22.12.2002 GIOVEDI’ FERIA PROPRIA – LUCA 1,46-55 “Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 1,46-55
In quel tempo, Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Parola del Signore
Mediti…AMO
Nei Vangeli Maria appare sempre come una donna che preferisce il silenzio e il nascondimento.
Non il silenzio passivo di chi non sa cosa dire ma il silenzio meditativo di chi ascolta e guarda attentamente e … cerca di comprendere ogni cosa nella luce di Dio.
In questa cornice il Magnificat acquista un valore ancora più grande perché esprime nella forma più piena la coscienza di fede di questa giovane fanciulla.
Il Magnificat esprime l’intima gioia di Maria, frutto della grazia che Dio ha riversato in lei.
Questa preghiera è una parola umana che però SGORGA DALL’ACCOGLIENZA DELLA PAROLA DIVINA: è tipica di quell’ascolto che genera la lode, DI QUEL SILENZIO CHE PARTORISCE LA PAROLA.
L’esultanza è tutta interiore, rivela un’anima che si è lasciata ricolmare totalmente da Dio.
Questo cantico è molto vicino a quello che intonerà Gesù quando, esultando nello Spirito Santo, scoprirà che la benevolenza del Padre si rivela ai piccoli (Lc 10,21-22). Maria esalta l’opera di salvezza che Dio sta realizzando tra gli uomini.
Il cantico di Maria era uno dei cantici delle comunità dei primi cristiani. Rivela il livello di coscienza e la fermezza della fede che le animava internamente.
Cantato nelle comunità, questo cantico di Maria insegnava già anticamente a pregare ed a cantare.
Maria inizia proclamando il cambiamento che avviene nella su avita sotto lo sguardo amoroso di Dio, pieno di misericordia.
Per questo, canta felice: “Esulto di gioia in Dio mio Salvatore”.
Il verbo che dà il nome a questa preghiera – il “MAGNIFICAT” – presente otto volte nel Nuovo Testamento, lo troviamo anche subito dopo questa preghiera, in Lc.1,58, reso in italiano con “il Signore aveva manifestato in lei (in Elisabetta) la sua grande misericordia”.
Che alla lettera sarebbe “il Signore aveva “magnificato” con lei – “fatta grande con lei” – la sua misericordia”.
Siamo dunque al cuore della fede, della storia e della preghiera di Israele, che trova in Gesù la sua pienezza e il suo adempimento.
Dio che elegge il piccolo e il povero, si china verso questo povero, e lo solleva, la libera, lo salva, lo conduce, nutrendolo e dissetandolo ai pascoli erbosi della vita eterna: ovvero lo ama di amore infinito, come solo Dio sa amare.
Il Magnificat ricorda e celebra tutto questo, sia nell’esperienza di Maria e di ogni credente, sia nella vicenda di tutto il Popolo del Signore.
Di tutto questo, l’evento supremo è il “farsi piccolo” di Dio stesso nella Persona e nel Mistero del Figlio, che si fa “il più piccolo” fino alla Croce e che il Padre fa risorgere dalla morte come primizia, primogenito della nuova umanità.
Costruttivamente questo inno si sviluppa come un mosaico di citazioni e di allusioni bibliche, che trova un parallelo nel cantico di Anna (1Sam 2,1-10), considerato generalmente come la sua fonte principale sia dal punto di vista della situazione che della tematica e della formulazione.
Ecco il Cantico di Anna, moglie di Ekram, ai più sconosciuto:
- “1Allora Anna pregò: Il mio cuore esulta nel Signore, la mia fronte s’innalza grazie al mio Dio. Si apre la mia bocca contro i miei nemici, perché io godo del beneficio che mi hai concesso. 2Non c’è santo come il Signore, non c’è rocca come il nostro Dio. 3Non moltiplicate i discorsi superbi, dalla vostra bocca non esca arroganza; perché il Signore è il Dio che sa tutto e le sue opere sono rette. 4L’arco dei forti s’è spezzato, ma i deboli sono rivestiti di vigore. 5I sazi sono andati a giornata per un pane, mentre gli affamati han cessato di faticare. La sterile ha partorito sette volte e la ricca di figli è sfiorita. 6Il Signore fa morire e fa vivere, scendere agli inferi e risalire. 7Il Signore rende povero e arricchisce, abbassa ed esalta. 8Solleva dalla polvere il misero, innalza il povero dalle immondizie, per farli sedere insieme con i capi del popolo e assegnar loro un seggio di gloria. Perché al Signore appartengono i cardini della terra e su di essi fa poggiare il mondo. 9Sui passi dei giusti Egli veglia, ma gli empi svaniscono nelle tenebre. Certo non prevarrà l’uomo malgrado la sua forza. 10Il Signore… saranno abbattuti i suoi avversari! L’Altissimo tuonerà dal cielo. Il Signore giudicherà gli estremi confini della terra; darà forza al suo re ed eleverà la potenza del suo Messia.”
