… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 15,18-21
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padrone”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato». Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù avverte i suoi discepoli che saranno perseguitati, così come lo è stato Lui stesso.
Che strano messaggio oggi ci regala la Liturgia. Abbiamo parlato d’amore, negli ultimi giorni, di un amore che ci apre alla vita e che ci riempie di gioia.
Un amore che ci identifica col Maestro e che non è il risultato di uno sforzo ma la diffusione di un’esperienza di Comunione con LUI.
Oggi, quasi interrompendo un sogno, drammaticamente, Gesù parla di un odio feroce, rivolto verso i discepoli, io violento e omicida che proviene dal “mondo“. Cioè da chi non accoglie la Luce e preferisce dimorare nelle tenebre del male.
È un mistero che sperimentiamo anche in noi stessi: davanti alla scelta della luce, spesso, preferiamo la tenebra.
È un istinto radicato in noi che chiamiamo “peccato delle origini“. Così chiamiamo quella parte oscura che “abita” in noi e contro cui dobbiamo lottare per tutta la vita. Esiste la tenebra, e lavora, opera, scardina, incanta, seduce, uccide.
Gesù stesso ne fa esperienza: la sua morte è conseguenza dell’odio davanti al giusto, dell’iniquità che sceglie di cancellare la luce piuttosto che cambiare la propria vita.
PIÙ CI AVVICINIAMO ALLA LUCE E PIÙ LE TENEBRE LOTTANO IN NOI E ATTORNO A NOI. E lo vediamo benissimo
La persecuzione sembra essere quasi una caratteristica della Chiesa e di ogni cristiano: chi non accetta il messaggio di Gesù viene emarginato, deriso, talvolta anche ucciso.
È la via della croce che si perpetua nella storia. Se Gesù è stato perseguitato, lo saranno anche i suoi discepoli.
Egli per eccellenza è il “martire” (parola greca che significa “testimone) e i suoi discepoli continuano questa testimonianza che può arrivare fino all’effusione del sangue. I
C’è stato un momento in cui i cristiani, forzando e tradendo il vangelo, hanno usato la forza e la violenza per imporre la fede, in un contesto certamente molto diverso dal nostro (pensiamo al buio Medioevo o ai secoli delle CROCIATE).
Ma lo Spirito ha condotto la Chiesa su sentieri di conversione e di penitenza (come non ricordare quello straordinario Giubileo del Duemila?).
Oggi, invece, le cose si sono ribaltate e in pochi anni il cristianesimo è diventata la religione maggiormente perseguitata nel mondo, soprattutto in quei paesi in cui il fondamentalismo islamico è intollerante con i seguaci di Gesù.
Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani, diceva Tertulliano verso la fine del II secolo dopo Cristo (Apologeticum 50,3).
Fondamentalismo che dimostra in tal modo, scarsissima conoscenza del Corano!
Fratelli e Sorelle, il cristianesimo oggi è vittima anche di due nemici ancora più subdoli, meno visibili:
- la secolarizzazione,
- la laicizzazione degli stati.
Infatti, anche in paesi in cui le scelte dei cristiani contro la violenza e la sopraffazione hanno scardinato la religione superstiziosa di molti dittatori (basti pensare all’America latina degli anni ’80) o, nella nostra ATTUALE, modernissima Europa, che è diventata la “fonte a cui si abbevera l’intolleranza”, la persecuzione, che veste molti e diversissimi abiti, si fa sentire.
Purtroppo il porsi in contrasto con una società che si identifica in valori (o disvalori) spesso antitetici a quelli Cristiani porta quella stessa società a disprezzare ciò che non capisce.
Infatti ci troviamo di fronte a una Europa intollerante, che accetta QUALSIASI IDEA, ANCHE LA PIU’ FARNETICANTE, PURCHÉ NON PROVENGA DAI CRISTIANI!
Gesù ci aveva avvisati.
E vorrei chiudere regalandovi le immortali parole della OMELIA 88 DI AGOSTINO:
- “Le persecuzioni a motivo del nome di Cristo.
Il che vuol dire che nei suoi discepoli è Cristo che viene perseguitato, è la sua parola che non viene osservata.
