22.12.2023 – VENERDI’ FERIA PROPRIA – LUCA 1,46-55 “…Maria disse…”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

 Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo LUCA 1,46-55

+ In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

L’incontro di due donne, di due madri approda nel canto, “…perché canta chi ama e l’amore riposa solo quando è amato“.

Questo cantico di Maria era uno dei cantici delle comunità dei primi cristiani.

Rivela il livello di coscienza e la fermezza della fede che le animava internamente.

Da duemila anni questa preghiera è il saluto dei discepoli al tramonto del sole, un modo per rileggere la giornata alla luce della salvezza.

E per chiudere il giorno nella gioia, non nella tristezza, per sottolineare, ogni giorno, ciò che di positivo abbiamo vissuto.

La conosciamo bene, questa preghiera e la cantiamo coralmente, alla fine dei Vespri, al morir del giorno.

Cantato nelle comunità, questo cantico di Maria insegna a pregare e a cantare.

Insieme a Maria possiamo preparare il nostro cuore per la nascita del Salvatore, cerchiamo uno spazio di silenzio nella nostra interiorità e con calma rivediamo la nostra vita: ritroviamo tutte le meraviglie che Dio ha fatto per noi.

Faremmo bene a riprenderlo in mano, a rileggerlo con lo stupore della prima volta.

È un’adolescente che lo canta, intrecciando salmi e citazioni, rimandi biblici e salvifici.

E, con esso ci dice che Dio viene in mezzo a noi. Anzi, c’è, interviene, lavora, scardina le nostre umane logiche.

Se ci pensate bene, per Maria non è che le prospettive per il futuro fossero così rosee… eppure in questo canto mostra un’esplosione di freschezza, di meraviglia, di stupore.

Sapientemente, Maria, volge uno sguardo sul suo vivere e riconosce una presenza: quella di Dio ed esclama a gran voce nel canto i segni della presenza amorevole di Dio.

Canto che coinvolge la sua vita, la vita di ogni uomo.

Un canto che non rimane personale ma diventa eco delle cose che Dio ha fatto lungo la storia della salvezza.

In esso Maria ci invita a CANTARE LA SPERANZA PERCHÉ DIO ACCOMPAGNA I PASSI DELL’UMANITÀ.

Da lei dovremmo prendere esempio, quando riteniamo di aver molte ragioni per cui essere scontenti, amareggiati, delusi, forse anche arrabbiati con la vita e con Dio.

È del tutto inevitabile che le cose non vadano quasi mai come vorremmo, ma la cosa straordinaria è che ciò non ci impedisce di ammirare stupiti l’opera di Dio in noi e nella Storia.

Nel primo libro di Samuele (2, 1-2) Anna canta “Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte si innalza grazie al mio Dio”.

A LEI CHE ESULTA PER UN FIGLIO INSPERATO, RISPONDE MARIA PER UN FIGLIO NON CERCATO MA DONATO.

Il canto esprime la gioia che invade l’uomo nella totalità della sua persona. È canto che coinvolge tutto il mondo.

Il canto è una poesia che sgorga dal cuore e che mette insieme parole e musica, razionalità e sentimento.

Il canto comunica sempre una passione come desiderio di vita, come ringraziamento, come sentimento, come tristezza, come gioia.

Il canto raccoglie momenti di vita riconosciuta, e li esprime poeticamente come dono all’altro.

Ognuno di noi dovrebbe essere un cantore e un compositore di canti guardando la sua vita e le grandi cose che il Signore ha compiuto in lui.

La speranza individuale di ognuno di noi NON DEVE ESSERE POSTA NEL MONDO, MA NEL SIGNORE.

Dice SANT’AGOSTINO, nel suo celebre DISCORSO 256:

  • “Cantiamo qui l’alleluia, mentre siamo ancora privi di sicurezza, per poterlo cantare un giorno lassù, ormai sicuri. Perché qui siamo nell’ansia e nell’incertezza. Anche quaggiù tra i pericoli e le tentazioni, si canti dagli altri e da noi l’alleluia. Dio infatti è fedele; e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze. L’uomo è ancora colpevole, ma Dio è fedele. Qui cantiamo da morituri, lassù da immortali. Qui nella speranza, lassù nella realtà. Qui da esuli e pellegrini, lassù nella patria. Cantiamo ora non per goderci il riposo, ma per sollevarci dalla fatica. Cantiamo da viandanti. Canta, ma cammina. Canta per alleviare le asprezze della marcia, ma cantando non indulgere alla pigrizia. Canta e cammina. Che significa camminare? Andare avanti nel bene, progredire nella santità. Vi sono infatti, secondo l’apostolo, alcuni che progrediscono sì, ma nel male. Se progredisci è segno che cammini, ma devi camminare nel bene, devi avanzare nella retta fede, devi progredire nella santità. Canta e cammina”.

