21.01.2022 VENERDI’ 2 SETT. T.O. SANT’AGNESE – Marco 3,13-19
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Marco 3,13-19
In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì. Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
Agnese (290-293–21 gennaio 305) santa romana, NOBILE, appartenente alla gens Claudia che subì il martirio durante la persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano all’età di 12 anni.
È PATRONA DELLE Vergini, delle fidanzate e dei medici tricologi.
In relazione al suo martirio si narra che il figlio del prefetto di Roma si era invaghito di Agnese senza essere ricambiato, avendo la giovane fatto voto di castità a Gesù.
Dopo il rifiuto della ragazzina, il padre del giovane, saputo del voto di castità, le impose la clausura fra le vestali, con le quali avrebbe dovuto rendere culto alla dea che proteggeva la città di Roma.
Al rifiuto di Agnese, il prefetto l’avrebbe fatta rinchiudere in un postribolo.
Qui però nessun cliente aveva osato toccarla, tranne un uomo che la tradizione religiosa vuole accecato da un angelo, cui però successivamente, per intercessione della stessa Agnese, Dio rese la vista.
La tradizione racconta anche che Agnese, accusata di magia, fu a quel punto condannata al rogo, ma le fiamme si divisero sotto il suo corpo senza neppur lambirlo e i suoi capelli crebbero tanto da coprire la sua nudità.
Dopo questo miracolo, Agnese fu trafitta con colpo di spada alla gola. Tale morte spiega il motivo per cui la martire venga rappresentata iconograficamente con un agnello, in quanto anche quest’animale subiva la stessa sorte.
Dopo la sua morte, il suo corpo fu sepolto nella catacomba oggi nota come Catacomba di Sant’Agnese, mentre il suo cranio è esposto in una cappella nella chiesa di Sant’Agnese in Agone.
Il suo nome è inserito nel Canone romano. Nel Martirologio romano è riportato lo scritto di san Girolamo che di lei dice:
«Memoria di sant’Agnese, vergine e martire, che, ancora fanciulla, diede a Roma la suprema testimonianza di fede e consacrò con il martirio la fama della sua castità; vinse, così, sia la sua tenera età che il tiranno, acquisendo una vastissima ammirazione presso le genti e ottenendo presso Dio una gloria ancor più grande; in questo giorno si celebra la deposizione del suo corpo.» |
Ad Agnese sono dedicati, a Roma, la Chiesa di Sant’Agnese in Agone, in piazza Navona, il luogo supposto del martirio, e il complesso monumentale di Sant’Agnese fuori le mura, fatto erigere dalla principessa Costantina, figlia dell’imperatore Costantino I, sulle catacombe nelle quali fu sepolto il suo corpo.
Qui, ogni anno il 21 gennaio, due agnelli allevati da religiose vengono benedetti e offerti al papa perché dalla loro lana siano tessuti i palli dei patriarchi e dei metropoliti del mondo cattolico.
Ecco perché nella sua iconografia figura un agnellino, i capelli lunghi, la spada e la palma.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Oggi amiamo contornarci di persone di bell’aspetto, felici, che hanno tante e diverse competenze… un team, come amiamo dire.
E certamente ci guardiamo bene di escludere dalle nostre amicizie persone mediocri, o peggio ancora poco simpatiche o fallite.
E mi salgono le lacrime, perché mi tornano alla mente le parole del Profeta Isaia, al capitolo 55,8 “…i miei pensieri non sono i vostri pensieri, né le mie vie sono le vostre vie”, dice il Signore.
Eh si! Perché siamo figli di un Dio che scommette anche su Giuda Iscariota, chiamato per ultimo nel collegio dei Dodici, ma anche ultimo degli ultimi.
Su questo grande presupposto, il Signore ci mostra che della Chiesa, invece, possono far parte tutti. Infatti l’elenco di Marco, il secondo evangelista, fa rabbrividire.
Perché Gesù mette insieme persone che mai sarebbero potute state insieme:
- progressisti e conservatori, intellettuali e artigiani, ricchi e poveri, pescatori e esattori delle tessa, con poca cultura e geni come Paolo di Tarso che era stato educato alla Fede da uno dei più grandi Rabbini di Israele, GAMALIELE PRIMO IL GRANDE.
- E ancora… fedelissimi, traditori poi redenti, come “Shimon bar Iona”, Simone figlio di Giona detto “Pietro”, e traditori convinti come Giuda Iscariota.
- E che nomi che hanno!
