battista, il Precursore.
Per gli altri Santi, infatti, si festeggia non la loro nascita nella carne, bensì la loro entrata nel Cielo.
Fu il più grande fra i profeti perché unico a cui fu riservato il privilegio di indicare al mondo l’Agnello di Dio, ovvero “Colui che toglie il peccato del mondo”.
La sua vocazione profetica fin dal grembo materno è circondata di eventi straordinari, pieni di gioia messianica, che preparano la nascita di Gesù.
Giovanni è il Precursore del Cristo con la parole con la vita.
Il battesimo di penitenza che accompagna l’annunzio degli ultimi tempi è figura del Battesimo secondo lo Spirito.
La data della festa, tre mesi dopo l’annunciazione e sei prima del Natale, risponde alle indicazioni di Luca.
Per bocca del profeta Dio annunciò: “Per voi… cultori del mio nome, sorgerà con raggi benefici il sole di giustizia e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla” (Malachia 3,20).
L’inno di Zaccaria è il mirabile sviluppo di questa profezia.
Quando, obbedendo all’ingiunzione dell’angelo, diede a suo figlio il nome di Giovanni (che significa “…Dio è misericordioso”), avendo fornito la prova di una fede senza indugi e senza riserve, la sua pena finì.
E, avendo ritrovato la parola, Zaccaria cantò un inno di riconoscenza contenente tutta la speranza del popolo eletto. La prima parte, in forma di salmo, è una lode a Dio per le opere da lui compiute per la salvezza.
La seconda parte è un canto in onore della nascita di Giovanni e una profezia sulla sua futura missione di profeta dell’Altissimo.
Giovanni sarà l’annunciatore della misericordia divina, che si manifesta nel perdono concesso da Dio ai peccatori.
La prova più meravigliosa di questa pietà divina sarà il Messia che apparirà sulla terra come il sole nascente. Un sole che strapperà alle tenebre i pagani immersi nelle eresie e nella depravazione morale, rivelando loro la vera fede, mentre, al popolo eletto, che conosceva già il vero Dio, concederà la pace.
L’inno di Zaccaria sulla misericordia divina può diventare la nostra preghiera quotidiana.
«Cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento?».
Sicuramente no. Giovanni Battista non fu un uomo che si piega sotto la spinta di qualsiasi vento. Viveva solo per Dio, completamente staccato dall’opinione degli uomini, non dava retta alle dicerie… Non cercava di piacere; non accarezzava i suoi contemporanei, i “media” del suo tempo, dicendo loro soltanto quello che volevano sentire. Come si rivolgeva loro? «Razza di vipere!» (Lc 3,7). E cosa dice? QUALE È IL TEMA DELLA SUA PREDICA? I NOVISSIMI E L’URGENZA CHE C’È DI CONVERTIRSI:
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«Già la scure è posta alla radice degli alberi; perciò ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco» (Mt 3,10).
Certo, l’immagine che il Profeta infallibile ci dà del Salvatore del mondo non è sdolcinata: «Tiene in mano la pala e pulirà la sua aia e raccoglierà il suo frumento nel granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile» (Mt 3,12).
La predicazione di San Giovanni non è un raccolta di cose pie e sentimentali. Ma la preferiamo così. E tremiamo di essere anche noi della paglia…
Giovanni, qua, sembra terribile. Terribile perché parla in nome delle esigenze dell’Amore oltraggiato, terribile perché deve scuotere l’indifferenza del mondo.
Attraverso i secoli, viene a sollevare anche noi dalla nostra torpidezza e dalla nostra tiepidezza. San Giovanni è un testimone della luce e ci ricorda che – oggi come nel suo tempo – non può esistere un compromesso tra la luce e le tenebre, tra Cristo e Belial.
E perché non cerca di piacere al mondo, ai potenti e ai “media” dell’epoca? Perché vuole anzitutto essere vero, la sua testimonianza ci tocca e ci insegna cos’è la testimonianza.
Come battezzati e soprattutto cresimati, tutti noi siamo chiamati a testimoniare. Cos’è un testimone? IL TESTIMONE È COLUI SULLA CUI PAROLA RIPOSA LA NOSTRA FEDE COME SU UNA ROCCIA.
Noi non crediamo certamente alla parola di un uomo che cambia sempre, che si sottomette alla moda, che è solo preoccupato di sentire da che parte tira il vento.
«Io credo soltanto alle storie i cui i testimoni si farebbero sgozzare», diceva Pascal.
Giovanni Battista fu uno di quelli. Storicamente fu il primo a confessare la Divinità di Cristo:
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«Io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio» (Gv 1,34);
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«Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me» (Gv 1,16).
Ed è anche il primo che confessa la sua azione redentrice: «Ecce Agnus Dei», «Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo» (Gv 1,29).
Tuttavia, San Giovanni non è morto per aver confessato la Divinità di Cristo, né per averlo designato come il Messia.
