2’ DOMENICA T.O. C – Giovanni 2,1-11 “…che ho da fare con te o donna?”

… il VECCHIO FARISEO COMMENTA….

Vedere approfondimenti sul nostro sito WWW.INSAECULASAECULORUM.ORG

Dal Vangelo secondo Giovanni 2,1-11

In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli. Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse «Non hanno vino». E Gesù le rispose «che ho da fare con te o Donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi «…fate quello che mio Figlio vi dirà». Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono. Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora». Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Parola del Signore

 

Mediti…AMO

Se ci penso, è incredibile, Fratelli E Sorelle… Siamo entrati nel “TEMPO ORDINARIO”, noto anche come “tempus per annum”.

Un tempo nel quale siamo chiamati a riprendere il cammino ordinario della FEDE. Non ci appare cosa facile.

È sempre più esaltante e bello vivere i momenti entusiasmanti del “TEMPI FESTIVI FORTIdella vita Liturgica della Chiesa, caratterizzati dalle feste roboanti e dai brani evangelici sorprendenti che abbiamo recentemente ascoltato.

Ritornare nel solco della vita quotidiana è ciò che ci destabilizza maggiormente, in quanto ci riporta alla nostra vita lineare. Anche i brani proposti sembrano deporre in tal senso…

UN PIFFERO!!!!!!

Il “TEMPO ORDINARIO” struttura il tempo delle domeniche nelle quali si celebrano i grandi “mirabilia Dei”: LA CREAZIONE E LA REDENZIONE.

Ogni domenica riviviamo il mistero della morte e della risurrezione del Signore e pertanto altre celebrazioni, a meno che non siano veramente solennità, non devono prevalere sul giorno della Domenica (SC. 106).

Le questo perché la Domenica è il Santo Giorno della Ri-Creazione: siamo ricreati come creature nuove ogni volta che partecipiamo alla Divina Liturgia; per questo tutto l’anno liturgico si propone come scuola, dove ogni credente in Cristo impara ad assumere i suoi stessi sentimenti.

Il tempo ordinario è l’esercizio alla ferialità; esso non è così ordinario come si potrebbe credere, è piuttosto tempo di fedeltà, IN CUI IL CRISTIANO COSTRUISCE E AFFINA LA SUA RELAZIONE CON DIO NELLA COMUNITÀ RADUNATA.

Ecco perché la liturgia del tempo “per annum”, È SEMPRE LITURGIA PASQUALE, e ritma il cammino di una Chiesa, CHE VIVE DI ALBE E TRAMONTI, come canta la Liturgia delle Lodi e dei Vespri: alba e tramonto si susseguono nell’alternarsi delle vicende, diventano buio e luce, com’è tipico di ogni pellegrinaggio.

Canta infatti, nella Liturgia Eucaristica, il Prefazio VI delle “domeniche del tempo ordinario”:

  • “Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra è un dono sempre nuovo del tuo amore per noi (At.17,28) e un pegno della vita immortale, poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito, nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti, e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza nella pasqua eterna del tuo regno”.

E in questo contesto, oggi siamo di fronte ad un brano stupendo. Altamente simbolico, che sempre mi ha affascinato.

Racconta di un matrimonio all’apparenza come tanti ne venivano celebrati e ne vengono ancora celebrati. Ma è una “icòna”, una immagine.

Dà il volto al matrimonio tra Israele e il suo Dio. Un matrimonio che lascia molto a desiderare, per la infedeltà di Israele, che è come le giare del racconto di oggi: vuoto, impietrito e imperfetto:

  • innanzitutto sono 6 le giare (ovvero 7 – numero della perfezione – meno 1),
  • esse raffigurano numericamente la religiosità di Israele, che è stanca e annacquata, che non dona più gioia, non è più festa.

Il popolo vive una fede molto simile alla nostra religiosità contemporanea, stanca e distratta, quasi cancellata dalle contraddizioni e dalla quotidianità.

E Maria, attenta e premurosa, prima tra i discepoli, se ne accorge, e invita Gesù a intervenire.

Mi piace anche un altro piccolo particolare simbologico: I servi fedeli, figura centrale del racconto, sono coloro che tengono in piedi il matrimonio fra Israele e Dio, coloro che – con fatica e senza capire – obbediscono, che perseverano, che non mollano. Io amo rappresentarli tra i Profeti e i Giusti di Israele.

E vorrei riportare un bellissimo vecchio saggio commento, che chiarisce un punto decisivo del brano odierno.

A Cana di Galilea, Maria viene quasi apostrofata da Gesù con una risposta secca “…Che ho a che fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora“.

In fondo Maria le aveva chiesto un intervento perché in quel convito nuziale ci si era accorti che era venuto a mancare il vino ai commensali.

Ma se abbiamo in mente le usanze ebraiche, completamente diverse dalle nostre, questo episodio diventa più comprensibile.

Le feste nuziali infatti, duravano ben otto o nove giorni nei quali si consumavano lauti banchetti. Non ci si poteva permettere ovviamente di restare senza vino, unica bevanda che esalta il sapore dei cibi e che dona allegria. Ma poteva capitare, certamente. Anche se era evento nefasto, perché il vino è segno di festa, di gioia e in un banchetto nuziale non può certo mancare.

Ma qui accade, e peggio, accade senza che il maestro di tavola ne venga messo al corrente. Ecco perché Maria vuole che Gesù faccia qualcosa.

