«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MARCO 3,20-21
In quel tempo, Gesù entrò in una casa e di nuovo si radunò una folla, tanto che non potevano neppure mangiare. Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; dicevano infatti: «È fuori di sé». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA DELLA SANTA – Roma, fine sec. III, o inizio IV
Agnese (Agnese = pura, casta, dal greco, il cui simbolo è l’agnello, il giglio e la palma) nacque a Roma da genitori cristiani, di una illustre famiglia patrizia, nel III secolo. Quando era ancora dodicenne, scoppiò una persecuzione e molti furono i fedeli che s’abbandonavano alla defezione.
Agnese, che aveva deciso di offrire al Signore la sua verginità, fu denunciata come cristiana dal figlio del prefetto di Roma, invaghitosi di lei ma respinto.
Fu esposta nuda al Circo Agonale, nei pressi dell’attuale piazza Navona. Un uomo che cercò di avvicinarla cadde morto prima di poterla sfiorare e altrettanto miracolosamente risorse per intercessione della santa. Gettata nel fuoco, questo si estinse per le sue orazioni, fu allora trafitta con colpo di spada alla gola, nel modo con cui si uccidevano gli agnelli.
Per questo nell’iconografia è raffigurata spesso con una pecorella o un agnello, simboli del candore e del sacrificio. La data della morte non è certa, qualcuno la colloca tra il 249 e il 251 durante la persecuzione voluta dall’imperatore Decio, altri nel 304 durante la persecuzione di Diocleziano.
Assai articolata è anche la storia delle reliquie della piccola martire: il suo corpo venne inumato nella galleria di un cimitero cristiano sulla sinistra della via Nomentana. In seguito sulla sua tomba Costantina, figlia di Costantino il Grande, fece edificare una piccola basilica in ringraziamento per la sua guarigione ed alla sua morte volle essere sepolta nei pressi della tomba. Accanto alla basilica sorse uno dei primi monasteri romani di vergini consacrate e fu ripetutamente rinnovata ed ampliata.
L’adiacente cimitero fu scoperto ed esplorato metodicamente a partire dal 1865. Il cranio della santa martire fu posto dal secolo IX nel “Sancta Sanctorum”, la cappella papale del Laterano, per essere poi traslato da papa Leone XIII nella chiesa di Sant’Agnese in Agone, che sorge sul luogo presunto del postribolo ove fu esposta. Tutto il resto del suo corpo riposa invece nella basilica di Sant’Agnese fuori le mura in un’urna d’argento commissionata da Paolo V.
Sant’Ambrogio, vescovo di Milano, nella suddetta opera “De Virginibus” scrisse al riguardo della festa della santa “Quest’oggi è il natale di una vergine, imitiamone la purezza. È il natale di una martire, immoliamo delle vittime. È il natale di Sant’Agnese, ammirino gli uomini, non disperino i piccoli, stupiscano le maritate, l’imitino le nubili…
La sua consacrazione è superiore all’età, la sua virtù superiore alla natura: così che il suo nome mi sembra non esserle venuto da scelta umana, ma essere predizione del martirio, un annunzio di ciò ch’ella doveva essere. Il nome stesso di questa vergine indica purezza. La chiamerò martire: ho detto abbastanza…
Si narra che avesse tredici anni allorché soffrì il martirio. La crudeltà fu tanto più detestabile in quanto che non si risparmiò neppure sì tenera età; o piuttosto fu grande la potenza della fede, che trova testimonianza anche in siffatta età. C’era forse posto a ferita in quel corpicciolo? Ma ella che non aveva dove ricevere il ferro, ebbe di che vincere il ferro. […]
Eccola intrepida fra le mani sanguinarie dei carnefici, eccola immobile fra gli strappi violenti di catene stridenti, eccola offrire tutto il suo corpo alla spada del furibondo soldato, ancora ignara di ciò che sia morire, ma pronta, s’è trascinata contro voglia agli altari idolatri, a tendere, tra le fiamme, le mani a Cristo, e a formare sullo stesso rogo sacrilego il segno che è il trofeo del vittorioso Signore…
Non così sollecita va a nozze una sposa, come questa vergine lieta della sua sorte, affrettò il passo al luogo del supplizio. Mentre tutti piangevano, lei sola non piangeva.
Molti si meravigliavano che con tanta facilità donasse prodiga, come se già fosse morta, una vita che non aveva ancora gustata. Erano tutti stupiti che già rendesse testimonianza alla divinità lei che per l’età non poteva ancora disporre di sé…
Quante domande la sollecitarono per sposa! Ma ella diceva “È fare ingiuria allo sposo desiderare di piacere ad altri. Mi avrà chi per primo mi ha scelta: perché tardi, o carnefice? Perisca questo corpo che può essere bramato da occhi che non voglio”.
Si presentò, pregò, piegò la testa… Ecco pertanto in una sola vittima un doppio martirio, di purezza e di religione. Ed ella rimase vergine e ottenne il martirio” (tratto da De Virginibus, 1.1)
ESEGESI DEL TESTO DEL VANGELO
Riprendiamo la lettura del vangelo secondo Marco in questo tempo per annum, e cerchiamo di essere molto attenti alla specificità del messaggio di questo vangelo.