Il suo martirio è per noi molto significativo. È morto per aver denunciato un adulterio, un matrimonio illegittimo.
Il primo martire, quello che nella Santa Messa il Sacerdote cita prima di Santo Stefano (Canone Romano), fu un martire della legge naturale!
È morto per aver detto di no a una legge civile che contraddirebbe la legge morale. Per aver rimproverato un cosiddetto “divorziato-risposato”, peccatore pubblico, che voleva comportarsi davanti a tutti come se la sua seconda unione fosse legittima. Nei tempi che viviamo ciò dovrebbe farci riflettere.
Però, quest’anima forte e terribile contro il peccato e l’errore, fu anche un’anima dolce e umile.
Ciò non deve stupirci. La grande santità si caratterizza soprattutto dall’unione delle virtù le più diverse, che solo Dio può unire così intimamente.
È l’unione della fortezza con la dolcezza, dell’amore per la verità o la giustizia, con la misericordia per i peccatori.
Questa unione è sempre il frutto di una grande vicinanza con Dio, perché quello che è diviso nella natura, si unisce nel regno di Dio, specialmente in Dio stesso.
La santità è un’immagine dell’unione misteriosa delle perfezioni le più diverse, dell’infinita giustizia e dell’infinita misericordia, nell’eminenza della Deità, nella vita intima di Dio.
San Giovanni Battista, il temibile profeta che annunciava la collera che viene, fu anche dolce e umile di cuore, come Colui del quale ha reso testimonianza. Guardiamolo.
Fin dall’inizio del suo ministero si mostra pieno di bontà per i piccoli e gli umili. Ai pubblicani di buona volontà dice soltanto: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Ai soldati: «Non maltrattate nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
Quest’alleanza di forza e di dolcezza spiega anche l’ammirazione che ha potuto suscitare nei suoi discepoli. Come Gesù, Giovanni Battista fu molto amato.
I suoi discepoli non lo dimenticheranno mai. Per esserne convinti basti rileggere le righe che gli dedicherà, ormai molto anziano, il più puro e il più delicato di tutti i suoi discepoli.
Comincerà così il suo Vangelo: «In principio era il Verbo», e poi, subito, si ricorderà del suo maestro: «Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni». Però Giovanni l’Evangelista, anche lui, lascerà il Battista per Gesù.
E il Battista si è rallegrato di vedere partire i suoi migliori discepoli. Qua, anche, sta la sua grandezza: nella sua umiltà. Ha accettato di spogliarsi, cioè di essere un precursore e soltanto questo.
Ha avuto questa abnegazione – così rara tra i precursori – di cedere il primo posto, quando la sua missione fu compiuta.
San Giovanni Battista ha accettato di essere un puro strumento, in totale dipendenza dall’azione del Padre. Dirà: «Nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo» (Gv 3,27). L’unica cosa importante per San Giovanni fu di essere fedele al dono che gli era fatto.
ERA LA VOCE, E ADESSO RISUONA LA PAROLA; ERA LA LAMPADA, CHE DOVEVA ABITUARE GLI OCCHI ALLA LUCE, E ADESSO RISPLENDE IL SOLE.
E Giovanni non se ne rattrista, bensì se ne rallegra: «Lo sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo» (Gv 3,29).
Al contrario di alcuni dei suoi discepoli, che si offendono perché le folle lo stanno lasciando per seguire Gesù, Giovanni sa vedere al di là delle apparenze.
CON LO SPIRITO DI PROFEZIA, CONTEMPLA LA MERAVIGLIA CHE STA PER COMPIERSI: QUESTA MERAVIGLIA È LA PRESENZA DELLO SPOSO. LO SPOSO È IL VERBO DI DIO. LA SPOSA, È LA NATURA UMANA CHE SI UNISCE A LUI. È ANCHE LA CHIESA CHE STA NASCENDO.
La stessa realtà, cioè che quelli che lo seguivano adesso seguono Gesù, butta i suoi discepoli nella tristezza, perché si fermano alle cose materiali, ma fa esultare Giovanni di gioia, perché ne penetra il contenuto spirituale: «Ora questa mia gioia è piena» (Gv 3,29).
Alla tristezza carnale dei discepoli si oppone la gioia spirituale di Giovanni. Non per caso, nella colletta della sua Messa, chiediamo la gioia spirituale. Giovanni è l’uomo della gioia divina in mezzo ai distacchi umani.
Giovanni Battista è stato completamente distaccato. Non ha cercato altro che la verità, ha dimenticato se stesso, non ha voluto vedere niente altro che il Signore.
Quando sarà venuto il momento non esiterà ad insorgere contro Erode, per difendere la verità. In questi tempi duri di dittatura del relativismo, che il suo esempio luminoso ci dia forza e coraggio per testimoniare anche noi la Verità!
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!