… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Mt 11,16-19
In quel tempo, Gesù disse alle folle «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie». Parola del Signore
Mediti…AMO
Ma anche davanti ai profeti come Giovanni, che pure affascinano l’umanità, l’uomo poi, nella vita quotidiana, si comporta come i bambini annoiati che Gesù osserva giocare sulla piazza: essi non sono mai contenti del gioco scelto.
Così i contemporanei di Gesù dopo un primo momento di euforia nei confronti del Battista, hanno finito col ridimensionare la forza della sua predicazione, accusandolo di essere uno squilibrato pieno di eccessi. TROPPO ASCETA.
Gesù fu discepolo di Giovanni Battista, credeva in lui e si fece battezzare da lui.
In occasione di questo battesimo nel Giordano, ebbe la rivelazione del Padre rispetto alla sua missione di Messia Servo (Mc 1,10).
Allo stesso tempo, Gesù risalta la differenza tra lui e Giovanni.
Giovanni era più severo, più ascetico, “non mangia, né beve”.
Rimaneva nel deserto e minacciava la gente con il castigo del Giudizio Finale (Lc 3,7-9).
Per questo, dicevano che aveva un demonio, che era posseduto.
Gesù era più accogliente e mangiava e beveva come tutti. Andava nei villaggi ed entrava nelle case della gente, accoglieva gli esattori e le prostitute.
Per questo dicevano che era mangione e beone.
Pur generalizzando le sue parole nei riguardi degli “uomini di questa generazione” (Lc 7,31), probabilmente, Gesù ha in mente l’opinione delle autorità religiose che non credono in Gesù (Mc 11,29-33).
Ma allora… io mi chiedo, CHE COSA VOGLIAMO?
- un profeta che digiuna
- uno che mangia?
Perché sennò anche noi rischiamo di non essere mai soddisfatti, di noi stessi, della nostra vita, di Dio… accusando tutti e lamentandoci di tutto salvo poi non sapere nemmeno noi stessi cosa vorremmo.
Proprio come i bambini viziati che non sanno accontentarsi mai.
E VOI SAPETE CHE NOI DI QUESTO ATTEGGIAMENTO, NE ABBIAMO FATTO LO SPORT NAZIONALE!
E allora ecco il vangelo ci mostra chiaramente le nostre incertezze e le nostre debolezze mentali e morali.
Ci mostra quell’insoddisfazione che tormenta l’uomo, sempre pronto a guardare fuori di sé, facendo dei confronti che risultano normalmente inadeguati.
Un atteggiamento che già raccontava un antico poeta dell’Impero romano, QUINTO ORAZIO FLACCO (65 a.C.-8 a.C., colui che ha coniato il “carpe diem”) quando usava l’immagine di un colono che invidiava il militare e questi, al contrario, invidiava a sua volta il contadino, che si godeva la sua bella libertà in campagna.
E Gesù, con la parabola dei suonatori di musica, allegra e lugubre, vuole rimproverare i suoi contemporanei e anche noi, per farci uscire da questo circolo vizioso di cui parla Quinto Orazio Flacco.
Purtroppo il mondo è pieno di eterni indecisi a seguire una norma di fede e di morale, e preferisce fallaci sogni che a nulla portano e che la salvezza eterna non donano.
L’uomo si ostina a rifiutare le UNICHE due testimonianze CHE CI POSSONO FAR GIUNGERE SULLE RIVE DELLA VITA ETERNA:
- quella di Giovanni
- e quella del Signore.
E non vogliamo ascoltare Gesù che con amore ci invita a prendere una decisione:
- con Dio
- contro Dio.
MA LA NOSTRA IGNAVIA E LA NOSTRA ACCIDIA RELIGIOSA NON HANNO LIMITI.
Gesù con grande dolcezza ci dice che, di fronte alle situazioni, ognuno ha delle responsabilità da esercitare. E non deve sempre volere il contrario di quello che ontologicamente è scritto nella realtà o che Dio ci propone.
Il volere il tutto E IL CONTRARIO DI TUTTO, il puntare sempre il dito verso gli altri, il sottrarsi agli impegni che siamo chiamati a svolgere, scava nel nostro cuore un vuoto sempre più profondo.
Ed è segno di una grande scontentezza che ci allontana dalla possibilità di prendere in mano la nostra vita e ridarle senso.
E allora, io credo che, con coraggio e con grande forza dobbiamo “prendere la nostra croce” e seguirlo.
Solo così giungeremo alla “SAPIENZA DEL CUORE”, ovvero a quella pace che illuminerà la nostra mente e il nostro cuore e che finalmente ci metterà nella condizione di saper discernere quello che è bene e quello che è male.
