20.11.2023 – LUNEDI’ XXXIII SETTIMANA P.A. A – LUCA 18,35-43 “…Signore… che io veda!”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”

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Dal Vangelo secondo LUCA 18,35-43

+ Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

E’ triste l’immagine di un emarginato, soprattutto sullo sfondo della città di Gerico, la splendida e rigogliosa oasi nel deserto.

Sappiamo che proprio a Gerico giunse il popolo di Israele al termine del lungo esodo dall’Egitto: quella città rappresenta la porta d’ingresso nella terra promessa.

Ricordiamo le parole che Mosè pronuncia in quella circostanza «Se vi sarà in mezzo a te qualche tuo fratello che sia bisognoso in una delle tue città nella terra che il Signore, tuo Dio, ti dà, non indurirai il tuo cuore e non chiuderai la mano davanti al tuo fratello bisognoso. Poiché i bisognosi non mancheranno mai nella terra, allora io ti do questo comando e ti dico: Apri generosamente la mano al tuo fratello povero e bisognoso nella tua terra» (Dt 15,7.11).

E’ stridente il contrasto tra questa raccomandazione della Legge di Dio e la situazione descritta dal Vangelo: mentre il cieco grida invocando Gesù, la gente lo rimprovera per farlo tacere, come se non avesse diritto di parlare.

Non hanno compassione di lui, anzi, provano fastidio per le sue grida.

Quante volte noi, quando vediamo tanta gente nella strada – gente bisognosa, ammalata, che non ha da mangiare – sentiamo fastidio.

Quante volte, quando ci troviamo davanti a tanti profughi e rifugiati, sentiamo fastidio.

È una tentazione che tutti noi abbiamo.

È per questo che la Parola di Dio ci ammonisce ricordandoci che l’indifferenza e l’ostilità rendono ciechi e sordi, impediscono di vedere i fratelli e non permettono di riconoscere in essi il Signore.

Indifferenza e ostilità, che a volte diventa aggressione.

E quest’aggressione è quello che faceva la gente quando il cieco gridava, ed essa diceva “ma tu vai via, dai, non parlare, non gridare”.

Ma vediamo anche un’altra angolazione di lettura.

IL VANGELO DI OGGI È UN INSEGNAMENTO SULLA PREGHIERA. Il cieco fa un’intensa e insistente preghiera di domanda “…Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me! E poi, ancora più forte, “Figlio di Davide, abbi pietà di me!“”.

Come è viva, limpida, e profonda la fede di questo cieco di cui ci parla Luca nel Vangelo di oggi, del quale non ci viene detto il nome.

Egli se ne stava seduto lungo la strada che portava a Gerico a mendicare, quando dal rumore che faceva la gente che accorreva, sente che sta per “passare Gesù, il Nazareno“.

Allore egli grida la sua preghiera accorata “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me“.

È interessante annotare che il cieco non chiede subito il miracolo per riavere la vista, ma soltanto domanda che il Nazareno ABBIA PIETÀ DI LUI.

È questa la preghiera più importante del cieco, tant’è vero che viene gridata una seconda volta, nonostante il rimprovero ricevuto dai presenti “…perché tacesse“.

Solo in un secondo tempo, quando Gesù gli chiede «…che cosa vuoi che IO faccia per te?»

Ed egli con gioia, a questo punto, chiede «…Signore, che io veda di nuovo!»

E questo ci vuol dire che la sua preghiera veniva dal profondo del cuore ed era colma di fede e di adesione totale al Signore.

E non era solo una richiesta egoistica finalizzata ad essere soltanto guarito dal suo male.

E Gesù, avendo visto in quel grido una fede umile e vera. Dopo questo incontro di guarigione per il cieco, gli dice espressamente “…la tua fede ti ha salvato“.

È bello sottolineare che questa preghiera del cieco è stata poi scelta dall’Oriente cristiano come la preghiera caratteristica della spiritualità orientale, e chiamata la “preghiera del cuore” o meglio, denominata dai questi Padri, la “preghiera MONOLOGICA” (cioè la preghiera riassunta in una sola parola: GESÙ), da ripetersi lungo la giornata insieme col respiro del corpo (vi invito a rileggere “I RACCONTI DEL PELLEGRINO RUSSO” di Nemytov ).

Questa pericope evangelica ci fa capire che la preghiera di domanda ha due condizioni, e tutte e due compaiono nel racconto evangelico:

  • La prima condizione è essere consapevoli di aver bisogno del Signore. Il cieco ha questa consapevolezza, ma piuttosto confusa: lui sa di aver bisogno della vista e grida forte, e non è possibile farlo tacere, perché ha coscienza della sua miseria, della sua condizione che non è normale e vuole a tutti i costi uscirne.
  • La seconda condizione è la fiducia: senza di essa non ci sarebbe preghiera, ma soltanto scoraggiamento e disperazione. Se invece, nella nostra miseria, si accende la fiducia, possiamo pregare; per questo Gesù ha detto: “La tua fede ti ha salvato”. La consapevolezza della propria miseria si è accompagnata alla fede nella potenza e nella misericordia del Signore: il cieco ha pregato, ha gridato, è stato esaudito e ha potuto alla fine lodare Dio.

