2′ SETTIMANA di AVVENTO Anno “C” – 06.12.2021 – SAN NICOLA – Luca 5,17-26 «Perché pensate così nel vostro cuore>>
… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….
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Dal Vangelo secondo Luca 5,17-26
Un giorno Gesù stava insegnando. Sedevano là anche dei farisei e maestri della Legge, venuti da ogni villaggio della Galilea e della Giudea, e da Gerusalemme. E la potenza del Signore gli faceva operare guarigioni. Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui. Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza. Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati». Gli scribi e i farisei cominciarono a discutere, dicendo: «Chi è costui che dice bestemmie? Chi può perdonare i peccati, se non Dio soltanto?». Ma Gesù, conosciuti i loro ragionamenti, rispose: «Perché pensate così nel vostro cuore? Che cosa è più facile: dire “Ti sono perdonati i tuoi peccati”, oppure dire “Àlzati e cammina”? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati, dico a te – disse al paralitico –: àlzati, prendi il tuo lettuccio e torna a casa tua». Subito egli si alzò davanti a loro, prese il lettuccio su cui era disteso e andò a casa sua, glorificando Dio. Tutti furono colti da stupore e davano gloria a Dio; pieni di timore dicevano: «Oggi abbiamo visto cose prodigiose». Parola del Signore
Mediti…AMO
LA VITA E IL PENSIERO DEL SANTO
SAN NICOLA DI MYRA, da molti conosciuto come SAN NICOLA DI BARI, Ma nasce a Pàtara, nella Licia, in Asia Minore (attuale Turchia), ca. 250, dirimpetto all’Isola di Rodi. Muore a Mira, Asia Minore, ca. 326. Proveniva da una famiglia nobile. Fu eletto vescovo di Myra, per le sue doti di pietà e di carità molto esplicite fin da bambino. La sua elezione fu molto particolare.
Intorno all’anno 300 dopo Cristo, anche se il cristianesimo non era stato legalizzato nell’Impero e non esistevano templi cristiani, le comunità che si richiamavano all’insegnamento evangelico erano già notevolmente organizzate. I cristiani si riunivano nelle case di aristocratici che avevano abbracciato la nuova fede, e quelle case venivano chiamate “domus ecclesiae”, casa della comunità. Per chiesa infatti si intendeva la comunità cristiana.
E questa comunità partecipava attivamente all’elezione dei vescovi, cioè di quegli anziani addetti alla cura e all’incremento della comunità nella fede e nelle opere.
Questi divenivano capi della comunità e la rappresentavano nei concili, cioè in quelle assemblee che avevano il compito di analizzare e risolvere i problemi, e quindi di varare norme che riuscissero utili ai cristiani di una o più province.
Solitamente erano eletti dei presbiteri (sacerdoti), laici che abbandonavano lo stato laicale per consacrarsi al bene della comunità. L’IMPOSIZIONE DELLE MANI DA PARTE DEI VESCOVI DAVA LORO LA FACOLTÀ DI CELEBRARE L’EUCARESTIA, E QUESTO LI DISTINGUEVA DAI LAICI.
Non mancano però casi, E NICOLA È UNO DI QUESTI, in cui l’eletto non è un presbitero, ma un laico. Il che non significa che passava direttamente al grado episcopale, ma che in pochi giorni gli venivano conferiti i vari ordini sacri, fino al presbiterato che apriva appunto la via all’episcopato.
In questo contesto ebbe luogo l’elezione di Nicola, che lo scrittore sacro descrive in una cornice che ha del miracoloso. Essendo morto il vescovo di Mira, i vescovi dei dintorni si erano riuniti in una “domus ecclesiae” per individuare il nuovo vescovo da dare alla città.
Quella stessa notte uno di loro ebbe in sogno una rivelazione: avrebbero dovuto eleggere un giovane che per primo all’alba sarebbe entrato in chiesa. Il suo nome era Nicola.
