24.05.2023 – MERCOLEDI’ 7′ SETTIMANA DI PASQUA A – GIOVANNI 17,11-19 “Siano una cosa sola, come noi”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 17,11-19

+ In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo «Padre santo, custodiscili NEL TUO NOME, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo NEL TUO NOME, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in sé stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro LA TUA PAROLA e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. CONSACRALI NELLA VERITÀ. LA TUA PAROLA È VERITÀ. Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Siamo “una cosa sola” con Dio, per il mondo, nel mondo, ma non del mondo: sembra un giochetto di parole, ma in realtà segna tutta la fatica e la bellezza della vita cristiana, nella quale siamo chiamati ad avere:

  • «Un solo corpo e un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio e Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, opera per mezzo di tutti ed è presente in tutti» (dice Paolo di Tarso agli Efesini, in Ef.4,4-6).

Il Padre e il Figlio sono strutturalmente l’uno per l’altro e comunicano alla stessa vita divina (Gv 5,26), costituita da una conoscenza personale (Gv 10,14-15) e da un amore fatto di auto-donazione (Gv 15,9).

E, in questa dinamica, i discepoli sono introdotti in questa comunione divina mediante la loro Fede nella Rivelazione fatta da Gesù del “nome” del Padre (Gv 17,6) e crescono in questa Relazione che è Comunione, mediante l’amore.

Di conseguenza, questa comunione invisibile con Dio diventa visibile in quella loro comunità terrena di fede e di amore, che è LA CHIESA (Gv 17,21.23).

In tutto il Vangelo giovanneo, c’è il primo dei quattro passi, nel capitolo 17 di Giovanni, in cui Gesù prega per l’unità dei discepoli e nel quale rivela uno straordinario rapporto personale con il Padre: Egli è il Figlio prediletto e il Padre è sempre con Lui.

E Gesù, come ho già accennato, in questo stesso rapporto, ha voluto inserire anche noi, quando, ormai vicino alla morte, col cuore pieno di tenerezza per i suoi discepoli, prega:

  • “…Padre, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi”.

Il Signore invoca il Padre affinché ci renda suoi figli facendoci “sentire” fratelli tra noi, nell’unità divina.

In virtù di ciò, in Gesù, siamo divenuti “figli di Dio” e da questo sentirci figli nasce l’esperienza di quella pienezza della gioia che ha sostenuto Gesù durante la sua esistenza terrena.

Siamo figli, e perciò tutto possiamo attenderci dal Padre nostro onnipotente.

Ma, se siamo figli di un unico Padre, siamo anche fratelli tra di noi.

Occorre dunque vivere da fratelli, testimoniando ogni giorno la nostra figliolanza, perché possa realizzarsi un giorno l’ardente desiderio di Gesù. Quello di vedere “…che tutti siano uno”.

E in questo vivere da fratelli deve primeggiare ogni giorno nel nostro cuore, quell’immagine che Gesù ha voluto regalarci della vite e dei tralci. Ricordate?

  • Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15,5).

L’amore di Dio scorre come linfa attraverso Gesù-vite e nutre tutti noi, uomini-tralci ed è entrare in quella dinamica dell’amore di Dio che vivifica, che è LA SORGENTE DI OGNI COSA.

E noi esistiamo grazie all’amore di Dio.

Lo ha spiegato molto bene Papa Francesco nel suo discorso alla Festa delle Famiglie di Philadelphia, il 26 settembre 2015, dicendo:

  • “Una volta, un bambino mi ha chiesto «…Padre, che cosa faceva Dio prima di creare il mondo?». Vi assicuro che ho fatto fatica a rispondere. E gli ho detto quello che dico adesso a voi: prima di creare il mondo Dio amava, perché Dio è amore; ma era tale l’amore che aveva in sé stesso, l’amore tra il Padre e il Figlio, nello Spirito Santo, era così grande, così traboccante che non poteva essere egoista; doveva uscire da sé stesso per avere qualcuno da amare fuori di sé. E allora Dio ha creato il mondo”.

Tutto si muove grazie a questo amore.

Il nostro cuore pulsa per l’amore di Dio, il sole sorge per l’amore di Dio… la natura sboccia rigogliosa per l’amore di Dio.

Il grano che cresce nei campi, la rondine che si alza in cielo, un bambino che nasce…tutto è espressione di quell’incontenibile sentimento che è l’amore di Dio!

Nella Divina Commedia, nei canti XVI, XVII e XVIII del Purgatorio, Dante inserisce l’idea guida, che poi è il filo conduttore dell’intera Divina Commedia: ovvero CHE L’AMORE È IL PRINCIPIO CREATORE E L’ENERGIA VITALE DELL’INTERO UNIVERSO, E CHE IL SENSO DELLA VITA DELL’UOMO E IL SUO STESSO DESTINO DIPENDONO DAL SUO MODO DI AMARE.

  • «Né creator né creatura mai», cominciò el, «figliuol, fu sanza amore, o naturale o d’animo; e tu ’l sai». (Purg.,XVII 91-93).

E, questa capacità di amare, è stata mutuata all’uomo da DIO, che a “mo’ di esempio” ci mostra che alla creazione compartecipano le tre persone che formano la Trinità, i cui rapporti si fondano sul reciproco amore (Par., X 1-6):

Guardando nel suo Figlio con l’Amore
che l’uno e l’altro etternalmente spira,
lo primo e ineffabile Valore

quanto per mente e per loco si gira
con tant’ ordine fé, ch’esser non puote
sanza gustar di lui chi ciò rimira
.

Nella Trinità lo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio, è l’Amore che unisce il Padre al Figlio e il Figlio al Padre; nello stesso tempo è la loro conoscenza reciproca.

Dunque, creato a immagine e somiglianza di Dio, anche l’uomo possiede, come doni altissimi del suo creatore, che «si volge lieto / sovra tant’ arte di natura» (Purg., XXV 70-71), la libertà, vale a dire la facoltà di scegliere liberamente ciò che desidera, e L’AMORE, CHE È «MOTO SPIRITALE» (Purg., XVIII 32), che, se ben guidato, tende a ricondurre alla fine l’uomo, esclusivamente al sommo bene, OVVERO A DIO.

Ecco allora che attraverso Gesù e lo Spirito, nella Comunione Eucaristica, noi attingiamo finalmente anche il Padre.

Nella sua “preghiera sacerdotale”, Gesù dice al Padre “…che siano come noi una cosa sola. Io in loro e Tu in Me” (Gv.17,23).

QUESTE PAROLE SIGNIFICANO CHE GESÙ È IN NOI E CHE IN GESÙ C’È IL PADRE. DI CONSEGUENZA, NON SI PUÒ RICEVERE IL FIGLIO, SENZA RICEVERE CON LUI ANCHE IL PADRE.

Diceva Sant’Ilario, Vescovo di Poitiers, nel suo “De Trinitate”, 8,13-16:

Cristo è connaturalmente nel Padre, in quanto da Lui generato. Ma in un certo modo, anche noi, attraverso Cristo, siamo connaturalmente nel Padre. Egli vive in virtù del Padre e noi viviamo in virtù della sua umanità

Fratelli e Sorelle, ALL’ALBA DI QUESTO NUOVO GIORNO, INVOCHIAMO DIO MISERICORDIOSO, PERCHÉ OGNI UOMO, MEDIANTE LA POTENZA DELLO SPIRITO SANTO, GIUNGA ALLA PIENA CONOSCENZA DELLA VERITÀ.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!