21.11.2023 – MARTEDI’ PRESENTAZIONE DELLA BEATA VERGINE MARIA – LUCA 19,1-10 “Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo LUCA 19,1-10
+ In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto». Parola del Signore
Mediti…AMO
È una memoria mariana di origine devozionale, che si rifà a una pia tradizione attestata dal protovangelo di Giacomo.
La celebrazione liturgica, che risale al secolo VI in Oriente e al secolo XIV in Occidente, dà risalto alla prima donazione totale che Maria fece di sé, divenendo modello di ogni anima che si consacra al Signore.
Dopo aver celebrato l’8 settembre la Natività di Maria Santissima e quattro giorni dopo, il 12, la festa del suo santissimo Nome, impostole poco dopo la nascita, il Ciclo mariano celebra in questo giorno la Presentazione al tempio, di questa Fanciulla figlia di benedizione.
Queste prime tre feste del Ciclo mariano sembrano un’eco del Ciclo cristologico, che in egual modo celebra il 25 dicembre la nascita di Gesù, otto giorni dopo il suo Santissimo Nome, e il 2 febbraio la Presentazione sua al tempio.
La Presentazione di Maria al tempio trae origine da un’antica tradizione, che il Padre Roschini illustra nei suoi testi di Mariologia e che si può intuire, come spiegheremo, dallo stesso Vangelo di Luca.
Questo fatto è celebrato in Oriente dal V secolo ed è legato alla dedicazione della Chiesa di Santa Maria Nuova in Gerusalemme nel 543.
L’Imperatore di Bisanzio, Michele Commeno, ne parla in una sua costituzione del 1166.
Filippo di Maizières, gentiluomo francese cancelliere presso la corte del Re di Cipro, essendo stato inviato come ambasciatore ad Avignone presso il Papa Gregorio XI nel 1372, gli narrò con quale magnificenza, si celebrasse presso i Greci il 21 novembre in onore della Madre di Dio.
Gregorio XI introdusse allora questa festa ad Avignone, e Sisto V la rese obbligatoria per tutta la Chiesa, nel 1585.
Clemente VIII la innalzò al grado “doppio maggiore”, e come per altre feste ne rielaborò l’Ufficiatura.
Il nuovo calendario liturgico, dal 1969, giustamente conservò questa memoria per additare in Maria Colei che, concepita senza peccato originale, fin dalla sua più tenera età si è offerta totalmente a Dio per il Suo progetto di Salvezza: davvero una singolare Fanciulla tutta di Dio.
Oggi, comunque, contempliamo una bambina che si dà completamente al Signore.
La Chiesa ha capito che l’atteggiamento di Maria all’annunciazione non era una improvvisazione e che nella sua anima l’offerta andava preparandosi da tempo, si era già progressivamente realizzata.
E commovente vedere una bambina attirata dalla santità di Dio, che vuoi darsi a Dio, una bambina che capisce che l’opera di Dio è importante, che bisogna mettersi al servizio di Dio, ciascuno con le proprie capacità, aprirsi a Dio.
Una bambina che capisce che non si può compiere l’opera di Dio senza essere santificati da lui, senza essere consacrati da lui, perché non è possibile neppure conoscere la volontà di Dio, se il peso della carne ci chiude gli occhi.
Maria realizzava quello che san Paolo più tardi proporrà come ideale dei cristiani: offrire se stessi:
- “Vi esorto, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio… Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio” (Rm 12,12).
Cerchiamo allora di comprendere più profondamente le condizioni dell’offerta.
Lo facciamo tenendo presente il canto del Magnificat, perché è chiaro che nessun Vangelo può corrispondere esattamente alla festa di oggi, che non è riportata in nessuna pagina della Bibbia: l’offerta di Maria bambina non è un avvenimento che abbia attirato l’attenzione e sia stato registrato.
Scegliere il Magnificat non è un anacronismo, perché esso esprime i sentimenti che si sono formati nell’anima di Maria ben prima del giorno della visitazione, sentimenti di fondo che sono proprio la base della sua offerta: già della sua offerta di bambina, poi della sua offerta all’annunciazione e infine della sua offerta sul Calvario.
