2’ SETTIMANA AVVENTO “C” -SABATO 11.12.2021 – Mt 17,10-13 “Elìa è già venuto, e non l’hanno riconosciuto”.

li… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo Mt 17,10-13

Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Il mistero di Cristo Gesù è mistero di croce, di sofferenza, di dolore, di persecuzione e di rifiuto.

E, in questo contesto, il Natale non è solo gioia, perché Dio irrompe per Amore nella storia dell’uomo, rivestendosi di carne.

MA È IL PRIMO PASSO VERSO IL CALVARIO.

Tutte le profezie hanno attraversato i secoli, annunziando “…quest’uomo dei dolori che ben conosce il patire”.

E noi ben sappiamo che non v’è stata sofferenza che non si sia abbattuta sopra di Lui. Egli si è caricato di tutte le colpe dell’umanità ed ha espiato tutte le pene dovute per i peccati PUR IN MODO SOVRABBONDANTE.

Ma questo l’uomo non lo ha capito e non vuole sentirselo dire.

Per l’uomo che si professa religioso, per lo scriba che dall’alto della sua cultura vorrebbe disciplinare l’onnipotenza di Dio piegandola alla supervisione di una mente ordinatrice e classificatrice solo umana, IL RISCHIO È SEMPRE QUELLO DI NON RICONOSCERE IL CRISTO CHE è ASSISO ALLA DESTRA DI DIO, MA CHE VIVE SACRAMENTALMENTE, NELLA SUA PAROLA E NELLA NOSTRA COMUNIONE, IN MEZZO A NOI.

Fin tanto che la nostra povera Fede viene smussata e accomodata attraverso precetti, norme, perderemo quel legame essenziale fra spirito e vita che è alla base dell’Incarnazione.

E allora MAI sapremo riconoscere il volto di Elia né quello di Colui che Elia annuncia.

Vorrei ricordarvi il timore di Sant’Agostino nei confronti del Signore che passa, ma che rischia di non tornare (transeuntem et non redeuntem).

Allora siamo chiamati a credere che la storia della salvezza, anche per me, si compie qui e ora, se so tendere l’orecchio alla voce, se lascio che il suo grido rompa la mia sordità!

Perché non è raro il caso che, nell’attesa di un avvenimento importante della nostra vita, esso ci oltrepassi senza che ce ne accorgiamo, perché siamo distratti o non siamo stati in grado di vederlo.

Così avviene agli scribi al tempo di Gesù, che attendevano con ansia Elia che avrebbe aperto la strada al Messia.

Ma Elia viene nell’austerità della persona di Giovanni il Battista ed essi nemmeno lo prendono in considerazione, non se ne accorgono.

Giovanni il Battista incarna lo spirito e la forza che avevano contraddistinto il profeta Elia.

Infatti entrambi hanno portato avanti una predicazione dai toni accesi, una predicazione che, chiedeva a tutti, CONVERSIONE E PENITENZA

E sia Elia, che Giovanni Battista, erano splendide e ineguagliabili figure di quel precursore “CHE PREPARA LA STRADA” A GESÙ.

Ma Giovanni il Battista dava troppo fastidio alle coscienze e, quando Erode lo uccide nella prigione, i suoi contemporanei ne sono stati contenti, perché finalmente una voce scomoda era stata tacitata

Il Signore ammonisce i suoi discepoli a fare attenzione ai segni dei tempi, perché il Regno di Dio non viene con clamore, di modo che si possa dire “…eccolo qua o eccolo là”.

Ma è dentro di noi e attende che nel nostro agire lo rendiamo presente nel mondo.

E questo perché Dio sussurra al cuore dell’uomo, attraverso il vangelo, la liturgia, il magistero dei Papi, gli avvenimenti personali, familiari e sociali.

Dio ci sta avvertendo anche durante QUESTO Avvento, perché esso è tempo forte dello Spirito.

Sta solo a noi aprire le nostre orecchie e il nostro cuore per sentire la sua voce e renderla VIVA nella nostra vita.

Perché lo SPIRITO SANTO altro non chiede CHE ESSERE OSPITE DOLCE DELLA NOSTRA ANIMA

Questo esige capacità di ACCOGLIERE E FAR VIVERE IN NOI, quella GRAZIA che ci è stata data IN DONO NEL BATTESIMO CHE UN GIORNO ABBIAMO RICEVUTO, con gioia ed entusiasmo.

