23.03.2023 GIOVEDI’ DOPO LE CENERI – LUCA 9,22-25 “Chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 9,22-25
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno». Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi sé stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà. Infatti, quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina sé stesso?». Parola del Signore
Mediti…AMO
Ieri abbiamo incominciato quel tempo di conversione che ci è dato dalla Quaresima.
Finora la liturgia quotidiana seguiva il vangelo di Marco, passo a passo.
A partire da ieri fino al giorno di Pasqua la sequenza delle letture del giorno sarà data dalla tradizione antica della quaresima con le sue letture, già fisse, che ci aiuteranno ad entrare nello spirito della quaresima e della preparazione alla Pasqua.
Fin dal primo giorno, la prospettiva è quella della Passione, Morte e Risurrezione e del senso che questo mistero ha per la nostra vita.
La vita di Gesù ha compimento sulla croce, ma al tempo stesso nella risurrezione, che dalla croce è inseparabile.
È quanto ci viene proposto nel testo assai breve del vangelo di oggi, che ci parla della passione, morte e risurrezione di Gesù ed afferma che seguire Gesù vuol dire caricarsi la croce dietro Gesù ed andare dietro di lui.
In quel tempo la croce era la pena di morte che l’impero romano imponeva ai criminali emarginati.
Decidere di prendere la croce e caricarla sulle proprie spalle per andare dietro Gesù era lo stesso che accettare di essere emarginato DA QUEL SISTEMA INGIUSTO CHE LEGITTIMAVA L’INGIUSTIZIA.
Era lo stesso che rompere con il sistema.
Come dice Paolo nella Lettera ai Galati “Il mondo per me è stato crocifisso, come io per il mondo” (Gal 6,14).
La croce non è fatalismo, e nemmeno è esigenza del Padre Celeste.
La Croce è la conseguenza dell’impegno liberamente assunto da Gesù di rivelare la Buona Novella che Dio è Padre, e che quindi tutti e tutte dobbiamo essere accettati e trattati da fratelli e sorelle.
A causa di questo annuncio rivoluzionario, lui fu perseguitato e non ebbe paura di dare la propria vita, mostrandoci che c’è prova d’amore più grande che dare la vita per il proprio fratello.
Non dimentichiamo mai, Fratelli e Sorelle, che la quaresima è un cammino di essenzialità, di riscoperta della propria vocazione, di luce e di verità.
Si tratta dunque di prendere coscienza della nostra situazione di peccatori, di convertirsi a Dio con tutto il cuore e l’anima, di prestare ascolto alla sua divina Parola, di comportarci da veri figli e figlie di Dio.
Dio è sempre vicino a noi: il primo impulso e il primo aiuto per la conversione viene da Lui: è un dono che noi dobbiamo richiedere con insistenza e perseveranza.
Abbracciando la nostra croce – che Dio, nella sua giustizia e bontà, dà sempre proporzionata alla nostra possibilità di portare – vivremo nella pace e nella gioia di aver compiuto la sua divina volontà.
E non si tratta di indossare una croce ornamentale sui nostri vestiti, come siamo soliti fare, o di una croce ideologica, MA È LA CROCE DELLA VITA.
La croce del proprio dovere, la croce del sacrificarsi per gli altri con amore – per i genitori, per i figli, per la famiglia, per gli amici, anche per i nemici -, la croce della disponibilità ad essere solidali con i poveri, a impegnarsi per la giustizia e la pace.
Ma attenzione che in una NON CORRETTA INTERPRETAZIONE DI QUESTO TESTO, POSSONO NASCERE INFINITI MALINTESI.
Il Cristo non ci chiede di cercare la sofferenza o di accoglierla, realizzando nella nostra vita, una sorta di autolesionismo.
Prendere la croce ha poco a che vedere con l’atteggiamento triste e doloroso dell’inevitabile che dobbiamo cercare ad ogni costo, con cui, troppo spesso, abbiamo accolto QUESTA PAROLA COSÌ INTENSA E LIBERANTE.
Noi invece siamo chiamati ad andare fino in fondo, ad osare, a non mollare proprio perché lui, il Signore, il Maestro, il Rabbì, è andato fino in fondo senza tentennamenti.
GESÙ NON HA AMATO LA CROCE, NÉ L’HA CERCATA E NE AVREBBE VOLENTIERI FATTO A MENO.
Ma, ad un certo punto, quella croce è stata l’unico strumento che ancora aveva per ridire senza ambiguità, senza tentennamenti, senza ombra di dubbio ciò che egli voleva dire.