Ma, ciò che rende ancora più mirabile questo canto, Fratelli e Sorelle, è il fatto che nei Vangeli, Maria appare sempre come una donna che preferisce il silenzio e il nascondimento.

Non il silenzio passivo di chi non sa cosa dire MA IL SILENZIO MEDITATIVO DI CHI ASCOLTA E GUARDA ATTENTAMENTE E … CERCA DI COMPRENDERE OGNI COSA NELLA LUCE DI DIO.

In questa cornice il Magnificat acquista un valore ancora più grande perché esprime nella forma più piena la coscienza di fede di questa giovane fanciulla.

Il Magnificat esprime l’intima gioia di Maria, frutto della grazia che Dio ha riversato in lei.

QUESTA PREGHIERA È UNA PAROLA UMANA MA SGORGA DALL’ACCOGLIENZA DELLA PAROLA DIVINA: è l’ascolto che genera la lode, il silenzio che partorisce la parola.

Ella parla e pensa con la Parola di Dio; la Parola di Dio diventa parola sua, e la sua parola nasce dalla Parola di Dio.

Così rivela CHE I SUOI PENSIERI SONO IN SINTONIA CON I PENSIERI DI DIO, CHE IL SUO VOLERE È UN VOLERE INSIEME CON DIO.

ED È COSÌ CHE ESSENDO INTIMAMENTE PENETRATA DALLA PAROLA DI DIO, ELLA PUÒ DIVENTARE MADRE DELLA PAROLA INCARNATA.

Per riassumere, potrei affermare che IN QUESTO CANTO SGORGA L’ESULTANZA TUTTA INTERIORE, DI UN’ANIMA CHE SI È LASCIATA RICOLMARE TOTALMENTE DALLA GRAZIA DI DIO.

C’è un movimento poetico e spirituale del Magnifica.

Esso ha una tonalità più corale, quasi che alla voce di Maria si associ quella dell’intera comunità dei fedeli che celebrano le scelte sorprendenti di Dio.

Nell’originale greco del Vangelo di Luca abbiamo sette verbi all’aoristo, che indicano altrettante azioni che il Signore compie in modo permanente nella storia:

  1. ha spiegato la potenza…
  2. ha disperso i superbi…
  3. ha rovesciato i potenti…
  4. ha innalzato gli umili…
  5. ha ricolmato di beni gli affamati…
  6. ha rimandato i ricchi…
  7. ha soccorso Israele.

In questo settenario di opere divine è evidente lo “stile” a cui il Signore della storia ispira il suo comportamento: egli si schiera dalla parte degli ultimi.

Il suo è un progetto che è spesso nascosto sotto il terreno opaco delle vicende umane, che vedono trionfare “i superbi, i potenti e i ricchi“.

Eppure la sua forza segreta è destinata alla fine a svelarsi, per mostrare chi sono i veri prediletti di Dio:

  • “coloro che lo temono”, fedeli ALLA SUA PAROLA;
  • “gli umili, gli affamati, Israele suo servo”, ossia la comunità del popolo di Dio che, come Maria, è costituita da coloro che sono “poveri”, puri e semplici di cuore.
  • È quel “piccolo gregge” che è invitato a non temere perché al Padre è piaciuto dare ad esso il suo regno (Lc 12, 32).

E così questo canto ci invita ad associarci a questo piccolo gregge, ad essere realmente membri del Popolo di Dio nella purezza e nella semplicità del cuore, nell’amore di Dio.

La voce di PIERRE TEILHARD DE CHARDIN (1881-1955, sacerdote gesuita, filosofo e peleontologo):

  • “Il mio unico ideale è di essere il servo, la serva, a cui il Signore dona il posto che vuole nel proprio cuore e che desidera soltanto questo: essere fedele.”

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!