20 ottobre 2024 domenica 29’ tempo p.a. B – MARCO 10,35-45 “Il Figlio dell’uomo è venuto per dare la propria vita in riscatto per molti”.

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

 

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MARCO 10,35-45

+ In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero «Lo possiamo». E Gesù disse loro «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Gesù scende verso Gerico, e sono passati pochi giorni, dalla professione di fede di Pietro, a Cesarea di Filippo.

E il lettore del Vangelo di Marco, ora, ha finalmente una risposta alla sua domanda riguardo alla vera identità di Gesù, il Cristo.

Ora, dal punto più a settentrione di Israele, Gesù scende a sud, anche fisicamente.

Segue il percorso del Giordano che sprofonda nella faglia fino a raggiungere Gerico, quasi trecento metri sotto il livello del mare.

È l’immagine plastica di quello che Gesù, riconosciuto Cristo, ha detto di sé: è venuto per condividere, per farsi povero fra i poveri, ultimo fra gli ultimi, fin negli ultimi posti sperduti della terra.

Una kenosis, una spoliazione, un annientamento, più basso di questo, non è possibile.

Fratelli e Sorelle, se ci pensate bene, noi sgomitiamo e sbraitiamo per un briciolo effimero di popolarità, mentre Dio, IL RE DEI RE, L’ALTISSIMO, invece, si abbassa.

E, scendendo, Marco pone al lettore una seconda domanda: chi è in grado di seguire questo Maestro? Chi è il vero discepolo?

E ci mostra il volto di un Gesù che reagisce di fronte alla minaccia che pesa ancora una volta sulla sua comunità, a causa dell’ambizione sfrenata di avere i primi posti, di conquistare il potere. E la lezione che ci dà è molto severa, solenne.

Il Maestro propone in compenso una nuova economia sociale: quella di una comunità senza potere la cui sola regola è servire, fino a offrire la propria vita per i fratelli, bevendo il calice fino all’ultima goccia.

E QUESTO VALE INDISTINTAMENTE, PER TUTTI I SUOI MEMBRI, PERCHÉ TUTTI SONO FRATELLI.

E all’immagine del capo che comanda, mostra quella del capo che serve. Ed ecco che i capi avranno paradossalmente un solo compito: SERVIRE.

Il prototipo è il Messia, diventato Figlio dell’uomo, e schiavo di tutti gli schiavi, per il riscatto dei quali egli offre quello che possiede e quello che è: TUTTO.

Ma è un linguaggio duro, quasi incomprensibile a chi lotta per i privilegi umani e per i primi posti.

Non lo capirà il giovane ricco, troppo legato ai suoi beni e alla sua brillante vita interiore, ma nemmeno lo capiranno gli apostoli.

Per tutta risposta, Giacomo e Giovanni lo chiamano Maestro, come il giovane ricco e, pur riconoscendo in lui un rabbino, subito, e purtroppo anche in modo poco opportuno, chiedono che faccia CIO’ CHE DICONO LORO.

E pretendono che dica sì a prescindere, prima ancora di sapere cosa gli chiederanno; in un tipico atteggiamento ricattatorio di chi chiede fiducia incondizionata.

Ed è inconcepibile, se ci pensiamo bene. Pur stando con il Signore, non sanno di cosa stanno parlando, non sanno dove si trovano e non sanno con chi si trovano.

E soprattutto non hanno ben compeso che non sta al Maestro decidere, ma solo al Padre, suo e Nostro.

Non hanno nemmeno intuito –nonostante Gesù glielo abbia rivelato un micchio di volte- che si, ci sarà una gloria, ma solo dopo avere attraversato la valle della morte, in un bagmo di sangue.

Ma essi si dicono pronti e non capiscono nemmeno la domanda successiva posta dal Signore.

Ma facciamo bene a non puntare il dito contro di loro, come siamo soliti fare.

Infatti, come loro, anche noi siamo chiamati da Gesù che ci domanda, come a Giacomo e a Giovanni: “Potestis bibere calicem, quem ego bibiturus sum?” (Mt 20, 22), “siete disposti a bere il calice che io sto per bere”, il calice dell’abbandono completo alla volontà del Padre?

Anche noi,  rispondiamo senza pensarci “Possumus!” (Mt 20, 22), “sì, siamo disposti”, come rispondono Giacomo e Giovanni.

Ma la domanda che dobbiamo porci è questa “Io e voi, siamo veramente disposti a compiere in tutto la volontà di Dio nostro Padre?

Abbiamo dato tutto intero il nostro cuore al Signore, o ci manteniamo attaccati a noi stessi, ai nostri interessi, ai nostri comodi, al nostro amor proprio?

Sempre dal vangelo dovremmo prendere indirizzi e spunti.

Infatti, Marco, poco più avanti, ci farà incontrare Bartimeo, il figlio di Timeò, che era cieco, a cui, allo stesso modo, anche a lui Gesù porrà la stessa domanda “…cosa vuoi che faccia per te?

Ed egli risponderà “che io veda”.

Oggi Gesù pone, ad ognuno di noi, la stessa identica domanda “…cosa vuoi che faccia per te?

E noi possiamo rispondere:

  • “la gloria”,
  • oppure “che io veda”.

Senza nemmeno riflettere, io miserrimo e indegno Diacono, chiederei “la luce, Signore, la luce…. la luce….la luce… affinchè io veda, Signore, perché sono sprofondato nella mia tenebra. Fà, o mio Dio, che io veda”.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!