22 settembre 2024 domenica 25 p.a. B – MARCO 9,30-37 “…se uno vuol essere il primo sia il servo di tutti”

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 9,30-37

+ In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli attraversavano la Galilea, ma egli non voleva che alcuno lo sapesse. Insegnava infatti ai suoi discepoli e diceva loro: «Il Figlio dell’uomo viene consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma, una volta ucciso, dopo tre giorni risorgerà». Essi però non capivano queste parole e avevano timore di interrogarlo. Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: «Di che cosa stavate discutendo per la strada?». Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: «Se uno vuole essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servitore di tutti». E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato». Parola del Signore

Mediti…AMO

Il vangelo di oggi narra il secondo annuncio della Passione, Morte e Risurrezione di Gesù e, come nel primo annuncio (Mc 8,27-38), i discepoli sono spaventati ed hanno paura, e non capiscono la parola sulla croce, PERCHÉ NON SONO CAPACI DI CAPIRE NÉ DI ACCETTARE UN MESSIA CHE DIVENTA SERVO DEI FRATELLI, continuando a sognare un Messia glorioso.

Quando Gesù annuncia la sua Passione e Morte, loro discutono su chi di loro sia il più grande.

E mentre il Signore Gesù vuole servire, essi pensano a comandare. È l’ambizione che li conduce a mettersi affianco a Gesù.

Ed io vi prego di non puntare il dito, perché fino ad oggi, questo stesso desiderio di auto-promozione appare nelle nostre comunità, perché satana ama spargere a piene mani il “lievito” dell’ideologia dominante.

Soprattutto oggi, l’ideologia delle propagande del commercio, del consumismo, dell’immagine, della forza, dell’immortalità, dell’eterna farmacologica giovinezza, della prevaricazione gli uni sugli altri, di immorali e false telenovela, che più fuorvianti non si può (basti pensare all’IMMORALISSIMO BEAUTIFUL, una su tutte, o a tutte quelle ORMAI INTERMINABILI “STAGIONI FILMOGRAFICHE” CHE SI OSTINANO A PROPINARCI IMPROBABILI ANGELI, MA SICURISSIMI DEMONI, CON UNA SAPIENZA SCENICA CHE TENDE A FARCELI DIVENTARE PERSINO “AMABILMENTE SIMPATICI”), influisce profondamente sul modo di pensare e di agire della gente.

Contribuendo a creare una confusione assurda nel comun modo di pensare.

Al tempo di Marco, non sempre le comunità erano capaci di mantenere un atteggiamento critico dinanzi all’invasione dell’ideologia dell’impero romano. MA IO DIREI…E OGGI, INVECE?

Ma Gesù, ci invita su un’altra strada, attraversa la Galilea, e non vuole che la gente lo sappia, poiché è occupato con la formazione dei discepoli, a cui parla della Croce.

E dice che, secondo la profezia di Isaia (Is 53,1-10), il Figlio dell’Uomo deve essere consegnato e condannato a morte. E questo indica l’orientamento di Gesù verso la Bibbia, sia nella realizzazione della propria missione, che nella formazione data ai discepoli, poiché traeva il suo insegnamento dalle profezie.

E, come nel primo annuncio (Mc 8,32), i discepoli lo ascoltano, ma non capiscono ciò che dice sulla croce, e non chiedono chiarimenti, perché probabilmente hanno paura che emerga la loro ignoranza, e quindi non cercano di conoscere la verità di Cristo.

E questo ci mostra che una persona non diventa santa e rinnovata, per il semplice fatto di “seguire Gesù”.

Nell’episodio del vangelo di oggi, Gesù appare come un maestro che forma i suoi seguaci.

E, “seguire”, era un termine che formava parte del sistema educativo del tempo, perchè indicare la relazione tra “discepolo e maestro”, che è assolutamente diversa da quella di “professore-alunno”.

Gli alunni assistono a ciò che dice il professore su una determinata materia, MA NON LO SEGUONO. NON VIVONO CON LUI, VEDENDO SE NELLA VITA FA CIO’ CHE INSEGNA.

I discepoli, invece, “seguono” il maestro e vivono con Lui, ventiquattro ore al giorno. Tanto che, in questa “convivenza” di tre anni con Gesù, i discepoli e le discepole riceveranno la loro formazione.

Ma essi non comprendono! E allora Gesù –ci dice il brano evangelico- prova un’altra strategia: non più quella del rimprovero, ma ancora una volta quella della pazienza e della persuasione.

Torna a ripeterci che non è nella posizione di comando, o nel mantenimento del potere, o nella conservazione dei privilegi, che facciamo del cristianesimo una religione incarnata nel mondo contemporaneo e attenta alle necessità dell’umanità, bensì nella dimensione di un servizio umile e silenzioso, fatto di poche pretese, di poche rivendicazioni, di poche parole, di maniche rimboccate e di attenzione ai bisogni dell’altro, MA SOPRATTUTTO DI UN ATTEGGIAMENTO DI FONDO, IMPRONTATO ALLA SEMPLICITÀ E DELLA DISPONIBILITÀ.

E per esortarci ad assimilare questo modello e a farne la caratteristica fondamentale di uno stile di servizio, ci mostra un esempio: quello dei bambini “…chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me”.

Ovvero, chi accoglie nel proprio cuore la vita (DI FEDE) come la accoglie un bambino, non può che accogliere dentro di sé la dimensione dell’umiltà, della generosità, della semplicità e quindi del servizio.

Un bambino, infatti, non fa distinzioni tra le persone, e soprattutto ha un solo gradino nella sua scala sociale: quello dei “grandi”, perché gli altri bambini, anche quelli più piccoli, sono come lui, non gli sono inferiori, sono semplicemente “bambini”.

Un bambino accoglie la novità di un gioco, con la gioia di chi, nelle cose nuove, trova vita, e non timore dell’incerto.

Un bambino di fronte alla vita gioca perché sa che la vita va giocata, che bisogna prendersi gioco della vita, e che una vita presa troppo sul serio ti schiaccia. E si fida, senza troppe domande, di chiunque giochi con lui, perché sa che chi è capace di giocare con un bambino è ancora capace di meravigliarsi, di sognare e di ridere della vita.

Un bambino, mentre tutti fingono di dire al re – pur di non contraddirlo – che i suoi vestiti inesistenti sono bellissimi, è capace di dire – ce lo insegna la fiaba di Andersen – “…ma il re è nudo!”, e se il re continua nella sua inesorabile marcia trionfale senza vestiti perché deve mantenere il gioco della parte, il bambino continuerà a prendersi gioco di lui, perché ha capito meglio degli altri che il Regno è molto di più della suggestione del potere e del dominio.

Vogliamo vivere nell’ignorante innocenza di non capire fino in fondo il Maestro, o finalmente scegliamo l’innocenza sincera del bambino che si fida di suo Padre (perché Dio è Padre), e non la falsa umiltà di chi si finge ignorante, per poter fare di Dio quello che vuole.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!