… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…
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Dal Vangelo secondo MATTEO 13,1-9
Quel giorno Gesù uscì di casa e sedette in riva al mare. Si radunò attorno a lui tanta folla che egli salì su una barca e si mise a sedere, mentre tutta la folla stava sulla spiaggia. Egli parlò loro di molte cose con parabole. E disse: «Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; germogliò subito, perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde sui rovi, e i rovi crebbero e la soffocarono. Un’altra parte cadde sul terreno buono e diede frutto: il cento, il sessanta, il trenta per uno. Chi ha orecchi, ascolti». Parola del Signore
Mediti…AMO
Siede Gesù, come fanno i rabbini. Siede perché sa insegnare, perché vuole condurre, perché sa dove portare.
Siede perché vuole restare, non fugge come fanno i tanti sconsiderati opinionisti che affollano le moderne tv e dispensano scelleratezze insensate di ogni genere, per il solo gusto di compiacere, portando tanta gente alla rovina.
Gesù, SAPIENZA DI DIO, invece resta, spiega, condivide.
E lo fa senza paroloni, senza alzare la voce, senza usare argomenti raffinati, senza sottolineare le distanze, senza sbattere in faccia la sua conoscenza.
Per di più usa metafore e parabole, prese da fatti che sono della vita quotidiana e sotto gli occhi di tutti, che tutti possono cogliere, usa le parabole.
E noi sappiamo che davanti ad una parabola si resta liberi, possiamo coglierne il significato profondo, lasciarci scuotere l’anima, oppure ricordarla come un simpatico aneddoto, da raccontare a nostra volta.
La parabola è uno strumento efficace: usa immagini concrete, non concetti astratti MA NASCONDE UN MISTERO, UNA MORALE, UN INSEGNAMENTO CHE PUÒ TOCCARE NEL PROFONDO CHI ASCOLTA.
Si deve anche tener presente che questi racconti in parabole non erano comuni tra i rabbini del tempo di Gesù, e anche per questo i discepoli gli chiedono conto del suo stile particolare nell’annunciare il Regno che viene.
Gesù risponde loro con parole che ci stupiscono, ci intrigano e ci chiedono grande responsabilità:
- “A voi è stata consegnata la conoscenza dei misteri del regno dei cieli”.
Nel passo parallelo di Marco, a cui Matteo si ispira, queste parole di Gesù sono ancora più forti:
- “A voi è stato consegnato il mistero del regno di Dio” (Mc 4,11).
Sì, proprio ai discepoli è stato affidato e consegnato, da Dio (passivo divino), ciò che riguarda il suo regno.
Per dono di Dio essi hanno accesso a una conoscenza che li rende capaci di vedere il velo alzato sul mistero, su ciò che era stato nascosto per essere svelato.
Non è un privilegio per i discepoli, ma una grande responsabilità: a loro è stata data la conoscenza di come Dio agisce nella storia di salvezza!
E, nello stesso tempo, non aggredisce.
Se Gesù avesse detto: “…state ascoltando male la Parola di Dio, non siete capaci di intendere…” avrebbe mortificato e offeso per sempre, chi gli stava di fronte.
Ma la parabola del seminatore è un piccolo, prezioso, gioiello: chi ascolta si interroga sul suo modo di accogliere e di ascoltare il seme della parola che Dio semina con generosità nei nostri cuori.
La liturgia ci fa ascoltare per tre domeniche alcune parabole raccolte in Matteo 13. È il cosiddetto terzo lungo discorso di Gesù in questo vangelo, detto appunto “discorso parabolico”.
Il tempo dell’ascolto entusiasta di Gesù da parte delle folle sembra esaurito e ormai si è palesata l’ostilità dei capi religiosi giudaici, che sono giunti alla decisione di ucciderlo (Mt 12,14).
È accaduto così e accade così anche oggi, nei confronti di chi predica e annuncia veramente il Vangelo.
E noi possiamo essere non solo perplessi, ma a volte sgomenti: ogni domenica nella nostra terra d’Italia più di dieci milioni di uomini e donne che credono, o dicono di credere, in Gesù Cristo si radunano nelle chiese per ascoltare la parola di Dio e diventare eucaristicamente un solo corpo in Cristo.
EPPURE CONSTATIAMO CHE A QUESTA PARTECIPAZIONE ALLA LITURGIA NON CONSEGUE UN MUTAMENTO: NON ACCADE QUALCOSA CHE MANIFESTI IL REGNO DI DIO VENIENTE.
Perché succede questo? Forse la parola di Dio è inefficace? Forse chi la predica usa parole sue e non di Dio? E chi ascolta, ascolta veramente e accoglie la parola di Dio? E chi l’accoglie, la realizza nella propria vita?
Quando Matteo scrive questa pagina che presenta Gesù sulla barca intento ad annunciare le parabole, ha questi stessi pensieri nella sua mente ed è preoccupato per la sua comunità cristiana.
I cristiani, infatti, sanno che la parola di Dio è DABAR, è evento che si realizza.
Sanno che questa Parola, una volta uscita da Dio, produce sempre il suo effetto. Ce lo ricorda il grande Isaia 55,10-11):
- “10Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza avere irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, 11 così sarà della parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata”.
Ma allora perché, a fronte tanta Parola predicata, un risultato così scarso?
Ma le parabole di Gesù, racconti che vogliono rivelare un senso nascosto, ci possono illuminare.
