22 aprile LUNEDI’ 4^ SETTIMANA DI PASQUA B – GIOVANNI 10,1-10 “Io sono la porta delle pecore”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 10,1-10

+ In quel tempo, Gesù disse: «In verità, in verità io vi dico: chi non entra nel recinto delle pecore dalla porta, ma vi sale da un’altra parte, è un ladro e un brigante. Chi invece entra dalla porta, è pastore delle pecore. Il guardiano gli apre e le pecore ascoltano la sua voce: egli chiama le sue pecore, ciascuna per nome, e le conduce fuori. E quando ha spinto fuori tutte le sue pecore, cammina davanti a esse, e le pecore lo seguono perché conoscono la sua voce. Un estraneo invece non lo seguiranno, ma fuggiranno via da lui, perché non conoscono la voce degli estranei». Gesù disse loro questa similitudine, ma essi non capirono di che cosa parlava loro. Allora Gesù disse loro di nuovo: «In verità, in verità io vi dico: io sono la porta delle pecore. Tutti coloro che sono venuti prima di me, sono ladri e briganti; ma le pecore non li hanno ascoltati. Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvato; entrerà e uscirà e troverà pascolo. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere; io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gesù si trova a Gerusalemme in occasione della festa delle Capanne, memoria autunnale dell’uscita dall’Egitto e del soggiorno nel deserto.

E, in effetti, la nostra pagina fa da spartiacque a tale festa e a quella successiva, che ha luogo in inverno, quella della Dedicazione del Tempio.

E il discorso di Gesù, che apre il capitolo 10 di Giovanni, segue immediatamente l’episodio del cieco nato, che abbiamo ascoltato nella IV domenica di Quaresima.

Dopo aver accolto la professione di fede del cieco, Gesù pronuncia una frase di denuncia verso quei farisei che credono di vedere e invece sono ciechi e non lo hanno riconosciuto come un uomo di Dio “Io sono venuto in questo mondo per una discriminazione, affinché quelli che non vedono ci vedano, e quelli che vedono diventino ciechi“.

E, al fariseo che gli chiede precisazioni risponde: «Se foste ciechi, non avreste peccato; ma adesso dite “…noi ci vediamo!” il vostro peccato rimane».

Con ciò li mette in guardia affinché si rendano conto del rischio che corrono nel non accoglierlo come Inviato di Dio.

Gesù continua poi con il discorso di questo capitolo (Gv 10), dove passa dal tema della luce a quello del pastore e delle sue pecore.

Il brano che leggiamo questa domenica è solo la prima parte di questo discorso, in cui Gesù parla del pastore in senso impersonale, e poi termina parlando di sé come della porta delle pecore.

Nei prossimi giorni mediteremo sulla seconda parte di questo capitolo del Quarto Evangelo, in cui il Signore stesso si autodefinisce IL BUON PASTORE e porta a compimento il suo discorso (Gv 10,11-18), e in seguito, l’evangelista annoterà la divisione che le parole del Maestro hanno provocato nel suo uditorio (10,19-21).

Uno dei salmi più belli, scritto con estrema raffinatezza formale, è quello che enumera le virtù del Buon Pastore (Sal.23-24).

E il Vangelo suggerisce che il Buon Pastore è raro.

La sua vocazione è pericolosa e per lui, la sicurezza delle pecore è la sola preoccupazione, e darà la vita per salvarle.

Il nostro secolo è il secolo del “cattivo pastore”: conserviamo ancora le pietre carbonizzate dei campi in cui milioni di uomini furono asfissiati.

Cristo parla sempre del suo ruolo di pastore: non è venuto per essere servito, non è venuto per trattare le persone con arroganza; è venuto per salvare le sue pecorelle e, se è necessario, per morire per loro.

Comunque, nel brano odierno il vangelo di Giovanni presenta tanti diversi livelli interpretativi, proprio perché suddiviso in due parti che sono – come scrive l’evangelista –similitudini (dette anche “parabole” Gv 10,6):

  • una ha come contenuto Gesù “guardiano” o pastore delle pecore (vv.1-5), legato alla vita dei pascoli e dei greggi. Le due parabole raccontano di un pastore che ha cura del suo gregge. Questo pastore non è un ladro che pensa solo a macellarne la carne, ma ha una relazione con quelli che gli appartengono, in quanto conosce le sue pecore “…ciascuna per nome”;

Per capire bene questa parabola, occorre conoscere bene il mondo rurale del tempo di Gesù.

Quando, durante il pascolo o gli spostamenti il gregge aveva sete, si conduceva presso quei rari luoghi ove erano piccole sorgenti d’acqua.

Lì giunto, il gregge spesso si confondeva con altri greggi presenti per lo stesso motivo, che stavano lì ad abbeverarsi a quell’unica fonte.

E, dopo che avevano bevuto, ciascun pastore, riprendendo la propria strada, ritrovava le proprie pecore del suo gregge, chiamandole con la propria voce, spesso ciascuna per nome, come fanno i pastori: e le pecore lo riconoscono, lo seguono e non sbagliano gregge.

E si separano agevolmente dagli altri greggi.

  • l’altra individua Gesù come “porta” delle pecore (vv.7-9).

Nel testo si parla anche del la questione dei ladri di cui parla il Signore.

Ciò diventa più intuibile se si pensa a quei pastori che vedono arrivare il lupo, e fuggono, perché a loro non importa nulla delle pecore.

Il testo potrebbe far riferimento anche a “falsi messia” (come quelli al v.8 «…venuti prima di Gesù»).

È dunque possibile che il Gesù di Giovanni abbia in mente un riferimento così chiaro?

È possibile, anche se tra i ladri della vita delle persone, potevano esserne ovviamente annoverati molti altri, a cui Gesù potrebbe alludere, tra i quali coloro che hanno un ruolo pubblico, civile o religioso, ma cercano il proprio interesse e non degli altri, come ad esempio la classe sacerdotale dirigente del Tempio dell’epoca, o ai farisei e sadducei che si erano occupati troppo di ottenere il potere tramite la politica.

E, tornando all’ultimo capoverso, occorre sottolineare che il Gesù di Giovanni, Gesù custodisce il suo gregge ponendosi tra questo e i ladri, perché LUI E’ LA PORTA.

Ma la porta rimanda anche a quel VELO DEL TEMPIO, che il Cristo risorto ha squarciato nel momento della sua morte, e non è mai stato più sigillato (Mt 27,51).

IN QUEL MOMENTO IL SIGNORE HA SPALANCATO PER SEMPRE QUELLA PORTA.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!