«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo MATTEO 15,21-28
+ In quel tempo, partito di là, Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidòne. Ed ecco una donna Cananèa, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita. Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù si è appena ritirato in quei territori di Tiro e Sidone, fuori della terra santa, dove ha avuto una controversia con scribi e farisei venuti da Gerusalemme (Mt 15,1-9), ma proprio qui riceve una preghiera.
Ha scelto di restare in incognito, ma neppure in terra straniera ciò è possibile per lui: ormai è troppo famoso…
Ed ecco, questa donna che ha una figlioletta con uno spirito impuro viene a interrompere il suo ritiro.
Costei grida, urla in modo ossessivo, come un cane, ma Gesù non la sente, non le presta ascolto e non le risponde, perché non sopporta di essere letto semplicemente come un guaritore, uno che fa miracoli.
Allora i discepoli, infastiditi da quelle grida, gli chiedono di esaudirla, come unico mezzo per farla tacere.
Fratelli e Sorelle, DIO SEMPRE VIENE A NOI, ma noi non sempre gli andiamo incontro.
DIO si manifesta in molti modi diversi, ma non sempre viene riconosciuto e accolto dal suo popolo, ma, a sorpresa, a volte, tuttavia viene accolto in luoghi e modi sorprendenti.
E Gesù scardina la convinzione dominante che solo il popolo d’Israele fosse l’unico depositario della verità e della salvezza.
Tuttavia il profeta Isaia (in Is.56,1,6-7) afferma che “gli stranieri che hanno aderito al Signore per servirlo e per amare il nome del Signore… li condurrò al monte santo e li colmerò di gioia nella mia casa di preghiera per tutti i popoli”.
Quindi Dio promette di realizzare la comunione fra tutte le nazioni, di coinvolgere nel suo piano di salvezza anche coloro che sono lontani e di favorire anche chi non appartiene al popolo d’Israele.
E non è l’unico passo biblico in cui si descrive la salvezza universale e l’attenzione verso lo straniero.
Tutti i popoli saranno radunati nel monte Sion e tutti sono invitati a rendere lode al Signore (Is 60 e Sal 117,1), per non parlare di Rut, la Moabita accolta benevolmente nel popolo prediletto da Dio.
LA SALVEZZA INSOMMA È UNIVERSALE E DIO VIENE A REDIMERE E A SALVARE TUTTI I POPOLI, PONENDO TUTTE LE CONDIZIONI CHE TUTTI SIANO UNO, CHE LA COMUNITÀ UMANA DIVENTI UNA SOLA FAMIGLIA, AUSPICANDO CHE TUTTE LE GENTI ADORINO L’UNICO DIO E SIGNORE PER OTTENERE LA SALVEZZA.
Chi lo prega è una donna, una straniera, e Gesù le risponde manifestandole la sua obbedienza al piano del Padre che lo ha inviato.
C’è “prima” (prôton: Mc 7,27) un servizio da compiere presso i giudei, presso il popolo di Dio a cui è stato inviato –espresso da Matteo addirittura in termini esclusivi “…non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa di Israele” – e solo successivamente ci sarà un tempo in cui potranno essere destinatari del suo ministero anche i pagani.
Gesù lo esprime ricorrendo a un’immagine che spiega il suo rifiuto: si devono saziare prima i figli, cioè i figli di Israele, poi i cagnolini, cioè i pagani (“cani” era un termine dispregiativo con cui gli ebrei indicavano le genti. A tal fine vi invito a leggere Mt 7,6 e Fili 3,2 e Ap 22,15).
Premesso quanto sopra, io credo che sia bene chiarire anche un apparente -PER NOI- linguaggio col quale sembra che Gesù offenda una donna che a lui si rivolge in cerca di aiuto, con improperi secchi e perentori “...non è bene prendere il pane e gettarlo ai cagnolini“.
La donna subirebbe l’epiteto spregiativo di “cagna” e questo linguaggio non costituisce una novità in Gesù, visto che poco prima Matteo vede affermare che non è bene “gettare le perle ai porci” (Mt 7,6), cioè sprecare ciò che è prezioso dandolo in pasto a chi non lo merita.
Come è possibile che Gesù si mostri così refrattario e distaccato nei confronti di una donna che come tante altre persone si rivolge a Lui, anche se non appartenente al suo popolo, proprio lui che altrove accetta che anche chi non gli appartiene possa praticare gli esorcismi (Mc 9,38-40)?
Possibile che si conceda tanto e tale deprezzamento nei confronti di una donna?
Ma così non è.
Gesù vuole solo suscitare la fede in questa donna straniera, che è spinta verso Gesù dai suoi bisogni, NON DALLA FEDE.
Quali siano i suoi bisogni e quali quelli della figlia è chiaro, tanto più che la donna li esprime a gran voce, con una violenta insistenza: implora la pietà di Gesù, grida perché egli la aiuti E, SOPRATTUTTO, NON DESISTE E NON SI SCORAGGIA e, ribaltando l’immagine dei cagnolini a suo vantaggio, replica “…Signore, anche i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”.
È una donna libera, che pensa, e con le sue parole fa cambiare l’atteggiamento di Gesù.
Non è risentita per il rifiuto scoraggiante oppostole in prima battuta da Gesù, che resta per lei un uomo affidabile, ma lo porta – per così dire – a “ragionare”.
Potremmo dire che riesce a “convertire” Gesù, il quale, volendo restare nei confini fissati alla sua missione dall’economia di salvezza, non avrebbe voluto né predicare ai pagani né portare loro cura e guarigione.
Gesù è dunque convinto da questa donna, si piega di fronte a questa volontà femminile e a questa insistenza, ritorna sulle sue parole, cambia il suo proposito e anticipa quello che accadrà dopo la resurrezione.