Gesù fa ricorso alla realtà, al mondo contadino di Galilea, a ciò che ha visto, contemplato e pensato, perché si dava del tempo per osservare e trovare ispirazione per le sue parole, che raggiungevano non gli intellettuali, ma gente semplice, disposta ad ascoltare.
Avendo visto più volte il lavoro dei contadini, così Gesù inizia a raccontare, con parole molto note, che per questo vanno ascoltate con ancor più attenzione. In particolar modo quella odierna di questo stranissimo seminatore, che ha un atteggiamento -a dir poco- singolare, per un saggio contadino.
Infatti, in questa parabola stupisce la quantità di seme gettato dal seminatore. E chi non conosce l’agricoltura ai tempi di Gesù, non sa che in Palestina prima si seminava e poi si arava per seppellire il seme.
Potrebbe pensare di trovarsi di fronte a un povero contadino sbadato…
INVECE IL SEME È ABBONDANTE PERCHÉ ABBONDANTE È LA PAROLA DI DIO, CHE DEVE ESSERE SEMINATA, GETTATA COME UN SEME, SENZA PARSIMONIA.
E qui mi rifaccio a tanti amici che hanno la pazienza di Giobbe, e leggono ogni giorno ciò che scrivo. E spesso mi dicono di limitarmi nello scrivere i commenti al vangelo.
Ma è la Scrittura stessa che risponde loro, facendo vedere che, il predicatore che la annuncia, sa che ci sono innanzitutto ascoltatori i quali la sentono risuonare ma in verità non l’ascoltano.
Essi sono superficiali, senza grande interesse né passione per la Parola, la sentono ma non le fanno spazio nel loro cuore, e così essa è subito sottratta, portata via.
Sa che ci sono poi altri ascoltatori che hanno un cuore capace di accogliere la Parola, possono addirittura entusiasmarsi per essa, ma non hanno vita interiore, il loro cuore non è profondo, non offre condizioni per farla crescere, e allora quella predicazione appare sterile: qualcosa germoglia per un po’ ma, non nutrito, subito si secca e muore.
Ed infine sa che ci sono altri ascoltatori ancora, che avrebbero tutte le possibilità di essere fecondi; accolgono la Parola, la custodiscono, sentono che ferisce il loro cuore, ma hanno nel cuore altre presenze potenti, dominanti: la ricchezza, il successo e il potere.
QUESTE PRESENZE POTENTI, CHE DOMINANO IL CUORE DEI CREDENTI, SONO GLI IDOLI CHE SEMPRE SI AFFACCIANO, CON VOLTI NUOVI E DIVERSI, NEL LORO CUORE.
Queste presenze non lasciano posto alla presenza della Parola, che viene contrastata e dunque muore per mancanza di spazio.
MA C’È ANCHE QUALCUNO CHE ACCOGLIE LA PAROLA, LA PENSA, LA INTERPRETA, LA MEDITA, LA PREGA E LA FA RISUONARE TALMENTE FORTE DA REALIZZARLA NELLA PROPRIA VITA.
Certo, il risultato di una semina così abbondante può sembrare deludente: tanto seme, tanto lavoro, piccolo il risultato…
MA LA PICCOLEZZA NON VA TEMUTA: CIÒ CHE CONTA È CHE IL FRUTTO VENGA GENERATO!
Ha scritto in merito SAN GIOVANNI CRISOSTOMO (che significa “bocca d’oro”) (344-407 Arcivescovo di Costantinopoli, Teologo greco antico, Dottore della Chiesa):
- “Per qual motivo uscì? Per distruggere la terra piena di spine? Per punire gli agricoltori? No, affatto; uscì per coltivare la terra, per prendersi cura di essa e seminare la parola della fede […]. Il Signore diceva questa parabola per mostrare che dispensava a tutti la sua parola con generosità. Come infatti il seminatore non distingue il terreno sottostante, ma getta semplicemente il seme senza fare distinzioni, così anche lui non distingue tra il ricco e il povero, tra il sapiente e l’ignorante, tra chi è negligente e chi è pieno di zelo, tra chi è coraggioso e chi è vile, ma parla a tutti e compie quanto dipende da lui, sebbene preveda ciò che accadrà. Così si comporta in modo che si possa dire: «Che cosa dovevo fare che non abbia fatto?» (Is 5,4). I profeti parlano del popolo come di una vigna: «Il mio amato possedeva una vigna» (Is 5,1 ) e: «Ha divelto una vite dall’Egitto» (Sal 79 [80], 9). Gesù invece ricorre al paragone della semina […]. Ma da cosa deriva, dimmi, che sia andata perduta la maggior parte della semina? Non a causa di colui che gettava il seme, ma della terra che l’accoglieva, cioè di colui che non presta ascolto. E perché non dice che parte l’accolsero i negligenti, e andò perduta; parte i ricchi e la soffocarono; parte gli sciocchi e l’hanno abbandonata? Perché non vuole colpirli severamente per non gettarli nella disperazione, ma lascia la riprovazione alla coscienza degli ascoltatori. Questo non si è verificato soltanto per la semina, ma anche per la rete, poiché anch’essa portò molte cose inutili. Dice questa parabola per preparare i discepoli e ammonirli a non scoraggiarsi anche se la maggior parte di quelli che accolgono la parola si perdono. E difatti questo accadde anche al Signore; colui che certamente sapeva in anticipo che questo sarebbe accaduto, non si astenne dal seminare.”
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!