Ascoltando questa visione i vescovi compresero che l’eletto era destinato a grandi cose e, durante la notte, continuarono a pregare. All’alba la porta si aprì ed entrò Nicola. Il vescovo che aveva avuto la visione gli si avvicinò e chiestogli come si chiamasse, lo spinse al centro dell’assemblea e lo presentò agli astanti.
Tutti furono concordi nell’eleggerlo e nel consacrarlo seduta stante vescovo di Mira.
Può darsi che l’episodio avvenne diversamente, anche perché, come si è detto, all’elezione dei vescovi partecipava sempre il popolo.
Ma l’agiografo, vissuto in un’epoca in cui i vescovi avevano un potere più autonomo rispetto al laicato, narrando così l’episodio intendeva esprimere due concetti:
Nicola fu fatto vescovo da laico e la sua elezione era il risultato non di accordi umani, ma soltanto della volontà di Dio.
Prima dell’VIII secolo nessun testo parla del luogo di nascita di Nicola.
Tutti fanno riferimento al suo episcopato nella sede di Myra, che appare così come la città di San Nicola. Il primo a parlarne è Michele Archimandrita verso il 710 d.C., indicando in Pàtara la città natale del futuro grande vescovo.
Il modo semplice e sicuro con cui riporta la notizia induce a credere che la tradizione orale al riguardo fosse molto solida.
Di Pàtara parla anche il patriarca Metodio nel testo dedicato a Teodoro e ne parla il Metafraste. La notizia pertanto può essere accolta con elevato grado di probabilità.
Fu considerato santo anche da vivo. Durante la persecuzione di Diocleziano, pare sia stato imprigionato fino all’epoca dell’Editto di Costantino. Fu nominato patrono di Bari. San Nicola è il leggendario Santa Claus dei paesi anglosassoni, e il Nikolaus della Germania che a Natale porta i doni a bambini.
Difensore dell’ortodossia, forse partecipò al Concilio di Nicea nel 325.
San Nicola è uno dei santi più venerati ed amati al mondo. Egli è certamente una delle figure più grandi nel campo dell’agiografia. Tra il X e il XIII secolo non è facile trovare santi che possano reggere il confronto con lui quanto a universalità e vivacità di culto.
Ogni popolo lo ha fatto proprio, vedendolo sotto una luce diversa, pur conservandogli le caratteristiche fondamentali, prima fra tutte quella di difensore dei deboli e di coloro che subiscono ingiustizie.
San Nicola è così diventato già nel Medioevo uno dei santi più popolari del cristianesimo e protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.
Si narra che Nicola, venuto a conoscenza di un ricco uomo decaduto che voleva avviare le sue tre figlie alla prostituzione perché non poteva farle maritare decorosamente, abbia preso una buona quantità di denaro, lo abbia avvolto in un panno e, di notte, l’abbia gettato nella casa dell’uomo in tre notti consecutive, in modo che le tre figlie avessero la dote per il matrimonio.
Un’altra leggenda narra che Nicola, già vescovo, RESUSCITÒ TRE BAMBINI CHE UN MACELLAIO MALVAGIO AVEVA UCCISO E MESSO SOTTO SALE PER VENDERNE LA CARNE.
Per questi episodi san Nicola è ritenuto un santo benefattore e protettore, specialmente dei bambini.
E, per questo, NELLA SUA ICONOGRAFIA, si trovano il pastorale, la mitria, la barba, tre sfere d’oro in mano, e un barile da cui sbucano tre bambini
Egli è anche il protettore delle fanciulle che si avviano al matrimonio e dei marinai, mentre l’ancor più celebre suo patrocinio sui bambini è noto soprattutto in Occidente.
È anche patrono di pescatori, farmacisti, profumieri, bottai, arcieri, mercanti e commercianti, ministranti, scolari, avvocati, prostitute e vittime di errori giudiziari.
Una delle preghiere più note della liturgia orientale si rivolge a Nicola con queste parole:
- “O beato vescovo Nicola, tu che con le tue opere ti sei mostrato al tuo gregge come regola di fede (kanòna pìsteos) e modello di mitezza e temperanza, tu che con la tua umiltà hai raggiunto una gloria sublime e col tuo amore per la povertà le ricchezze celesti, intercedi presso Cristo Dio per farci ottenere la salvezza dell’anima”.
