2 dicembre 2024 Lunedì 1’ settimana avvento BC – MATTEO 5,8-11 “Io non sono degno..”

Avvento

“«Fermatevi nelle strade e guardate, informatevi circa i sentieri antichi, dove sta la strada buona e

prendetela, così troverete pace per le anime vostre» (Geremia 6,16).

Voglia il Cielo che ascoltiamo la voce del Signore che ci dice «…questa è la strada, percorretela»

(Is 30,21).

Io ti prego, o mio DIO: effondi il tuo SANTO SPIRITO, su questo indegno tuo servo, affinché la tua Misericordia mi preceda e mi suggerisca, interiormente, al momento giusto, perchè io possa leggere la Tua PAROLA, e possa trasmetterla, contemplando ciò che ha rivelato il VERBO TUO.

E beati siano coloro che HANNO OCCHI DI FEDE per riconoscere il Mistero Pasquale, presente nell’umile quotidiano, e mani operose PER FARE DELLA PROPRIA VITA UN GIARDINO IN CUI DIO PUÒ TORNARE A PASSEGGIARE.”

 

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Dal Vangelo secondo MATTEO 5,8-11

+ In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli». Parola del Signore

 

Mediti…AMO                 Marco 4,34 “4Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Il Vangelo di oggi è uno specchio. Evoca in noi le parole che diciamo durante la Messa nel momento della comunione: “Signore, non sono degno che tu entri nella mia casa, ma dì solamente una parola ed io sarò salvato”.

Colui che sta per venire non deluderà la nostra attesa, ce lo assicura la storia del centurione romano.

La persona che cerca Gesù è un pagano, soldato dell’esercito romano, che dominava e sfruttava la gente.

Non è la religione, né il desiderio di Dio, bensì il bisogno e la sofferenza che lo spingono a cercare Gesù.

Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente”.

Nelle parole del centurione possiamo intravedere tutta la partecipazione emotiva di un uomo abituato più a usare le armi, che le parole, un uomo all’apparenza duro e severo con se stesso e con gli altri.

In questo caso, invece, si presenta nella veste di un uomo che soffre perché non può far nulla per guarire un suo servo gravemente ammalato.

Si tratta di un centurione, comandante di una guarnigione militare, eppure si presenta come un umile cittadino, uno come gli altri.

Non si reca da Gesù con l’arroganza dei potenti ma con l’umiltà dei poveri, tanto che lo chiama “Signore”.

In apparenza non chiede nulla, si limita a raccontare il suo dolore, non solo il dolore del servo, ma la sua personale sofferenza.

Ed è così umile da non chiedere.

E noi sappiamo bene che l’Umiltà vera, è la premessa della Fede.

La coscienza di un uomo che sa di non poter far nulla, s’intreccia con la fede in Colui che può tutto.

È un uomo che non conosce il Dio d’Israele, eppure ha scoperto la chiave che apre la porta della vita, perché riconosce in Gesù, COLUI CHE PUÒ VESTIRE DI GIOIA I GIORNI TERRENI.

Il centurione è l’immagine di un’umanità che, avendo consapevolezza dei propri limiti, alza gli occhi al Cielo.

Il centurione non ha chiesto esplicitamente la guarigione del suo servo, ma si è limitato ad un appello disperato e, allo stesso tempo, assolutamente convincente e confidente, di fronte al quale il Signore non è rimasto insensibile, tanto che subito gli dice “…Io verrò e lo curerò”.

La risposta di Gesù sorprende il centurione, poiché ne supera l’aspettativa.

Allora il centurione , molto onestamente e conscio della sua indegnità, risponde “Signore, io non son degno che tu entri sotto il mio tetto…”, ed è convinto che non occorre che il Signore vada da lui perché lo ritiene capace di comandare anche a distanza sulle potenze del male.

Il centurione è un pagano che crede senza esitazione nel potere della PAROLA DI DIO, e sa che LA FEDE NELLA PAROLA DI DIO permette al Signore di agire in noi.

Lui crede che LA PAROLA di Gesù è capace di guarire.

Ma, ci chiediamo, da dove nasce, nel cuore di questo Ufficiale romano, una fede cosi grande?

Nasce certamente dalla sua esperienza professionale di centurione.

Perché quando un centurione da degli ordini, di qualsiasi genere essi siano, è indiscusso che il soldato obbedisca.

Deve obbedire!

Allo stesso modo, questo Ufficiale romano sa che è sufficiente che Gesù dica una PAROLA, e ogni cosa da Lui disposta, si avvera secondo la SUA PAROLA, poiché egli sa bene che la parola di Gesù racchiude una forza creatrice.

E il miracolo che Gesù compie, è il segno dell’amore di Dio che interviene a nostro favore, perché è infinitamente sensibile al nostro male. Egli vuole donarci tutto e soprattutto se stesso.

Aspetta solo che glielo chiediamo con fede, come fa questo impagabile soldato romano.

Purtroppo debbo registrare che questa grande fede del centurione, fa da contraltare per una constatazione molto grave: perchè rende manifesta la mancanza di fede in Israele.

E questo ci fa ricordare che la semplice appartenenza anagrafica al popolo di Dio non dà a nessuno la certezza di essere salvato: a tutti è richiesta la fede che si manifesta nelle opere.

L’incontro con il centurione offre a Gesù l’occasione per annunciare l’entrata di tutti i popoli nel regno di Dio. I pagani prenderanno posto alla tavola dei patriarchi nel regno dei cieli.

La Chiesa è composta, infatti, da coloro che credono nella parola di Dio e la mettono in pratica.

Nel regno di Dio entreranno solo i FIGLI, ossia coloro che sono stati rigenerati “DALLA PAROLA DI DIO VIVA ED ETERNA” (1Pt 1,23), DALLA PAROLA DEL VANGELO.

Il futuro eterno lo si prepara giorno per giorno, accogliendo, o rifiutando, la parola del Signore.

La nostra libertà si esprime pienamente nella Fede o nella mancanza di Fede, nel nostro acconsentire alla comunione con Dio o nel rifiutarla.

L’atteggiamento di rispetto e di umiltà di questo pagano sono così belli che la Chiesa farà ripetere il grido del suo cuore ad ogni figlio di Dio, che cammina nel tempo, ogni volta che ci si avvicina alla mensa Eucaristica per prenderne parte.

E vorrei chiudere con la voce di un testimone del XX secolo, un pastore protestante che io amo particolarmente, morto, vittima del nazismo, nel campo di concentramento di Flossemburg, vicino al confine cecoslovacco, il 9 aprile 1945, ucciso per ordine di Hitler in persona, insieme all’Ammiraglio Canaris, poche ore prima dell’arrivo delle truppe sovietiche, Dietrich Bonhoeffer:

“Uomini vanno a Dio nella loro tribolazione,
piangono per aiuto, chiedono felicità e pane,
salvezza dalla malattia, dalla colpa, dalla morte.
Così fanno tutti, tutti, cristiani e pagani.
Dio va a tutti gli uomini nella loro tribolazione,
sazia il corpo e l’anima del suo pane,
muore in croce per cristiani e pagani
e a questi e a quelli perdona”.

Ragioniamoci sopra

Pax et Bonum tibi, frater in Christo!

Chiedo al Signore IDDIO ti Benedica…

Prega il Signore per me, Fratello che Leggi…

e ti prego di copiare e condividere, se ciò che hai letto è stato di tuo gradimento!

Sia Lodato Gesù, il Cristo!