20.05.2023 -SABATO 6′ SETTIMANA DI PASQUA A – GIOVANNI 16,23-28 “Il Padre vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto”.
«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16
Pietro Saltarelli… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. “In illo tempore: dixit Iesus…”
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Dal Vangelo secondo GIOVANNI 16,23-28
+ In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose ve le ho dette in modo velato, ma viene l’ora in cui non vi parlerò più in modo velato e apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso infatti vi ama, perché voi avete amato me e avete creduto che io sono uscito da Dio. Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo e vado al Padre». Parola del Signore
Mediti…AMO
Gesù ci ha comandato di pregare il Padre nel suo nome, con un inciso che è pieno di speranza cristiana nel Signore “…chiedete e riceverete, affinché la vostra gioia sia completa” (Gv 16, 24).
Il verbo greco “aitéo” indica la preghiera di richiesta, una richiesta fatta “nel nome di Gesù”, uniti a Lui, perché il Cristo, Mediatore tra Dio e gli uomini, ha reso possibile che ci fosse una sola famiglia nel cielo e sulla terra: la famiglia dei figli di Dio.
In questo brano evangelico Gesù ci suggerisce di chiedere al Padre “…nel Suo Nome” ovvero di pregare per mezzo di Lui.
In quel “nome” c’è il Figlio di Dio in piena comunione con Dio Padre.
Così Paolo di Tarso lo insegnava a Timoteo:
«…Uno solo, infatti, è Dio e uno solo anche il mediatore fra Dio e gli uomini, L’UOMO CRISTO GESÙ» (1 Tm.2,5).
Ecco perché le preghiere liturgiche terminano sempre con l’invocazione “…per Cristo Nostro Signore”, alla quale noi rispondiamo “Amen!”
Qualunque cosa dunque si chiede in ordine al conseguimento della gioia di cui parla il Signore, la si deve chiedere “…nel nome di Cristo”, se davvero comprendiamo il valore della GRAZIA DIVINA, se abbiamo finalmente compreso che dobbiamo chiedere la vita beata.
Di conseguenza, chiedere qualunque altra cosa, equivale a non elevare alcuna richiesta, perchè qualunque altra cosa noi possiamo desiderare equivale a un nulla in confronto all’opportunità di vivere UNA VITA IN CRISTO, CON CRISTO E PER CRISTO.
L’uomo spirituale, che finalmente ha compreso ciò, sa di essere quello che è PER GRAZIA DI DIO, e quindi a null’altro aspira SE NON A OTTENERE LA GRAZIA DI DIO.
E noi SAPPIAMO E CREDIAMO che la DIVINA MISERICORDIA, non de frauderà i suoi eletti che sono perseveranti nel chiedere questo bene.
E questo perché il Padre eterno È NOSTRO PADRE, e sia il suo regno, che la vita divina del Cristo sono anche i nostri.
Ed è in questo nuovo ordine che la preghiera cristiana trova il suo posto.
Noi prima non potevamo, né sapevamo chiedere.
Perché non avevamo compreso che non si tratta di pregare semplicemente, ma “…di avere una relazione di amicizia con Colui che, noi lo sappiamo, ci ama” (diceva Santa Teresa di Gesù Bambino, nella sua “Vita” al n.8).
E noi sappiamo anche che dopo la sua prima venuta nel mondo, la nostra preghiera È PARTE INTEGRANTE DI QUELLA DI CRISTO, che è sempre rivolta al PADRE suo e nostro.
Quindi se eleviamo la nostra preghiera “…nel suo Nome”, non escludiamo il Padre, come si potrebbe erroneamente pensare, ma nel farlo, abbiamo realizzato di aver compreso che “…il Padre stesso vi ama, perché voi mi avete amato e avete creduto che sono venuto da Dio“.
Noi siamo dentro questo flusso di amore vicendevole, che ininterrottamente fluisce dal Padre al Figlio e dal Figlio al Padre.
Ecco perché, come ho già accennato, così terminano le preghiere della liturgia e così deve terminare la nostra: “…per Cristo nostro Signore”.
Ma non stiamo dicendo nulla di nuovo con queste precisazioni, perché il pio israelita, soprattutto quando pregava i Salmi, già si rivolgeva a Dio con piena fiducia, ne innalzava le lodi e lo ringraziava, invocando il nome del Signore:
- «Renderò grazie al Signore per la sua giustizia e canterò IL NOME DI DIO, l’Altissimo» (Sal 7,18);
- «Gioirò ed esulterò in te, canterò inni AL TUO NOME, o Altissimo» (Sal 9,3);
- «Ti risponda il Signore nel giorno dell’angoscia, ti protegga IL NOME DEL DIO DI GIACOBBE. (…) Chi fa affidamento sui carri, chi sui cavalli: noi invochiamo IL NOME DEL SIGNORE, NOSTRO DIO» (Sal 20,2-8).
In più, avevano imparato dalle labbra di Gesù stesso la maniera migliore di pregare «…Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo Nome».
Ora, scoprono che il nome del Signore è proprio “Gesù”, che parla con loro e sul quale possono riporre tutta la loro fiducia.
Tutta la nostra preghiera deve fare questa strada: al Padre, “…per Gesù Cristo Signore nostro”, la stessa che già percorriamo nella preghiera liturgica.
Mai dobbiamo dimenticare che Gesù entra nel santuario del Cielo, come un sacerdote.
E, fino alla fine del mondo, Gesù sacerdote eterno, intercede per noi (ci dice la Lettera agli Ebrei).
E quando noi chiediamo al Padre, pronunziando il “Nome di Gesù”, facciamo riferimento a Colui che intercede e prega per noi davanti al Padre, incessantemente.
Dunque Gesù Cristo vuol pregare con noi, e noi, partecipando alla sua preghiera, possiamo quindi avere la certezza e la gioia che Dio ci presterà ascolto.
È QUINDI ESTREMAMENTE CORRETTA LA NOSTRA PREGHIERA SE TUTTA LA NOSTRA VOLONTÀ, TUTTO IL NOSTRO CUORE FA TUTT’UNO CON LA PREGHIERA DI CRISTO.
Perché tutta la Scrittura ci dice che solo in Gesù Cristo possiamo pregare, e se lo facciamo, con Lui saremo esauditi anche noi, perché la preghiera di Gesù è intensa, è unica e diviene anche il modello della nostra preghiera.
Infine, non dobbiamo dimenticare che Gesù ha pregato per tutti, ha pregato anche per me, ha pregato per ognuno di voi.
Infatti, se ognuno di noi può dire “…Gesù, sulla croce, ha pregato per me”, dal suo canto, anche il Signore può dire a ognuno di noi “…ho pregato per te, nell’Ultima Cena e sul legno della Croce”.
Fratelli e Sorelle, ricordiamoci che anche nella più dolorosa delle nostre sofferenze, non siamo mai soli, perché la preghiera di Gesù è con noi.
La voce di Papa Francesco, nella Messa nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, l’11 maggio 2013
- “La preghiera verso il Padre in nome di Gesù ci fa uscire da noi stessi; la preghiera che ci annoia è sempre dentro noi stessi, come un pensiero che va e viene. Ma la vera preghiera è uscire da noi stessi verso il Padre in nome di Gesù, è un esodo da noi stessi”.
Ragioniamoci sopra…
Il Signore IDDIO ti Benedica
E tu Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!