È un santo MIROBLITA.
ESAME DEL TESTO EVANGELICO
Tutti i profeti hanno invitato i figli d’Israele e di Giuda a ritornare al Signore con profondo pentimento al fine di ottenere da Dio il perdono.
Sappiamo che con Ezechiele il Signore è stato pronto a perdonare ogni peccato, condizionatamente al pentimento e alla vera conversione del cuore.
Natan era andato da Davide per annunziargli che il Signore aveva perdonato il suo peccato e che lo aveva liberato dalla morte, dovuta al suo adulterio e anche all’omicidio di Uria l’Hittita.
E oggi Gesù dice al paralitico le stesse parole dette da Natan al re Davide. Ma gli scribi e i farisei condannano Gesù per aver esercitato, secondo loro, un potere che, a Lui, nessun sacerdote del tempio aveva concesso. Né tanto meno Dio.
Essi dimenticavano che se Gesù è da Dio, è da Dio nelle opere e nelle parole. E non può essere da Dio nelle opere e non da Dio nelle parole, per cui, sia nei miracoli che nel perdono dei peccati EGLI AGISCE PERSONALMENTE IN NOME DEL PADRE.
E di conseguenza, ogni cosa che fa Gesù È VITA, e di questa pienezza ci fa partecipi.
Il Signore non rimane indifferente davanti all’assenza di vita, sia fisica che spirituale ed anche di fronte alla fragilità della vita. E questo attrae numerose persone che cercano di essere guarite.
Vorrei comunque far notare che nel brano odierno, questi uomini che trasportano il paralitico, non si limitano ad avvicinarsi per quanto possono. ma vogliono metterlo davanti a Cristo. O meglio, DAVANTI AL VOLTO DI CRISTO. Alla portata delle sue mani. E non lesinano sforzi per poterlo fare.
IL LORO ESEMPIO DEVE COINVOLGERE IL NOSTRO CUORE E CI DEVE ISTRUIRE., facendoci ricordare SEMPRE che tutti siamo davanti a Dio, nulla di noi gli è nascosto. Però tra Lui e noi c’è una sorta di cortina o velo che LA NOSTRA FEDE deve aprire. E questo possiamo farlo solo cercandolo, solo incontrandolo e solo amandolo. CON UNA FEDE GRANITICA NELLA SUA PRESENZA CHE CI SALVA.
Ma cerchiamo di entrare un po’ più nel dettaglio del testo evangelico.
Gesù torna a Cafarnao, da Nazareth, poco dopo aver risuscitato la figlia di Giairo, il rettore delle sinagoghe di Cafarnao, Nazareth e delle cittadine circostanti. Giairo aveva la stessa carica, di rettore, che Nicodemo esercitava in Gerusalemme.
Probabilmente, il fatto riportato nel brano odierno, avviene nella casa di Pietro, una casa che era formata da un solo ambiente. Attraverso una scala esterna si saliva su una terrazza, fatta con travi, fogliame, terra battuta e creta.
E una folla, dentro la sua casa, si accalcava per ascoltare Gesù. Si trattava di gente di tutti i tipi; credenti, meno credenti, curiosi, tentatori. Tra essi si annoveravano anche molti farisei, che avevano riscosso la simpatia del Signore per il miracolo appena accennato.
E tra la gente alcuni maestri della legge, il Vangelo li chiama scribi. Probabilmente erano venuti da Gerusalemme per tener sotto controllo questo Gesù che, con la sua visione strana, stava mettendo a soqquadro la Galilea. Esattamente come aveva inquietato la Giudea, Giovanni il Battista.
Immaginatevi la scena: alcune persone di buona volontà, e un paralitico steso sul lettuccio. La possibilità sulla riuscita dell’incontro con il Signore sembravano quasi nulle. La casa era strapiena.
Sono quattro uomini, parenti o amici, che portano in barella un paralitico, e tentano di farlo entrare, ma la gente non si sposta. Le barriere che incontrano coloro che sono malati, quindi, non sono solo architettoniche (la gente non si sposta, è egoista).
