23.02.2024 – VENERDI’ 1′ SETTIMANA QUARESIMA B – MATTEO 5,20-26 “…Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.
“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).
Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.
E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,20-26
+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai”; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinèdrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!». Parola del Signore
Mediti…AMO
Il testo del vangelo di oggi forma parte di un insieme più ampio, che va da Mt 5,20 fino a Mt 5,48.
In questi passaggi Matteo ci indica come Gesù interpreta e spiega la Legge di Dio.
Cinque volte ripete la frase “Avete inteso che fu detto dagli antichi, in verità vi dico!” (Mt 5,21.27.33.38.43).
Poco prima, aveva detto “…non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge ed i Profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5,17).
L’ATTEGGIAMENTO DI GESÙ DINANZI ALLA LEGGE È, NELLO STESSO TEMPO, DI ROTTURA E DI CONTINUITÀ.
ROMPE CON LE INTERPRETAZIONI SBAGLIATE, MA MANTIENE FERMO L’OBIETTIVO CHE LA LEGGE DEVE RAGGIUNGERE: LA PRATICA DELLA MAGGIORE GIUSTIZIA, CHE È L’AMORE.
Ma cerchiamo di vedere alcuni passaggi importanti:
- Matteo 5,20: Una giustizia che superi quella dei farisei. Questo primo verso presenta la chiave generale di tutto ciò che segue in Mt 5,20-48.
La parola Giustizia non appare mai in Marco, e sette volte nel Vangelo di Matteo (Mt 3,15 e 5,6.10.20 e 6,1.33 e 21,32).
Ciò ha a che vedere con la situazione delle comunità per cui Marco scrive.
L’ideale religioso dei giudei dell’epoca era “essere giusto davanti a Dio“.
Tanto che i farisei insegnavano che “La persona raggiunge la giustizia davanti a Dio quando riesce ad osservare tutte le norme della legge in tutti i suoi dettagli!”
Questo insegnamento generava un’oppressione legalistica e dava molta angoscia alle persone, perché era molto difficile poter osservare tutte le norme (Rm 7,21-24).
Per questo, Matteo raccoglie le parole di Gesù sulla giustizia mostrando che deve superare la giustizia dei farisei (Mt 5,20).
PER GESÙ, LA GIUSTIZIA NON VIENE DA CIÒ CHE FACCIO PER DIO OSSERVANDO LA LEGGE, BENSÌ DA CIÒ CHE DIO FA PER ME, ACCOGLIENDOMI COME UN FIGLIO.
Il nuovo ideale che il Signore propone è questo “Siate dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste!” (Mt 5,48).
Ciò vuol dire che saremo giusti davanti a Dio quando cercheremo di accogliere e perdonare le persone come Dio ci accoglie e ci perdona, malgrado i nostri difetti e i nostri peccati.
Questo ci vuol insegnare che, il Maestro di Nàzareth, non concepisce una fede che sia una farsa, una finzione, una maniera di porsi davanti a Dio.
O LA FEDE CAMBIA RADICALMENTE IL NOSTRO COMPORTAMENTO O NON È AUTENTICA.
Gesù vuole farci “salire” con lui a Gerusalemme: egli non vuole che noi restiamo nella “pianura”, ma vuole che siamo “perfetti come il nostro Padre”!
La perfezione che Gesù ci mostra, non lo capiremo mai abbastanza, non si pone sul piano della giustizia: non si tratta di voler esercitare alla perfezione tutte le virtù morali, di non commettere nessun errore nei confronti della legge di Dio.
Ne siamo veramente incapaci! Si tratta piuttosto di imitare prontamente il Padre in ciò che più gli è proprio: il suo amore misericordioso e senza limiti.
Si tratta di avere nei nostri cuori i sentimenti di veri figli e figli del Padre.
L’orizzonte proposto dal Signore, Fratelli e Sorelle è certamente altissimo, ma fattibile: la preghiera, il rito, la celebrazione non sono un palcoscenico in cui mostrare a Dio la nostra presunta santità, MA COSTITUISCONO LA POSSIBILITÀ CHE ABBIAMO DI IMPARARE DA DIO AD AMARE E A PERDONARE.
Allora dobbimo cercare di arrivare alla preghiera, con un cuore puro e libero, autentico e riconciliato con gli altri, perchè il Signore Iddio non gradisce un culto slegato alla vita.
Di conseguenza Gesù ci chiede soprattutto una delicatezza estrema nei nostri rapporti di fratellanza, che è alla bese di ogni nostro rapporto umano e sociale, tanto che il Signore, dà una tale importanza all’amore fraterno da arrivare a raccomandarci di “lasciare il dono davanti all’altare” pur di andare a riconciliarci con il nostro fratello.
Non ha senso presentarsi davanti a Dio se prima non ci si è riconciliati con il fratello.
La condizione per presentarsi a Dio è fare prima un gesto di riconciliazione con il proprio fratello, andargli incontro, avere un cuore misericordioso che va al di là dei torti dell’altro.
Perchè qualunque offesa tra gli uomini è una offesa a Dio. È come se dicessimo a Dio “…questa persona che mi sta davanti (il marito, la moglie, il fratello, l’amico, il collega, il vicino, chiunque sia) non è una buona persona, non è un dono per me. Ti sei sbagliato a crearla e a mettermela vicino”.
Dio attende che noi perdoniamo, perchè questo nostro atteggiamento è alla base della misericordia: la riceviamo dal Padre nella misura in cui la concediamo ai nostri fratelli.
IL PERDONO CI DEVE PORTARE ALLA RICONCILIAZIONE, AD UNA RINNOVATA RELAZIONE CHE SI ERA ROTTA, A POTER GUARDARE DI NUOVO NEGLI OCCHI L’ALTRO E RITROVARLO IN QUESTO SGUARDO.
E quando perdoniamo questo nostro fratello, stiamo dandogli la possibilità di rinascere, di rinnovarsi, DI RECUPERARE QUELLA RELAZIONE CHE ORMAI ERA PERDUTA.
È COME SE STESSIMO DICENDOGLI “…QUEL TORTO, QUELL’OFFESA, NON DICE QUELLO CHE SEI. TU SEI STATO PER ME UN DONO DI DIO E IO CON IL MIO PERDONO VOGLIO RITROVARTI”.
In tal modo, perdonare diventa un atto che dà gloria e lode a Dio.
Perchè è l’atteggiamento che conta, il cuore con cui uno affronta la vita e la fede, che conta.
Come dice il compianto PAPA BENEDETTO XVI’, il perdono è una preghiera cristologica, perchè “…ci ricorda Colui che per il perdono ha pagato il prezzo della discesa nella miseria dell’esistenza umana e della morte in croce” (Joseph Ratzinger / Papa Benedetto XVI, in Gesù di Nazareth, I. Dal battesimo alla trasfigurazione, RCS Libri S.p.A., Milano 2007, pag. 192.).
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!