… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 23,13-22
In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti alla gente; di fatto non entrate voi, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrare. Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo prosèlito e, quando lo è divenuto, lo rendete degno della Geènna due volte più di voi. Guai a voi, guide cieche, che dite: “Se uno giura per il tempio, non conta nulla; se invece uno giura per l’oro del tempio, resta obbligato”. Stolti e ciechi! Che cosa è più grande: l’oro o il tempio che rende sacro l’oro? E dite ancora: “Se uno giura per l’altare, non conta nulla; se invece uno giura per l’offerta che vi sta sopra, resta obbligato”. Ciechi! Che cosa è più grande: l’offerta o l’altare che rende sacra l’offerta? Ebbene, chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso». Parola del Signore
Mediti…AMO
La festività odierna, parallela a quella di Cristo Re, venne istituita da Pio XII nel 1955. Si celebrava, fino alla recente riforma del calendario liturgico, il 31 maggio, a coronamento della singolare devozione mariana nel mese a lei dedicato. Il 22 agosto era riservato alla commemorazione del Cuore Immacolato di Maria, al cui posto subentra la festa di Maria Regina per avvicinare la regalità della Vergine alla sua glorificazione nell’assunzione al cielo.
Questo posto di singolarità e di preminenza, accanto a Cristo Re, le deriva dai molteplici titoli, illustrati da Pio XII nella lettera enciclica “Ad Coeli Reginam” (11 ottobre 1954), di Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, di augusta sovrana e regina della Chiesa, che la rende partecipe non solo della dignità regale di Gesù, ma anche del suo influsso vitale e santificante sui membri del Corpo mistico.
Il latino “regina”, come “rex”, deriva da “regere“, cioè reggere, governare, dominare.
Dal punto di vista umano non si può attribuire a Maria il ruolo di dominatrice, perché Ella si è proclamata serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel più umile nascondimento.
Luca, negli Atti degli apostoli, colloca Maria in mezzo agli Undici, dopo l’Ascensione, raccolta con essi in preghiera; ma non è lei che impartisce ordini, bensì Pietro. Ma, ella costituisce l’anello di congiunzione che tiene uniti al Risorto quegli uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito Santo.
MARIA È REGINA PERCHÉ È MADRE DI CRISTO, IL RE. Ella è regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: “In lei s’aduna quantunque in creatura è di bontade“, dice Dante nella Divina Comedia.
Tutti i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità dell’amore divino, che l’ha colmata di ogni bene.
Ma ella distribuisce regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re; protegge con la sua potenza i figli acquisiti in virtù della sua corredenzione e li rallegra con i suoi doni, poiché il Re ha disposto che ogni grazia passi per le sue mani di munifica regina.
Per questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di madre, ma anche con quello di regina, come in cielo la salutano con felicità e amore gli angeli, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini.
Maria è stata coronata col duplice diadema della verginità e della maternità divina “Lo Spirito Santo verrà su di te, e la virtù dell’Altissimo ti adombrerà. Per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio“.
La nuova data, 22 di agosto, è dovuta a Paolo VI che, con l’attuazione delle norme generali per l’Anno Liturgico e il nuovo Calendario Romano, promulgate con la lettera apostolica Mysterii Paschalis (14 febbraio 1969), e con l’esortazione apostolica Marialis cultus (2 febbraio 1974), per il retto ordinamento e sviluppo del culto della Beata Vergine, l’ha collocata nell’alveo naturale alla sua realtà teologica, cioè nel grande mistero dell’Assunzione al cielo di Maria Vergine, proclamata da Pio XII il 1° novembre 1950.
Non si può nascondere che, alla base della stessa istituzione, ci fosse un’antica consuetudine di un certo parallelismo del calendario liturgico tra le feste cristologiche e quelle mariane, ossia a un titolo di una festa in onore di Cristo si faceva corrispondere, dov’era possibile, una festa in onore della Vergine Maria.
Certamente, l’argomento teologico, su cui si fonda la dignità Regale di Maria, è senza alcun dubbio la sua divina Maternità, definita dal concilio di Efeso nel 431.
Nei testi rivelati, Maria è la Donna che, “nella pienezza del tempo” (Gal 4, 4), ha partorito Cristo, vero Dio e vero Uomo, “Figlio dell’Altissimo e Re della casa di Giacobbe” (Lc 1, 32-33); e come Madre del Re Signore, gode anche della stessa dignità regale, come Regina. Così interpreta san Giovanni Damasceno: “[Maria] è veramente diventata la Signora di tutta la creazione, nel momento in cui divenne Madre del Creatore [Cristo]” (De fide orthodoxa, IV, c. 14).