Penso che abbiano percorso il perimetro della casa e, arrampicatisi sopra le mura con delle scale, siano arrivati al tetto. Essendo la casa di Pietro, che di mestiere faceva il pescatore, il tetto della casa, come detto era composto da travi di legno che tenevano i giunchi che facevano da copertura, perché non esistevano le tegole. Almeno dal brano non se ne rileva l’esistenza.
E calano la barella col suo carico di dolore. Gesù si commuove per quella fede, ma guarda soprattutto quel povero malato, infelice.
E conosce il pensiero di quel tempo, e Gesù se ne rattrista. Era infatti convinzione che la malattia, la paralisi, fossero un castigo di Dio per il peccato commesso dell’uomo.
E forse questa era l’angoscia più profonda e segreta che si portava in cuore quel paralitico.
E, non tenendo conto di quella credenza, per liberarlo Gesù dice quelle parole umanissime «…Figlio mio, ti sono perdonati i tuoi peccati».
Scandalo per gli scribi «…E una bestemmia! Neppure il messia quando verrà potrà perdonare i peccati: solo a Dio compete questo potere».
Gesù legge i loro pensieri «…Perché ragionate così nel vostro cuore? È più facile perdonare il peccato o fare un miracolo? Ebbene vi farò vedere che il figlio dell’Uomo ha sulla terra questo potere».
E al paralitico dice «…Dico a te alzati! Prendi la tua barella e toma a casa tua». E così ha rimosso il peccato e ha rimesso in piedi un uomo: tutto l’uomo, nel suo corpo e nella sua anima.
Ma vediamo il SIMBOLISMO: se per la porta principale non si entra (porta fisica) si deve cercare la via più diretta per arrivare al Signore (porta spirituale). E una volta trovata, con le funi dell’umiltà, dobbiamo come loro, calare il paralitico proprio davanti al Signore.
Mi piace constatare che queste persone di buona volontà, non si deprimono davanti al fatto che, per la porta principale, non si arriva a Gesù. E allora cercano e trovano la via più adatta per loro.
Gesù, vista la costanza e la fede con cui si sono applicati quattro accolse il paralitico. Anche se questo atteggiamento non determina la remissione dei peccati. C’è sempre qualcuno che ci conduce a Gesù, magari che ci trascina, MA POI DIPENDE DA NOI STESSI CREDERE O NON CREDERE IN CRISTO.
Chi crede si meraviglia e loda Dio. Ma chi non crede pensa (e non parla), come ci mostra il vangelo di oggi e si limita a pensare “Perché costui parla così?”
Il Signore invece parla “…I tuoi peccati ti sono perdonati!”. E lo fa unicamente allo scopo per mettere alla prova, nell’intimo dei loro pensieri, i farisei, i quali, dalla resurrezione della figlia di Giairo, avevano incominciato a propendere per il Signore, vedendolo però solo come un bravo medico
Ancora non erano arrivati a vedere in Lui alcuna Forza divina.
E questo perché ancora ancorati alla fede ebraica, dove il potere divino operava SOLAMENTE nei sacerdoti, nei leviti, nei farisei e negli scribi. Ed anche in questi casi, SOLTANTO ALL’INTERNO DEL TEMPIO DI GERUSALEMME.
E GUARDATE COSA AVVIENE…dopo aver detto con vigore “…alzati e cammina!”
- da una parte il paralitico riacquista forza e vigore e testimonia la guarigione alla sua casa portandosi dietro il lettuccio;
- dall’altra il popolo che era là presente, cominciò ad alta voce a glorificare e a lodare Dio per aver concesso ad un uomo una tale forza e potenza.
Questo avvenimento rafforzò la FEDE dei farisei e gli scribi là presenti, che rinunciarono definitivamente ai loro maligni pensieri, AVENDO COMPRESO CHE SOLO DIO POTEVA SAPERE COME GESÙ COMPISSE TALI MIRACOLI.
Ragioniamoci sopra…
Sia Lodato Gesù, il Cristo!