Maria canta la grandezza di Dio, riconoscendo che Dio è Dio. La conseguenza della scoperta di Dio grande nell’amore genera la sua esultanza nello spirito. E questo ci permette di attestare che chi conosce il vero Dio, gioisce della sua stessa gioia.
La cosa che sconvolge il nostro pensiero umano e il suo concetto meritocratico è che Dio dona a Maria, non perché ne ha merito, ma risiede nel suo demerito, nella sua umiltà. Ed è solo perché MARIA È IL NULLA ASSOLUTO, che “la rende meritevole” di ricevere il Tutto.
Dio è amore e l’amore è dono. E il dono è tale SOLO NELLA MISURA IN CUI NON È MERITATO.
Maria è il primo essere umano che riconosce il proprio nulla e la propria distanza infinita da Dio IN MODO PIENO E ASSOLUTO.
Per questo, giustamente, la Chiesa proclama Maria esente dal peccato originale, perché in lei non c’è quella menzogna antica che impedisce all’uomo questa umiltà fiduciosa, che dovrebbe essere, invece, tipica della creatura. Come recita il Salmo 131:
“Signore, non si esalta il mio cuore né i miei occhi guardano in alto; non vado cercando cose grandi né meraviglie più alte di me. Io invece resto quieto e sereno: come un bimbo svezzato in braccio a sua madre, come un bimbo svezzato è in me l’anima mia. Israele attenda il Signore, da ora e per sempre”.
Ma attenzione. l’umiltà di Maria non è quella virtù che porta ad abbassarsi. Lei è umile di natura, perché Dio la ha prescelta
E tutte le generazioni gioiranno con lei della sua stessa gioia di Dio, perché in lei l’abisso di tutta l’umanità è stato colmato di luce e si è rivelato come capacità di concepire Dio, il Dono dei doni.
Maria sintetizza in una sola parola tutti gli attributi di Colui che ha già chiamato Signore, Dio, Salvatore, Potente, Santo, aggiungendo che il nome di Dio è “Misericordia”.
Dio è amore! E in quanto fonte dell’AMORE Egli non può non amare.
È misericordia che non può non sentire tenerezza verso la miseria delle sue creature.
San Clemente di Alessandria afferma che “per la sua misteriosa divinità Dio è Padre. Ma la tenerezza che ha per noi lo fa diventare Madre. Amando, il Padre diventa femminile” (Dal Quis dives salvetur, 37,2).
Maria descrive la storia biblica della salvezza in sette azioni di Dio. La descrizione con i verbi al passato significa quello che Dio ha già fatto nell’Antico Testamento, ma anche quello che ha compiuto nel Nuovo, perché il Cantico, composto dalla comunità cristiana, canta l’operato di Dio alla luce della risurrezione di Cristo già avvenuta.
A proposito di questa rivoluzione operata da Dio, che rovescia i potenti dai troni e manda a mani vuote i ricchi, notiamo che anche questa è un’opera grandiosa e commovente della misericordia di Dio: quando il potente cade nella polvere e il sazio prova l’indigenza, essi sono posti nella condizione per essere rialzati e saziati da Dio. Nell’esperienza del vuoto e nel crollo degli idoli, l’uomo si trova nella condizione migliore per cercare Dio.
IN MARIA È PRESENTE DIO CHE SI È IN LEI, FATTO UOMO. Ella è la MADRE DI DIO.
In lui si realizzano le promesse di Dio. È per la fede in Cristo che si è discendenza di Abramo (Lc 3,8).
Il compimento della promessa fatta da Dio ad Abramo è definitivo: “In te si diranno benedette tutte le famiglie della terra” (Gen 12,3).
Il buon Dio non fa mancare il pane ai suoi figli.
La Parola accompagna e sostiene il cammino della Chiesa, dona luce e forza a coloro che cercano la verità, indica la via della fedeltà.
Ogni giorno, in questo Cantico, che Dio ha messo sulle labbra di Maria, risuona questa Parola, che è la preghiera privilegiata del Popolo di Dio.
Essa è un sublime inno di ringraziamento della Chiesa che ogni cristiano, nella gioia, fa proprio.
Nella tradizione cristiana è la preghiera nella quale al tramonto raccogliamo ogni nostra giornata contemplando l’opera di Dio per noi e per la nostra salvezza.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!