LA CROCE È DIVENTATA, ALLORA, L’UNICO MODO PER IL SIGNORE DI MANIFESTARE L’AMORE PER IL PADRE E PER GLI UOMINI.
Quell’amore che siamo chiamati ad imitare, quell’amore che siamo chiamati a cercare e a donare anche se fa male, anche se non riusciamo, anche a costo di perdere la nostra vita.
Proprio perché la vita piena, la vita vera, la vita di Dio vale la pena di essere vissuta fino in fondo.
Gesù è il Servo sofferente che si consegna al Padre e ci mostra una croce, che è quello scandalo che esige una nostra conversione profonda e continua e la fede che ci regala la scelta di seguire Cristo, sul cammino doloroso e stretto della croce.
Gesù ci rivela quindi quel mistero che è nel pensiero di Dio, e che l’uomo non può né pensare né accettare. IL PROBLEMA NON È TANTO IL RICONOSCERE CHE GESÙ È IL CRISTO DI DIO, MA “COME” È IL CRISTO DI DIO.
Gesù non è il Cristo dell’attesa umana, ma il Figlio dell’uomo che affronta il cammino del Servo sofferente di Dio.
Questa è la prima autorivelazione piena di Gesù, il nocciolo della fede cristiana, il suo mistero di morte e risurrezione.
Il “bisogna” indica il compimento della volontà di Dio rivelata nella Scrittura.
Questa volontà è il suo amore riversato su di noi peccatori.
Dio “deve” morire in croce per noi, perché ci ama e noi siamo sulla croce.
IL MISTERO DI GESÙ È LA SOFFERENZA DEL SERVO DI DIO CHE AMA IL PADRE E I FRATELLI, e LA CROCE È IL NOSTRO MALE CHE LUI SI ADDOSSA PERCHÉ CI AMA.
Gesù non salva sé stesso (vi consiglio di leggere Lc 23,34-39), ma si perde per solidarietà con noi perduti: perché LUI È IL DIO-AMORE, che è SOLIDALE CON IL NOSTRO MALE, CHE CI DONA IL SUO REGNO (vi consiglio di leggere il seguito della pericope evangelica Lc 23,40-43).
Ello allora che rinnegare sé stessi significa ricevere la propria vita come GRAZIA di cui non si dispone da padroni, per poter portare ogni giorno la gioia del servizio ai fratelli e del dono della vita per gli altri, e addossarsi il fardello delle prove, delle contraddizioni e delle persecuzioni.
PERCHÉ LA VIA DEL REGNO È QUELLA DELLA CROCE, SIA PER CRISTO CHE PER I CRISTIANI.
L’uomo si realizza amando Dio, perché solo in tal modo rende sempre più vicina la “sua immagine a somiglianza” a Dio.
Ma si può amare solo se si è amati. Infatti il cristiano è chiamato ad amare Gesù e perdere la vita per Lui, perché il Signore del tempo e della storia, per primo, L’HA AMATO E HA DATO SÉ STESSO PER LUI (Gal 2,20).
E di conseguenza, con FEDE E DEVOZIONE, il credente si affida a Lui, nella vita e nella morte, perché Cristo è morto per tutti vincendo le barriere del male e della morte.
Gli unici beni che troveremo nell’eternità saranno quelli che abbiamo donato per misericordia nella vita presente.
Ha detto PAPA FRANCESCO, nell’ANGELUS, di Domenica, 19 giugno 2016:
- «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua» (v. 23). Non si tratta di una croce ornamentale, o di una croce ideologica, ma è la croce della vita, è la croce del proprio dovere, la croce del sacrificarsi per gli altri con amore – per i genitori, per i figli, per la famiglia, per gli amici, anche per i nemici -, la croce della disponibilità ad essere solidali con i poveri, a impegnarsi per la giustizia e la pace. Nell’assumere questo atteggiamento, queste croci, sempre si perde qualcosa. Non dobbiamo mai dimenticare che «chi perderà la propria vita [per Cristo], la salverà» (v. 24).
- È un perdere per guadagnare. E ricordiamo tutti i nostri fratelli che ancora oggi mettono in pratica queste parole di Gesù, offrendo il loro tempo, il loro lavoro, la loro fatica e perfino la loro vita per non rinnegare la loro fede in Cristo. Gesù, mediante il suo Santo Spirito, ci dà la forza di andare avanti nel cammino della fede e della testimonianza: fare quello in cui crediamo; non dire una cosa e farne un’altra. E in questo cammino sempre ci è vicina e ci precede la Madonna: lasciamoci prendere per mano da lei, quando attraversiamo i momenti più bui e difficili.»
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!