23.09.2022 – VENERDI’ SAN PIO DA PIETRELCINA – LUCA 9,18-22 “Tu sei il Cristo di Dio”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG
Dal Vangelo secondo LUCA 9,18-22
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio». Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
FRANCESCO FORGIONE nasce a Pietrelcina, in provincia e diocesi di Benevento, il 25 maggio 1887, figlio dei contadini Grazio Forgione e Giuseppa De Nunzio.
Il 22 gennaio 1903, a sedici anni, entra nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, presso il convento di Morcone: il 22 gennaio, ricevendo il saio, prende il nome di FRA PIO DA PIETRELCINA.
Diventa sacerdote sette anni dopo, il 10 agosto 1910. Nel 1916, dopo che ha trascorso in famiglia i sei anni precedenti per via della salute precaria, viene trasferito a San Giovanni Rotondo, nel convento di Santa Maria delle Grazie.
Qui, per oltre cinquant’anni, riceve milioni persone, provenienti da molte nazioni, accordando loro il PERDONO DI DIO NEL SACRAMENTO DELLA CONFESSIONE.
Le autorità ecclesiastiche dispongono numerose ispezioni nei suoi riguardi e gli impongono, tra l’altro, di non celebrare Messa in pubblico per un periodo terminato il 16 luglio 1933.
Padre Pio accoglie queste disposizioni in totale obbedienza, sopportando anche i dolori causati dai segni della Passione, comparsi su di lui in modo visibile dal 20 settembre 1918.
Muore il 23 settembre 1968, a 81 anni.
La sua eredità vive nell’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, da lui stesso voluto a san Giovanni Rotondo, e nei Gruppi di Preghiera avviati durante la seconda guerra mondiale e diffusi poi in tutto il mondo.
Beatificato domenica 2 maggio 1999 in piazza San Pietro a Roma da san Giovanni Paolo II, è stato canonizzato dal medesimo pontefice il 16 giugno 2002, sempre in piazza San Pietro.
I suoi resti mortali sono venerati a San Giovanni Rotondo, nel santuario a lui dedicato.
Quando muore, il 23 settembre 1968, a 81 anni, le stimmate scompaiono dal suo corpo e, davanti alle circa centomila persone venute da ogni dove ai suoi funerali, ha inizio quel processo di santificazione che ben prima che la Chiesa lo elevasse alla gloria degli altari lo colloca nella devozione dei fedeli di tutto il mondo come uno dei santi più amati dell’ultimo secolo.
I suoi genitori, Grazio e Giuseppa, erano poveri contadini, ma assai devoti: in famiglia il rosario si pregava ogni sera in casa tutti insieme, in un clima di grande e filiale fiducia in Dio e nella Madonna.
Il soprannaturale irrompe assai presto nella vita del futuro santo: fin da bambino egli riceveva visite frequenti di Gesù e Maria, vedeva demoni e angeli, ma poiché pensava che tutti avessero queste facoltà non ne faceva parola con nessuno.
Diventa sacerdote il 10 agosto 1910 e vorrebbe partire missionario per le terre lontane, ma Dio ha su di lui altri disegni, specialissimi.
I primi anni di sacerdozio sono compromessi e resi amari dalle sue pessime condizioni di salute, tanto che i superiori lo rimandano più volte a Pietrelcina, nella casa paterna, dove il clima gli è più congeniale.
Padre Pio è malato assai gravemente ai polmoni e i medici gli diagnosticano poco da vivere. Come se non bastasse, alla malattia si vanno ad aggiungere le terribili vessazioni a cui il demonio lo sottopone, che non lasciano mai in pace il povero frate, torturato nel corpo e nello spirito.
Nel 1916 i superiori pensano di trasferirlo a San Giovanni Rotondo, sul Gargano, e qui, nel convento di S.Maria delle Grazie, ha inizio per Padre Pio una straordinaria avventura di taumaturgo e apostolo del confessionale.
Un numero incalcolabile di uomini e donne, dal Gargano e da altre parti dell’Italia, e poi dall’estero, cominciano ad accorrere al suo confessionale, dove egli trascorre anche quattordici-sedici ore al giorno, per lavare i peccati e ricondurre le anime a Dio.
È il suo ministero, che attinge la propria forza dalla preghiera e dall’altare, e che Padre Pio realizza non senza grandi sofferenze fisiche e morali.
Il 20 settembre 1918, infatti, il cappuccino riceve le stimmate della Passione di Cristo che resteranno aperte, dolorose e sanguinanti per ben cinquant’anni.
Padre Pio viene visitato da un gran numero di medici, subendo incomprensioni e calunnie per le quali deve sottostare a infamanti ispezioni canoniche; il frate delle stimmate si dichiara “figlio dell’obbedienza” e sopporta tutto con serafica pazienza.