La Maternità divina di Maria è il primo grande dono che riceve da Cristo, con il quale viene scelta e predestinata con l’unico e medesimo atto di predestinazione di Dio, per essere associata in modo singolare alla realizzazione storica della volontà salvifica di Dio, in Cristo (Ef 1, 3ss).
La scelta a Madre di Cristo, da parte dello stesso Cristo, è la prima grande conseguenza, secondo il Cantore dell’Immacolata, della predestinazione assoluta di Maria alla grazia e alla gloria.
Difatti, come Cristo è Re di diritto sia per creazione sia per grazia o redenzione e sia per gloria o glorificazione, COSÌ MARIA È REGINA PER DIRITTO MATERNO CHE INTERCEDE E CONCEDE TUTTE LE GRAZIE DEL FIGLIO A COLORO CHE LE CHIEDONO.
Onde, il titolo di Mediatrice delle grazie, con il quale si celebrava prima la sua liturgia al 2 di luglio.
Dallo stesso decreto divino di predestinazione, secondo il quale Cristo ha il Primato assoluto e incondizionato su tutto, il Cantore dell’Immacolata, desume un Primato secondario e partecipato per Maria su tutte le creature sia celesti che terrestri.
Di conseguenza, come Cristo è Re assoluto, così Maria è Regina PER GRAZIA E PER SCELTA. A lei, si può applicare il salmo delle nozze del Re: “splende alla tua destra la Regina, [in tutta la sua bellezza e perfezione], adorna d’oro di Ofir” (Sal 45, 9).
Tra le conseguenze più immediate della Regalità di Maria è la forte e decisa affermazione sempre del Cantore dell’Immacolata: “la beata Vergine ha il potere di intercedere e di distribuire i frutti della grazia redentiva”.
Concetto che ha trovata vasta e profonda eco in diversi documenti del Magistero, come ricorda anche Pio XII nella sua enciclica: “Cristo si serve dell’ufficio e dell’opera della Madre per distribuire i frutti della redenzione” (Ad caeli reginam, III).
Anche Pio IX, nell’enciclica che definiva l’Immacolata Concezione, afferma che Maria, “costituita dal Signore Regina del cielo e della terra ed esaltata sopra tutti i cori degli angeli e sopra delle schiere dei santi in cielo, sta alla destra del suo unigenito Figlio, e intercede con tutta l’efficacia delle sue materne preghiere: ottiene ciò che chiede e non può restare inascoltata” (Ineffabiliis Deus, 8 dicembre 1854).
Il concetto del Cantore dell’Immacolata, circa il “potere di intercedere” di Maria Vergine, è riproposto anche da Leone XIII quando scrive che la Madre di Cristo ha “il potere quasi illimitato” di intercedere e dispensare la grazia del suo Figlio (Adiutricem popoli, 5 settembre 1895). E Pio X aggiunge che tale “potere” deriva a Maria “come per diritto materno”: “Maria è dispensatrice per diritto di madre dei tesori dei meriti di suo Figlio (Ad diem illum laetissimum, 2 febbraio 1904)
Prima della riforma conciliare del 1969, liturgicamente questa festa mariana si celebrava il 2 luglio, con il titolo di “Mediatrice delle grazie” o “Madonna delle grazie”.
La sua diffusione nel mondo cattolico ha avuto un grande impulso dal mondo francescano, specialmente da quando il Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori, Bonaventura da Bagnoregio, nel Capitolo generale di Siena (1263), estende la celebrazione liturgica della festa mariana a tutto l’Ordine.
Oggi, con la riforma conciliare, invece, la stessa festa è celebrata al 31 maggio sotto il titolo la “Visitazione di Maria
Il valore teologico dell’intercessione riconosciuto a Maria Vergine ha il suo fondamento nella stretta unione alla Predestinazione con il Figlio: come il Cristo è autore della grazia, così Maria, prima redenta, la distribuisce in ragione della sua Maternità spirituale.
La “grazia” per definizione è un “dono” e come tale non può essere esigito da alcuno, cioè non può essere meritato; tuttavia, in teologia, si suole distinguere un merito de condigno e un merito de congruo: l’uno è di giustizia o di fedeltà, e l’altro di benignità.
Di per sé, solo Cristo ha meritato de condigno con la sua morte i doni di grazia, che la Madre de congruo intercede ed elargisce da Figlio.
In cielo, la Beata Vergine Maria continuamente merita de congruo, cioè non per sé, in quanto non può meritare più, ma merita per gli altri che desiderano ricevere la grazia del Figlio. Come a dire: i meriti universali e assoluti di Cristo, meritati de condigno, diventano concreti soltanto attraverso l’intercessione di Maria, alla quale Cristo ha affidato il compito di mediare tutto il suo patrimonio di grazia a vantaggio dei richiedenti.
