23.07.2022 – SABATO SANTA BRIGIDA DI SVEZIA -XVI’ SETT. P.A .C – GIOVANNI 15,1-8 “Chi rimane in me e io in lui porta molto frutto”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 15,1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
Dopo Santa Maria Maddalena, oggi la Chiesa celebra un’altra donna straordinaria.
Una di quelle donne così poco considerate da una società e una cultura spesso maschiliste e che, pure, nella logica di Dio hanno più volte salvato l’annuncio del Vangelo.
Quando gli uomini di Chiesa combinano pasticci e si allontanano da Dio, quando i re e gli imperatori se le danno di santa ragione per mostrare la loro virilità, ecco che lo Spirito Santo invia in mezzo a noi, donne ARDENTI D’AMORE E DI VERITÀ come fu Brigida.
Al secolo BIRGITTA BIRGERSDOTTER (1303–1373), è stata una, madre di famiglia, moglie, vedova, religiosa e mistica svedese, fu proclamata santa da Papa Bonifacio IX il 7 ottobre 1391.
Patrona di Svezia dal 1º ottobre 1891 per volere di papa Leone XIII, il 1º ottobre 1999 papa Giovanni Paolo II l’ha proclamata compatrona d’Europa insieme a santa Caterina da Siena e santa Teresa Benedetta della Croce, affiancandole a san Benedetto da Norcia e ai santi Cirillo e Metodio.
Sposata in giovane età, ebbe otto figli, che educò, con cura esemplare.
Associata al Terz’Ordine di san Francesco, dopo la morte del marito, si diede a una vita più ascetica, pur rimanendo nel mondo.
Fondò allora un ordine religioso (l’ORDINE DEL SANTISSIMO SALVATORE) e, messasi in cammino verso Roma, fu per tutti esempio di grande virtù.
Intraprese pellegrinaggi a scopo di penitenza e scrisse molte opere in cui narrò le esperienze mistiche da lei stessa vissute.
Dopo un pellegrinaggio a Compostela fatto con suo marito, i figli ormai sufficientemente grandi, presero entrambi la decisione, possibile allora, di ritirarsi in monastero.
BRIGIDA FU DESTINATARIA DI MOLTE RIVELAZIONI DA PARTE DI GESÙ: accesa di passione iniziò a girare l’Europa ammonendo e consigliando. Ne aveva per tutti: re e principi e papi.
Giunse fino a Roma e in Terrasanta e la sua passione per Cristo ancora ci illumina. Morì a Roma nel 1373.
Secondo la tradizione e gli scritti della santa, Brigida ebbe una visione davanti ad un’immagine di Gesù crocifisso, che fece a Brigida ventuno promesse a condizione che recitasse le 15 orazioni tutti i giorni per un anno intero. Le stesse ventuno promesse erano valide per chiunque altro avesse recitato il rosario brigidino devotamente tutti i giorni per un anno, meditando i misteri della Passione:
- Libererò 15 anime della sua parentela, dal Purgatorio.
- 15 giusti della sua stessa parentela saranno confermati e conservati in grazia.
- e 15 peccatori della stessa stirpe si convertiranno.
- La persona che pregherà queste Orazioni raggiungerà il primo grado di perfezione.
- 15 giorni prima della sua morte, riceverà il mio prezioso Corpo in modo che sarà liberata dalla fame eterna, e le darò il mio prezioso Sangue da bere perché non abbia sete eternamente.
- 15 giorni prima di morire, avrà una perfetta conoscenza di tutti i suoi peccati e ne proverà un pentimento profondo.
- Metterò il segno della mia Croce vittoriosa davanti a lei per soccorrerla e difenderla contro gli attacchi dei suoi nemici.
- Prima della sua morte, io verrò con la mia amatissima e cara Madre.
- Riceverò benignamente la sua anima e la condurrò alle gioie eterne.
- Conducendola fino a là, le darò con singolare tratto di bere dalla fonte della mia Deità, cosa che non farò a quelli che non avranno recitato queste Orazioni.