Infine, viene anche sospeso “a divinis” e solo dopo diversi anni, prosciolto dalle accuse calunniose, può essere reintegrato nel suo ministero sacerdotale.
La sua celletta, la numero 5, portava appeso alla porta un cartello con una celebre frase di S. Bernardo: “Maria è tutta la ragione della mia speranza”.
Maria è il segreto della grandezza di Padre Pio, il segreto della sua santità. A Lei, nel maggio 1956, dedica la “Casa Sollievo della Sofferenza”, una delle strutture sanitarie oggi più qualificate a livello nazionale e internazionale, con 70.000 ricoveri l’anno, attrezzature modernissime e collegamenti con i principali istituti di ricerca nel mondo.
Negli anni ‘40, per combattere con l’arma della preghiera la tremenda realtà della seconda guerra mondiale, Padre Pio diede avvio ai Gruppi di Preghiera, una delle realtà ecclesiali più diffuse attualmente nel mondo, con oltre duecentomila devoti sparsi in tutta la terra.
Con la “Casa Sollievo della Sofferenza” essi costituiscono la sua eredità spirituale, il segno di una vita tutta dedicata alla preghiera e contrassegnata da una devozione ardente alla Vergine.
Da Lei il frate si sentiva protetto nella sua lotta quotidiana col demonio, il “cosaccio” come lo chiamava, e per ben due volte la Vergine lo guarisce miracolosamente, nel 1911 e nel 1959.
In quest’ultimo caso i medici lo avevano dato proprio per spacciato quando, dopo l’arrivo della Madonna pellegrina di Fatima a San Giovanni Rotondo, il 6 agosto 1959, Padre Pio fu risanato improvvisamente, tra lo stupore e la gioia dei suoi devoti.
“Esiste una scorciatoia per il Paradiso?”, gli fu domandato una volta. “Sì”, lui rispose, “è la Madonna”. “Essa – diceva il frate di Pietrelcina – è il mare attraverso cui si raggiungono i lidi degli splendori eterni”.
Esortava sempre i suoi figli spirituali a pregare il Rosario e a imitare la Madonna nelle sue virtù quotidiane quali l’umiltà, la pazienza, il silenzio, la purezza, la carità. “Vorrei avere una voce così forte – diceva – per invitare i peccatori di tutto il mondo ad amare la Madonna”.
Lui stesso aveva sempre la corona del rosario in mano. Lo recitava incessantemente per intero, soprattutto nelle ore notturne. “Questa preghiera – diceva Padre Pio – è la nostra fede, il sostegno della nostra speranza, l’esplosione della nostra carità”.
Il suo testamento spirituale, alla fine della sua vita, fu: “Amate la Madonna e fatela amare. Recitate sempre il Rosario”.
Intorno alla sua figura in questi anni si sono scritti molti fiumi di inchiostro. Un incalcolabile numero di articoli e tantissimi libri; si conta che approssimativamente sono più di 200 le biografie a lui dedicate soltanto in italiano. “Farò più rumore da morto che da vivo”, aveva pronosticato lui con la sua solita arguzia.
Perché tanta devozione per questo figlio di san Francesco del sud?
Padre Raniero Cantalamessa lo spiega così: “Se tutto il mondo corre dietro a Padre Pio – come un giorno correva dietro a Francesco d’Assisi – è perché intuisce vagamente che non sarà la tecnica con tutte le sue risorse, né la scienza con tutte le sue promesse a salvarci, ma solo la santità. Che è poi come dire l’amore”.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Luca riporta l’episodio di Cesarea di Filippo, l’attuale Banias, all’estremo Nord di Israele, alle sorgenti del Giordano, ricalcando racconti di Marco e di Matteo, ma semplificandolo all’estremo.
Ma c’è un dettaglio che riporta all’inizio e che ci aiuta a riflettere: la domanda che il Signore rivolge ai suoi discepoli, “…la gente chi dice che io sia? e voi chi dite che io sia?” AVVIENE IN UN CONTESTO DI PREGHIERA.
Gesù si trova in un luogo solitario a pregare, ormai è da alcuni anni che dedica il suo tempo all’annuncio del Regno, in compagnia di un gruppo di discepoli che si è scelto.
I discepoli lo hanno seguito, affascinati dall’autorevolezza delle sue parole ed ora si interrogano su chi sia veramente il Nazareno.
Più di un rabbino, certo, più di un predicatore e di un guaritore. Forse anche più di un profeta.
Ma Gesù vuole aiutarli a fare il salto, a guardarsi dentro per osare, per professare la loro fede. E per farlo hanno bisogno anch’essi di solitudine e di preghiera.
Infatti, scrive Luca che:
- “Gesù si trovava”, non in luogo solitario come da traduzione, ma “da solo”. L’evangelista vuole sottolineare la solitudine di Gesù.