1.Il Signore, esortando i suoi servi a sopportare pazientemente l’odio del mondo, non poteva proporre loro un esempio maggiore e migliore del suo, poiché, come dice l’apostolo Pietro: Cristo patì per noi, lasciandoci l’esempio, affinché ne seguiamo le orme (1 Pt 2, 21).
È certo, però, che non è possibile seguire il suo esempio senza il suo aiuto, tenendo conto appunto del suo avvertimento: Senza di me non potete far nulla. Insomma, ai discepoli ai quali prima aveva detto: Se il mondo vi odia sappiate che ha odiato me prima di voi, dice ora, come avete udito nella lettura del Vangelo: Ricordatevi della parola che vi dissi: Non c’è servo più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, anche la vostra osserveranno (Gv 15, 17 18 20).
Dicendo: non c’è servo più grande del suo padrone, evidentemente ha voluto mostrare come dobbiamo intendere ciò che aveva detto in precedenza: Non vi chiamo più servi (Gv 15, 5 18 15). Ecco infatti che ora li chiama di nuovo servi. È questo, e non altro, il significato della frase: Non c’è servo più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi. È chiaro che quando diceva: Non vi chiamo più servi, si riferiva a quel servo che non rimane per sempre nella casa (Gv 8, 35), dominato com’è dal timore che solo la carità può bandire (1 Io 4, 18).
Mentre, ora che dice: Non c’è servo più grande del suo padrone; se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi, si riferisce a quel servo che è guidato dal timore casto, che rimane in eterno (Sal 18, 10). È questo il servo che si sentirà dire: Bravo, servo buono, entra nella gioia del tuo padrone (Mt 25, 21).
- Ma faranno tutto questo contro di voi a causa del mio nome, perché non conoscono colui che mi ha mandato (Gv 15, 21). Che cosa precisamente faranno? Tutto ciò di cui ha parlato: li odieranno, li perseguiteranno, disprezzeranno la loro parola. Perché, se si fossero limitati a non osservare la loro parola, senza odiarli e senza perseguitarli, oppure anche odiandoli, ma tuttavia senza perseguitarli, non avrebbero fatto loro tutto il male possibile.
Dicendo, invece: Faranno tutto questo contro di voi a causa del mio nome, non vuol dire altro che questo: in voi odieranno me, in voi perseguiteranno me, e non osserveranno la vostra parola perché è la mia. Faranno tutto questo contro di voi, infatti, a causa del mio nome; non a causa del nome vostro, ma del mio. Quanto più miserabili dunque sono quelli che fanno ciò a causa di questo nome, tanto più beati sono quelli che soffrono tutto ciò a causa di questo nome, secondo quanto egli stesso dice altrove: Beati quelli che soffrono persecuzione a causa della giustizia (Mt 5, 10). E soffrire a causa della giustizia è soffrire a causa sua, a causa del suo nome, poiché, come insegna l’Apostolo: Cristo è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione, affinché, come è scritto, chi si vanta si vanti nel Signore (1 Cor 1, 30-31).
Può accadere, è vero, che malvagi facciano soffrire dei malvagi, ma non a causa della giustizia: sono allora miserabili gli uni e gli altri, sia coloro che fanno soffrire sia coloro che soffrono. E anche i buoni talvolta fanno soffrire i malvagi: in tal caso, anche se i buoni lo fanno per la giustizia, i cattivi tuttavia non soffrono per la giustizia.
[A causa della giustizia, o dell’iniquità?]
- Ma si dirà: Se, quando i cattivi perseguitano i buoni a causa del nome di Cristo, è per la giustizia che i buoni soffrono, dunque è per la giustizia che i cattivi li fanno soffrire; e se è così, quando i buoni perseguitano i cattivi per la giustizia, anche i cattivi, allora, soffrono per la giustizia. Se infatti i cattivi possono perseguitare i buoni a causa del nome di Cristo, perché non possono anche i cattivi soffrire persecuzione da parte dei buoni a causa del nome di Cristo, che è quanto dire per la giustizia?
