23.06.2023 – VENERDI’ XI SETTIMANA P.A. A – MATTEO 6,19-23 “…dov’è il tuo tesoro sarà anche il tuo cuore”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 6,19-23

». Parola del Signore

Mediti…AMO

Ma chiediamoci anche quale tesoro stiamo accumulando, visto che dedichiamo molto tempo e molte energie, giustamente, a condurre una vita sana ed equilibrata, ad occuparci del nostro corpo.

In questa ottica, seppur buona, quanto investiamo per la nostra anima? Quanto nella ricerca di senso, assecondando il desiderio di felicità che Dio ha instillato nel nostro cuore?

La Bibbia è molto chiara sulla ricchezza. Il popolo che Yahwèh aveva liberato dall’Egitto sapeva bene che cos’è un impero, ovvero ciò che per definizione opprime, sfrutta e uccide.

Quindi la prima cosa che il popolo d’Israele era chiamato a fare, era quella di ri-stabilire un’economia di giustizia distributiva, nella quale i beni (che sono sempre dono di Dio), fossero equamente distribuiti fra tutti.

Gesù ci ha consegnato due precetti fondamentali di etica economica validi per quanti vogliono essere suoi discepoli:

  1. Non cercare di arricchirti!

  2. Se hai, hai per condividere! ”.

San Giovanni Crisostomo, già nel IV secolo d.C., affermava con forza:

  • Non condividere con i poveri i propri beni è defraudarli e togliere loro la vita. Non sono nostri i beni che possediamo: sono dei poveri.

Fratelli e Sorelle, per comprendere il messaggio di Gesù, certamente è importante conoscere la situazione socio-politico-economico-religiosa della Palestina del primo secolo.

Che ci racconta di un paese che non era libero, ma dominio feroce dell’impero romano, come per quasi tutte le terre intorno al Mediterraneo.

Per incarico dell’imperatore, la Palestina era governata da un procuratore il quale aveva a disposizione circa tremila soldati per reprimere eventuali ribellioni.

In più, Roma governava questo territorio, avvalendosi dell’aristocrazia sacerdotale, che amministrava il Tempio, e i sovrani locali, attraverso cui succhiava il sangue ai poveri, estorcendo tasse, via via sempre più esorbitanti.

Chi non riusciva a pagare e si indebitava fortemente finiva col perdere il proprio orticello, la casa e perfino la propria libertà, finendo in schiavitù con tutta la sua famiglia.

La storia ci permette di attestare che nella Galilea del tempo di Gesù, il 90% della popolazione viveva al di sotto della soglia della povertà e vi era una grande massa di poveri, ciechi, sordomuti, storpi, paralitici, lebbrosi, i quali non potevano lavorare, ragion per cui erano costretti a chiedere l’elemosina per “tirare a campare”.

È in questa realtà che emerge la figura di Gesù come di un uomo che vive tra la sua gente e ne condivide la resistenza all’oppressione dei poteri forti.

E, in questo contesto, Gesù offre il regno di Dio ai poveri.

Ciò significava, da un lato,cibo a sufficienza e cancellazione dei debiti, dall’altro dare vita a comunità capaci di vivere mettendo in pratica quei valori e principi di giustizia, cooperazione e solidarietà che vedremo poi espressi in Atti 4,34, espressione tangibile del sogno di Dio.

In particolare, Gesù cercherà di aiutare la gente a prendere coscienza del fatto che il cambio verso una società dove a regnare è lo Spirito di Dio e non quello del mondo, può avvenire solo dal basso, solo dalla gente comune, vittima continua della sopraffazione dei potenti di turno, che ha fede in Dio.

Gesù è molto chiaro: la fede nel Padre Celeste, non si vede dalla fedeltà alla dottrina, e neanche dal rispetto delle regole religiose, ma dalla capacità di essere generosi, di donare senza calcolo.

Ecco cosa occorre all’uomo di Dio: non divenire schiavo dei beni terreni.

Il Regno di Dio ha fatto irruzione.

E il discepolo non deve essere cieco per il divino.

L’uomo che dà valore solo alle cose terrene e non si interessa delle cose divine ha l’occhio ammalato.

Invece ha una buona capacità visiva quando sa apprezzare e riconoscere Dio e il divino.

Viviamo come se fossimo venuti sulla terra per ammucchiare ricchezze e non abbiamo in testa nessun altro pensiero.

Guadagnare soldi, comprare, disporre, possedere.

Vogliamo attrarre l’ammirazione degli altri o forse l’invidia.

Ci inganniamo, soffriamo, ci addossiamo preoccupazioni e dispiaceri e non troviamo la felicità desiderata.

Gesù ci fa un’altra proposta: «accumulatevi invece tesori nel cielo, dove né tignola né ruggine consumano, e dove ladri non scassinano e non rubano» (Mt 6,20).

Il Cielo è il granaio delle buone azioni.

Questo sì che è un tesoro per sempre.

La voce di un antico Vescovo, Padre della Chiesa S. Agostino di Ippona:

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!