20.10.2022 GIOVEDI’ 29^ SETTIMANA P.A. C – LUCA 12,49-53 “Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione”.
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo LUCA 12,49-53
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera». Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù sta proseguendo il suo viaggio, l’ultimo viaggio, verso Gerusalemme.
Nel cammino continua il suo dialogo con i discepoli e con coloro (sempre meno persone) che lo seguivano.
In questo quadro si colloca la narrazione evangelica letta questa domenica, una delle più “dure” e, per questo, una delle più strumentalizzate.
Ebbene, nel testo c’è una immagine, quella del fuoco, che ricorre spesso nella Bibbia e non ha solo un significato.
Può essere l’immagine della devastazione e del castigo, ma, al contrario, può anche essere l’immagine della purificazione e dell’illuminazione.
Può evocare protezione come appare in Isaia 43,2 “Se dovrai attraversare il fuoco, IO SONO con te“.
Ma allora… da dove viene la visione che ci siamo fatta, di una fede che non fa del male a nessuno, che va d’accordo con tutti, che concilia tutto, che placa le coscienze, che ottunde il pensiero?
Da dove viene quella visione perbenista e paciera del cattolicesimo?
Non dal vangelo, certamente. O meglio non da questo brano del vangelo. Perché quello odierno è un monito che inquieta, che si vorrebbe cancellare, che si relegherebbe volentieri IN QUELLE PAGINE CHE PREFERIAMO NON LEGGERE MAI.
Parole pesantissime pronunzia il Signore del Tempo e della Storia: “…pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione”
Quindi Gesù è venuto a portare il fuoco sulla terra, leggete bene.
Un fuoco che consuma, che divora, ma anche un fuoco che allo stesso tempo ILLUMINA E RISCALDA.
È certamente un fuoco di passione che spezza i finti legami, che ridimensiona gli idoli della cultura e dell’inconscio.
Un fuoco che INESTINGUIBILE, ci dice il Vangelo.
Invece noi ci siamo costruiti una fede senza sussulti, senza emozioni, che ci fa dimenticare per sempre, che la nostra appartenenza a Cristo NASCE DA UN INCONTRO STRAORDINARIO, STRABILIANTE, PIENO DI AMORE, PIENO DI FASCINO.
E allora lasciamolo divampare questo fuoco, lasciamo che ci prenda e ci consumi tutti, che tutto avvolga.
COSÌ BRUCERÀ CIÒ CHE DI SBAGLIATO E DI MALVAGIO ESISTE IN NOI E FARÀ SÌ CHE LA NOSTRA ANIMA DIVENTI UNA TORCIA CHE ILLUMINA CHI CI STA ACCANTO!
Ma se torniamo al contesto storico del brano evangelico di oggi, Luca, mentre scrive, racconta una realtà che ha sotto gli occhi: le prime persecuzioni hanno bussato alla porta dei seguaci di Cristo e tutti vivono sotto la tensione di un mondo che stenta ad accogliere il messaggio di Gesù.
Il Vangelo della Chiesa primitiva nasce sotto il segno della contraddizione.
Il Maestro anticipa ai suoi seguaci che la sua missione non è facile, assomiglia ad un fuoco che purifica, ma purtroppo stenta ad accendersi.
Per Lui e per chi lo vuole seguire c’è il sacrificio supremo.
La croce diventa il segno cristiano, e quindi anche per tutti noi, il cuore della storia di Salvezza.
Ma è un segno di un AMORE CHE BRUCIA L’INIQUITA’ COME UN FUOCO.
Ma il fuoco che Gesù è venuto a portare sulla terra non è quello della guerra e delle violenze, ma è il fuoco rivelatore DELLA FORZA DELLO SCEGLIERE, DEL NON SCENDERE A QUEI COMPROMESSI, che ci fanno cedere alla pigrizia e alla superficialità.
SI TRATTA QUINDI DI RISPETTARE AL MASSIMO L’IMMAGINE DI DIO CHE È PRESENTE IN OGNI PERSONA UMANA, SENZA TIMORI E SENZA VERGOGNOSI UMANISSIMI ACCOMODAMENTI.
Gesù dunque ci esorta a non avere paura delle proprie idee cristiane, e ad invocare lo Spirito Santo per affrontare anche derisioni e attacchi da parte di chi è contrario al Vangelo e non rispetta la dignità umana.
La vita cristiana non è un quieto sdraiarsi all’ombra del nostro potere e delle nostre certezze umane, ma spesso una scelta contro corrente, che può portare anche al martirio.
Ma il fuoco che Gesù è venuto a portare è un fuoco è anche, come ho già detto, un fuoco che scalda e che illumina.
Ma allo stesso tempo, FORTUNATAMENTE PER NOI, è un fuoco che brucia la nostra miseria, il nostro egoismo e il nostro peccato.
CONSUMA LA NOSTRA VECCHIA UMANITÀ E FORGIA LA NUOVA UMANITÀ IN CRISTO. CONSUMA IL MONDO ATTORNO A NOI E LO RENDE NUOVO.
Il fuoco che il Cristo accenderà sarà quello dello Spirito Santo e verrà appiccato nel cuore dei credenti. “Se sarete quello che dovete essere, metterete il fuoco in tutto il mondo” diceva santa Caterina da Siena.