- Simone/Pietro, per la durezza, forse, della testa,
- I due fratelli “fumantini”, che si inalberano con poco e vogliono incenerire i villaggi poco accoglienti,
- gente culturalmente esterofila, col nome greco come Andrea e Filippo,
- un collaborazionista come Matteo, che riscuote le tasse per l’occupante romano,
- un parente come Giacomo di Alfeo,
- uno straniero come Simone il Cananeo,
- un uomo avido come Giuda, capace di tradire per denaro.
QUESTA È LA CHIESA.
Un insieme di persone diverse che fanno la stessa esperienza della GRAZIA, che cercano lo stesso Padre… NON UN “TEAM” DI ESPERTI DELL’ANNUNZIO DELLA BUONA NOVELLA.
È l’inizio della Chiesa Apostolica, a cui Gesù “dà il là”, scegliendo sul monte i dodici che avrebbero ricevuto tanti carismi, tra i quali quello di scacciare i demòni e guarire gli infermi, e primo tra tutti, IL POTERE DI CONSACRARE IL SUO CORPO E IL SUO SANGUE E DI RIMETTERE I PECCATI.
Per far ciò Gesù ha bisogno di avere insieme a Lui delle persone che vogliano liberamente condividere la sua missione.
Così anche per noi nasce e vive la Chiesa. Attraverso la preghiera, la meditazione, la predicazione, riceviamo la proposta che il Signore fa ad ogni uomo di diventare suo discepolo.
E la Chiesa esiste, come ci ricorda Marco, affinché noi stiamo col Signore, per annunciare la buona notizia della presenza di un Dio che si fa uomo per amore dell’uomo.
E i primi chiamati sono 12, un numero altamente simbolico, che indica la totalità e che rimanda alle 12 tribù di Israele, e quindi, richiama il nuovo Israele.
Questa nuova chiamata passa attraverso un’esperienza “…Gesù salì sul monte […] ed essi andarono da Lui”.
Non solo andarono ma rimasero presso di lui.
Il monte è il luogo della chiamata, il luogo dell’intimità con Dio, uno spazio sospeso tra cielo e terra.
Nell’immaginario collettivo è una realtà che maggiormente ci avvicina al cielo.
Chi vuole rispondere a questa speciale chiamata deve salire sul monte.
Con Gesù e dietro di Lui. Salire sul monte significa diventare partecipi della sua relazione d’amore con il Padre, entrare nell’intimità di Dio.
Un numero che certamente ci ricorda che la ricchezza della Chiesa sta nella diversità e nella unicità (anche nella limitazione a volte funzionale) di coloro che la compongono: ma che realizzano, ognuno nella propria sensibilità, l’unica chiamata del Signore.
Ad essi il Maestro chiede due cose: STARE CON LUI E ANDARE A PREDICARE LA BUONA NOTIZIA DEL REGNO.
Lo stare con Lui rimanda ad una unione e ad una intimità profonda con Gesù. Ad un pregare in profondità, vincere la solitudine umana, colmare il bisogno esistenziale di relazione e compagnia. Qui sta la missione, e da qui nasce la forza per predicare e avere il potere di “scacciare i demoni“.
Infatti solo alla scuola del Maestro di Nazareth, si impara a conoscere il cuore del Padre per andare ad annunziarlo a chi ancora non lo conosce.
È la prossimità con Gesù che ci rende apostoli, se manca o se viene a mancare lungo il cammino non abbiamo nient’altro da dire e da fare. Diventiamo, dirà Paolo ai cristiani che vivono a Corinto, “…come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1Cor 13,1).
Siamo cristiani perché siamo suoi, perché a lui apparteniamo.
Siamo Chiesa per vivere da salvati, per preparare la venuta di Cristo.
Siamo Chiesa per far arretrare la tenebra che abita i nostri e i cuori dei nostri fratelli.
A questo serve la Chiesa, IL RESTO è QUALCOSA CHE CI SIAMO INVENTATI.
È questa la Chiesa Cattolica e Apostolica alla quale ogni battezzato appartiene a pieno titolo, come “pietra viva” e “membro” effettivo.
Chiesa, ovviamente gerarchica, perché così voluta da Gesù, nella quale i vescovi – successori degli apostoli – rappresentano LO STESSO CRISTO PER IL GREGGE.
Riguardo a noi che la componiamo, Paolo di Tarso, dice ciò che ebbe a dire ai Cristiani che vivevano a Efeso, al capitolo 2,20 della sua Lettera (Ef.2,20):
- “Siete stati edificati sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare”.
MADELEIN DELBREL (1904-1964), dapprima atea radicale e profonda, poi poetessa e assistente sociale francese, si convertì e divenne persino mistica, ebbe a dire:
- “Il cristiano è un prigioniero. Prigioniero di una vita: la vita di Cristo. Non è il propagandista di un’idea, ma il membro di un corpo che vive e che vuol crescere“.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!