In qualche misura, vi è qui un parallelo all’episodio di Cana nel quarto vangelo, dove la madre di Gesù, dopo un suo rifiuto, con la propria fede ottiene un’anticipazione dell’ora nuziale del Messia Gesù (Gv 2,1-11).
Qui Gesù si sente vinto e, possiamo immaginare non senza soddisfazione e gioia interiore, la esaudisce “…Donna, avvenga per te come desideri”.
Ovvero “…Per questa tua parola detta con intelligenza e parrhesía, con la libertà di chi sente di poter dire il vero, il demonio è stato vinto e tua figlia è liberata dal male”.
Ma questa parola della donna significa anche molto di più, PERCHÉ È RIVELAZIONE PER GESÙ DELLA SUA MISSIONE (Mt 11,25).
E Gesù mostra di saper accogliere la rivelazione dell’opera di Dio anche da parte di una donna, per di più non appartenente al popolo di Dio.
Ma è bene evidenziare che questa donna, tuttavia, non esprime solo e soprattutto i propri bisogni: RICONOSCE, INFATTI, GESÙ COME SIGNORE, COME FIGLIO DI DAVIDE.
E COSÌ, IL SUO GRIDO DI DISPERAZIONE SI PURIFICA, DIVENTANDO UNA ALTISSIMA E MERAVIGLIOSA PREGHIERA.
Del resto, quando a Messa diciamo “…Signore, abbi pietà”, non ripetiamo, in un certo senso, le parole e la venerazione della donna cananea?
Fratelli e Sorelle, la salvezza è rivolta a tutti gli uomini gratuitamente e senza condizioni.
Occorre tuttavia che gli uomini l’accolgano consapevolmente e vi aderiscano con il “credere“.
Appunto LA FEDE convince finalmente Gesù che questa donna pagana merita di essere esaudita.
La sua risposta pronta e risoluta infatti evince che in lei vi è una grande prerogativa di apertura nei confronti del Signore Gesù stesso, considerato come COLUI AL QUALE NULLA È IMPOSSIBILE ed è sufficiente anche una “briciola”, cioè un minimo perché si possa essere da lui salvati.
L’episodio non è nuovo se si considera che anche il centurione, di provenienza pagana, ottiene per la sua fede la guarigione del suo servo (Mt 8,5-11) o il lebbroso samaritano, unico riconoscente, viene elogiato da Gesù per la sua grande fede (Lc 17,11-19).
La SALVEZZA ha quindi estensione universale ma i suoi frutti sono riservati a chi vuole accoglierla, facendo proprio il Cristo e il suo messaggio, disponendosi all’apertura verso il dono, all’accoglienza del mistero del Verbo incarnato, all’immedesimazione di se stesso nel vangelo come fatto vitale.
La FEDE è insomma la risposta efficace al Dio fatto uomo che peraltro nulla ha omesso per manifestare in modo chiaro ed evidente la novità del Regno di Dio e il suo messianismo e che ha adoperato ogni mezzo perché il suo annuncio fosse comprensibile per tutti.
Cristo darà la vita sulla croce per riscattare l’umanità intera e le sue opere d’amore palesano l’attenzione del Padre affinché tutti quanti siano salvi e non c’è uomo che non sia sotto la predilezione di Dio.
Ma come poter usufruire del dono della salvezza se ad essa ostinatamente ci si oppone, se si rifiuta il dono dello Spirito secondo atteggiamenti meritori della condanna di Sodoma e di Gomorra?
Coloro che si precludono a Gesù Cristo si autoescludono dai benefici universali di salvezza firmando la propria condanna perché il loro recalcitrare comporterà mancare all’appuntamento con l’Amore.
CIÒ CHE SALVA È QUINDI LA FEDE, non l’appartenenza a un determinato popolo.
Ciò che condanna è il diniego ostinato la chiusura refrattaria dell’uomo, non la volontà di Dio di abbandonare l’uomo a se stesso.
Ciò che qui avviene è il miracolo dell’incontro. A causa di questo incontro decisivo Gesù inaugura una nuova fase: questa pagana mette ‘al mondo’ Gesù, gli fa scoprire l’universalità della sua missione.
NON POSSIAMO NON METTERE IN EVIDENZA COME PER GESÙ L’INCONTRO CON UN’ALTRA PERSONA È VERO NELLA MISURA IN CUI NON SOLO EGLI CAMBIA CHI INCONTRA, MA SUBISCE ANCHE UN CAMBIAMENTO IN SE STESSO PROPRIO A CAUSA DELL’INCONTRO.
Gesù si sente un ebreo, un figlio di Israele, appartenente al popolo delle promesse e delle benedizioni, al quale è destinata in primo luogo la sua missione.
E tuttavia sa anche che la storia della salvezza riguarda tutta l’umanità e che l’ascolto della sofferenza dell’altro, un ascolto mai escludente, fa parte della sua identità di Servo del Signore che si addossa fragilità e malattie delle moltitudini (Mt 8,17 e Is 53,4).
ECCO ALLORA, CHE POSSIAMO VEDERE CHIARAMENTE LA NON CHIUSURA DI GESÙ, LA NON RIGIDITÀ DELLA SUA MISSIONE, L’ATTEGGIAMENTO DI APERTURA VERSO L’ALTRO, CHIUNQUE SIA.
E mi piace chiudere questa lunga meditazione ricordando l’insegnamento di San Francesco di Paola, che diceva, con grande convinzione “…CHI NON HA FEDE, NEPPURE PUÒ AVER GRAZIA.”
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
…e ti prego di condividere se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!
Sia Lodato Gesù, il Cristo!