- “A pregare”, e Gesù prega nei momenti importanti della sua esistenza, nei momenti difficili. E qui è evidente che la preghiera per è per i suoi discepoli; sono loro che non lo comprendono.
“I discepoli erano con lui”, anche se non si associano alla preghiera di Gesù; lo accompagnano, ma, in realtà, non lo seguono. “I discepoli erano con lui”. È Gesù a prendere l’iniziativa e rivolge loro questa domanda, “«Le folle chi dicono che io sia?»”
In precedenza Gesù li aveva mandati ad annunciare il regno di Dio, allora vediamo adesso l’esito di questa predicazione, che cos’è che hanno capito le folle. Il risultato è deludente.
“Essi risposero: «Giovanni Battista»”, ma Giovanni Battista era già morto, era Erode che era ossessionato all’idea che Giovanni Battista fosse risorto.
“Altri gli dicono «Elia»”; Elia era il profeta bellicoso animato dallo zelo che doveva venire prima del Messia. Quel che accomuna Giovanni e Elia sono personaggi che entrambi presentano un’immagine religiosa di Dio; quella di un Dio cupo, giustiziere, il Dio che castiga. “E altri «Uno degli antichi profeti»”.
A causa della fallimentare predicazione dei discepoli, la gente non ha capito la novità portata da Gesù; Gesù li aveva mandati a parlare del regno di Dio, ma essi non hanno capito.
Allora Gesù prende l’iniziativa e “domandò loro: «Ma voi chi dite che io sia?»”, come a dire, “ma voi almeno avete capito chi sono?”.
“Rispose Pietro”, questo discepolo lo sappiamo si chiama Simone. Quando l’evangelista vuole che è all’opposizione o in contraddizione rispetto a Gesù lo cita soltanto col soprannome negativo.
Quindi sappiamo già che la risposta di Simone non è esatta. “Pietro rispose: «Il Cristo di Dio»”. Gesù è stato annunziato dagli angeli ai pastori come ‘Cristo Signore’, non il Cristo.
Qual è la differenza? Il Cristo, con l’articolo determinativo, nella lingua greca, indica colui che è già conosciuto, colui che si sa. Allora Pietro risponde “tu sei Il Cristo di Dio”, cioè il figlio di Davide, quello atteso dalla tradizione; il re, il Messia che, con la violenza, doveva inaugurare il regno di Israele.
Che Pietro non abbia risposto bene si vede dalla reazione di Gesù. “Ma lui lo sgridò severamente”, l’evangelista usa lo stesso verbo che si usa contro gli indemoniati per liberarli dalla loro ideologia fanatica.
Quindi quello che Pietro ha detto non è in linea con Gesù che lo ‘sgridò’. “E ordinò di non riferirlo ad alcuno”, perché Gesù non è questo Cristo atteso dalla tradizione.
Gesù è sì il Messia, ma in una maniera completamente nuova. Non andrà ad occupare il potere, non andrà a togliere la vita, ma a offrire la sua.
E allora Gesù, con la pazienza che ha, rispiega: “«Il Figlio dell’Uomo…»”, Pietro ha detto che Gesù era il Cristo di Dio, Gesù invece parla del Figlio dell’uomo. Figlio dell’Uomo è colui che ha la condizione divina.
Gesù è Figlio di Dio, perché rappresenta Dio nella sua condizione umana, ed è Figlio dell’Uomo perché rappresenta l’uomo nella sua condizione divina.
Il Papa Benedetto XVI , nella Santa Messa di chiusura della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, 21 agosto 2011, ha detto:
- “La fede non è frutto dello sforzo umano, della sua ragione, bensì è un dono di Dio… Ha la sua origine nell’iniziativa di Dio, che ci rivela la sua intimità e ci invita a partecipare della sua stessa vita divina. La fede non dà solo alcune informazioni sull’identità di Cristo, bensì suppone una relazione personale con Lui, l’adesione di tutta la persona, con la propria intelligenza, volontà e sentimenti alla manifestazione che Dio fa di sé stesso. Così, la domanda «Ma voi, chi dite che io sia?», in fondo sta provocando i discepoli a prendere una decisione personale in relazione a Lui. Fede e sequela di Cristo sono in stretto rapporto. E, dato che suppone la sequela del Maestro, la fede deve consolidarsi e crescere, farsi più profonda e matura, nella misura in cui si intensifica e rafforza la relazione con Gesù, la intimità con Lui. Anche Pietro e gli altri apostoli dovettero avanzare per questo cammino, fino a che l’incontro con il Signore risorto aprì loro gli occhi a una fede piena. Cari giovani…rispondetegli con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la tua vita per me. Voglio seguirti con fedeltà e lasciarmi guidare dalla tua parola. Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani. Voglio che Tu sia la forza che mi sostiene, la gioia che mai mi abbandona”.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!