22.02.2024 – GIOVEDI’ CATTEDRA DI SAN PIETRO – MATTEO 16,13-19 “Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 16,13-19

+ In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Festa della Cattedra di san Pietro, al quale disse il Signore «….Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa».

Nel giorno in cui i Romani erano soliti fare memoria dei loro defunti, si venera la sede della nascita al cielo di quell’Apostolo, che trae gloria dalla sua vittoria sul colle Vaticano ed è chiamata a presiedere alla comunione universale della carità.

Per ricordare due importanti tappe della missione compiuta dal principe degli apostoli, S. Pietro, e lo stabilirsi del cristianesimo prima in Antiochia, poi a Roma, il Martirologio Romano celebra il 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia e il 18 gennaio quella della sua cattedra a Roma.

La recente riforma del calendario ha unificato le due commemorazioni al 22 febbraio, data che trova riscontro in un’antica tradizione, riferita dalla Depositio martirum.

In effetti, in questo giorno si celebrava la cattedra romana, anticipata poi nella Gallia al 18 gennaio, per evitare che la festa cadesse nel tempo di Quaresima.

In tal modo si ebbe un doppione e si finì per introdurre al 22 febbraio la festa della cattedra di S. Pietro ad Antiochia, fissando al 18 gennaio quella romana.

La cattedra, letteralmente, è il seggio fisso del sommo pontefice e dei vescovi.

E’ posta in permanenza nella chiesa madre della diocesi (di qui il suo nome di “cattedrale”) ed è il simbolo dell’autorità del vescovo e del suo magistero ordinario nella Chiesa locale.

La cattedra di S. Pietro indica quindi la sua posizione preminente nel collegio apostolico, dimostrata dalla esplicita volontà di Gesù, che gli assegna il compito di “pascere” il gregge, cioè di guidare il nuovo popolo di Dio, la Chiesa.

Questa investitura da parte di Cristo, ribadita dopo la risurrezione, viene rispettata. Vediamo infatti Pietro svolgere, dopo l’ascensione, il ruolo di guida.

Presiede alla elezione di Mattia e parla a nome di tutti sia alla folla accorsa ad ascoltarlo davanti al cenacolo, nel giorno della Pentecoste, sia più tardi davanti al Sinedrio.

Lo stesso Erode Agrippa sa di infliggere un colpo mortale alla Chiesa nascente con l’eliminazione del suo capo, S. Pietro.

Mentre la presenza di Pietro ad Antiochia risulta in maniera incontestabile dagli scritti neotestamentari, la sua venuta a Roma nei primi anni dell’impero di Claudio non ha prove altrettanto evidenti.

Lo sviluppo del cristianesimo nella capitale dell’impero attestato dalla lettera paolina ai Romani (scritta verso il 57) non si spiega tuttavia senza la presenza di un missionario di primo piano.

La venuta, qualunque sia la data in cui ciò accadde, e la morte di S. Pietro a Roma, sono suffragare da tradizioni antichissime, accolte ora universalmente da studiosi anche non cattolici.

Lo attestano in maniera storicamente inoppugnabile anche gli scavi intrapresi nel 1939 per ordine di Pio XII nelle Grotte Vaticane, sotto la Basilica di S. Pietro, e i cui risultati sono accolti favorevolmente anche da studiosi non cattolici.

Ma veniamo al testo biblico, che ci presenta tre punti interessanti:

  1. l’opinione della gente nei riguardi di Gesù (Mt 16,13-14),
  2. l’opinione di Pietro riguardo a Gesù (Mt 16,15-16)
  3. e la risposta di Gesù a Pietro (Mt 16,17-19).

Gesù conduce i suoi discepoli lontano dalla Giudea e dalla Galilea per porre loro una domanda: “Domandò ai suoi discepoli: «La gente»”, letteralmente “gli uomini”, “«chi dice che sia il 1 Figlio dell’uomo?»”

Gesù vuole rendersi conto di quale sia stato l’effetto della predicazione dei discepoli che lui ha inviato ad annunziare la novità del regno.

La risposta fu davvero deludente:

  • “Risposero: «Alcuni dicono Giovani il Battista»”, perché si credeva che i martiri sarebbero subito risuscitati,
  • “«altri Elìa»”. Elia, secondo la tradizione, non era morto, ma era stato rapito in cielo e sarebbe tornato all’arrivo del futuro messia.
  • “«Altri Geremia»”, sempre secondo la tradizione era scampato a un tentativo di lapidazione,
  • “«o qualcuno dei profeti». Si aspettava uno dei profeti annunziato da Mosè, comunque tutti personaggi che riguardano l’antico.

Questo purtroppo ci fa capire che, né i discepoli, né la gente, alla quale essi si sono rivolti, hanno compreso la novità portata da Gesù.

E Gesù continua “Ma voi”, quindi si rivolge al gruppo, “Chi dite che io sia?” Ma è soltanto uno che prende l’iniziativa: “rispose Simon Pietro”.

Fratelli e Sorelle, Simone è il nome, Pietro è un soprannome negativo che indica la sua testardaggine, e quando l’evangelista lo presenta con questo soprannome, significa che c’è qualcosa di contrario all’annunzio di Gesù.

Rispose Simon PietroTu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Finalmente c’è qualcuno che ha capito che Gesù non è il figlio di Davide, colui che con la violenza impone il regno, ma è il figlio del DIO VIVENTE, CIOÈ CHE COMUNICA LA VITA.