Tenendo sempre a mente l’esortazione di San Paolo ai Romani: “…è ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti”.

Non è stato riconosciuto quell’Elia che tutto il popolo di Israele aspettava che tornasse per attestare l’arrivo del tempo messianico.

Ma perché siamo sempre in ritardo nel riconoscere i profeti? Così è sempre accaduto. Così, temo, sempre accadrà. Già nel vecchio testamento i profeti hanno sempre avuto vita grama, da Elia a Geremia.

Sempre accusati di essere pessimisti e disfattisti, hanno sempre combattuto contro le persone che, invece di accogliere con gratitudine la loro provocazione, hanno pensato bene di eliminarli.

Anche il Battista ha fatto la stessa fine: Erode Antipa lo ascoltava volentieri ma, alla fine della fiera, non ha esitato a farlo giustiziare per non dover rimangiarsi una vergognosa promessa.

E Gesù, lui stesso ne è consapevole, farà la stessa fine. E affermando che Elia è già venuto e si identificava nel Battista, dichiara che “…è Lui il Signore al quale Giovanni ha preparato la via”.

Infatti nemmeno Lui è stato riconosciuto dai capi del SUO POPOLO, come SIGNORE, DIO E CRISTO.

E anche Lui dovrà soffrire molto per opera dei capi dei sacerdoti e degli anziani del popolo e morire in croce.

Gesù Cristo è il Redentore, ma nessuna redenzione avviene senza l’effusione del sangue. È questa regola universale

  • Il riscatto va pagato con il proprio sangue, la propria sofferenza, il dolore sia fisico che spirituale.

Gesù sa questo fin dall’eternità E SI È OFFERTO LIBERAMENTE AL DOLORE, ALLA PASSIONE, ALLA CROCE.

Chi vuole redimere mai lo potrà fare per costrizione, imposizione, ma lo potrà unicamente per dono, quale frutto di una volontà che SA SOLO AMARE E CHE VUOLE SOLO AMARE.

Ed è in virtù di questo amore smisurato, che rinunzia alla propria vita in favore dei suoi fratelli.

Questa verità di Cristo Gesù ogni suo discepolo deve custodirla gelosamente nel cuore.

Non c’è amore senza consegna volontaria alla croce, alla sofferenza, al disprezzo, alle ingiurie, agli sputi, ad ogni ingiustizia.

E Gesù chiede anche a noi di abbracciare la nostra croce, che è quella della sofferenza, della povertà, della fame, del pianto e della nudità.

Per Gesù modello del vero suo discepolo È IL POVERO LAZZARO, uomo coperto di piaghe seduto dinanzi alla porta del ricco con un solo desiderio: essere trattato come i cani dell’uomo che si vestiva di porpora e di bisso e mangiava lautamente.

Pensare di edificare sulla terra un cristianesimo senza croce, senza sofferenza, malattie, fame, nudità, persecuzione, martirio, è utopia.

Non è questa la speranza cristiana.

La nostra speranza consiste in una sola certezza: che mai il Signore preserverà da ogni male coloro che in Lui confidano e gli obbediscono, MA SARA’ LORO VICINO, IN QUESTA VITA E NELL’ALTRA.

Ma vorrei anche spendere due parole per chiarire perché Elia deve tornare PRIMA della fine dei tempi. Perché credo non sia chiaro affatto.

Bisogna tornare all’ultimo dei Profeti del Vecchio Testamento, MALACHIA, che al capitolo 4, 5-6 del suo Libro profetizza:

  • “Ecco, io vi manderò Elia, il profeta, prima che venga il giorno grande e spaventevole dell’Altissimo. Egli farà ritornare il cuore dei padri ai figli e il cuore dei figli ai padri, affinché non venga a colpire il paese di completo sterminio.”

Ancora oggi infatti, alcuni rituali ebraici METTONO UNA SEDIA VUOTA, A TAVOLA, IN ATTESA DEL RITORNO DEL PROFETA ELIA, CHE ANNUNCERA’ IL MESSIA, affinché si compia la profezia di Malachia.

Secondo Malachia 4,6 la ragione del ritorno di Elia è quella di far sì che “ritorni il cuoredei padri ai figli e il cuore dei figli ai padri.

IN ALTRE PAROLE, L’OBIETTIVO SARÀ LA RICONCILIAZIONE DELL’UMANITA’ CON SÉ STESSA E CON DIO.