Perché, se i cattivi non soffrono per la medesima causa per cui i buoni agiscono, – i buoni agiscono per amore della giustizia, mentre i cattivi soffrono a causa della loro iniquità -, neppure i cattivi possono agire per il medesimo motivo per cui i buoni soffrono, perché i cattivi agiscono spinti dall’iniquità mentre i buoni soffrono a motivo della giustizia. Come potrà allora essere vero che faranno tutto questo contro di voi a causa del mio amore, dal momento che essi non agiscono per la causa del nome di Cristo, cioè per la giustizia, ma spinti dalla loro iniquità?
Questa difficoltà si risolve facilmente, se queste parole: faranno tutto questo contro di voi a causa del mio nome, si intendono riferite totalmente ai giusti; come a dire: Patirete tutto ciò da parte loro a causa del mio nome; sicché: faranno contro di voi, vuol dire: patirete da parte loro. E se la frase: a causa del mio nome si prende nel senso: a causa del mio nome che in voi odiano, si può prendere anche in quest’altro senso, e cioè: a causa della giustizia che in voi odiano.
In questo caso si può dire con verità che quando per questa causa i buoni perseguitano i cattivi, lo fanno per la giustizia, per amore della quale li perseguitano, e per l’iniquità, che odiano in loro. E così si può dire che anche i cattivi soffrono per l’iniquità che in essi viene punita, e per la giustizia che attraverso la loro punizione viene esercitata.
- Nel caso poi che i cattivi perseguitino i cattivi – come accade quando re e magistrati empi, intenti a perseguitare i fedeli, puniscono anche gli omicidi e gli adulteri, nonché ogni specie di malfattori e sovvertitori dell’ordine pubblico – in che senso sono da intendere le parole del Signore: Se voi foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo (Gv 15, 19)? Di fatto il mondo, che solitamente punisce le colpe elencate sopra, non ama quelli che punisce solo perché ad esso appartengono sia coloro che puniscono tali colpe, sia coloro che tali colpe amano.
Questo mondo, che si identifica con i malvagi e con gli empi, odia ciò che è suo in quanto colpisce i malfattori, ama ciò che è suo in quanto favorisce i malviventi. Dunque le parole: Faranno tutto ciò contro di voi a causa del mio nome, si possono intendere nel senso che è a causa del mio nome che voi soffrite tali persecuzioni; oppure nel senso che è a causa del mio nome che essi ve le faranno subire, perché è il mio nome che essi odiano in voi perseguitandovi.
E il Signore aggiunge: perché non conoscono colui che mi ha mandato. Queste parole sono dette in ordine a quella conoscenza, a proposito della quale altrove sta scritto: Conoscere te, è sapienza consumata (Sap 6, 16). Coloro che hanno questa conoscenza del Padre, dal quale Cristo è stato inviato, assolutamente non possono perseguitare coloro che Cristo raccoglie; perché anch’essi insieme con loro vengono da Cristo raccolti”.
Hanno scritto nella LETTERA A DIOGNETO (5,11-12 e 6,9-10, un testo cristiano in greco antico di autore anonimo, risalente probabilmente alla seconda metà del II secolo) i primi cristiani:
- “I cristiani Amano tutti, e da tutti sono perseguitati. Non sono conosciuti e sono condannati; si dà loro morte, ed essi ne ricevono vita. (…) Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare”.
Questo scritto è un testo davvero singolare. Non era conosciuto fino al XV secolo.
Attorno al 1436 Tommaso d’Arezzo, un giovane chierico latino che era a Costantinopoli per studiare il greco trovò per caso tra la carta usata da un pescivendolo per avvolgere il pesce un manoscritto.
Entrò in possesso del codice, il quale poi passò nelle mani del domenicano Giovanni di Ragusa, che era legato del concilio di Basilea a Costantinopoli.
Questi lo portò con sé a Basilea. Lo ottenne poi l’umanista Giovanni Reuchlin.
In seguito nel 1560 o nel 1580 si trovò nell’abbazia di Marmoutier, in Alsazia, da cui, tra il 1793 e il 1795, fu trasferito alla Biblioteca municipale di Strasburgo.
Il 24 agosto 1870, durante la guerra franco-prussiana, il fuoco dell’artiglieria prussiana incendiò la biblioteca, nella quale andò distrutto anche il manoscritto della lettera.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!