21 agosto 2024 mercoledì SAN PIO X PAPA – MATTEO 20,1-16 “Sei invidioso perché io sono buono?”

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 20,1-16

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna. Si accordò con loro per un denaro al giorno e li mandò nella sua vigna. Uscito poi verso le nove del mattino, ne vide altri che stavano in piazza, disoccupati, e disse loro: “Andate anche voi nella vigna; quello che è giusto ve lo darò”. Ed essi andarono. Uscì di nuovo verso mezzogiorno, e verso le tre, e fece altrettanto. Uscito ancora verso le cinque, ne vide altri che se ne stavano lì e disse loro: “Perché ve ne state qui tutto il giorno senza far niente?”. Gli risposero: “Perché nessuno ci ha presi a giornata”. Ed egli disse loro: “Andate anche voi nella vigna”. Quando fu sera, il padrone della vigna disse al suo fattore: “Chiama i lavoratori e da’ loro la paga, incominciando dagli ultimi fino ai primi”. Venuti quelli delle cinque del pomeriggio, ricevettero ciascuno un denaro. Quando arrivarono i primi, pensarono che avrebbero ricevuto di più. Ma anch’essi ricevettero ciascuno un denaro. Nel ritirarlo, però, mormoravano contro il padrone dicendo: “Questi ultimi hanno lavorato un’ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata e il caldo”. Ma il padrone, rispondendo a uno di loro, disse: “Amico, io non ti faccio torto. Non hai forse concordato con me per un denaro? Prendi il tuo e vattene. Ma io voglio dare anche a quest’ultimo quanto a te: non posso fare delle mie cose quello che voglio? Oppure tu sei invidioso perché io sono buono?”. Così gli ultimi saranno primi e i primi, ultimi». Parola del Signore

Mediti…AMO

Giuseppe Sarto (Treviso 1835 – Roma 20 agosto 1914), vescovo di Mantova (1884) e patriarca di Venezia (1893) (Papa dal 09/08/1903 al 20/08/1914), sale alla cattedra di Pietro con il nome di Pio X.

Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese (Treviso), oggi Riese Pio X, il 2 giugno 1835, secondo dei 10 figli di Giovanni Battista Sarto e Margherita Sanson; il padre era messo comunale e nel tempo libero coltivava un piccolo appezzamento di terreno.

Fu il primo papa dell’età contemporanea a provenire dal ceto contadino e popolare, seguito 65 anni dopo da papa Giovanni XXIII anch’egli di origini contadine, ma fu senz’altro uno dei primi pontefici ad aver percorso tutte le tappe del ministero pastorale, da cappellano a papa.

E’ il pontefice che nel Motu proprio «Tra le sollecitudini» (1903) affermò che la partecipazione ai santi misteri è la fonte prima e indispensabile della vita cristiana.

Difese l’integrità della dottrina della fede, promosse la comunione eucaristica anche dei fanciulli, avviò la riforma della legislazione ecclesiastica, si occupò positivamente della questione romana e dell’Azione Cattolica, curò la formazione dei sacerdoti, fece elaborare un nuovo catechismo, favorì il movimento biblico, promosse la riforma liturgica e il canto sacro.

Pio X che amava presentarsi come un “buon parroco di campagna” aveva in realtà notevoli doti e non era affatto sprovvisto di cultura, leggeva numerose opere, parlava e leggeva il francese, possedeva un gusto artistico e protesse i tesori d’arte della Chiesa; cultore della musica, amò il canto liturgico.

Uomo di grandezza morale, viveva in Dio e di Dio, esercitava le virtù cristiane fino all’eroismo, con una umiltà diventata la sua seconda natura senza la minima ostentazione; una effettiva povertà e un atteggiamento di distacco di fronte a se stesso che non abbandonava mai; una fede e una fiducia nella Provvidenza origine di quella serenità interiore che si poteva ammirare in lui; inoltre una carità che destava la meraviglia dei dignitari del Vaticano.

“Instaurare omnia in Christo” era il motto di papa Pio X e con la forza e la costanza che gli erano proprie, cercò di attuare in tutti campi questa restaurazione della società cristiana a partire dalla Chiesa; riformò profondamente la Curia Romana e le varie Congregazioni.

Fece redigere un nuovo Codice di Diritto Canonico; applicò le norme per la Comunione frequente e per i bambini.