Tutto parla del riconoscimento dei doni di Dio.
Prima dell’offerta c’è sempre il dono di Dio e il riconoscimento di questo dono. “Ha guardato l’umiltà (la povertà, l’insignificanza) della sua serva… Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente… Di generazione in generazione si stende la sua misericordia”: è proprio la scoperta dell’amore di Dio che fa pensare all’offerta, è la riconoscenza che suscita il bisogno di offrire.
Dunque Maria Santissima, ancora bambina e fanciulla, noi la contempliamo nella sua presentazione al tempio, nella sua vita tutta di Dio – insieme ad Anna, assai più anziana di Lei – in attesa del compimento del suo sublime destino: L’IMMACOLATA, LA TOTA PULCHRA, LA VERGINE PER ECCELLENZA, TUTTA DI DIO, NEL CORPO E NELLO SPIRITO, DIVENTERÀ LA MADRE DEL FIGLIO DI DIO, GESÙ, LA CORREDENTRICE ACCANTO ALL’UNICO REDENTORE DEL MONDO, LA MADRE DELLA CHIESA, NATA ANCHE DAL SUO CUORE.
Giustamente il 21 novembre, i Consacrati celebrano con gioia anche la loro festa: essere con Maria, tutti di Dio per adorare Lui solo e generare in sé e nelle anime il Cristo Gesù.
Ma veniamo al testo che l’evangelo oggi ci regala.
Gesù attraversa la città di Gerico: come sempre nel Vangelo, il protagonista è Gesù, e questo brano di Luca comincia con Gesù e finisce con Gesù, il Figlio dell’uomo.
NON PARLA SEMPLICEMENTE DELLA “STORIA DI ZACCHEO”: MA, NELL’INCONTRO TRA GESÙ E ZACCHEO, TROVIAMO LA STORIA DELL’AMORE DI GESÙ PER OGNUNO DI NOI.
Gesù sta andando verso Gerusalemme spinto dal suo desiderio di salvarci e, una delle ultime tappe del suo viaggio, è la città di Gerico, città dove si svolge la vita quotidiana degli uomini, con le sue grandezze e le sue piccolezze, dove abita un uomo, chiamato Zaccheo.
L’Evangelista ci dice che quest’uomo è “chiamato con il nome Zaccheo”: non solo “di nome Zaccheo”, ma anche degno di essere chiamato con il suo nome proprio dagli altri.
E “Zakkaj”, paradossalmente, significa “puro, innocente”: ma è l’ironia della sorte, oppure è un altro particolare che ci dice tra le righe, ciò che solo Gesù sa vedere in lui?
Zaccheo sicuramente è un uomo ferito: per amore del denaro si è escluso dalla sua comunità, è odiato dai suoi; forse soffre di essere piccolo di statura ed ha bisogno di affermarsi tramite la sua ricchezza…
Si è anche allontanato dal suo Dio, perché quest’amore del denaro lo spinge non solo a collaborare con i Romani, ma persino a rubare.
Zaccheo è ricco, ma non è felice, perché la felicità si trova nella comunione con Dio e con gli altri.
Si rende conto di questa sua situazione, ma non sa come uscirne: il suo mestiere ormai è quello; quando uno è ricco i soldi non gli bastano mai; l’etichetta che si porta addosso nessuno gliela può togliere…
Zaccheo è anche ricco, nel senso biblico della parola: il ricco è colui che non ha bisogno di nessuno, che confida in se stesso, che disprezza i poveri… è un uomo ferito che ferisce gli altri.
Ma quando Gesù attraversa la città, esce dalla sua casa, perché vuol vedere chi è.
Corre avanti, e sale su un sicomoro: qui possiamo scorgere in Zaccheo un uomo intelligente, che non si ferma quando intervengono ostacoli, che sa trovare i mezzi per arrivare ai suoi fini, che non esita, che decide rapidamente… un uomo per il quale il desiderio di vedere Gesù è più forte della paura di essere ridicolo.
