21.05.2023 DOMENICA ASCENSIONE DEL SIGNORE A – MATTEO 28,16-20 “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 28,16-20

+ In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro indicato. Quando lo videro, si prostrarono. Essi però dubitarono. Gesù si avvicinò e disse loro: «A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il Signore Gesù, vincitore della morte, siede ormai alla destra del Padre e intercede come avvocato e mediatore per tutti gli uomini.

Il vangelo di questa domenica ci regale l’occasione per leggere, L’UNICA VOLTA NEL LEZIONARIO DOMENICALE, la finale del vangelo secondo Matteo.

Ma è cambiato lo scenario, perché l’orizzonte del Vangelo si è ora aperto a tutta l’umanità.

La FEDE CRISTIANA non è passiva, ma è un cammino di missione per il mondo intero.

Tutto è avvenuto in punta di piedi: Cristo è risorto, e non ha fatto nulla per convincere il mondo che era ancora vivo.

E la vita quotidiana è ripresa nella normalità.

I capi del popolo hanno soffocato la voce che parlava di quanto accaduto con qualche “bustarella”, e quindi sembra che non sia cambiato proprio nulla.

Satana, attraverso la menzogna, il potere, il denaro, il rifiuto della realtà detta ancora legge come prima.

Ma Gesù si presenta ai suoi Apostoli, per l’ultimo saluto. Discorde è il luogo ove questo saluto avviene:

  • sul monte, quello degli ulivi, secondo il racconto di Luca,
  • sul monte della Galilea, secondo il Vangelo di Matteo.

Il monte rappresenta il punto dove la terra tocca il cielo, il luogo dove Gesù, in questo contesto evangelico, ci consegna la missione da svolgere sulla terra, per essere testimoni del suo amore misericordioso.

Ma è anche il luogo laddove:

  • Dio, a più riprese SI È RIVELATO E HA VOLUTO ESSERE INCONTRATO,
  • Gesù aveva pronunciato il lungo discorso contenente anche le beatitudini (Mt 5,1-7,29),
  • Pietro, Giacomo e Giovanni avevano contemplato la sua trasfigurazione (Mt 17,1-8). 

L’evento dell’Ascensione al Cielo di Cristo, è molto defilato nei racconti evangelici di Matteo, Marco e Luca ed è completamente assente in quello di Giovanni, mentre trova un certo rilievo negli Atti degli Apostoli.

Ma ciò che va tenuto presente è il comando finale di Cristo verso i suoi Apostoli:

  • “Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato”.

E appare subito chiaro che le letture di questa domenica rappresentano la transizione tra:

  • la Resurrezione fisica di Cristo, indicato come “FIGLIO DI DIO”, ma sempre professatosi “FIGLIO DELL’UOMO”,
  • e la fondazione della sua Chiesa, mediante la venuta dello Spirito Santo, terza persona di quell’insondabile mistero che è la Santissima Trinità.

L’ascensione ha, come conseguenza immediata, L’ANNUNCIO DELLA BUONA NOTIZIA SU TUTTA LA TERRA.

Terminata la missione di Gesù, nella carne, INIZIA IL CAMMINO DI QUELLI CHE L’HANNO ACCOLTA E LA SENTONO, ORA, COME PROPRIA: testimoniare l’amore del Padre ai fratelli che ancora non lo conoscono, affinché il NOME DEL PADRE sia santificato su tutta la terra.

Nel brano odierno del primo Evangelo, vediamo il Signore risorto che è ritornato nella Galilea pagana.

È qui che egli aveva cominciato ad annunciare la conversione e il Vangelo del Regno (Mt 4,15.17.23).

È qui, in questo luogo di frontiera, che egli aveva dato appuntamento ai suoi discepoli, che si erano dispersi quando egli, il pastore, era stato ferito (Mt 28,8-10).

Oggi ritorna sui luoghi dell’inizio, per dare loro pienezza: il Risorto è la luce decisiva che rischiara tutti coloro che camminano nelle tenebre e nell’ombra della morte.

Egli ha convocato i discepoli – in numero di undici – su una montagna, come all’inizio li aveva condotti sulla montagna, quando parlò loro per annunciare la via della felicità del regno dei cieli (Mt 5,1).

Allo stesso modo Dio aveva anche convocato il popolo di Israele ai piedi del Sinai quando ha voluto fare di lui la sua “ekklesia” (Es 19).

Il Risorto è su questa montagna in Galilea, che simboleggia l’incontro tra il cielo e la terra, dichiarandosi, solennemente, come colui che ha ricevuto tutta l’autorità nei cieli e sulla terra (Mt 28,18).

E da questa montagna egli invia i discepoli, e con loro noi tutti che li seguiamo lungo la storia, a convocare la Chiesa per riunirla dai quattro punti della terra, al grande banchetto messianico, icona della partecipazione alla vita della famiglia divina: ove saremo per sempre in comunione con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo (Mt 28,19-20).

Ma questo evangelo contiene anche alcuni insegnamenti determinanti, che bisogna analizzare bene.

La missione verso i gentili si compie insegnando ad essi le cose che Gesù ha comandato ai suoi e amministrando loro il Battesimo.

NON È SUFFICIENTE PERÒ IL RITO, SE NON È ACCOMPAGNATO DA UN’ADEGUATA ISTRUZIONE, E L’INSEGNAMENTO NON È SUFFICIENTE DA SOLO, SE NON VI È UNA TOTALE IMMERSIONE NEL MISTERO DI CRISTO.