Attenzione, Gesù la appella “…donna“, quasi con apparente distacco e durezza, aggiungendo che “…Non è ancora giunta la sua ora.”

Per alcuni esegeti, come Romano Penna, il termine “donna” riferito a Maria indica il popolo d’Israele che è stato visitato da Dio nel Messia.

Quando Gesù si rivolge quindi a Maria con una simile espressione, egli vede in sua madre il popolo d’Israele che è giunto alla pienezza, perché il Messia è finalmente arrivato.

E il tempo è propizio perché Dio si è fatto uomo. Il Verbo di Dio si è incarnato per la nostra salvezza e il Messia preannunciato dai profeti è ora in mezzo al suo Popolo.

Ma a ben vedere, non è giunto il momento “propizio” nel quale egli manifesterà la sua salvezza definitiva, il tempo finale nel quale sarà resa manifesta la sua vera gloria per cui l’uomo sarà redento e tratto a nuova vita.

L'”ora” di Gesù si verificherà al momento del suo arresto, quando per volontà del Padre subentrerà l'”ora” propizia nella quale le tenebre avranno ragione di lui perché venga consegnato alla croce e quella sarà la circostanza suprema della salvezza, perché la croce sarà il luogo del riscatto universale.

In parole povere l’ora di Gesù è già venuta, certo, ma non è ancora giunta al culmine.

La vittoria di Gesù sul potere delle tenebre, sulla morte e sul maligno, avrà luogo solamente alla fine, quando per volontà del Padre egli starà sottomesso agli aguzzini e abbandonato da tutti.

In questa pericope, allora, Maria allora viene individuata adesso come colei che dovrà vedere l’ora della salvezza al momento della passione e della croce di Gesù. SOLO E SOLO IN QUELL’OCCASIONE SARÀ VERAMENTE LEGITTIMO OGNI SUO MIRACOLO.

E QUESTO AFFINCHÉ QUALCUNO NON CREDA ERRONEAMENTE CHE GESÙ SIA UN FAUTORE DI SORTILEGI O DI MAGIE ATTE A SODDISFARE PICCOLI CAPRICCI O BANALI NECESSITÀ MATERIALI, COME FAR COMPARIRE IL VINO A TAVOLA PER SODDISFARE GLI ASSETATI.

Ogni suo intervento miracoloso tende a testimoniare la misericordia del Padre ed è rivelativo della realtà del Regno CHE EGLI CON LA SUA INCARNAZIONE è venuto ad apportare.

Cerchiamo di capire meglio….

  • con la guarigione fisica Gesù mostra che Dio ha potere sul dolore e la FEDE di ciascuno può guarire ogni sorta di malattia;
  • con la guarigione dai lebbrosi mostra che Dio purifica e risana anche interiormente,
  • con la resurrezione di Lazzaro che lui è la via, la verità e la vita
  • e con la guarigione del cieco nato che egli è la luce del mondo.

Ma che cosa potrebbe comunicare DI TEOLOGICO E DI SPIRITUALE un miracolo come quello della comparsa prodigiosa del vino?

Io credo che Maria aveva ben chiaro il significato dell’affermazione di “…ora“.

E proprio per questo che si ostina ad affidarsi a Gesù comandano ai servitori di fare “qualsiasi cosa Egli chieda“.

La Madre di Dio sa benissimo che Gesù non compirà una banalità e non farà esibizionismo vano del suo potere miracoloso, ma che piuttosto, trasformando l’acqua delle giare per la purificazione in vino annuncia a tutti la fine dei vecchi sistemi rituali e delle prescrizioni della vecchia alleanza e l’inizio dei tempi nuovi, cioè della vera gioia apportata dall’incarnazione del suo Figlio.

Come l’acqua è diventata vino, così in Cristo c’è il vino nuovo della gioia e della letizia che ha reso vani tutti i vecchi espedienti di purificazione.

LA SUA PRESENZA ADESSO È PRELUDIO DELLA GIOIA FUTURA DELL’ORA (KAIROS) PROPIZIA DEL PASSAGGIO DALLA MORTE ALLA VITA.

Questa sarà l'”ora” delle tenebre, nella quale il maligno, che nel deserto fugge sconfitto e impotente di fronte alle risposte di Gesù in seguito alle tentazioni attuate nei suoi confronti, adesso ha il sopravvento su di lui.

AFFINCHÉ PER VOLONTÀ DEL PADRE IN QUELL'”ORA ” SI REALIZZERÀ L’IMMOLAZIONE DEL FIGLIO, CHE SARÀ NECESSARIA PER LA RESURREZIONE.

Il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino, allora, è un invito ad intraprendere la scelta di Cristo nell’ottica della gioia propria di uno sposalizio ED È PER CIÒ STESSO UN IMPERATIVO ALLA VITA NELLA LIBERTÀ E NELLA LETIZIA, abbandonato ogni compromesso con il condizionamento e con la schiavitù.

Il tutto si spiega con la sola ragione dello sposalizio che Cristo ha realizzato egli stesso con la sua Chiesa, con la quale consuma un perenne banchetto di nozze nel quale il vino non verrà mai a mancare:

  • Cristo per la Chiesa è il Vino,
  • ma anche lo Sposo,

….e in ambedue i casi in lui c’è sempre la gioia e la vita per tutti.

Ragioniamoci sopra…

Sia Lodato Gesù, il Cristo!