Riformò la Liturgia togliendo dal Messale molte cose inutili, riportò al ciclo delle domeniche, il posto che era stato usurpato dal ciclo dei Santi; sollecitò il canto e la musica nelle funzioni sacre; istituì l’obbligo del catechismo a piccoli e grandi e che da lui si chiamò “Catechismo di Pio X”.

Verso la fine del suo pontificato, sull’Europa si addensavano nubi minacciose di guerra, che coinvolgevano molti Stati cattolici in contrasto fra loro.

Dopo l’attentato di Sarajevo all’arciduca ereditario Francesco Ferdinando, seguì il 28 luglio 1914 l’attacco dell’Austria alla Serbia e man mano il conflitto si estese a tutta l’Europa; per papa Pio X, già da tempo sofferente di gotta e quasi ottantenne, fu l’inizio della fine, il suo stato di salute e il deperimento fisico si accentuò e dopo una bronchite trasformatosi bruscamente in polmonite acuta, il pontefice morì nella notte tra il 20 e il 21 agosto 1914; fu sepolto nelle Grotte Vaticane.

Si occupò anche di ballo. Ai primi del Novecento il tango, importato dall’Argentina, cominciava a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka.

Di fronte alle interdizioni richieste dalle autorità ecclesiastiche parigine, perché eccessivamente sensuale, si narra che Pio X desse disposizioni affinché una coppia di ballerini di tango gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente, di persona, gli aspetti scandalosi.

Avvenuta l’esibizione riservata di danza, il sommo Pontefice avrebbe detto “A me sembra che sia più bello il ballo della furlana; ma non vedo che grandi peccati vi siano in questo nuovo ballo!”.

Dispose perciò la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato. L’episodio ha ispirato anche una nota poesia (Tango e Furlana) di Trilussa.

In vita era indicato come un “Papa Santo”, perché correva voce di guarigioni avvenute toccando i suoi abiti, ma lui sorridendo correggeva: “Mi chiamo Sarto non Santo”.

Fu beatificato il 3 giugno 1951 da papa Pio XII e proclamato santo dallo stesso pontefice il 29 maggio 1954; la sua urna si venera nella Basilica di S. Pietro.

Veniamo al testo evangelico odierno.

Invidia, gelosia sono lo smog della nostra vita inquinano i nostri sentimenti e la capacita di ragionare in maniera obiettiva e ci crediamo a quello che gli occhi ci suggeriscono, ovvero da ciò che elaboriamo al primo istante, basato, logicamente, solo su aspetti esteriori, su stereotipi, come la lunghezza dei capelli, il modo di vestire, la camminata, la parlata, l’orecchino o l tatuaggi, o il piercing.

E poi ci sono l’invidia e lagelosia e rovina i rapporti, distrugge quanto di bello si è costruito in un rapporto, è un tarlo che riduce pian piano la nostra anima ad un colabrodo.

Ed è bella la parabola odierna, che ci mostra che solo il Signore è re, anzi E’ IL RE DEI RE.

E SE NON SCEGLIAMO LUI, qualsiasi scelta alternativa porta unicamente ad “un rovo” (vv.14-15).

E mettersi all’ombra di un rovo può costare caro, poiché non è né sicuro, né dà refrigerio nella calura.

E fuor di metafora, Iotam non ne vuole proprio sapere di altri re all’infuori del Signore.

Nella parabola evangelica, notissima, tra le più commentate, il padrone si comporta stranamente, e, umanamente, non si capisce perché, da il medesimo salario ad uno che lavora un’intera giornata e ad un altro che invece ha lavorato solo un’ora.

Ma noi conosciamo Matteo.

E ben sappiamo che, allora, in questa parabola c’è qualcosa che doveva mettere fermento nella prima comunità, per cui, il primo evangelista si sforza, tramite essa, di dirimere una controversia sorta tra i credenti.

E molto probabilmente essi sono da ricercarsi proprio tra quegli ebrei convertiti che mal sopportavano di essere trattati alla pari dei “gentili”, che, come tanti cristiani, ancor oggi ricercano “primi posti”, proprio perché sono arrivati per primi.

Lo si è detto altre volte, Dio ha un metro di misura diverso dal nostro.

Ecco perchè vorrà pur dire qualcosa il fatto che DIO VIVE NELL’ETERNITÀ E NON NELLA DIMENSIONE TEMPORALE.

Il cristiano ha il dovere di accogliere l’altro al di là di qualsiasi pregiudizio e soprattutto di qualsivoglia invidia.

E credetemi… meno si dà spazio a questo sentimento e più si è disponibili a vedere i valori positivi che sono nell’altro.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!