È significativo il fatto che vi sia un richiamo solo al rito d’immersione e non alla circoncisione.

Voi sapete bene che la discussione sui riti di ammissione dei pagani, al cristianesimo, era accesa nel giudaismo del tempo di Gesù, e anche nella Chiesa delle origini.

Il Battesimo era un rito comune nell’ambito dell’ebraismo, pieno di significati di purificazione rituale (vedasi il battesimo di Giovanni) e quello cristiano non assume il significato di rottura con l’ambiente in cui viene a formarsi, anche se acquista un ulteriore significato a riguardo del “Figlio” Gesù.

E questo Sacramento dell’Iniziazione Cristiana dovrà essere amministrato “…nel Nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo”.

E, nella Chiesa, la comprensione del mistero trinitario si svilupperà gradualmente, a partire anche dalla formula tripartita di Mt.28,19, CHE DIVENTERÀ LA BASE DELLA LITURGIA DEL BATTESIMO:

«I cristiani sono battezzati “nel nome” – e non “nei nomi”– del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (è la Professione di fede di papa Vigilio).

E, questa amministrazione rituale –che è professione di fede– si dovrà poi confrontare con il rigoroso monoteismo ebraico e anche con il politeismo dei pagani.

Tra la fine del III secolo e l’inizio del IV, questa sarà la sfida più grande, che porterà ai concili di Nicea e di Costantinopoli II, ma anche, purtroppo, alla separazione definitiva della Chiesa dalla sua radice giudaica.

La formula trinitaria è presente anche nel testo della “Didachè” (7,1-4), un documento che alcuni studiosi ritengono sia addirittura più antico del vangelo di Matteo, e che appartiene alla stessa area giudaico-cristiana.

Lì leggiamo: «Riguardo allaTevilah” [il battesimo], battezzate così: dopo aver esposto tutti questi precetti, battezzate in acqua viva nel NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO. Se non hai acqua viva, battezza in altra acqua: se non puoi in fredda, in calda. Se non ne hai né dell’una né dell’altra, versa sul capo tre volte acqua NEL NOME DEL PADRE, DEL FIGLIO E DELLO SPIRITO SANTO».

Con questo brano del vangelo matteano, DIO SARÀ ANNUNCIATO COME UNO E TRINO.

Le ultime parole di Gesù, nel primo vangelo, dicono della presenza della Trinità nella storia attraverso la presenza di Gesù, il cui altro nome è l’”Emmanuele”, il Dio-con-noi: che sarà «con noi tutti i giorni, sino alla fine del tempo» (Mt.28,20).

Certo, Fratelli e Sorelle, questa solennità dell’Ascensione è sempre memoria di una cristofania pasquale, ovvero di una manifestazione del Cristo risorto, glorificato dal Padre per la potenza dello Spirito santo.

L’ascensione o assunzione di Gesù da questo mondo al Padre, altrimenti detta (Gv 13,1), è narrata come uno staccarsi di Gesù dai suoi, per essere portato verso il cielo.

Troviamo questo racconto:

  • nella conclusione del vangelo secondo Luca (Lc 24,50-51)
  • all’inizio degli Atti degli apostoli (At 1,6-11),
  • mentre in Matteo, Marco (a parte la chiusura canonica, posteriore; Mc 16,19-20) e Giovanni si narrano apparizioni del Risorto ma non si parla esplicitamente di una partenza, di un lasciare la terra per il cielo.

Come ho già accennato poc’anzi, nel vangelo secondo Matteo viene testimoniata un’unica e sola apparizione del Risorto, su una montagna della Galilea, come ultimo e definitivo saluto ai discepoli.

E, se Matteo aveva aperto il suo vangelo con le parole “libro della genesi di Gesù Cristo … l’Emmanuele, il Dio-con-noi” (Mt 1,1.23), ora lo chiude con un’allusione all’ultimo versetto delle Scritture ebraiche che egli conosceva, là dove si legge “…il Signore, Dio del cielo, mi ha consegnato tutti i regni della terra” (2Cr 26,23); e qui il Risorto, colui che è il Dio-con-noi per sempre, dice “A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra”.

ECCO COME QUESTO EVANGELO PORTA A PIENO COMPIMENTO TUTTA LA STORIA DELLA SALVEZZA.

È venuta l’ora dell’annuncio alle genti:

Gesù era venuto innanzitutto per il popolo di Israele, cui era stato promesso come Messia e Salvatore:

  • e a questa missione conferitagli dal Padre aveva obbedito,
  • ma dopo la sua morte e resurrezione il vangelo deve raggiungere tutte le genti della terra.

Ecco quindi che cadono ormai tutti i muri:

  • quello tra Israele e i pagani,
  • quelli tra le genti,
  • tutti i muri edificati nella storia.

Ormai tutti gli esseri umani sono destinatari del Vangelo:

  • che va proposto non imposto,
  • che va offerto come testimonianza, non propagandato a parole,
  • che va vissuto per essere eventualmente annunciato.

Infatti, non si può insegnare e trasmettere il Vangelo senza viverlo.

Ecco il compito dei discepoli, che in quell’ora in Galilea sono veramente piccola comunità, un “piccolo gregge” (Lc 12,32).

Ed ecco la meraviglia delle meraviglie: il compito affidato non teme la pochezza di chi lo svolge, ma si realizzerà grazie alla promessa di CHI aveva chiesto a loro, E A NOI, DI VIVERLO E ANNUNCIARLO.

Ragioniamoci sopra…

Il Signore IDDIO ti Benedica

E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!