- Perdonerò tutti i peccati a chiunque sia vissuto per 30 anni in peccato mortale se dirà devotamente queste Orazioni.
- La difenderò dalle tentazioni.
- Le conserverò i suoi 5 sensi.
- La preserverò dalla morte improvvisa.
- Salverò la sua anima dalle pene eterne.
- Se avesse vissuto sempre secondo la sua volontà e avesse dovuto morire domani, la sua vita si prolungherà.
- La persona che reciterà queste Orazioni, otterrà tutto quello che domanderà a Dio e alla santa Vergine Maria.
- Tutte le volte che reciterà queste Orazioni otterrà 100 giorni di indulgenza [l’indulgenza parziale].
- Sarà sicura di essere aggiunta al coro degli Angeli.
- Chi insegnerà queste Orazioni ad un altro, avrà gioia e merito senza fine, che saranno stabili sulla Terra e dureranno eternamente.
- Dove sono e saranno dette queste Orazioni, Dio è presente con la sua grazia.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
L’immagine della vigna è molto FORTE E DETERMINANTE, A LIVELLO SIMBOLICO, nella tradizione biblica.
Basta ricordare il profeta Isaia:
“Canterò per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva vangata e sgombrata dai sassi e vi aveva costruito in mezzo una torre e scavato anche un tino…”.
MA LA VIGNA, INVECE DI PRODURRE UVA BUONA, HA PRODOTTO UVA SELVATICA.
L’immagine della vigna serve a esprimere, soprattutto, il contrasto fra amore di Dio e il non amore del popolo.
Dio ama continuamente, ostinatamente Israele, ma Israele non risponde, dimentica Dio, gli preferisce le divinità straniere che sembrano assicurare la pioggia per i campi e la fertilità degli animali.
In questo vangelo, Gesù ci “ricorda” quelle immagini.
LA GENTE CHE LO ASCOLTA SA CHE DIO HA PARLATO DI ISRAELE RAFFIGURANDOLO AD UNA VIGNA.
Quando perciò dice “Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo” la gente conosce il senso di quell’immagine.
Gesù si identifica con una pianta:
- lui è il ceppo della vite
- e i discepoli sono i rami.
Tra lui e i suoi discepoli esiste dunque una profonda unità.
Ma se Gesù è la “vera vite”, i tralci innestati su quella vite dovranno produrre buona uva.
E, se i tralci non producono uva:
- NON È COLPA DEL CEPPO, che è uva buona,
- MA DEL RAMO.
Dunque il discepolo, unito al suo Signore, se è veramente discepolo, DEVE “produrre buoni frutti”, AMANDO E PERDONANDO COME HA FATTO IL SUO SIGNORE. Allora sarà davvero il buon tralcio, DEGNO della vera vite.
Non basta dunque una “fede astratta” e non basta neppure una semplice adesione al Vangelo:
BISOGNA “DARE FRUTTI”…
E se non si producono buoni frutti dobbiamo PER FORZA essere potati.
La potatura avviene grazie alla Parola che i discepoli hanno accolto: Parola che urta, che sconcerta, che esige forti cambiamenti: sono queste le “potature”…
Quando poi, il tralcio si stacca dalla vite, allora, privato del flusso di linfa che lo tiene in vita, muore: lo si taglia, lo si butta nel fuoco.
L’immagine del fuoco che brucia ha chiare allusioni agli “ultimi tempi”. Alla fine i tralci fecondi e quelli inutili non potranno più essere confusi…
La liturgia di oggi sottolinea la necessità di “rimanere” in Gesù, un tema particolarmente caro all’apostolo Giovanni.
Nella sua prima lettera afferma: “Chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui“.
E nella parabola della vite i tralci i termini “rimanere” e “dimorare” ne sono il cuore. L’immagine della vigna, nel suo simbolismo religioso, era molto nota ai discepoli di Gesù.