Questo delicato ufficio di “intercedere”, riconosciuto a Maria Regina dal Cantore dell’Immacolata, ha trovato eco e applicazione nell’Enciclica Ad diem illum di Pio X (2 febbraio 1904), quando scrive che Maria “merita de congruo -ossia distribuisce agli altri- tutto ciò che Cristo ha guadagnato de condigno”. Su questa speciale mediazione della grazia acquista importanza la preghiera dell’uomo viatore.
Simpatiche le due antiche immagini ricordate e riportate nella stessa enciclica da Pio X: “Maria – scrive san Bernardo- è l’acquedotto, o anche quella parte per cui il capo si congiunge col corpo e gli trasmette forza e efficacia; e san Bernardino da Siena: ‘Ella è il collo del nostro capo, per mezzo del quale esso comunica al suo corpo mistico tutti i doni spirituali’“.
Piace concludere questo breve pensiero sulla Regalità di Maria Vergine con le parole di Leone XIII: “È lecito affermare, a piena ragione, che dell’immenso tesoro di ogni grazia che il Signore ci ha procacciato, poiché ‘la grazia e la verità provengono da Cristo’ (Gv 1, 17), nulla ci viene dato direttamente se non attraverso Maria, per volere di Dio. Dato che nessuno può andare al Sommo Padre se non per mezzo del Figlio [Incarnato], così, di regola, nessuno può avvicinarsi a Cristo se non attraverso la Madre” (Enciclica, Octobri mense, 22 settembre1891).
In breve: come Gesù siede alla destra della Divina Maestà nell’altezza dei Cieli, così Maria siede Regina alla destra di suo Figlio, rifugio sicuro e fedele per tutti i pericoli; e nessuno deve temere o disperare sotto la sua guida, i suoi auspici, la sua protezione e la sua benevolenza.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Le parole di Gesù sono taglienti. È finito il tempo delle galanterie, finito il tempo del dialogo: sa che si complotta contro di lui.
Troppa invidia nei suoi confronti, troppo destabilizzanti le sue parole. I detentori del potere religioso, ieri come oggi, vivono con immensa insofferenza la sua libertà interiore.
E invece di interrogarsi, di convertirsi, di cambiare, tagliano corto e uccidono chi li accusa.
Allora il Maestro parla, duramente, ferocemente, con una franchezza insostenibile e denuncia le piccole grandi manie degli uomini di fede, la loro ansia di fare proseliti, il loro ingiustificato senso di superiorità, la loro saccenteria e l’insostenibile moralismo.
E le contraddizioni di un sistema che si regge sulle minuzie, che si perde nella casistica dimenticando completamente l’orizzonte di riferimento.
Manie che ancora viviamo, troppo spesso, fra noi cristiani che, pure, dovremmo esserne ben vaccinati!
Eppure quante volte si evangelizza e si fanno proseliti… nella Chiesa stessa, “strappando” dei seguaci a tal movimento per proporne uno migliore.
O imponendo pesi che Dio non chiede. O perdendoci anche noi nelle minuzie che uccidono la speranza.
È un paradosso sostenere la cecità di una guida, infatti è guida se vede bene, se è in grado di condurre sulla via sicura e migliore quelli che non vedono.
Nell’aspetto spirituale la guida può essere cieca perché gli occhi fisici non sono necessari, lo stesso riesce a indicare le vie dello spirito secondo il Vangelo, per evitare i pericoli e seguire il cammino della santificazione.
Gesù parla di guide cieche, il riferimento diretto riguardava i dottori e i sacerdoti del Tempio, che ostentavano anche il nulla che avevano.
Ma chi è una guida?
Colui che accompagna indicando una meta buona, dà la mano se necessario, sostiene, con pazienza indica la via riconduce sulla via se c’è stato errore, ma lo fa da fratello, senza superiorità.
Siamo guide cieche quando diciamo e non facciamo, quando mettiamo in mostra la nostra giustizia, la nostra osservanza, il nostro esser bravi, in modo da schiacciare tutti gli altri. In questo modo, invece di guidare, uccidiamo l’altro come fratello, uccidiamo noi stessi come figli facendoci auto-sufficienti.
Ci mettiamo la maschera d’una tale supponenza religiosa che non ci accorgiamo neanche che è violenza, ci sembra di fare cose santissime. Ciechi che guidano altri ciechi.
Ma questi ‘Guai’ ci sono detti perché possiamo vedere bene, e diventare così, guide luminose. Ricordiamocelo sempre!
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!