E, giunto sul luogo, Gesù si ferma, e alza lo sguardo. Di solito, siamo noi uomini ad alzare lo sguardo verso Dio:
- Alzerò gli occhi… da dove mi verrà l’aiuto?( Sal. 121, 1-2)
- A te levo i miei occhi, a te che abiti nei cieli(Sal. 123, 1)…
Alziamo lo sguardo verso Colui che ci dà la salvezza.
IN QUESTO CASO INVECE È GESÙ CHE ALZA LO SGUARDO VERSO L’UOMO: SOLO DIO È COSÌ GRANDE DA POTER FARSI COSÌ PICCOLO. MIRABILE KÈNOSIS! SOLO DIO PUÒ ALZARE LO SGUARDO VERSO UN PECCATORE, PER SUPPLICARLO DI ACCOGLIERE LA SALVEZZA.
NOI ALZIAMO GLI OCCHI PER CHIEDERE LA GIOIA DI ESSERE SALVATI, GESÙ INVECE ALZA GLI OCCHI VERSO ZACCHEO PER MENDICARE LA GIOIA DI DARGLI LA SALVEZZA.
Ma nel raccontare questo episodio Luca, da abile narratore qual è, ha dosato sapientemente le parole, per permettere al lettore di ogni tempo di comprendere il valore paradigmatico di questo incontro: “Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo rimanere, dimorare a casa tua”.
- “Zaccheo”: Gesù lo chiama con il suo nome proprio.
- “Scendi”. È come se gli dicesse: “Torna a terra, aderisci alla terra: lo straordinario ti è servito per un momento, ma ora fa ritorno alla tua condizione quotidiana, alla tua piccola statura!”.
- “Subito, in fretta”: non c’è tempo da perdere, l’occasione è da afferrare senza indugio!
- “Oggi”: non ieri né domani. Questo avverbio è un parola chiave in Luca, dalla nascita di Gesù quando gli angeli annunciano ai pastori: “Oggi, nella città di David, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore” (Lc 2,11); all’inizio della sua attività pubblica, quando nella sinagoga di Nazaret pronuncia quella brevissima omelia: “Oggi questa Scrittura si compie nei vostri orecchi” (Lc 4,21); poi alcune altre volte, fino all’ora della croce, quando Gesù dice al “buon ladrone”: “Oggi con me sarai nel paradiso” (Lc 23,43). Sempre noi incontriamo Gesù oggi!
- “Devo, è necessario”: altra parola chiave in Luca (verbo impersonale deî, che compare per ben 18 volte in questo vangelo, da Lc 2,49 fino a Lc 24,44). Esprime il modo in cui Gesù, nella sua piena libertà, va incontro alla necessitas umana e divina della passione, compiendo la volontà di salvezza di Dio per tutti gli uomini.
- Non “fermarmi” (traduzione CEI), che sembra indicare una sosta veloce, ma ‘ménein’, verbo molto caro al quarto vangelo, ossia “rimanere, dimorare” con te. Lo stesso avviene per il Risorto con i discepoli di Emmuas (cf. Lc 24,29).
- “A casa tua”: entrare nella casa di un altro significa condividere con lui l’intimità; nello specifico, essendo Zaccheo un peccatore pubblico, questo auto-invito di Gesù significa compromettersi in modo scandaloso con il suo peccato.
Esaminate nel loro insieme, queste parole di Gesù mostrano anche una grande delicatezza.
Gesù non dice: “Scendi subito perché voglio convertirti”, oppure, come probabilmente avrebbe fatto Giovanni il Battista: “Convertiti, fai frutti degni di conversione (Lc 3,8), poi scendi e vedremo il da farsi”.
No, Gesù chiede a Zaccheo di essere suo ospite. Ovvero, Gesù si fa bisognoso, si “spoglia” per entrare in dialogo con Zaccheo, parla il suo linguaggio, quello di chi era abituato a dare banchetti e ad accogliere persone in casa propria per fare affari.
E in Zaccheo, un uomo ferito, che ferisce gli altri, Dio entra grazie a questa ferita.
Perchè più siamo feriti, più ci ama, e solo quest’amore ci può guarire, donandoci il suo amore.
E più vede il male sulla terra, più Dio sceglie delle persone a Lui consacrate per essere canali d’amore, per essere canali di Grazia.
Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!
Il Signore IDDIO ti Benedica
Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!