21.12.2002 MERCOLEDI’ FERIA PROPRIA – LUCA 1,39-45 “A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 1,39-45
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Parola del Signore
Mediti…AMO
Questi ultimi giorni della Feria propria di Avvento ci presentano la figura di Maria, anche se si mantiene sullo sfondo quella di Giovanni il Battista, il precursore di Gesù.
L’incontro della Madre di Dio con Elisabetta si inserisce nel testo di Luca e appare come la conclusione delle due annunciazioni (a Zaccaria e a Maria) narrate appena prima.
L’episodio ci presenta il primo incontro tra il Messia e il profeta che lo annuncerà.
L’evangelista costruisce il suo racconto per anticipare i temi importanti che svilupperà dal capitolo terzo sui rapporti tra Gesù e Giovanni e la loro attività.
Un testo teologico quello presentato dalla liturgia per concludere il cammino di Avvento, inserito nel vangelo dell’infanzia, che punta l’attenzione soprattutto sull’opera di Dio nelle due donne e nei loro figli, che Luca rilegge alla luce della vicenda del Cristo e in particolare della sua Pasqua.
Il segno che Maria aveva ricevuto, a conferma della sua maternità, relativo alla parente Elisabetta, la spinge ad intraprendere il viaggio per verificarlo.
E la fretta con cui questo è attuato, è segno dell’obbedienza di Maria alle parole dell’angelo.
Le indicazioni circa la sua destinazione però sono vaghe e sembrano echeggiare alcuni testi dell’A.T. relativi ad altri personaggi importanti.
E questa idea è rafforzata dall’uso del termine “Giuda”, che rimanda ad una tribù di Israele, anziché Giudea, che è un toponimo geografico (1Sam.1,1, riferito ai genitori di Samuele, Gs.11,21 e 2Sam.2,1 per la città di Giuda).
Maria giunta nella casa di Zaccaria, constata la maternità di Elisabetta e la verità di quanto l’angelo le ha detto e la saluta.
La reazione del bambino precede quella della madre: egli “sussultò nel suo grembo”.
L’evangelista utilizza questo accadimento per indicare la reazione del piccolo Giovanni il verbo greco della versione dei Settanta (di Genesi 25,22-25) relativo ai figli di Rebecca, Esaù e Giacobbe, dei quali è detto che si “urtavano” (in ebraico) nel suo seno.
Certamente è un segno di gioia, che con lo Spirito santo di cui viene riempita Elisabetta, indica finalmente, l’arrivo dei tempi messianici.
Il testo ci suggerisce anche che Giovanni ancor prima della nascita fa il profeta, annunciando la presenza di Gesù (in questo caso alla madre), dimostrandosi suo precursore.
Ciò che dice Elisabetta, a Maria, in realtà sembra un’affermazione valida per tutti i credenti (e questo perché Luca utilizza la terza persona singolare anziché la seconda).
Il testo è molto vicino a un altro brano lucano, indicato nel capitolo 11,27-28:
Una donna alzando la voce, disse: “Beato il grembo che ti ha portato e le mammelle che hai succhiato!”
Ma egli rispose “…Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la custodiscono!”.
Parole che ci aiutano a comprenderne il senso.
Maria è figura dei credenti, dei cristiani, che sono beati PERCHÉ CREDONO ALLA PAROLA DI DIO CHE HANNO ASCOLTATO DALLA BOCCA DI GESÙ.
Ella infatti ha creduto e per questo è la vera madre del Signore.
Di conseguenza, facendo riferimento a Luca 8,21 possiamo concludere che chi ascolta e osserva la parola di Dio diviene realmente madre di Gesù:
“Beata colei che ha creduto”, dice Elisabetta.
Ecco allora che la prima beatitudine di Luca è rivolta a Maria ed esalta la sua fede.
“Piena di grazia”, l’ha chiamata l’angelo, e “piena di fede”, la proclama Elisabetta.
Sono due aspetti complementari: da una parte un Dio che riversa in lei tutto il suo amore.
Dall’altra, una creatura che si apre alla GRAZIA e accoglie la PAROLA con totale disponibilità.
L’espressione di Elisabetta, scrive l’amato Papa Giovanni Paolo II, rappresenta:
- “una chiave che ci schiude l’intima realtà di Maria […] Se come piena di grazia ella è stata eternamente presente nel mistero di Cristo, mediante la fede ne divenne partecipe in tutta l’estensione del suo itinerario terreno” (Redemptoris Mater, n.19).
La GRAZIA rimane inefficace se non trova corrispondenza, come il seme che cade tra le pietre (Mt 13,5).
Ecco allora che CREDERE, per Maria, significa fidarsi di Dio.
Questa certezza è una luce che accompagna tutti i suoi passi. La fede di Maria può essere paragonata a quella di Abramo:
- “la fede di Abramo costituisce l’inizio dell’Antica Alleanza; la fede di Maria nell’annunciazione dà inizio alla Nuova Alleanza” (Redemptoris Mater, 14).
Non è mai facile camminare nei sentieri della fede.
Come Abramo, anche la Vergine di Nazaret resta aggrappata alla promessa anche quando la storia sembra camminare per altri sentieri.
L’annunciazione è una tappa decisiva: il momento culminante della fede di Maria ma anche l’inizio di un cammino ancora più intenso.
Ad ogni passo Maria rinnova il suo sì, “sperando contro ogni speranza” (Rm 4,18) imparando a seguire Dio anche “quando sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie” (Rm 11, 33).
La FEDE di Maria introduce tutta l’umanità nella nuova alleanza.
E ancora…
il Messia Gesù, non ancora nato ma è presente nel grembo della madre Maria.
E Gesù incontra il precursore, il profeta presente anch’egli nel grembo della madre Elisabetta e, riconosciuto, causa la gioia, l’esultanza, la danza, come quella di David davanti all’arca della presenza del Signore (2Sam 6,12-15).
Avviene l’incontro con il Cristo da parte di tutta la profezia che lo ha preceduto, profezia di Israele ma anche delle genti, che discerne la venuta del Veniente tanto desiderato e profetizzato.
E questo riconoscimento provoca la danza adorante e gioiosa per il compimento delle promesse di Dio.
Tutto questo accade grazie a due donne che si incontrano.
Elisabetta allora, riempita di Spirito santo profetico, è resa capace di interpretare la danza del suo bambino nel grembo e così esclama, con un’acclamazione liturgica (verbo anaphonéo: 1Cr 15,28; 16,4.5.42; 2Cr 5,13 nella versione dei SETTANTA):
- “Tu, Maria, sei benedetta tra tutte le donne, sei beata perché hai creduto alla parola del Signore, sei la madre del mio Signore (Kýrios!)”.
Non riconosce in quella gravidanza solo la fecondazione divina (“Benedetto sarà il frutto del tuo grembo [o Israele”: Dt 28,4), ma confessa che quell’embrione è il Signore concepito da Maria per la potenza dello Spirito di Dio.
Sì, il figlio di Maria è IL CRISTO SIGNORE annunciato dal salmo 110,1, dunque MARIA È L’ISRAELE BENEDETTO, LA TERRA BENEDETTA PERCHÉ CONTENENTE LA BENEDIZIONE PIENA E DEFINIVA DI DIO PER TUTTA L’UMANITÀ.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!