20.01.2023 VENERDI’ 2 SETTIMANA P.A. A – MARCO 3,13-19 “Chiamò a sé quelli che voleva perché stessero con lui”.

«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e prendetela, così troverete pace per le anime vostre». Geremia 6,16

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA…. In illo tempore: dixit Iesus…

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo MARCO 3,13-19

In quel tempo, Gesù salì sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui. Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli –, perché stessero con lui e per mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni. Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro, poi Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il Cananeo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Ai suoi più vicini collaboratori, meglio, ai suoi corresponsabili, il Maestro chiede due cose essenziali: stare con lui e andare a predicare la buona notizia del Regno.

Ne chiama Dodici e conserva già nel suo cuore i loro volti, custodisce la loro storia, ne conosce fin troppo bene i tradimenti e le incomprensioni.

E “Dodici” fa riferimento al popolo di Dio, a Israele.

Siccome l’Israele empirico si componeva solamente di due tribù o due tribù e mezza, occorre collegarsi all’attesa presente nella letteratura profetica e apocalittica, secondo la quale, nell’epoca escatologico-messianica, Israele sarà ristabilito e completato come popolo delle dodici tribù.

Allora il gruppo dei Dodici non simboleggia soltanto la rivendicazione di Gesù all’intero Israele, ma anche la sua promessa della salvezza escatologica per Israele.

Si può inoltre pensare che i Dodici siano designati come i capostipiti di questo popolo escatologico.

I prescelti sono naturalmente giudei, ma il nome di alcuni di loro lascia intuire che neppure i gentili sono esclusi da questo popolo.

Sono dodici nomi scolpiti nella storia. Se non avessimo alle spalle duemila anni di catechismo sobbalzeremmo leggendo questo elenco di dodici nomi che indicano dodici personalità opposte, inconciliabili.

Gesù mette assieme pescatori e intellettuali, tradizionalisti come Giacomo e Zeloti, cioè terroristi, come Simone, e pubblicani come Levi, ebrei ortodossi…

E penso anche a Gesù quando ha pregato tutta la notte per avere con lui un uomo come Giuda Iscariota. Eppure li vuole con sé “affinché stessero con lui”.

Nonostante sappia bene che sotto la croce tutti fuggiranno.

Eppure Gesù li chiama personalmente e nel contempo li costituisce comunità “fece i Dodici”.

Il discepolo sa che il suo è un appello personale e insieme una chiamata a far parte di un gruppo.

Quelli che voleva: la sua volontà è stata la fonte di tutto, lo è stata allora, è così sempre, è così anche per noi. E la GRAZIA della SUA chiamata è “creatrice”, plasma quelli su cui è discesa.

Gesù lo ricorderà fino alla fine “…non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi” (Gv 15, 16).

Ha voluto proprio noi, non perché non c’era qualcuno di meglio, ma perché lui ha voluto così e basta.

C’È UN MISTERO DI AMORE DIETRO L’ELEZIONE.

Non manca qui, come nelle liste di Matteo e Luca, la menzione del tradimento di Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì (più propriamente “lo consegnò”).

La traduzione più immediata sarebbe il quale “anche” lo tradì, quasi a sottolineare che IL TRADIMENTO NON HA POTUTO CANCELLARE LA CHIAMATA.

Certo, c’è di mezzo la responsabilità di chi è chiamato rispetto al dono immenso della chiamata, MA NULLA SEMBRA POTER CANCELLARE IL PROGETTO ORIGINALE DI GESÙ SU QUELLI CHE LUI HA ELETTO, HA AMATO.

Marco, poi, pur nella brevità del suo vangelo, è il solo (6,7), insieme a Luca 8, a dire che Gesù li manda a due a due.

Ecco allora che quella grande comunità si sparpaglia nel mondo, senza perdere MAI il segno comunitario.

Due che vincono la sfida dello stare insieme, nel nome e come frutto del Regno che annunciano.

Chissà quante volte Giovanni avrebbe voluto correre più degli altri, fare una missione più svelta, più efficace, più avanzata.

La fede nella comunità comincia quando l’altro si fa pesante, quando ha pensieri che ti sembrano arretrati, quando ti mette i bastoni fra le ruote, quando con il bisogno della sua età incide sui tuoi progetti…

Il miracolo raro e sempre affascinante di Cristo è riuscire a metterci e tenerci insieme, con tutto quel che significa di pazienza, di dono di sé, di perdono, di buio, quando devi morire ai tuoi progetti.

IN QUESTO “MARCIRE PER AMORE”, ECCO CHE FINALMENTE IL REGNO SI FA CARNE.

A ben pensare io credo che Gesù forse vuole dirci qualcosa di nuovo, di eclatante.

Ovvero che se questa è la prima comunità, il modello a cui ispirarci, abbiamo di che riflettere per rivedere bene la nostra vita e la nostra presunzione di essere i PRIMI DELLA CLASSE.

Perché potremo finalmente comprendere che la chiesa non raccoglie i primi della classe, i giusti, i perfetti, o coloro che hanno gli stessi interessi cultural-religiosi.

Ma è il popolo radunato dal Signore, un popolo di uomini discutibili e peccatori incalliti, così diversi tra loro, eppure uniti dallo stesso Cristo.

Non vuole uomini di potere, non vuole uomini efficienti per la diffusione di un’ideologia, perché il cristianesimo non è un’ideologia: ma è IL VOLER STARE IN COMPAGNIA CON GESU’, in un rapporto da persona a persona, che coinvolge tutti i nostri sensi e le nostre capacità.

E per realizzare questo particolare rapporto, Gesù chiama a sé quelli che egli vuole, è una sua libera scelta.

E a questa chiamata risponde la libertà di chi è chiamato dal Signore.

Questa è la chiesa Fratelli e Sorelle: è un popolo, RADUNATO -PER GRAZIA DI DIO- DALLA PAROLA , E CHE CAMMINA, SULLE STRADE DEL TEMPO E DELLA STORIA, VERSO LA PIENEZZA DEL REGNO.

Tutto il resto è coreografia.

CERCHIAMO DI NON DIMENTICARE MAI CHE LA CHIESA NON È IL POPOLO DEI PERFETTI, MA DEI RICONCILIATI.

Ma a cosa serve la Chiesa? La risposta ce la dà il Signore: serve per stare con Lui, per annunciare il Regno, per scacciare le tenebre.

Innanzitutto siamo chiamati a frequentare Cristo, a restare con Lui, a conoscerlo, a meditare la sua Parola. Siamo cristiani perché siamo suoi, perché a Lui apparteniamo.

Siamo Chiesa per annunciare il Regno, per vivere da salvati, per preparare la venuta di Cristo.

Siamo Chiesa per costruire ampi spazi di luce, per far arretrare la tenebra che abita i nostri e gli altrui cuori, ovvero per allontanare il maligno dal cuore dell’uomo.

Fratelli e Sorelle…questa è la Chiesa… e della Chiesa possono far parte tutti: l’elenco di Marco, il primo evangelista, fa rabbrividire.

Gesù mette insieme persone che mai sarebbero state insieme: progressisti e conservatori, intellettuali e artigiani, ricchi e poveri, colti e ignoranti.

Questa è la Chiesa… UN INSIEME DI PERSONE DIVERSE CHE FANNO LA STESSA ESPERIENZA DI GRAZIA, CHE CERCANO LO STESSO PADRE…

Ragioniamoci sopra…

Prega il Signore per me… Fratello che Leggi…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!