MA QUESTO NON SARÀ ESENTE DA UN ATTO VIOLENTO.
Tutto passerà da una divisione, o meglio da una separazione.: questo è il termine più adatto. Allo stesso modo si è verificato per l’atto creativo.
Infatti si legge nella Genesi che, quando Dio crea il mondo, SEPARA LE COSE. Separa la luce dalle tenebre. Separa le acque che sono sopra il firmamento dalle acque che sono sotto il firmamento. Fa emergere la terra dal mare (quindi la separa).
Poi si dice che ogni specie vegetale fa il seme secondo la sua specie. QUINDI È TUTTO DISTINTO, TUTTO SEPARATO. LA DIVISIONE IN QUESTO SENSO È NECESSARIA. ED È ASSOLUTAMENTE VIOLENTA.
MA, BEN SI BADI, LA DIVISIONE È ANCHE NECESSARIA PER LA COMUNIONE.
LA CREAZIONE, RICORDIAMOCELO, È USCITA DALLA CONFUSIONE, DAL KAOS. Ecco perché Dio distingue e separa: per far esistere qualcosa lo deve separare dall’altro.
Per esempio, un foglio di carta per esistere deve essere tratto dall’albero.
Questo vuol dire che l’uomo deve prendere coscienza che per esistere, DEVE ACCETTARE DI ESSERE DIVERSO DAGLI ALTRI E PERCIÒ DEVE ACCETTARE CHE GLI ALTRI SIANO DIVERSI DA SÉ STESSO.
Ma perché io e l’altro possiamo esistere, e si possa entrare in dialogo e in comunione, bisogna necessariamente che siamo separati, UNICI E DIVERSI, e che questa diversità venga accettata e riconosciuta.
E da ultimo, ma non per ultimo vorrei portare l’attenzione sulla DIVISIONE che Gesù porta “…pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione”.
In qualche modo Gesù, con queste parole, sovverte il comune sentore rispetto al suo messaggio, perché fa largamente ricordo al PARADOSSO.
Proprio per questo sembra che questo brano sia fondamentale, come tanti altri, la cui “paradossalità” risulta evidente (uno su tutti il celebre “Sacrificio di Isacco”, MAI TITOLO FU PIU’ POCO ESATTO).
Questo brano, abbiamo detto, è fondamentale, perché insegna qualcosa di “fondamentale” su Dio: nel momento in cui l’uomo sembra di aver compreso il suo messaggio, il suo volere, nel momento in cui si svela ogni presunta certezza dell’umanità, è Dio stesso, attraverso la nostra esistenza, a mostrarsi in modo assolutamente impensabile, nuovo, antropologicamente ed eternamente diverso.
È Dio stesso, in altri termini, a capovolgere la figura che l’uomo s’era fatto di lui, QUANDO PENSAVA DI AVERLO COMPRESO, DI AVERLO RINCHIUSO IN UN CONCETTO.
AVEVA PENSATO CIOE’ DI POTER DOMINARE IL SIGNORE IDDIO.
Ecco allora che in questo quadro si colloca la frase paradossale del vangelo odierno «…Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione».
Ma cosa significano? Che si debba forse che innescare guerra nel Suo nome? Certamente NO.
L’INSEGNAMENTO DI GESU’ VERTE SOLO SULLA PACE CHE PORTA IN QUANTO DIO.
MA È UNA PACE CHE PASSA ATTRAVERSO LA CROCE, prima STRUMENTO DI ODIO, DI FEROCIA UMANA E DI MORTE e successivamente alla salita del Signore su di esso, DI PACE E DI RICONCILIAZIONE.
Gesù, da uomo, era certamente molto concreto: conosceva i problemi degli ultimi, che erano – in una certa misura – anche i suoi problemi, le sue afflizioni. Per questo era del tutto consapevole che il suo messaggio avrebbe creato divisioni, e come allora, ancor oggi.
In una famiglia, ad esempio, un certo numero di persone poteva credere in lui, altri potevano non crederci. E questo creava a suo tempo, ma ancora oggi, crea divisione.
Si pensi, ad esempio, se oggi un membro della propria famiglia assumesse realmente le parole di Gesù dal punto di vista esistenziale (“lascia tutto e seguimi”, “beati i poveri”, “beati i perseguitati”, “ama il prossimo tuo come te stesso”, “prendi la tua croce e seguimi”).
Voi davvero pensate che questa famiglia sarebbe in grado di comprendere questa adesione, senza che vi siano dissidi, spaccature? CERTAMENTE NO!
Ha detto Papa Francesco nell’Angelus del 18/08/2013:
- “Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per sé stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).”
Dai Discorsi di San PIETRO CRISOLOGO.
- “Non abbiate timore. Questa croce non è un pungiglione per me, ma per la morte. Questi chiodi non mi procurano tanto dolore, quanto imprimono più profondamente in me l’amore verso di voi. Queste ferite non mi fanno gemere, ma piuttosto introducono voi nel mio interno. Il mio corpo disteso anziché accrescere la pena, allarga gli spazi del cuore per accogliervi. Il mio sangue non è perduto per me, ma è donato in riscatto per voi.”
Ragioniamoci sopra…
Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!