Ma nel Nuovo Testamento, che gli Ebrei non condividono, Gesù ci rivela che Giovanni Battista ha compiuto la profezia di Malachia “Poiché tutti i profeti e la legge hanno profetizzato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è Elia che doveva venire“, ci dicono i versetti 13-14 del capitolo 11 del vangelo di Matteo. Tale compimento è sinottico in Marco 1,2–4 e Luca 1,17 e al capitolo 7,27.

In particolare, i versetti odierni, messi in relazione a Malachia 4,5–6, ci dicono:

Allora i suoi discepoli lo interrogarono, dicendo «…Come mai dunque gli scribi, dicono che prima deve venire Elia?». E Gesù rispose loro, dicendo: «Elia veramente deve venire prima e ristabilire ogni cosa. Ma io vi dico che Elia è già venuto ed essi non l’hanno riconosciuto, anzi l’hanno trattato come hanno voluto; così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire da parte loro». Allora i discepoli compresero che aveva parlato loro di Giovanni Battista.”

Gli “scribi” erano insegnanti ebrei religiosi, per la maggior parte farisei e sadducei, i quali redigevano commentari sulle scritture ebraiche.

Pietro, Giacomo e Giovanni erano a conoscenza dei loro insegnamenti e chiesero a Gesù informazioni su Elia, dopo averlo visto con Mosè ed Elia nel momento della Trasfigurazione (episodio riportato da Matteo al capitolo 17,1–8).

E Gesù disse loro chiaramente che Elia era già arrivato, ma che, tragicamente, non era stato riconosciuto e venne ucciso.

E nel versetto 12 dello stesso capitolo 17 di Matteo, Gesù stesso predisse che anch’Egli sarebbe morto per mano dei Suoi nemici, esattamente come “…il più grande dei nati tra i figli di donna”.

Ma ci sono tanti altri elementi che ci fanno credere che il Battista fosse Elia:

  • Dio predisse che l’opera di Giovanni sarebbe stata quella di Elia (Luca 1,17 “Gli camminerà innanzi con lo spirito e la forza di Elia, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto”).
  • Egli vestiva come Elia:
    • 2 Re 1,8 “Risposero: «Era un uomo peloso; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi». Egli disse: «Quello è Elia il Tisbita!».”.
    • Matteo 3,4 “Giovanni portava un vestito di peli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico”.
  • Esattamente come Elia, Giovanni Battista predicò nel deserto (Matteo 3,1 “In quei giorni comparve Giovanni il Battista a predicare nel deserto della Giudea”).
  • Entrambi gli uomini predicarono un messaggio di pentimento.
  • Entrambi fronteggiarono re e nemici di rilievo:
    • 1 Re 18,16–17 “16 Abdia andò incontro ad Acab e gli riferì la cosa. Acab si diresse verso Elia. 17 Appena lo vide, Acab disse a Elia: «Sei tu la rovina di Israele!».
    • Matteo 14,3 “Erode aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione per causa di Erodìade, moglie di Filippo suo fratello”.

Ma c’è una difficoltà che mette fuori gioco coloro che meno sono vicini alla Scrittura Santa.

Essi, basandosi su un unico dato evangelico, molti si oppongono, dicendo che Giovanni Battista non fu l’Elia che doveva tornare, perché egli stesso disse di non essere Elia:

  • “Allora essi gli domandarono: «Chi sei dunque? Sei tu Elia?». Egli disse: «Non lo sono!»” (Giovanni 1.21).

Esistono due spiegazioni a questa apparente contraddizione.

  1. Elia non era mai morto (2 Re 2,11 “Mentre camminavano conversando, ecco un carro di fuoco e cavalli di fuoco si interposero fra loro due. Elia salì nel turbine verso il cielo.”), ragion per cui, molti rabbini del primo secolo insegnavano che egli fosse ancora vivo e che sarebbe riapparso prima dell’arrivo del Messia. In questo contesto, quando Giovanni negò di essere Elia, probabilmente si stava opponendo all’idea che fosse il vero Elia, il quale era asceso in Cielo su un carro infuocato.
  2. In secondo luogo, le parole di Giovanni potrebbero indicare una differenza tra il modo in cui egli si vedeva, e il modo in cui lo vedeva Gesù. Giovanni, PER LA SUA UMILTA’, io credo che certamente non si vedeva come il compimento di Malachia 4,5–6. MA GESÙ LO VEDEVA COME TALE, ED È QUESTO CHE CONTA.