Gesù è ormai riconosciuto da alcuni come maestro affidabile, da altri come un profeta che continua la missione di Giovanni il Battista e da latri come un povero folle.
Ma Gesù non abita nel deserto, non vive in solitudine e attorno a sé ha radunato una comunità di discepoli e discepole, tra i quali ne emergono dodici per la vita vissuta insieme a lui e per la partecipazione all’annuncio della venuta del regno di Dio.
La parola autorevole di Gesù e la sua attività di cura e guarigione dei malati attivano molta gente, che vuole ascoltarlo e vederlo.
Questo successo della sua predicazione talvolta impedisce di fatto a lui e alla sua comunità anche solo di saziarsi con un po’ di pane: non c’è tempo…
E, in questo scenario, è capitato e càpita spesso di confondere lo zelo per le cose di Dio, il fervore che spinge fino all’eroismo, l’amore che diventa dono totale di sé all’altro, con la pazzia.
Tra l’altro i primi accusatori e i malpensanti provengono spesso dai parenti e dagli amici o dai confratelli.
E, in questa pagina evangelica, la casa non è ritenuta il posto degli affetti familiari, il luogo sicuro dove uno può stare tranquillo e protetto.
È invasa da tanta gente e pure da confusione e disagio.
Ecco che allora entrano in campo i “suoi”, cioè i più intimi, i parenti del Maestro, che escono dalla loro casa per andare a prenderlo perché lo ritengono pazzo, fuori di sé.
È duro il vangelo, nel riportare che, all’inizio, nessuno dei famigliari di Gesù è diventato suo discepolo e che, addirittura, vogliono portarlo via con la forza.
Anche a noi, a volte, succede così: proprio dalle persone che ci sono più vicine riceviamo incomprensione rispetto alla nostra fede.
A volte ciò che pensa la gente, il buon nome della famiglia, diventano un idolo cui sacrificare anche la relazione.
Gesù, invece, mette gli altri nel mezzo, le loro priorità al centro delle proprie scelte, e addirittura, proclama “beati” coloro che donano la propria vita per gli altri.
Tutti pensano che le persone religiose influenti e capaci, come Gesù, dovrebbero fare del loro carisma l’occasione per farsi servire, per manipolare le persone, per nascondersi dietro una patina di santità.
Gesù, invece, fa diventare servo il Maestro, proponendo sé stesso come modello di mitezza e di umiltà.
E questo ci dice di stare bene attenti, perché se decidiamo di seguire Gesù, non spaventiamoci se qualcuno, prima o poi, avrà da ridire sulle nostre scelte, che basandosi sulla via in Dio, sono SEMPRE poco condivise…
Fratelli e Sorelle, ricordiamoci sempre che soltanto chi è pervaso dallo stesso zelo, e animato dalle stesse convinzioni, nutre la stessa ansia di bene, può comprendere certe scelte e certi comportamenti.
La pazzia del Cristo troverà il suo pieno compimento nella morte volontaria sul patibolo della croce, dopo aver annunziato un parametro di giudizio davvero sconvolgente «…nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici».
Purtroppo con il suo modo di vivere e di parlare, infatti, Gesù disturba, perciò si preferisce farlo tacere, giudicandolo pazzo, delirante, fino a pensare di eliminarlo fisicamente (Os 9,7 “7Sono venuti i giorni del castigo, sono giunti i giorni del rendiconto, Israele lo sappia! Il profeta diventa pazzo, l’uomo ispirato vaneggia a causa delle tue molte iniquità…”).
Ma, come se non fosse sufficiente, all’ostilità dei familiari si aggiunge quella delle legittime autorità giudaiche.
Gli scribi, discesi da Gerusalemme in Galilea, sono preoccupati dell’ascolto di Gesù da parte delle folle.
Se per i suoi familiari Gesù è pazzo, gli esperti delle sante Scritture lo ritengono posseduto da Beelzebul, il capo dei demoni, che – costoro affermano – opera in lui fino a scacciare dalle persone i demoni inferiori.
Ma si faccia attenzione: costoro non negano che Gesù compia un’opera di liberazione, di guarigione delle persone che egli incontra e cura.
Ma dichiarano che Gesù scaccia i demoni che tengono in schiavitù uomini e donne, e che lo faccia da indemoniato: in lui agisce il capo dei demoni, Beelzebùl.
Questa l’insinuazione e il giudizio di quelli che contano, delle autorità della comunità religiosa cui Gesù appartiene.
Certo, questa pagina evangelica appare dura e noi ci chiediamo anche come la madre di Gesù, Maria, abbia vissuto questo incontro mancato.
Possiamo rispondere che lo abbia vissuto nella fede perché queste parole di Gesù, apparentemente dure, in realtà attestano la sua grandezza: Maria ha compiuto pienamente la volontà di Dio, per questo è stata per Gesù madre, degna di essere madre nella sua carne.
Questo brano ci insegna che, in ogni caso, i discepoli di Gesù in ogni secolo, conosceranno diffidenza e inimicizia, anche da parte della famiglia di provenienza.
Conosceranno l’opposizione da parte delle autorità religiose, dovranno sempre interrogarsi sulla loro prossimità a Gesù, sperimentabile solo nel compiere la volontà di Dio, nel realizzare LA SUA PAROLA e nell’accogliere l’aiuto preveniente e gratuito della sua misericordia.
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!