E Gesù gli disse Beato sei tu, Simone”. Perché beato? Perchè Pietro è il puro di cuore e quindi può vedere Dio.

Era certamente una domanda fondamentale, la cui risposta, se esatta, equivaleva a dire chi è Gesù, ed a collocare la propria esistenza su un terreno solido, incrollabile.

Ed esatta è la risposta di Pietro, decisa e sicura.

Ma il suo discernimento non deriva dalla “carne” e dal “sangue“, cioè dalle proprie forze, MA DAL FATTO CHE HA ACCOLTO IN SÉ LA FEDE CHE IL PADRE DONA.

E Gesù stesso afferma che Pietro ha parlato per ispirazione del Padre, riconoscendo in lui il Messia, il Figlio di Dio “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli“.

È dal Padre che viene ogni cosa buona, e in particolare è dal Padre che viene la vita soprannaturale, il cui inizio e fondamento è la fede in Gesù.

E anche Gesù è docile al Padre. Non sceglie di sua iniziativa il primo fra gli Apostoli, ma aspetta che il Padre manifesti la sua scelta e soltanto dopo, quando il riconoscimento di Pietro indica la scelta del Padre, dice a Simone, a Pietro “…Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa“.

C’è dunque un riconoscimento reciproco, basato sull’iniziativa del Padre.

Simone riconosce in Gesù il Figlio di Dio, e Gesù riconosce in Simone la pietra fondamentale della sua Chiesa.

Pietro è pietra, deve essere pietra, cioè, deve essere fondamento stabile per la Chiesa in modo che questa possa resistere contro le porte dell’inferno.

Con queste parole di Gesù, Matteo spinge le comunità perseguitate della Siria e della Palestina, a credere, anche se deboli e perseguitate, che hanno una base stabile, garantita dalla PAROLA DI GESÙ.

E, la pietra come base della fede, evoca la parola di Dio, rivolta al suo popolo in esilio “Ascoltatemi voi che siete in cerca di giustizia, voi che cercate il Signore; guardate alla roccia da cui siete stati tagliati, alla cava da cui siete stati estratti. Guardate ad Abramo vostro padre, a Sara che vi ha partorito; poiché io chiamai lui solo, lo benedissi e lo moltiplicai.” (Is 51,1-2). Indica un nuovo inizio.

Pietro, pietra. Gesù dà un nome a Simone e lo chiama pietra (Pietro).

E Pietro sarà pietra in due modi:

  1. pietra-fondamento (Mt 16,18)
  2. e pietra di inciampo (Mt 16,23).

Nella Chiesa cattolica insistiamo molto in Pietro-pietra-fondamento e dimentichiamo il Pietro-pietra di inciampo.

Da una parte, Pietro era debole nella fede, dubbiosa, e cerca di deviare Gesù, ebbe paura nell’orto, si addormentò e fuggì, e non capiva ciò che Gesù diceva.

Dall’altro canto, era come i piccoli che Gesù proclamò felici. Essendo uno dei dodici, divenne il loro portavoce.

Più tardi, dopo la morte e risurrezione di Gesù, la sua figura crebbe e diventò un simbolo della Comunità.

E noi sappiamo bene che non è merito suo. PIETRO, INFATTI, È FERMO NELLA FEDE NON PER MERITO PROPRIO, MA PERCHÉ GESÙ PREGA PER LUI, AFFINCHÉ NON VENGA MENO LA SUA FEDE (Lc 22,31-34)

Comunque Pietro riceve le chiavi del regno dei cieli, segno di sovranità e di potere e, insieme alle chiavi, riceve piena autorità sul regno dei cieli.

Ed egli esercita questa autorità sulla terra in qualità di trasmettitore e garante della dottrina e dei comandamenti di Gesù, la cui osservanza apre all’uomo il regno dei cieli.

Invece gli scribi e i farisei, in quanto detentori delle chiavi fino a quel momento, avevano esercitato la medesima autorità, rifiutando però il vangelo, e di conseguenza non fecero altro che chiudere il regno dei cieli agli uomini.

Pietro invece ha il compito di aprire il regno dei cieli all’uomo.

Certamente non si può identificare la Chiesa con il regno dei cieli, ma il loro accostamento, in quest’unico brano del vangelo, offre l’opportunità di riflettere sul loro reciproco rapporto e di capire che alla Chiesa, quale popolo di Dio, è affidato il regno dei cieli.

La parola Chiesa, in greco eklésia, appare 105 volte nel Nuovo Testamento, quasi esclusivamente negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere.

Nei vangeli appare tre volte, solo in Matteo, e questa parola significa letteralmente “convocata” o “scelta“.

Indica più precisamente la gente che si riunisce, convocata dalla Parola di Dio, e che cerca di vivere il messaggio del Regno che Gesù porta.

LA CHIESA O LA COMUNITÀ NON È IL REGNO, BENSÌ UNO STRUMENTO E UNA RAPPRESENTAZIONE DEL REGNO.

Perchè il Regno è certamente una realtà assolutamente maggiore.

Nella Chiesa, nella comunità, deve apparire agli occhi di tutti ciò che succede quando un gruppo umano lascia regnare Dio e lascia che si impossessi della propria vita.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!