DUNQUE, NON C’È CONTRADDIZIONE: Il BATTISTA è semplicemente un umile profeta che aveva un’opinione onesta di sé stesso. Giovanni rifiutò l’onore (Giovanni 3,30 “Egli deve crescere e io invece diminuire.”), tuttavia Gesù lo nominò il compimento della profezia di Malachia riguardo il ritorno di Elia.

Come Elia, Giovanni spinse le persone a pentirsi e a condurre una vita di obbedienza, preparando gli uomini della sua generazione alla venuta di Gesù Cristo, Colui il quale sarebbe venuto per “cercare e a salvare ciò che era perduto” (Luca 19,10) e per stabilire tra di noi, il ministero di riconciliazione (2 Corinzi 5,18 “Tutto questo però viene da Dio, che ci ha riconciliati con sé mediante Cristo e ha affidato a noi il ministero della riconciliazione”).

E Papa Francesco nell’Udienza giubilare, 30 giugno 2016, ci esorta:

  • “…a rimanere vigili come sentinelle, perché non accada che, davanti alle povertà prodotte dalla cultura del benessere, lo sguardo dei cristiani si indebolisca e diventi incapace di mirare all’essenziale. Mirare all’essenziale. Cosa significa? Mirare Gesù, guardare Gesù nell’affamato, nel carcerato, nel malato, nel nudo, in quello che non ha lavoro e deve portare avanti una famiglia. Guardare Gesù in questi fratelli e sorelle nostri; guardare Gesù in quello che è solo, triste, in quello che sbaglia e ha bisogno di consiglio, in quello che ha bisogno di fare strada con Lui in silenzio perché si senta in compagnia. Queste sono le opere che Gesù chiede a noi! Guardare Gesù in loro, in questa gente. Perché? Perché così Gesù guarda me, guarda tutti noi”

E da ultimo, vi do un piccolo ausilio, che ci può essere utile se vogliamo capire la sofferenza di Gesù e comprenderla. Ci basterà leggere con gli occhi del cuore quell’antico canto che è nel Libro delle Lamentazioni al capitolo 3,1-22:

  • “Io sono l’uomo che ha provato la miseria sotto la sferza della sua ira. Egli mi ha guidato, mi ha fatto camminare nelle tenebre e non nella luce. Sì, contro di me egli volge e rivolge la sua mano tutto il giorno. Egli ha consumato la mia carne e la mia pelle, ha rotto le mie ossa. Ha costruito sopra di me, mi ha circondato di veleno e di affanno.

Mi ha fatto abitare in luoghi tenebrosi come i morti da gran tempo. Mi ha costruito un muro tutt’intorno, non posso più uscire; ha reso pesanti le mie catene. Anche se grido e invoco aiuto, egli soffoca la mia preghiera. Ha sbarrato le mie vie con blocchi di pietra, ha ostruito i miei sentieri. Era per me un orso in agguato, un leone in luoghi nascosti. Seminando di spine la mia via, mi ha lacerato, mi ha reso desolato.

Ha teso l’arco, mi ha posto come bersaglio alle sue saette. Ha conficcato nei miei reni le frecce della sua faretra.

Sono diventato lo scherno di tutti i popoli, la loro beffarda canzone tutto il giorno. Mi ha saziato con erbe amare, mi ha dissetato con assenzio. Ha spezzato i miei denti con la ghiaia, mi ha steso nella polvere. Sono rimasto lontano dalla pace, ho dimenticato il benessere. E dico: «È scomparsa la mia gloria, la speranza che mi veniva dal Signore».

Il ricordo della mia miseria e del mio vagare è come assenzio e veleno. Ben se ne ricorda la mia anima e si accascia dentro di me. Questo intendo richiamare al mio cuore, e per questo voglio riprendere speranza.

Le grazie del Signore non sono finite, non sono esaurite le sue misericordie. Si rinnovano ogni mattina, grande è la sua fedeltà”.

E vi lascio con le parole di un grande missionario, San Francesco Saverio

  • “Molto spesso mi viene in mente di percorrere le Università d’Europa, specialmente quella di Parigi, e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo e scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: Ahimè, quale gran numero di anime, per colpa vostra, viene escluso dal cielo e cacciato all’inferno! Oh! se costoro, come si occupano di lettere, così si dessero pensiero anche di questo, onde poter rendere conto a Dio della scienza e dei talenti ricevuti!”

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!