22.01.2022 SABATO 2 SETT. T.O. – Marco 3,20-22 “I suoi dicevano «…È fuori di sé»”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Marco 3,20-22
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti «…È fuori di sé». Parola del Signore
Mediti…AMO
In un mondo come il nostro, dove tutto deve essere standardizzato, coerente, di un piattume assurdo, anche il modo di pensare non produce più nulla di buono.
E quotidianamente TUTTI stiamo tutti molto attenti per comprendere e definire al meglio i contorni della normalità e cerchiamo di conformarci ad essi per essere felicemente annoverati nella schiera dei cosiddetti “normali”.
E pur di essere, per così dire “politically correct” verso tutti, per un vuoto buonismo che porta all’accettazione globale, OGNUNO DI NOI EVITA DI PENSARE CON LA PROPRIA TESTA, E DI FAR PROPRIE LE IDEE DI DIO, ALTRIMENTI SIAMO RITENUTI DEI FOLLI.
Ci siamo dotati perciò di MODELLI COMPORTAMENTALI E DI SCHEMI MENTALI sempre più precisi perché possiamo essere universalmente accolti. Nonostante ciò sono frequenti i casi in cui si confondono -IN NEGATIVO- i giudizi e si stravolgono i valori.
E questo avviene anche per il Maestro di Nazareth.
Ed è duro osservare che la pericope evangelica ci mostra che, all’inizio, nessuno dei famigliari di Gesù è diventato suo discepolo e che, addirittura, vengono per portarlo via con la forza, perché lo credono pazzo.
Anche a noi, a volte, succede così: proprio dalle persone che ci sono più vicine riceviamo incomprensione rispetto alla nostra fede.
A volte ciò che pensa la gente, il buon nome della famiglia, diventano il motivo principale a cui sacrificare anche ogni nostra relazione.
E allora essi pensano che Gesù sia impazzito, perché predica e passa il tempo ad ascoltare gli altri e a guarirli.
È la seconda volta che la famiglia di Gesù scende da Nazareth al lago. E questa volta hanno portato anche la madre. Vengono a prenderselo, perché è fuori di sé, è impazzito. Sta dicendo e facendo cose sopra le righe, contro il senso comune, contro la logica semplice di una vita collaudata per la società di Nazareth: che deve essere SOLO SINAGOGA, BOTTEGA E FAMIGLIA.
E questo vale anche per noi. Ancora oggi, infatti, se dedichiamo gratuitamente del tempo, magari nel volontariato, ad accogliere e a guarire gli altri, veniamo presi per matti, o nella migliore delle ipotesi, persone che non hanno capito nulla e che sprecano il proprio tempo in attività che non producono denaro.
MA IO VI PREGO, Fratelli e Sorelle, facciamo in modo di non dimenticare MAI, che essere con Gesù, richiede un profondo cambiamento di mentalità, una radicale conversione al pensiero di Dio, che ci porta ad accettare i suoi progetti e a lasciarci sconvolgere dalle sue novità.
Come non dobbiamo mai dimenticare che càpita spesso di confondere lo zelo per le cose di Dio, il fervore che spinge fino all’eroismo, l’amore che diventa dono totale di sé all’altro, CON LA FOLLIA.
Tra l’altro i primi accusatori e i malpensanti provengono spesso dai parenti e dagli amici o dai confratelli, COME ABBIAMO AVUTO MODO DI NOTARE NEL BRANO EVANGELICO ODIERNO.
Le vite dei Santi sono cosparse di episodi, nei quali emerge questo NOSTRO grossolano errore di ritenere alienati mentali PERSONE CHE INVECE VIVEVANO L’EROISMO DELLA SANTITÀ.
Ricordiamo figure come San Giovanni Bosco, Padre Pio e tantissimi altri.
E OGGI ABBIAMO VISTO CHE PRIMA DI LORO, È RIMASTO VITTIMA DI SIMILI PREGIUDIZI LO STESSO GESÙ.
Attorniato dalla folla, bramosa di ascoltarlo, sia Lui che gli astanti dimenticano di soddisfare anche le necessità più urgenti «non potevano neppure mangiare».
Da QUI la facile deduzione dei discepoli, che escono per andare a prenderlo, perché ritenevano fosse «… fuori di sé».
Secondo l’autorevole parere dei suoi, infatti, Gesù avrebbe dovuto avere un po’ più di buon senso.
E avrebbe dovuto investire bene le sue capacità.
Ma il Maestro invece simpatizza coi cattivi e coi malati, trascurando i propri interessi, a tal punto da far ritenere che con la sua bontà e con la sua “poca avvedutezza” sarebbe di lì a poco andato a finir male”.
Ebbene, Fratelli e Sorelle, soltanto chi è pervaso dallo stesso zelo, e animato dalle stesse convinzioni, nutre la stessa ansia di bene, può comprendere certe scelte e certi comportamenti.
La pazzia del Cristo troverà il suo pieno compimento nella morte volontaria sul patibolo della croce, dopo aver annunziato un parametro di giudizio davvero sconvolgente «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».
Ma attenzione. Questa “follia” può e deve essere vista anche in MODO POSITIVO.
È tipico di colui che ama essere fuori da sé stesso, PER perdersi completamente nell’amato.
