20 aprile SABATO 3^ SETTIMANA DI PASQUA – GIOVANNI 6,60-69 “Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16). Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela» (Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il mistero pasquale presente nell’umile quotidiano e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ PASSEGGIARE.”

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 6,60-69

+ In quel tempo, molti dei discepoli di Gesù, dopo aver ascoltato, dissero: «Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?». Gesù, sapendo dentro di sé che i suoi discepoli mormoravano riguardo a questo, disse loro: «Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che io vi ho detto sono spirito e sono vita. Ma tra voi vi sono alcuni che non credono». Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E diceva: «Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre». Da quel momento molti dei suoi discepoli tornarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: «Volete andarvene anche voi?». Gli rispose Simon Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio». Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il vangelo che oggi la Liturgia ci regala, presenta la parte finale del “Discorso sul Pane di Vita”.

Si tratta della discussione dei discepoli tra di loro e con Gesù (Gv 6,60-66) e della conversazione di Gesù con Simon Pietro (Gv 6,67-69).

L’obiettivo è quello di mostrare le esigenze della fede e la necessità di un impegno serio con Gesù e con la sua proposta.

Fino a qui tutto succedeva nella sinagoga di Cafarnao.

Ora il brano non indica il luogo in cui avviene questa parte finale.

Le parole che oggi pronunzia il Signore, senza la luce dello Spirito non si capiscono.

Ragionando umanamente, molti discepoli pensavano che Gesù stesse andando troppo oltre, perché avevano constatato che stavano terminando le celebrazioni della Pasqua, e Lui stesso, si stava ponendo nel posto più centrale della Pasqua.

Per questo, molta gente lasciò quella prima comunità cristiana e non andava più con il Signore.

E Gesù reagisce dicendo “…è lo spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla“.

Tutta la vita di Gesù si snoda sotto l’azione dello Spirito Santo: dalla sua incarnazione nel grembo di Maria, al battesimo, alle tentazioni del deserto, alla sua predicazione con autorità, ai miracoli compiuti con il dito di Dio, fino a quando con uno Spirito eterno offrì se stesso a Dio (Eb 9,14).

Ma con la sua morte e resurrezione, Gesù effonde il suo Spirito promesso sugli uomini che credono in Lui.

Solo lo Spirito dà la vita.

Non c’è dubbio, è il proprio dello Spirito di Dio, il marchio della sua presenza: vivificare, rendere vivo ciò che è morto o moribondo.

Egli vivifica mediante la fede nel Signore, in questo andare a lui fiduciosi e aperti.

A chi crede alla rivelazione e mangia questo pane viene comunicato quello Spirito che può donare la vita.

Lo Spirito dà vita quando facciamo di Gesù il pane della nostra esistenza, sia pure con tutti i nostri problemi, inevitabili di fronte alla sua Parola che è dura e ci mette in difficoltà.

Ecco allora che folla, discepoli e Apostoli, non devono prendere alla lettera le cose che il Maestro dice, perché solo con la luce dello Spirito Santo potranno cogliere il senso pieno di tutto ciò che Egli rivela loro (Gv 14,25-26 e Gv 16,12-13).

I discepoli avevano accettato che Gesù fosse l’inviato promesso da Dio, ma dubitano davanti alla sua pretesa di essere il Salvatore del mondo, che avrebbe realizzato, grazie alla sua morte, la piena comunione degli uomini con Dio.

Essi trovano duro il discorso. Lo hanno capito ma non possono crederci.

Ed è così arrivato, come era prevedibile, il momento della crisi.

Dapprima è la folla che si allontana da Gesù perché rifiuta il suo messaggio di adesione alla volontà del Padre.

E poi, dopo la folla, vediamo che pure i discepoli, i più vicini, se ne vanno.

E noi, Fratelli e Sorelle, facciamo bene attenzione a non condannare subito il loro atteggiamento, perché essi fanno esattamente quello che facciamo noi, quando Dio ci dice parole troppo dure, quando vede la nostra povera fede, e ci chiede di cambiare la nostra vita: ANCHE NOI, IN QUELLA STESSA CIRCOSTANZA, NON FACCIAMO ALTRO CHE ANDARCENE!

Allora Gesù si rivolse ai suoi amici chiedendo che, almeno loro, restino al suo fianco.

Ma allo stesso modo anche i suoi discepoli se ne andarono.

Il Signore si rivolse quindi ai Dodici, chiedendo loro “…volete andarvene anche voi?

E, a questa domanda, il silenzio cala anche sugli Apostoli.

Ma Pietro, quell’immenso, fragile, controverso Pietro, così simile a noi, risponde a nome di tutti “…Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna e noi abbiamo creduto e conosciuto che TU SEI IL SANTO DI DIO”.

Nessun mortale sarebbe stato capace di pronunciare queste parole, che vanno ben oltre quello che chiunque potrebbe dire, se il Signore non fosse stato nel suo cuore.

Pietro quindi, accetta Gesù come Messia, E CREDE IN LUI.

A NOME DI TUTTI PROFESSA LA FEDE NEL PANE SPEZZATO E NELLA PAROLA.

E AFFERMA CHE GESÙ È LA PAROLA ED IL PANE CHE SAZIANO IL NUOVO POPOLO DI DIO (Dt 8,3 “…Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore”).

Bisogna anche tener presente che, malgrado tutti i suoi limiti, Pietro non è come Nicodemo, che voleva vedere tutto ben chiaro secondo le proprie idee.

Putroppo, vedremo nel versetto 60, che tra i dodici c’era qualcuno che non accettava la proposta di Gesù.

In questo circolo più intimo, purtroppo, c’era un avversario (Gv 6,70-71) “…colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno“, che iniziava a porre in essere la sua nefasta e nefanda opera:

  • Sal 41,10 “Dirò a Dio, mia difesa «Perché mi hai dimenticato? Perché triste me ne vado, oppresso dal nemico?»”
  • Gv 13,18 “Non parlo di tutti voi; io conosco quelli che ho scelto; ma si deve adempiere la Scrittura: «Colui che mangia il pane con me, ha levato contro di me il suo calcagno»”.

Fratelli e Sorelle, quella espressa da Pietro è ancora una fede dettata soprattutto dall’immediatezza, dall’affetto.

Solo successivamente, il vecchio Kephà, il pescatore di Galilea riuscirà a dare corpo e senso pieno a questa risposta, anche se attraverso tre rinnegamenti e fughe.

Solo alla fine del suo cammino comprenderà quell’ultima lezione che il Maestro darà loro: LA LAVANDA DEI PIEDI, ovvero quello che comporta partecipare consapevolmente all’Eucaristia.

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!