Sant’Ignazio di Loyola, ci insegna che l’uomo è soggetto all’azione opposta di due spiriti,
- uno che invita al bene
- e uno che invita al male.
Spetta poi a noi imparare a discernere ciò che proviene dall’uno e ciò che proviene invece dall’altro, ed avere così la capacità di prendere confidenza con il turbamento del nostro mondo interiore.
Se veramente vogliamo il bene e siamo attratti dallo spirito buono, allora ci lasceremo guidare dalla gioia per tutto ciò che è vero, nobile, giusto, ciò che è virtù e merita lode, come dice Paolo di Tarso alla sua comunità cristiana che vive a Filippi, al capitolo 4,4-8, della sua lettera:
- “4Rallegratevi sempre nel Signore. Ripeto: rallegratevi. 5 La vostra mansuetudine sia nota a tutti gli uomini. Il Signore è vicino. 6 Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti. 7 E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e i vostri pensieri in Cristo Gesù. 8 Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose pure, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri…”
Se è vero che ogni giorno ha la sua pena e che siamo chiamati ogni giorno ad assumerci la nostra mole di impegni, LA LUCE DI OGNI GIORNO CI CHIAMA AD ENTRARE NELLA PORTA STRETTA DEL REGNO, AD ENTRARE NELLA GIOIA DELLE PICCOLE COSE TRASFIGURATE DAI RAGGI TIEPIDI DELLA PRESENZA DEL SIGNORE.
Egli si china su di noi, si fa prossimo, amico, fratello, chiede con discrezione un po’ di attenzione da parte nostra, senza la pretesa di chi impone, senza la prepotenza di chi provoca o pretende.
Ma non dobbiamo mai dimenticare, Fratelli e Sorelle, che per conoscere la sapienza è necessario che essa abiti in noi.
Solo allora, quella sapienza che è in noi, ci porterà a vedere la sapienza che è negli altri.
Questa regola vale anche per la Trinità Santissima.
Il Padre, lo Spirito, Cristo, SE LI ABBIAMO FATTI VIVERE IN NOI, sempre conosceranno se il Padre, Cristo, lo Spirito sono confessati negli altri secondo verità o falsità.
Purtroppo la generazione di Gesù non solo non conosce chi è Giovanni e chi è Cristo Signore, MA NEANCHE VUOLE CONOSCERLI.
E fa di tutto per non conoscerli. Si tratta naturalmente di una non conoscenza colpevole, perché frutto di cattiva volontà e di scienza perversa.
La Scrittura Santa, ci rivela tutte le qualità che sono nella sapienza, e ci ammaestra dicendoci che nulla si conosce senza la Sapienza del Signore.
Ma sappiamo anche che il nostro Dio sempre la concede a coloro che, non solo non sono indifferenti, ma la chiedono con cuore puro e umile.
Purtroppo nella società c’è molta indifferenza, che, a volte, nasce come difesa, come un modo per non soffrire.
Ma altre volte scaturisce dalla pigrizia, dall’accidia, dalla chiusura del nostro cuore verso i nostri fratelli.
E allora, come combatterla? La risposta viene direttamente da Gesù, che cita il Battista e sé stesso come due atteggiamenti radicalmente diversi con i quali ci si approccia alla realtà.
E ci mostra che, quando una persona non vuole mettersi in gioco, dice sempre che una cosa non va bene.
Per tale motivo, l’indifferenza può essere vinta solo se decidiamo di metterci in gioco, solo se ci apriamo al Signore, AL SUO AMORE, ALLA SUA MISERICORDIA.
E allora, Fratelli e Sorelle, cerchiamo di non chiuderci perché chiuderci vuol dire chiedere e pretendere da Dio soltanto ciò che noi vogliamo.
Anche oggi ci sono tra i cristiani alcuni che cercano di ritagliarsi un Gesù a proprio piacimento.
L’UNICA COSA DI CUI ABBIAMO BISOGNO È QUELLA DI ACCOGLIERE OGNI SUA PAROLA E SEGUIRE OGNI SUO PASSO PER CONOSCERLO NELLA VERITÀ.
Non c’è più tempo da perdere nel lamentarci o nell’irritarci. Impegniamo il nostro tempo e le nostre forze per l’edificazione del Regno che Gesù, Signore nostro, è venuto a donare agli uomini di ogni generazione.
Dai “Detti dei Padri del deserto”. Leggiamo:
- «Io non ho mai oltrepassato il mio rango per camminare più in alto, né mi sono mai turbato in caso di umiliazione, perché ogni mio pensiero era in questo: nel pregare il Signore che mi spogliasse dell’uomo vecchio».
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!