20 giugno 2024 GIOVEDI’ 11’ SETTIMANA P.A.  B – MATTEO 6,7-15 “Voi dunque pregate così”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE”.

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo MATTEO 6,7-15

+ In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

L’evangelista Matteo mette la formula del Padre Nostro tra gli insegnamenti del discorso della montagna.

Da un altro vangelo, sappiamo che i discepoli, in una certa occasione chiesero a Gesù di insegnare loro a pregare, dopo avere visto il Maestro farlo in solitudine, molte volte.

Gesù, allora, spiega loro che per pregare non c’è bisogno di molte parole, basta dire “Padre nostro”.

Perchè la preghiera è proprio dei figli che amano il proprio padre e al quale si rivolgono con semplicità.

Infatti la preghiera non consiste nel convincere Dio che abbiamo delle buone ragioni per chiedere qualcosa, o per cercare di rabbonirlo nei nostri riguardi, per ciò che abbiamo fatto.

Eppure, spesso è proprio questo l’atteggiamento che utilizziamo nei suoi confronti.

In tutte le religioni esiste un modo di rapportarsi a Dio, una ritualità che separa il quotidiano dal divino, il sacro dal profano.

E in questa ritualità, l’uomo si perde nel mare infinito delle parole vuote e delle inutili esteriorità.

Così avveniva nella fede ebraica, e così, avviene ancora nella fede cristiana.

Gesù, che legge i cuori, lo sa bene, e ci insegna a pregare in altro modo, rivolgendoci ad un Padre che conosce bene le nostre necessità, più di quanto noi stessi le conosciamo.

Per dire Padre, Gesù ha usato un termine della sua lingua materna, l’aramaico (Abbà), che dovrebbe essere tradotto in italiano con “Papà”.

Termine col quale Gesù stesso si rivolgerà al Padre in un altro momento terribile della sua vita, nell’orto del Getsemani… “Abbá”, “Papà”.

Abbà è un termine e che esprime tutta l’intimità filiale che sgorga dalla contemplazione di quel Figlio, che sta davanti al Padre Celeste.

E, in questa intimità filiale, Gesù consegna a noi l’unica preghiera che è gradita al Padre Suo e Nostro, con la quale ci insegna a chiedere L’ESSENZIALE, ovvero:

  • a sperimentare la santità di Dio,
  • ad accorgerci della presenza del suo Regno in mezzo a noi,
  • a ricercare, sempre e comunque, la sua volontà di bene nella nostra vita.

Deve essere una preghiera che facciamo con i piedi ben saldi sulla terra, e chè è rivolta a nostro Padre, che ci ama, e a cui chiediamo il pane giorno per giorno, il perdono delle nostre colpe, la capacità di perdonare, e che ci illumini la parte oscura della nostra vita.

Allora io credo che sia opportuno, Fratelli e Sorelle, che ci interroghiamo sul modo di pregare delle nostre comunità e su quello nostro.

Troppo spesso valorizziamo l’aspetto della comunicazione e dell’accoglienza, E NON CI RICORDIAMO PIU’ DI QUELLO DEL SILENZIO, DI QUELLO DELLA DOLCEZZA CHE E’ RICHIESTA DAL DIALOGO TRA L’AMANTE E L’AMATO, DI QUELLO DELLA PROFONDITÀ…

Teofilo, santo teologo e Vescovo siro di Antiochia (….- morto tra il 183/185), nella sua unica opera, a noi pervenuta, “Ad Autolico” I,3 (all’interno della quale compare il termine “TRINITA’”), diceva con grande convinzione:

  • “Se lo chiamo Padre, dico di lui tutto”

Ma vediamone la sua struttura…

Il Padre nostro è la preghiera per eccellenza, nella quale chiediamo sette cose, il numero della perfezione, e, come ricorda San Tommaso d’Aquino, nell’ordine giusto secondo il quale dobbiamo chiederle.

Il “Pater”, la cui prima parte riguarda Dio e la seconda noi, condensa tutte le preghiere passate, presenti e future, e il “fiat”, che esso contiene, riassume in se’ tutto l’atteggiamento cristiano nei confronti della vita.

Chiedendo a Dio che sia fatta la sua volontà, dovremmo comprendere che questa volontà non può essere fatta nell’astratto, o unicamente attraverso l’opera degli altri.

Soprattutto della “SUA” VOLONTA’, dovremmo ricordarcene, quando ci piove addosso qualche disgrazia, per leggerne in essa il SUO DISEGNO, che è COMUNQUE UN DISEGNO DI AMORE.

Certamente, direte voi, noi tutti desideriamo che Dio esaudisca i nostri desideri.

Anzi, preferiremmo pregare dicendoGli

“…Signore, sia fatta LA MIA volontà. DIGIUNERÒ, TI ACCENDERÒ DELLE CANDELE, FARÒ DELLE NOVENE, FARÒ L’ELEMOSINA, FARÒ QUALUNQUE COSA, PURCHÉ TU ESAUDISCA LE MIE PREGHIERE. TU HAI DETTO, FRA L’ALTRO, CHE TUTTO CIÒ CHE DOMANDEREMO NEL TUO NOME CI SARÀ ACCORDATO”.

“E allora, visto ciò che mi è accaduto, che è successo, ti sei dimenticato delle mie preghiere? Non mi hai ascoltato?”

Ma questo atteggiamento dice che ABBIAMO DIMENTICATO CHE DIO SODDISFA LE MIE RICHIESTE, SE IL SUO CUORE PATERNO E LA SUA SCIENZA DIVINA VEDONO CHE CIÒ CORRISPONDE AL MIO BENE, CIOÈ ALLA MIA FELICITÀ.

Purtroppo, Fratelli e Sorelle, solo quando avremo capito, in profondità, questa preghiera, solo quando essa diverrà parte integrante della nostra vita, solo allora sapremo, NON SOLO PER MEZZO DELLA RAGIONE, MA CON TUTTO IL NOSTRO ESSERE, CHE DIO CI ESAUDISCE SEMPRE, ANCHE SE NON SEMPRE AFFERRIAMO IL MODO IN CUI EGLI SI PRENDE CURA DI NOI.

PERCHÉ EGLI NON “PENSA” COME NOI.

Infatti, quando un malato chiede la salute ed ecco che Dio gli manda la pazienza.

Quando noi chiediamo ciò che ci piace ed egli ci manda ciò di cui abbiamo bisogno.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!