Consapevolezza e fiducia, dunque, una consapevolezza che non deve essere motivo di tristezza: è la premessa per una preghiera autentica, perché ci fa ricorrere a Dio con un grido più sincero per essere guariti.

Non dobbiamo rinchiuderci nella nostra miseria; piuttosto dire a Dio “…Signore, tu vedi come sono misero e bisognoso di te: io credo che tu, nella tua bontà, hai pietà di me e mi guarisci. Io lo credo, o Signore!”

Solo allora la nostra preghiera sarà esaudita e potremo dare lode a Dio e alla sua infinita misericordia.

Una piccola precisazione.

Il cieco, è Bartimeo, secondo san Marco, che siede ai bordi della strada per riuscire a racimolare qualche spicciolo dai pellegrini che affrontano l’ultima salita che li separa dalla città Santa.

È ai margini, fuori dalla città, dipende totalmente dagli altri che, peraltro, non lo guardano con commiserazione, ma con sdegno, perché punito dalla cecità a causa dei suoi peccati.

Ma sente che qualcosa si muove e chiede. E la folla gli dice che sta per passare Gesù il Nazareno

Fratelli e Sorelle, LA CHIESA È L’INSIEME DEI DISCEPOLI CHE DICE A TUTTI I CIECHI CHE SONO AI MARGINI DELLA SOCIETÀ: PASSA GESÙ IL NAZARENO.

QUESTO SIAMO CHIAMATI AD ANNUNCIARE AD OGNI UOMO, CHE DIO PASSA, CHE È SULLA NOSTRA STRADA, CHE TUTTI LO POSSIAMO INCONTRARE.

E che, SE FACCIAMO QUESTO INCONTRO, ci guarisce nel profondo, ci toglie quella cecità in cui siamo sprofondati, che ci metteva nella condizione di mendicare.

Passa Gesù il Nazareno, anche nella nostra vita, ancora in questa giornata.

Fratelli e Sorelle, siamo tutti mendicanti di luce, di felicità, di affetto, di compassione.

E questo è il nostro desiderio primario, il bisogno insopprimibile che portiamo piantato nel cuore.

Di conseguenza, se il Signore passa nella nostra vita, siamo chiamati ad accorgercene, ad accoglierlo, ad ascoltarlo, a lasciare che, oggi e sempre, ci doni la luce per raccontare a tutti coloro che incontriamo, mendicanti come noi, che Dio ci viene incontro.

Eppure è così semplice: siamo mendicanti che cercano la luce, E LA LUCE C’È.

Ed è il Signore Gesù che passa nella nostra vita.

Anche noi, prima o dopo, abbiamo trovato qualcuno che ce lo ha indicato, che ci ha detto “stai attento, che sta passando nella tua vita, GESÙ IL NAZARENO!

SIA GLORIA E LODE A TE, O SIGNORE!

Ed ora è il nostro turno! Siamo noi, ad essere chiamati A DIRE LA STESSA COSA A TUTTI I BISOGNOSI DI LUCE!

La voce di un Padre orientale dell’esicasmo (ovvero della PREGHIERA DEL CUORE – L’esicasmo è una dottrina e pratica ascetica diffusa tra i monaci dell’Oriente cristiano fin dai tempi dei Padri del deserto. Scopo dell’esicasmo è la ricerca della pace interiore, in unione con Dio e in armonia con il creato), IL MONACO CRISTIANO DEL MONTE ATHOS E ARCIVESCOVO ORTODOSSO BIZANTINO DI TESSALONICA, GREGORIO PALAMAS, autore della FILOCALIA:

  • “È la GRAZIA DIVINA che corona L’INVOCAZIONE MONOLOGICA rivolta a Gesù Cristo con fede viva, in tutta purezza, senza distrazione, col cuore. Non è l’effetto puro e semplice del metodo naturale della respirazione praticata in un luogo tranquillo. I santi Padri, inventando quel metodo, non vi hanno visto che un ausilio, se così si può dire, per raccogliere lo spirito, per ricondurlo a sé dalla sua abituale distrazione e procurare l’attenzione. Grazie a queste disposizioni nasce nello spirito la preghiera costante, pura e senza distrazione”

Ragioniamoci sopra…Pace e Bene!

Il Signore IDDIO ti Benedica

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

…e ti prego di condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!