È la legge dell’amore, l’unica nota che ci fa capire le dinamiche dell’innamoramento.
San Paolo parlerà di “follia” riferendosi alla croce, e noi sappiamo che Gesù è andato in croce per la salvezza degli uomini.
Per amore dell’uomo Gesù “è fuori”.
Fuori dalla sua Casa, straniero in una terra e in un regno che appartiene al Padre. E Gesù lo dice con chiarezza davanti a Pilato:
- «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Quindi Gesù è fuori:
- fuori dai suoi privilegi divini,
- da ogni compromesso col male,
- da ogni logica con il potere umano.
È nato fuori dai centri abitati, in un rifugio per animali, perché “non c’era posto per loro nella locanda”.
E muore fuori le mura di Gerusalemme, tra due “fuori-legge”, sul Golgota.
E inoltre, non dimentichiamo che bisogna essere “…fuori”:
- per farsi toccare da una peccatrice,
- per entrare nella casa di Zaccheo,
- per chiamare un “losco figuro” come Levi, esattore delle tasse,
- per affidare la cassa del gruppo a Giuda, ladro e tanto avido da tradirlo per trenta denari.
Da questa prospettiva i parenti di Gesù hanno ragione: bisogna “essere fuori di sé”, cioè pazzo, per morire per me, per ogni uomo segnato dalla lebbra del peccato; MA È LA LEGGE DELL’AMORE, che si rende concreta e vera nella “…FOLLIA DELLA CROCE”.
Purtroppo essi non sono in questa prospettiva, anzi lo considerano uno che getta il discredito su tutta la famiglia. Ragion per cui, la cosa migliore è prenderlo e rinchiuderlo.
E questo testo la dice lunga sulla maniera di pensare di noi uomini, ai quali manca qualsiasi comprensione per le assolute esigenze di Dio.
NOI non comprendono che un uomo possa essere tutto preso dagli interessi di Dio, tanto da mettersi, anima e corpo, completamente al suo servizio.
È questo pericolo è una “spada di Dàmocle” che incombe sugli uomini che Dio chiama a un particolare servizio, ed è un ammonimento a guardarsi da pensieri e da preoccupazioni borghesi riguardo al buon nome, alla salute e agli affari.
Più avanti i suoi parenti torneranno alla carica (Mc 3,31-35) e il ritorno di Gesù nella sua patria renderà palese lo stesso rifiuto a credergli (Mc 6,1-8).
Gesù fu, è e sarà rifiutato proprio perché povero, umiliato e umile.
MA È PROPRIO QUESTA SUA PAZZIA, CHE RAPPRESENTA LA SAPIENZA DI DIO. Dirà, con grande illuminata sapienza, PAOLO DI TARSO alla sua comunità che vive a Corinto:
- “Mentre i giudei chiedono miracoli e i greci cercano la sapienza, noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, sia giudei che greci, predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio. Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1Cor 1,22-25).
PURTROPPO, PER NOI CHE ABBIAMO BARATTATO L’INTELLIGENZA CON LA FURBIZIA, SAGGIO È SOLO COLUI CHE CERCA L’UTILE E IL VANTAGGIO PROPRIO, E NON IL BENE E LA VERITÀ.
Senza una conversione radicale, in realtà, non si ama Cristo, ma amiamo solo noi stessi e i nostri progetti.
Ovviamente siamo sempre pronti a seguirlo QUANDO LUI CI SEGUE e a catturarlo QUANDO LUI NON CI SEGUE. Purtroppo questo non è amore, MA QUELL’EGOISMO CHE CI PORTA A VOLER SOTTOMETTERE DIO ALLE NOSTRE ESIGENZE E ALLA NOSTRA VOLONTA’.
Anche nella preghiera, c’è la tentazione costante di chiedere a Dio di fare la nostra volontà invece della sua, NONOSTANTE -A PAROLE- DICIAMO IL CONTRARIO.
E, per concludere, non possiamo far altro che evidenziare che questo vangelo nota uno dei momenti più dolorosi della vita di Maria.
Ricordate quel:
- “chi è mia madre?” (Mc.3,33 e Mt.12,48),
- “donna…che ho a da fare con te?” (Gv.2,4).
Parole dure che feriscono il cuore, quasi un disconoscimento.
L’UNICA VOLTA CHE MARIA APPARE NEL VANGELO DI MARCO È IMMAGINE DI UNA MADRE CHE NON CAPISCE IL FIGLIO, CHE NON LO FAVORISCE.
Lei che poté generare Dio, non riuscì a capirlo totalmente.
La maggior familiarità non le risparmiò le maggiori incomprensioni. Contare sul Messia come su uno della famiglia, averlo a tavola, conoscere i suoi gusti, NON LE RESE MENO DIFFICILE LA VIA DELLA FEDE. Anche lei, come noi, È STATA PELLEGRINA NEL CAMMINO DELLA FEDE.
San Francesco di Sales (1567-1622), Vescovo cattolico, direttore spirituale di San Vincenzo de’ Paoli, considerato quale padre della spiritualità moderna, 18’ DOTTORE DELLA CHIESA, fu un “esempio di dolcezza” e diceva in merito:
- “L’amor proprio muore solo quando moriamo noi, e conosce tanti modi di rintanarsi nella nostra anima, che non si riesce mai a farlo sloggiare”.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!