UNO DEGLI ORNAMENTI PIÙ VISTOSI DEL TEMPIO ERETTO A GERUSALEMME DA ERODE E CHE GESÙ FREQUENTÒ ERA APPUNTO UNA VITE D’ORO CON GRAPPOLI ALTI COME UN UOMO.
Ma soprattutto nelle Scritture il tema della vigna era tra i più significativi per esprimere il rapporto tra Dio e il suo popolo.
Isaia, nello stupendo “canto della Vigna“, di cui ho già accennato sopra, descrive la delusione di Dio nei confronti di Israele, sua vigna, che aveva curato, piantato, vangato, difeso, ma dalla quale non ha avuto altro che frutti amari.
Geremia rimprovererà il popolo d’Israele, dicendogli
- “…Io ti avevo piantata come vite feconda e tutta genuina. Come mai sei diventata una vite aspra, selvatica e bastarda?” (2, 21).
Nelle parole di Gesù, c’è un cambiamento piuttosto singolare, LA VITE non È più Israele, ma LUI STESSO: “Io sono la vera vite”.
Nessuno l’aveva mai detto prima. Ma, per comprendere appieno queste parole è necessario collocarle nel contesto dell’ultima cena, quando Gesù le pronunciò.
Gesù si identifica con la vite, specificando che è la “vera” vite; ovviamente per distinguersi dalla “falsa”.
Ma non è una vite isolata. Gesù aggiunge: “io sono la vite e voi i tralci”. I discepoli sono legati al Maestro e sono parte integrante della vite: non c’è vite senza tralci, e viceversa.
Potremmo dire che il legame dei discepoli con Gesù è appunto come quello della vite con i tralci, essenziale e forte. È un legame che va ben oltre i nostri alti e bassi e le nostre buone o cattive condizioni.
L’antico segno biblico della vigna riappare qui in tutta la sua forza. CON GESÙ NASCE UNA VIGNA PIÙ LARGA E PIÙ ESTESA DELLA PRECEDENTE E SOPRATTUTTO PERCORSA DA UNA NUOVA LINFA’, L’AGAPE, L’AMORE STESSO DI DIO.
La forza di questo amore è dirompente: permette di produrre molto frutto. Dice Gesù “In questo è glorificato il padre mio: che portiate molto frutto“.
Il Vangelo prosegue: “Ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto“.
Sì, proprio quelli che “portano frutto“, conoscono anche il momento della potatura, e sono quei tagli che di tempo in tempo, appunto come accade nella vita naturale, è necessario operare perché possiamo essere “senza macchia” (Ef 5, 27).
Il testo evangelico non vuol dire che Dio manda dolori e sofferenze ai suoi figli migliori per provarli o purificarli.
No, non è in questo che va intesa la potatura, il Signore non ha bisogno di intervenire con le sofferenze per migliorare i figli.
La verità è molto più semplice. La vita spirituale è sempre un itinerario, una crescita. E non è mai scontata.
Ma è la via tracciata per ogni discepolo.
Nella tradizione bizantina c’è una splendida icona che riproduce plasticamente questa parabola evangelica.
Al centro è dipinto il tronco della vite su cui è seduto Gesù con la Scrittura aperta. Dal tronco partono dodici rami su ognuno dei quali è seduto un apostolo, con la Scrittura aperta tra le mani.
È l’icona della nuova vigna, l’immagine della nuova comunità che ha origine da Gesù, vera vite. Quel libro aperto che sta nelle mani di Gesù è lo stesso che hanno gli apostoli: è la vera linfa’ che permette di “non amare a parole né con la lingua. ma coi fatti e nella verità”.
La Chiesa oggi può rappresentare il luogo alternativo dove, invece di correre, si sta e si “rimane”.
E si rimane perché si possiedono buoni motivi per rimanere: la Parola che ci racconta un Amore sorprendente e, per noi, “inspiegabile”, il pane spezzato da mangiare mentre attraversiamo i nostri deserti, la fraternità che ci rende accettabili perfino le pesanti fatiche del viaggio.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!